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lunedì 26 marzo 2012

Stop agli ecomostri

Pubblico un articolo che fa il punto sulla critica situazione derivante dalla scellerata legislazione regionale sul Piano Casa. La Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica lotterà ad oltranza e con tutti i mezzi politici, istituzionali e legali per far cessare lo scempio in atto e ripristinare il rispetto dei cittadini e del loro diritto ad una decente qualità di vita.

La Repubblica – 26 marzo 2012 – CASO - Una rete tra i residenti per lottare contro gli ecomostri nati nei cortili
Il piano casa ha reso possibile costruire un palazzo al posto di un garage senza che si possano contestare. Bocciati i ricorsi al Tar "Deve intervenire il Comune"
di FRANCO VANNI
Il cantiere di una palazzina in via dei Sormani

Capannoni abbattuti per fare posto a palazzi di nove piani. Nuovi edifici che sorgono nei cortili. Tecnicamente sono «interventi di ricostruzione fuori sagoma», consentiti dal piano Casa regionale del 2009, rivisto quest’anno. Nei fatti, sono un incubo per i residenti degli stabili confinanti, che hanno deciso di fare fronte comune. Dopo avere tentato ricorsi al Tar e raccolte di firme, si sono riuniti in una «rete contro gli ecomostri», come spiega il portavoce Roberto Barabino. L’obiettivo è ottenere da Palazzo Marino un freno alla corsa verticale del cemento. «Siamo stati colti alla sprovvista, poi abbiamo preso coscienza — dice Barabino — si sta violentando la qualità della vita di migliaia di famiglie».

I proprietari di due capannoni nel cortile dello stabile in viale Abruzzi 43 hanno deciso di abbatterli e costruire un palazzo di cinque piani. I residenti sperano di fermare il progetto, «che ci toglierebbe luce e aria». Stessa situazione in via Farneti 6/8, dove si progetta di innalzare cinque piani nel cortile, oggi occupato dal capannone della ex Grafica Pinelli. Sempre cinque piani dovrebbero sorgere (al posto di un’officina) anche in via Sebastiano del Piombo 13, in zona Lotto. «Non dicano che l’intervento rientra nel piano casa — dice Claudia Ferrario, portavoce dei residenti — è uno stravolgimento completo». In via dei Sormani 10/12, in zona Solari, è in costruzione un palazzo di cinque piani al posto di un concessionario d’auto e se ne progetta un altro di nove.

La crescita di palazzi al posto di officine e magazzini è resa possibile da norme, statali e regionali, varate fra il 2009 e il 2011. La ratio è semplice: le strutture malandate possono essere abbattute, con il permesso di aumentare i volumi. Una sentenza della corte Costituzionale (la 309 del 21 novembre 2011) dichiara illegittima le legge regionale, ma con eccezioni che di fatto hanno sin qui consentito ai progetti di andare avanti. «Speriamo che il Comune fermi lo scempio», dice Barabino. Risponde l’assessore all’Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris: «Abbiamo a cuore la questione — dice — nei limiti delle norme, controlleremo la dimensione e l’altezza dei fabbricati. Ma ci sono edifici in condizioni di grave degrado che vanno recuperati». E comunque sui progetti già autorizzati è difficile tornare indietro. Per il futuro, la cosa cambia. «La via da seguire è la perequazione», dice De Cesaris. In pratica: se un costruttore abbatte un capannone può costruire più piani, ma altrove, dove non danno fastidio.

martedì 20 marzo 2012

Dal superare l'emergenza al diventare competitivi

Pubblico un interessante contributo di Enrico Oggioni, coordinatore del Circolo "Non dimenticare il futuro", di cui faccio parte.
Il Circolo, che riunisce cittadini interessati al dibattito economico e politico, ha recentemente deciso di focalizzare l'attenzione sul tema cruciale della competitività, dal quale in larga misura dipende l'auspicato rilancio del nostro Paese.
Questo articolo è l'inizio di un programma che si svilupperà attraverso altri articoli, incontri con esperti e interviste a economisti rappresentativi di diverse scuole di pensiero.
Per seguire l'attività del circolo e partecipare agli incontri, che si tengono in un locale del centro di Milano e vengono periodicamente annunciati, ci si può collegare al relativo blog, al seguente indirizzo:

http://www.nondimenticareilfuturo.org/

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Mai come in questo periodo il nome del nostro circolo, “Non dimenticare il futuro”, risulta azzeccato.
Dall’estate del 2011 l’Italia è stata sottoposta ad una pressione internazionale senza eguali, esercitata dai mercati finanziari, dagli organismi internazionali e dai partner europei. Il nostro debito pubblico, e il costo del suo rifinanziamento, sono stati al centro delle preoccupazioni non solo degli italiani, ma anche di tutti i Governi e di tutti gli operatori finanziari del mondo. La crisi attuale, s’è detto, ha il suo epicentro in Europa e in Europa l’epicentro sta in Italia. “L’Italia rischia di saltare e se salta l’Italia salta tutto” è stata per mesi l’affermazione rimbalzata in tutte le lingue del pianeta.
Abbiamo tutti parlato di “emergenza” e per una volta il termine non era esagerato. Ora l’emergenza non è superata, anche se il rischio di fallimento sembra allontanarsi. Contemporaneamente, si è forse capito che i problemi endemici italiani, alto debito pubblico e bassa competitività di sistema, non sono risolvibili solo attraverso le “ricette di rigore” raccomandate a gran voce dai partner nordici e da molti  organismi internazionali. Servono, ma non bastano se si vuole tornare a crescere.
Siamo dunque di fronte a una duplice sfida: superare l’emergenza oggi e insieme creare le condizioni per tornare ad essere competitivi in un prossimo futuro.
La tabella seguente prova ad elencare i nodi che sul primo e sul secondo fronte sono a mio parere da affrontare.


Emergenza e tenuta conti pubblici
Competitività per il futuro
Cosa sta consentendo / consentirà di superare l’emergenza:

-          credibilità Governo
-          larga maggioranza politica per scelte anche impopolari
-          rigore sulla spesa pubblica + tasse di breve per bilanci pubblici senza deficit
-          evitare troppa recessione a breve (1-2 anni), attraverso:
. quantitative easing in versione  BCE
. patti europei che lasciano spazi per investimenti
. svalutazione euro ?
Comunque ci serve essere competitivi su questi terreni:

-          offerta politica elezioni 2013 che dia credibilità (salto di qualità della politica) e possibilità di largo consenso
-          produttività (costo per unità di prodotto)
-          costo energia / materie prime (politica energetica)
-          efficienza pubblica amministrazione  (snellimento, tempi più brevi di autorizzazione, meno soggetti, ecc)
-          liberalizzazioni di sistemi – chiave
-          lavoro (flessibilità + tutele + reimpiego)
-          giustizia civile (tempi e semplificazioni)
-          investimenti infrastrutturali
-          ricerca e istruzione
-          politica industriale a favore settori in crescita e senza sovvenzioni per settori dove è impossibile competere
-          modello di sviluppo (capitalismo micro- familiare ?, capitalismo finanziario ?, modello tedesco di economia sociale di mercato ?, impresa sociale ?)





Sulla prima sfida (superare l’emergenza), improvvisamente noi italiani ci stiamo muovendo con una certa velocità e determinazione, anche se rimangono moltissime incognite e, soprattutto, una discreta confusione su quali scelte politiche ed economiche prevarranno a livello europeo; confusione che non è dettata solo da interessi nazionali diversi e da nuove diffidenze tra popoli del Nord e del Sud Europa, ma anche da dubbi pesanti sulla capacità delle dottrine economiche tradizionali di affrontare con efficacia la situazione.
Ma se anche si riuscirà a non fallire tenendo sotto controllo i bilanci degli Stati e a farlo senza infilarsi in un tunnel di recessione e di conflitto sociale (e chi riesce a trovare la “chiave” per risolvere questo problemino è già da premio Nobel), comunque ci ritroveremo ancora con la fatidica domanda: e in futuro?
Riusciremo a crescere ? Come potrà aumentare il PIL nei prossimi anni ? Cosa fare per essere ancora fra 5 anni nel girone dei primi dieci paesi del mondo e non finire invece in serie B ? Come potranno i nostri figli e le future generazioni di italiani mantenere lo stesso tenore di vita di chi è più avanti negli anni ?
Il contesto politico nel quale fare le riforme è fondamentale. Ce la faranno la politica e i partiti a trovare in tempi brevissimi (2013) le formule che consentiranno di decidere e poi realizzare con passo deciso le numerosissime riforme di fondo di cui abbiamo bisogno per ridarci slancio ?
Per ognuno dei nodi prima elencati (politica energetica, riforma del lavoro, politica industriale, snellimento della pubblica amministrazione, eccetera eccetera) servono cambiamenti radicali e scelte decise. Sappiamo tutti come l’Italia, da questo punto di vista, sia un campione dell’immobilismo e della conservazione: grandi interessi e comportamenti quotidiani diffusi sono in grado di annacquare qualunque riforma.
Se c’è qualcuno che riesce a proporre un progetto condiviso di sviluppo e di cambiamento anche oltre l’emergenza batta un colpo. Al momento non si vede nessuno.

Enrico Oggioni
26 febbraio 2012





venerdì 9 marzo 2012

Il gioco delle tre tavolette in Regione Lombardia


La saga della Regione Lombardia continua. Malgrado le ripetute segnalazioni di incostituzionalità  del progetto di legge sul Piano Casa e le potenziali implicazioni penali della reiterazione di un atto legislativo illegittimo (lo era già la precedente legge sul Piano Casa del 2009), il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato tale progetto, assumendosi quindi gravi responsabilità , di cui sarà chiamato a rispondere, sul piano giudiziario e su quello politico. La Regione Lombardia, in cui quattro componenti su cinque dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio sono stati arrestati e/o inquisiti  per reati attinenti all'edilizia, ha ormai perso ogni credibilità. Non stupisce, quindi, che tale istituzione  (con la i minuscola) abbia fatto scempio della legalità ed abbia  ingaggiato una forsennata sfida allo Stato, che tanti danni ha prodotto ai cittadini, consentendo gravissimi abusi edilizi, ed anche, paradossalmente, ai costruttori che si proponeva di favorire e che, invece, ha messo nei guai.
Questi serissimi problemi sono trattati, in forma satitica, nella storiella seguente che mette in chiara evidenza lo scaltro, ma alla lunga perdente, calcolo che c'è dietro alle leggi regionali predette.


Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica


Il gioco delle tre tavolette nella Regione Lombardia

In Regione Lombardia c’è  un distinto signore detto Mr, che non sta per Mister ma per Mente raffinata, che ha inventato due magiche parolette “sostituzione edilizia” con le quali confondere il giocatore ignaro (il cittadino) per far vincere quello scaltro e suo complice ( il costruttore).
Mr tiene il banco e il gioco si svolge così: il giocatore fa una domanda, Mr fa girare vorticosamente le tre tavolette, poi ne alza una e legge, o fa finta di leggere, quello che c’è scritto.
Al primo giro passa un cittadino e dice: “ho visto nella legge regionale sul Piano Casa che si può fare una sostituzione edilizia; mi dici cos’è” “Volentieri” risponde Mr “la sostituzione edilizia non è altro che una ristrutturazione con demolizione del vecchio edificio e costruzione di un altro che, ovviamente, non deve rispettare la sagoma del precedente”. Il cittadino prende per buona la risposta e si allontana. Dopo poco il costruttore, munito di una semplice DIA (Dichiarazione Inizio Arttività)  piomba nel cortile cui si affaccia l’abitazione del cittadino e, in quattro e quattr’otto, costruisce un bel ecomostro, trasformando  un garage ad un piano in un palazzo di 7 piani (nella DIA c’è comunque scritto “ a volumetria invariata”), con le finestre a 4,80 metri da quelle del cittadino.
Qualche tempo dopo la Corte Costituzionale dichiara incostituzionale la norma regionale che consente di fare ristrutturazioni fuori sagoma perché contraddice quanto afferma il Testo Unico sull’edilizia.
Un amico  del cittadino “fregato” passa di fronte al banco  e dice “la Corte Costituzionale ha scritto che una ristrutturazione , per essere tale, deve mantenere la sagoma, se no è un’altra cosa; cos’è allora la sostituzione edilizia?”. Mr fa girare velocemente le tavolette, ne alza una e dice “ma certo, la sostituzione edilizia non è una ristrutturazione ma è un intervento che comporta aumento della volumetria e superamento della sagoma”. Il cittadino se ne sta e dopo non molto tempo si ritrova anche lui nel cortile un ecomostro che toglie il respiro. Questa volta al costruttore non è bastata la DIA ,ma ha dovuto ricorrere alla cosiddetta SuperDIA, che comporta il pagamento di oneri di urbanizzazione.
Un terzo cittadino, che conosce la vicenda dei primi due, si reca allora al banco e, in tono aggressivo , fa: “la Corte Costituzionale ha espressamente affermato che se una costruzione supera la sagoma della precedente è una nuova costruzione”: Dopo il solito giro delle tavolette, Mr si rivolge con un sorriso al giocatore e gli risponde” è quello che ho sempre detto; guarda cosa dice la legge sul Piano Casa “ la sostituzione  degli edifici….con un  nuovo organismo edilizio”. C’è scritto nella legge, non è colpa mia se i cittadini non sanno leggere”.
Sarà forse un caso ma, prima della sentenza della Suprema Corte, il 90%  degli interventi edilizi nei cortili  venivano classificati  come “ristrutturazioni”; dopo la sentenza, il 90% passa come “sostituzioni” . Magari una mano la danno anche i solerti funzionari del Comune, che si affrettano a cambiare versione a seconda della convenienza dei costruttori .
 Forse in futuro vedremo un 90% di “nuove costruzioni”, quando questa storiella sarà di pubblico dominio e non si potranno più confondere le carte.

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sabato 3 marzo 2012

Il conflitto Stato-Regione Lombardia continua

La Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica ha chiesto, tramite due appelli ai Consiglieri Regionali, la modifica della proposta di legge sul Piano Casa in due punti; uno dei quali  è stato opportunamente variato in seno alla Commissione Territorio, l'altro no.
Il 6 marzo inizia la discussione in sede di Consiglio plenario. In vista di tale evento la predetta Rete ha inviato la lettera seguente:



Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica
retecomitatiqualitaurbanistica@gmail.com


A:
Presidente
Assessore alla Casa
Assessore al Territorio e Urbanistica
Capi Gruppo dei Partiti
Consiglieri
della Regione Lombardia
p.c.:
Presidente del Consiglio dei Ministri
Ministro dello Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti
Procuratore della Repubblica di Milano
Sindaco
Assessore all’Urbanistica, Edilizia privata
Capi Gruppo dei Partiti
Consiglieri
del Comune di Milano
Organi d’informazione

Oggetto:  PDL 133 della Regione Lombardia

Questa comunicazione fa seguito ai due appelli recentemente inviati a tutti i consiglieri regionali della Lombardia ( ed ora trasmessi separatamente ai destinatari per conoscenza del presente messaggio) in cui abbiamo evidenziato il conflitto che si è creato fra la Regione Lombardia e le Istituzioni centrali dello Stato a seguito della invasione da parte della prima di aree normative di esclusiva competenza di quest’ultimo e della manifesta intenzione di non applicare la sentenza n. 309 del 23 novembre 2011 che ha bocciato talune norme regionali che consentivano di effettuare opere di ristrutturazione edilizia senza rispettare il “vincolo di sagoma” previsto dall’art. 3 del d.P.R. 380 del 2001.

Se il PDL 133 non venisse corretto nel senso da noi richiesto,  tale conflitto si acuirebbe e si protrarrebbe una straordinaria anomalia che ha prodotto due conseguenze di estrema gravità:
-          In base ad una normativa regionale incostituzionale ed eccessivamente permissiva si è consentito alla speculazione edilizia di aggredire molti cittadini i cui edifici sono prospicienti cortili , imponendo loro costruzioni spesso di grandi dimensioni all’interno di tali ambiti, che hanno deprivato i cittadini di spazi, luce e privacy e creato quindi le condizioni per potenziali danni biologici.

-          La stessa normativa ha illuso i costruttori di poter agire a proprio piacimento, infrangendo spesso le norme inerenti altezze, distanze e volumetrie,  dando vita a costruzioni che correttamente sono state definite “ecomostri” per il violento, negativo impatto sulla qualità della vita degli abitanti e sulla qualità urbanistica delle città.
Se, quando è stata emanata la legge regionale 12 del 2005 sul Governo del territorio, successivamente parzialmente bocciata dalla Suprema Corte, si poteva presumere la buona fede del legislatore regionale che forse non aveva pienamente valutato l’impatto di tale legislazione sul successivo, disordinato e opprimente sviluppo edilizio, tale presunzione è certamente venuta meno quando, a seguito dei rilievi mossi dal TAR della Lombardia a tale legge, la Regione è intervenuto nuovamente, con un atto legislativo  d’interpretazione autentica a effetto retroattivo  (legge regionale 7/2010 ), che mirava a confermare la possibilità di fare opere di ristrutturazione edilizia senza il  vincolo di sagoma. E’ impossibile che, in tale circostanza, il legislatore non si rendesse conto delle gravi conseguenze che tale disposizione avrebbe prodotto sia nei confronti dei cittadini che avrebbero subito il sopruso degli ecomostri, sia dei costruttori che avrebbero investito capitali in condizioni di estremo rischio. Si è trattato, ne più ne meno, di una sfida allo Stato nel tentativo di conquistare spazi di autonomia al di la delle proprie legittime competenze.
Il rischio predetto si è puntualmente materializzato quando la Corte Costituzionale è stata chiamata ad esprimersi sulla incostituzionalità di  tali norme e si è pronunciata, come era prevedibile, in senso affermativo. La conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale è che gran parte degli interventi edilizi sono stati necessariamente bloccati.
Aver creato questa difficile situazione è quindi una colpa grave.
Se poi la Regione insistesse, con l’approvazione del PDL 133 a riproporre norme palesemente incostituzionali,  si andrebbe oltre la colpa e sarebbe evidente l’intento doloso di tale comportamento, di fronte al quale i cittadini e le istituzioni preposte alla Giustizia non potrebbero restare inerti.
Vogliamo poi sottolineare che, a parte le potenziali  implicazioni predette, vi sarebbero delle forti conseguenze sul piano politico perché i cittadini agirebbero con estrema determinazione per fare in modo da punire, in sede elettorale, chi fosse autore di ulteriori soprusi.

Invitiamo, pertanto, ancora una volta il Consiglio Regionale che è chiamato a discutere il PDL 133 ad apportarvi le correzioni necessarie a fare in modo che lo stesso si conformi alle leggi dello Stato e alla sentenza delle Corte e che venga definitivamente fermata la possibilità di ulteriori ecomostri.
 A questo fine sarà opportuno che il Consiglio Regionali operi in sintonia con quello comunale che sta attualmente discutendo il PGT ed al quale abbiamo fatto pervenire un apposito appello che accludiamo alla presente.

La Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica .                                                Milano, 2 marzo 2012