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sabato 27 aprile 2013

Una proposta di collaborazione fra cittadini attivi, giornalisti e politici

Secondo diverse agenzie internazionali in Italia la libertà di stampa è limitata. Tuttavia  vi sono, nel nostro Paese, eccellenti giornalisti d’inchiesta che hanno denunciato scandali e degenerazioni della politica, fra i quali  :  Milena Gabanelli  con il suo “Report”, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, autori fra l’altro del libro “La Casta” che ha avviato  il filone delle inchieste giornalistiche su questi temi,  Mario Giordano, autore di numerosi libri di denuncia, di cui l’ultimo “Spudorati” tratta dei costi della politica. Inoltre la stampa quotidiana e periodica informa ampiamente e spesso in modo accurato di quanto emerge dalle inchieste giornalistiche e giudiziarie.
Mal grado le forze politiche abbiano probabilmente raggiunto il livello più basso di credibilità nella storia italiana, vi sono in Parlamento e in altre assemblee elettive molte persone serie che si danno da fare per cogliere e rappresentare degnamente le istanze dei cittadini e i bisogni del Paese.
Vi sono però limiti nella loro azione: i giornalisti “inseguono la notizia”: quando questa è data, i successivi sviluppi spesso vengono tralasciati. Faccio un esempio: nei giorni scorsi è stata pubblicata con evidenza la notizia della richiesta fatta dal Presidente del Senato ai senatori interessati di scegliere se mantenere l’incarico in tale assemblea o altro con esso incompatibile. IL giorno successivo è stato segnalato che la maggior parte di loro si erano adeguati ma che tre erano ancora inadempienti. Può darsi che mi sbagli, ma non mi pare che il pubblico sia stato informato se questi tre si sono poi adeguati.
Per quanto riguarda i politici, la buona volontà del singolo è relativamente impotente se si verificano, a livello collettivo, fenomeni di collusione  diffusa quali, ad esempio, quelli che hanno consentito di aggirare con i cosiddetti “rimborsi spese” il referendum del 1993 che ha abolito il finanziamento pubblico ai partiti e quelli che hanno permesso alle Regioni di moltiplicare a dismisura i rimborsi fasulli,  il finanziamento ai gruppi politici, l’abuso di tali risorse e, con l’eliminazione dei Co.Re.Co (Comitari Regionali di Controllo)  hanno impedito di porre un freno a tale malcostume.
Cosa possono fare al riguardo i cittadini attivi ( come coloro che leggono questo blog)?  Credo almeno due cose:
-          Rilevare tutte le notizie che  vengono lasciate monche, come quelle citate e chiedere ai giornalisti di completarle
-          Tenere contatti con i politici che sono interessati al bene comune ( qualunque sia la loro parte politica) e supportare, con lettere alla stampa cartacea e online, e con altri mezzi, le loro battaglie. Verificare, con il loro aiuto, la legislazione vigente e in corso di approvazione  onde evitare “imbrogli” come quello avvenuto dopo il referendum citato.
Se, come spero, si formerà presto il Governo, che ha dichiarato fra i suoi punti principali la riforma della politica e la lotta a privilegi della casta, questo potrebbe essere il primo terreno di collaborazione.
A questo fine pubblico di seguito una lista di temi da tenere presenti:
1 – Abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti
2 – Contenimento numerico e riduzione delle assemblee elettive
3 – Riduzione degli emolumenti e dei privilegi degli eletti
4 – Emanazione di una legge per regolare i partiti politici in linea con l’art. 49 della Costituzione
5 – Riduzione del numero dei mandati elettivi
6 – Applicazione delle norme che vietano il cumulo delle cariche
7 –  Divieto di nominare ex-politici in  ruoli direttivi di aziende pubbliche
8 – Cesura del rapporto fra politica e affari
9 – Pubblicazione online dei patrimoni e dei redditi dei politici
10 – Ripristino del controllo sugli enti locali

Chiedo ai lettori di farmi sapere cosa pensano di questa proposta e, nel caso la valutino positivamente, di dare suggerimenti per la sua attuazione e il suo miglioramento.
Chi poi desidera partecipare attivamente alle azioni collaborative descritte in precedenza, è pregato di farmelo sapere.
Sono molto gradite anche le opinioni di giornalisti e di politici.

domenica 21 aprile 2013

Perchè il PD è esploso e come rimediare


Il miglior commento al disastro prodotto dalla dirigenza del Partito Democratico è, a mio avviso, quello di Benedetto Della Vedova, parlamentare di Scelta Civica, che ha detto “Il PD è la prima squadra che riesce a fare autogol tirando un calcio di rigore”. Questa paradossale ma efficace metafora calcistica evidenzia bene una sindrome antica del maggiore partito della sinistra: l’incapacità di vincere, anche quando le situazioni sono favorevoli al massimo.
Le cause di questo paradosso sono tradizionalmente tre, cui se ne è aggiunta recentemente una quarta. Vediamo anzitutto quelle più radicate:
1 – la presunzione di “essere migliori”
E’ tipica del pensiero di sinistra l’idea che chi la vede diversamente da loro o è in malafede o è stupido.
Questa è la principale ragione per cui tre quarti degli italiani non vota a sinistra.
2 – il considerare l’avversario come “nemico”
Apparentemente anche il centrodestra demonizza l’avversario (l’accusa ai democratici di essere “comunisti”); ma la differenza sta nel fatto che per il centrodestra, e per Berlusconi in particolare, l’accusa di comunismo è un escamotage retorico, mentre quelli di sinistra credono davvero che Berlusconi sia “l’uomo nero”.
3 – la pratica del “fuoco amico”
I leader della sinistra non vengono mai “uccisi” dagli avversari politici ma dai loro compagni di partito.
Quello che il PD è riuscito a fare con Marini e Prodi è solo il capolavoro di una pratica antica.
Vi è poi un fenomeno che si è manifestato per la prima volta proprio in occasione delle recenti elezioni presidenziali, e cioè:
4 – la “dipendenza” dalla Rete
I parlamentari del PD, soprattutto ma non solo i giovani, sono stati letteralmente bombardati da mail, sms, tweet di militanti ed elettori, che protestavano contro le decisioni della dirigenza e che li hanno indotti ad agire emotivamente anziché lucidamente.
Per cercare di ricostruire un partito decente dalle macerie di quello scomparso, la dirigenza ma anche i militanti  e gli elettori del PD  devono  fare queste cose:
A -  “scendere dall’albero della superbia”: consiglio loro di leggere il libro sulla vita di Papa Francesco e, soprattutto, di osservarne quotidianamente i comportamenti: impareranno che l’umiltà è il mezzo più potente per cambiare il mondo, che è la loro mai realizzata aspirazione.
B -  “ uscire dagli steccati ideologici”. E’ quello che ha ben compreso Matteo Renzi: se non si cercano anche i voti di chi la pensa diversamente non si può vincere.
C -  “rispettare gli avversari” il che non significa una mera adesione di facciata al fair play istituzionale (evitando, ad esempio,  di parlare degli altri come degli “impresentabili”), ma quella di capire in profondità che una cosa è il giudizio morale e un’altra il giudizio politico.
Che Berlusconi sia moralmente  censurabile è ovvio, come è ovvio che  la sua disinvoltura e il suo narcisismo hanno provocato un grave danno all’immagine, e non solo, del nostro Paese. Tuttavia se, malgrado tutto ciò, 10 milioni di persone lo votano, è perché lo ritengono, perlomeno, il male minore. Le recenti vicende del PD danno loro ragione:  nel momento del bisogno, il centrodestra ha saputo, sia pure strumentalmente,  mettersi a disposizione mentre il PD, pur di evitare di contaminarsi con “l’immondo nemico”, ha preferito autodistruggersi.
D -  “capire che il compromesso non è l’inciucio”
Avendo la dirigenza del PD e dei suoi predecessori lungamente “inciuciato”, negli ultimi 20 anni,  con il centrodestra fino a portare il Paese sull’orlo del baratro, ora la base teme che qualunque  ricerca di accordo sia sintomo di malaffare e ciò impedisce di guardare alla sostanza delle proposte.  Il lavoro dei “saggi” hadimostrato che, se si guarda alla sostanza, si può giungere a soluzioni accettabili da tutte le parti.
E – “esercitare la delega ricevuta ascoltando, ma non subendo, la base
Chi è rappresentante del popolo deve guardare all’interesse del Paese e non a quelli di parte. Deve essere quindi capace di collocare le richieste della propria parte politica in un quadro più ampio e resistere alle pressioni che possono precludere le soluzioni.

lunedì 15 aprile 2013

Berlusconi, Bersani, Grillo, Monti: l'Italia vi guarda



Milano, 15 aprile 2013

 Lettera aperta ai leader

Berlusconi, Bersani, Grillo, Monti: l’Italia vi guarda

Le due recenti,  quasi contemporanee,  iniziative di piazza del PD a Roma e del PDL a Bari testimoniano che è già  in atto una campagna elettorale strisciante ed una serie di mosse tattiche tendenti a influenzare le azioni dell’avversario in vista delle prossime scadenze: elezione del Capo dello Stato e  nuovo Governo.
Tali comportamenti che sarebbero del tutto fisiologici in condizioni normali, non lo sono affatto nella drammatica situazione attuale del Paese, rimarcata dal forte richiamo,  fatto a Torino dalle organizzazioni dei produttori e dei lavoratori , ad un forte senso di responsabilità e a decisioni rapide da parte delle forze politiche e sintetizzato nell’espressione usata dal Presidente di Confindustria “Il tempo è scaduto ed è scaduta anche la nostra pazienza”, frase certamente condivisa da larga parte degli italiani.
In parallelo il leader del  Movimento 5 Stelle accusa i partiti tradizionali di collusione  per il tentativo di rinviare  “sine die”  l’avvio delle commissioni parlamentari, impedendo così al Parlamento di lavorare e disinnescando il potenziale di cambiamento che lo stesso movimento rappresenta. Nello stesso tempo però  questa nuova forza politica rifiuta, almeno ufficialmente,  qualsiasi offerta di collaborazione, lasciando di fatto alle altre forze il compito di sbrogliare la matassa. Posizione apparentemente comoda ma che non esonera il M5S dall’assunzione di responsabilità, pena una futura grave penalizzazione sul piano elettorale.
Il Presidente Monti, intervistato da Fabio Fazio, ha confermato la posizione di Scelta Civica favorevole a larghe intese sia per l’elezione del Capo dello Stato che del nuovo Governo.
Le esigenze da salvaguardare sono le seguenti:
-          Il futuro Capo dello Stato deve essere una figura capace di rappresentare l’intero Paese e non solo una sua parte.
Tutto il sistema politico, compreso il M5S, giocherà la sua credibilità in funzione della qualità dei candidati che verranno proposti, del loro essere “super partes”,  del tempo che verrà impiegato per l’elezione. Se la politica, vecchia e nuova, vuole essere affidabile agli occhi dei cittadini, il Presidente dovrà essere eletto a larga maggioranza entro le prime tre votazioni che richiedono appunto, una maggioranza qualificata.

-          Il futuro Governo non potrà essere né un governissimo, per il quale non vi sono le condizioni di agibilità politica, né un governicchio, che non risponderebbe all’esigenza di affrontare una crisi drammatica.

Le larghe intese dovranno dar luogo a un governo di scopo, finalizzato alle più urgenti riforme a e agli interventi necessari a rilanciare economia e occupazione, ricco di una forte investitura e  con netta valenza politica. Non dovrà, quindi essere composto di ” tecnici”  ma neanche dagli esponenti maggiori delle forze politiche che lo sosterranno. Le personalità capaci di svolgere ruoli di premiership e di governo  non mancano nelle Istituzioni e nella Società civile e spetta ai partiti individuarli e proporli al Parlamento.

-          L’eventuale successivo ricorso alle urne per ristabilire condizioni di piena dialettica fra le forze politiche non potrà avvenire prima della modifica della legge elettorale e della riforma della politica, a partire dal finanziamento pubblico ai partiti.
Il lavoro dei “saggi” incaricati dal Presidente della Repubblica di presentare proposte, che verranno consegnate al nuovo inquilino del Colle, è per molti aspetti condivisibile, ma conferma l’attuale, fallace orientamento dei partiti tradizionali a favore del finanziamento pubblico, che non può essere accettato, come ho già segnalato nella mia lettera del 15 marzo u.s..
 Ribadisco che il finanziamento pubblico, mascherato da “rimborso elettorale”, è stato  non solo il più grave schiaffo dato alla sovranità popolare negli ultimi 20 anni, avendo disatteso totalmente e furbescamente l’indicazione data dai cittadini nel referendum del 1993, ma ha dimostrato di essere un autentico “cancro”. perché ha fatto vivere i partiti in un  mondo totalmente protetto, troppo ricco  e autoreferenziale, da cui sono scaturiti i grandi e diffusi fenomeni di corruzione che hanno portato all’attuale crisi della politica.
Il finanziamento va abolito e sostituito con l’8 per mille e altre donazioni volontarie come avviene nelle migliori democrazie.
I cittadini seguiranno attentamente gli sviluppi della situazione  e ne trarranno le dovute conseguenze.
Buon lavoro nell’interesse del Paese  e cordiali saluti.
Roberto Barabino
 Blog “La politica dei cittadini” (www.civicum.blogspot.com

sabato 6 aprile 2013

Renzi: un leader nazionale

Nel post del 21 novembre 2011 “Matteo Renzi: un potenziale leader nazionale?” (visibile cliccando sul seguente link: http://civicum.blogspot.it/2011/11/matteo-renzi-un-potenziale-leader.html) ho analizzato pro e contro della sua candidatura ad un ruolo di primo piano nella politica italiana ed ho messo in evidenza il singolare apprezzamento della sua figura da parte di elettori di diverse parti politiche, che ne facevano un caso unico nel panorama del nostro Paese.
Oggi, a un anno e mezzo di distanza, la sua popolarità è aumentata ( ha fiducia in lui il 56% degli italiani; Bersani è al 29%), a mio avviso per queste ragioni: ha confermato ad alta voce ciò che pensa la gente e cioè che il taglio dei costi della politica, a partire dal finanziamento pubblico ai partiti, è la priorità numero uno, senza la quale è impossibile procedere, in modo credibile, ai  tagli della spesa pubblica ed alle riforme; ha superato l’ambiguità iniziale sui suoi destini politici affermando chiaramente la sua intenzione di candidarsi alla guida del Paese, ha mantenuto, dopo le primarie, un atteggiamento assolutamente leale nei confronti del vincitore delle stesse, cosa rara in politica, ha preso una netta posizione contro il “corteggiamento” del Movimento 5 Stelle, che ha portato Bersani in situazioni imbarazzanti e talvolta umilianti senza produrre risultati.
E’ stato ridimensionato anche  il principale dei punti deboli da me segnalati, cioè la posizione di “ispiratore” assunta, nel suo entourage, da Giorgio Gori , per 11 anni coordinatore delle reti Mediaset, a mio avviso inquietante. Gori non è stato eletto al Parlamento ed  ha lamentato scarso supporto da parte del leader.
Nei giorni scorsi, di fronte alla continua “melina” con cui si stavano svolgendo i riti della politica, Renzi ha rotto gli indugi e chiesto al Partito di prendere una decisione: o un accordo con Berlusconi (accordo, non inciucio), legittimato dal fatto che circa 10 milioni di persone hanno votato per il centrodestra e dall’inesistenza di serie alternative, oppure il voto. Questa mossa conferma il  suo ben noto coraggio e ne dimostra l’acquisita maturità politica: Renzi sa bene che il timore per la sua discesa in campo può portare a un accordo  Bersani-Berlusconi tale da tagliarlo fuori dai giochi, almeno per un certo tempo, ma ha deciso di correrlo per far uscire il PD dalla china discendente in cui si è avviato con l’assurda rincorsa ai grillini  (e l’altrettanto assurda esclusione pregiudiziale nei confronti del centrodestra) e che è pienamente  confermata dai sondaggi. Con ciò ha dimostrato di saper anteporre gli interessi del Paese e del partito a quelli personali. Come ha ben detto su “La Stampa” di ieri Luca Ricolfi “è curioso che a restituire l’onore al PD non siano i  pasdaran di Bersani che sulle “radici” e sull’identità del partito avevano puntato tutte le loro carte, ma questo ragazzino bizzoso e un po’ strafottente che però della politica pare avere un’idea alta. Un’idea secondo cui la parola data si mantiene, quel che si pensa lo si dice, gli avversari si battono in campo aperto, gli elettori – tutti gli elettori – meritano rispetto”.
Quale che sia l’esito, a lui più o meno favorevole, delle trattative in corso fra le forze politiche, Renzi ha dimostrato una statura tale da giustificare pienamente le sue aspirazioni alla premiership. Tolgo quindi il punto interrogativo che avevo posto nel titolo del mio precedente post a lui dedicato e affermo, con il titolo di quello presente, la sua legittimazione a guidare il Paese.
Se il PD avrà l’accortezza di affidarsi a lui, potrà vincere, alla prossima tornata elettorale, in entrambi i rami del Parlamento; se non lo farà, dovrà probabilmente affrontare una dolorosa scissione.