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domenica 21 luglio 2013

Edilizia: ascoltare i cittadini e gli urbanisti


Rete dei Comitati per la Qualità Urbanistica

21 luglio 2013

Ai Presidenti ed ai Membri delle Commissioni I e V della Camera dei Deputati
p.c.:  Organi d’informazione

Oggetto:  Norme sulla semplificazione edilizia – Decreto Legge 69/2013

Abbiamo seguito con attenzione la discussione avvenuta il 17 luglio in sede di Commissioni I e V  riunite ,in merito all’art. 30 del Decreto in oggetto, rilevando con interesse che numerosi membri delle Commissioni hanno sollevato fondate critiche all’impianto della norma ed hanno segnalato la necessità  di tener conto delle proposte emendative espresse nell’ambito della Commissione Ambiente, in sede consultiva.
Abbiamo preso nota del fatto che l’Ufficio di Presidenza ha deciso  “un ulteriore accantonamento delle proposte emendative riferite all’articolo 30, onde consentirne un più attento esame”.
Ribadiamo che l’eliminazione del criterio dell’invarianza della sagoma negli interventi di ristrutturazione edilizia apre le porte ad un forte degrado del tessuto urbanistico delle città, che è comprovato dall’esperienza estremamente negativa della Lombardia, regione in cui tale  regime è stato per vario tempo applicato ed è confermato dal parere fortemente negativo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (Inu).
 “Eliminando la parola ‘sagoma’ dal significato originario di Ristrutturazione Edilizia - affermano gli urbanisti - questa finirà per inglobare anche la demolizione e la ricostruzione di un edificio del tutto nuovo e, paradossalmente, anche a portare fuori terra i volumi che attualmente sono sotto terra”.
 
Qualora questo avvenisse, l’Inu teme “un attentato alla storia edilizia dell’Italia, alle forme delle sue città e dei suoi paesi, alla sua cultura materiale e immateriale che tanto contraddistinguono il paesaggio urbano italiano e, in fin dei conti, anche allo stesso paesaggio territoriale”. Inoltre, secondo l’Inu, si metterebbe immediatamente in crisi la pianificazione urbanistica vigente, con incalcolabili ricadute a catena nella gestione degli insediamenti.
  
L’Inu chiede a tutte le forze culturali, a quelle sociali e a quelle economiche di mobilitarsi per scongiurare una possibilità di trasformazione dagli effetti incontrollabili per paesaggio urbano italiano.
 
Chiediamo, quindi, che nell’attento esame che verrà fatto, si tenga conto delle attese dei cittadini di uno sviluppo edilizio ordinato e rispettoso della qualità della vita oltre che del tessuto urbanistico, ripristinando il criterio dell’invarianza della sagoma che ne è la base.
Con i migliori saluti.
Il portavoce
Roberto Barabino




domenica 14 luglio 2013

Sciogliere il perverso contrasto politica - giustizia

Questo post dice “senza peli sulla lingua” alcune cose scomode per entrambi i protagonisti del contrasto in oggetto e propone una via, non facile, per superarlo.

La decisione della Corte di Cassazione di fissare  al 30 luglio l’esame della sentenza d’appello sui diritti TV Mediaset ha scatenato due reazioni scomposte da parte del PDL: la prima è la richiesta di sospensione dell’attività parlamentare, che ha suscitato forti  proteste da parte dell’opposizione ma anche perplessità in seno alla maggioranza ; la seconda è la “notizia” proveniente da un organo di stampa del centrodestra che ha scritto di una richiesta di grazia per Berlusconi , che sarebbe  pendente al Quirinale, notizia seccamente  smentita e stigmatizzata dal Quirinale come “segno di analfabetismo e sguaiatezza istituzionale”. Si tratta non solo di due cadute di stile ma del riemergere dell’anima revanscista del centrodestra che era stata  per qualche tempo sopita dall’atteggiamento di responsabilità assunto dal partito a fronte della crisi; è anche l’indice di un profondo smarrimento del PDL di fronte all’esito eventualmente negativo per il Cavaliere dell’ultimo grado di giudizio.
Gli episodi accennati rientrano nella strategia  consistente nella  “ difesa dai processi” anziché nei processi che Berlusconi ha messo in atto non solo con il legittimo impiego di imponenti risorse legali ed economiche, ma anche con una assai più discutibile messe di “leggi ad personam” approvate dalle sue maggioranza parlamentari, che sono state la dimostrate eccellente di un sistematico abuso del  potere istituzionale a fini personali. Sono fra le ragioni principali che hanno alienato a Berlusconi le simpatie di molti italiani che lo avevano inizialmente votato. Le altre due essendo: il non aver mantenuto le roboanti promesse di riforme liberali fatte al Paese e uno stile di vita assolutamente incompatibile con il ruolo di uomo di Stato.
Detti tutto questo bisogna però, per amore di verità, riconoscere che la fuga dai processi contiene una legittima componente di autodifesa da una magistratura che per venti anni lo ha tempestato di atti giudiziari di ogni tipo, fra cui oltre 30 processi, un vero “unicum” nella storia giudiziaria italiana.
Non si può poi dimenticare che la lotta fra una parte della politica e una parte della giustizia è stata innescata dall’improvvido e ingiusto avviso di garanzia mandato in modo spettacolare dal pool milanese “Mani pulite” a Berlusconi mentre presiedeva a Napoli un summit internazionale sulla criminalità. Si trattava chiaramente di un atto politico mirante ad abbattere  il leader del centrodestra, confermato dall’allora P.M.  Di Pietro quando disse, riferendosi a Berlusconi,“Io quello lo sfascio”. L’avviso di garanzia si rivelo un “bluff” e fu il primo segnale che fece capire a molti  italiani come i fini del predetto pool non fossero esattamente quelli della giustizia.
Recentemente, inoltre,  sono state emanate due sentenze di condanna del Cavaliere che  confermano la “particolare attenzione” data dalla magistratura di merito all’imputato Berlusconi:
-          la sentenza sulla fuga di notizie nella vicenda Fassino-Consorte, in cui il primo disse la famosa frase “allora, abbiamo una banca?”, che rivelava un intreccio politica-affari non propriamente commendevole. A fronte di questa vicenda, la magistratura ha condannato Berlusconi per la fuga di notizie (quando gli stessi magistrati fanno regolarmente uscire notizie coperte da segreto istruttorio, ma non vengono mai chiamati a risponderne in giudizio), ma non ha ritenuto di sanzionare chi di quell’intreccio era protagonista politico
-          la sentenza sul caso Ruby, in cui la sproporzione fra i reati addebitati e la pena comminata è tale  da aver creato stupore e qualche sgomento anche a livello internazionale.
In questo contesto si colloca la decisione della Corte di Cassazione, inconsueta per rapidità, di fissare al 30 luglio l’esame del processo sui diritti Mediaset; oggi si  afferma  che si tratta di prassi normale, ma così non è, altrimenti qualcuno la avrebbe messa in conto, mentre tutte le parti davano per scontato che l’udienza non sarebbe stata fissata prima dell’autunno. Qualcuno afferma che questa decisione sia stata sollecitata dai giudici di merito.
Malgrado i sospetti che sono stati avanzati per la rapidità predetta , io sono convinto che la sentenza della Corte non sia  affatto già scritta, come taluni suppongono, ma che verrà verificato attentamente il rispetto delle norme processuali e che La Corte non mancherà di sanzionare eventuali violazioni di legge da parte dei giudici di merito, che la difesa ritiene ripetute e cospicue e che ha espresso in un documento di 400 pagine. Il Prof. Coppi, persona estremamente competente e  autorevole,  che guida la difesa di  Berlusconi, ha affermato che nelle sentenze sui diritti Mediaset “il codice è stato ripetutamente calpestato”: se ciò è vero, il processo verrà cassato.
Se però, alla fine, il giudizio della Corte confermasse la legittimità delle pene inflitte, con l’interdizione dai pubblici uffici di Berlusconi, non verranno meno le ragioni politiche eccezionali che hanno portato alla formazione del governo di larghe intese. Anche se sarebbero scontate, in tale eventualità, pesanti fibrillazioni nella maggioranza e violenti attacchi dalle opposizioni, la prima  dovrebbe avere la forza e il coraggio di  prescindere dalle vicende giudiziarie dell’ex-premier e confermare la fiducia al governo che rappresenta la parte preponderante degli italiani, i quali, in modo inequivocabile , premiano nei sondaggi sia il Presidente del Consiglio che la coalizione che lo sostiene. Per fare ciò il PDL dovrebbe, con enorme e comprensibile fatica,  tenere distinte le vicende personali del leader dalle scelte politiche del partito e il PD dovrebbe resistere alla forte tentazione di “cambiare cavallo” lanciandosi verso un’improbabile unione con  forze che non mirano attualmente alla stabilizzazione del quadro politico-istituzionale necessaria  per affrontare la crisi.
Il percorso non è certamente facile ed è pieno di rischi, ma se attuato, porrebbe fine definitivamente al contrasto  in oggetto  per il venir meno dell’impatto politico delle azioni giudiziarie.
Ciò significherebbe anche riaffermare che la sovranità è del popolo, che elegge i suoi rappresentanti, e non della magistratura che ha il compito di perseguire i reati ma  che ha spesso  svolto improprie azioni di supplenza, alterando l’equilibrio fra i poteri dello Stato.
Naturalmente c’è da domandarsi come reagirebbe Berlusconi che si ritiene, non senza fondamento, perseguitato da magistrati politicamente schierati. Se avesse la forza di non far pagare al governo i costi di una sentenza a lui eventualmente sfavorevole, dimostrerebbe una statura politica ragguardevole, capace di fargli recuperare consensi anche malgrado le vicende giudiziarie, che potrebbe capitalizzare una volta che gli effetti delle stesse saranno esauriti.

venerdì 5 luglio 2013

Berlusconi, Epifani, Letta: ora cambiate passo


Lanciare invettive contro i politici, comportamento assai diffuso in Italia, è come sparare alla Croce Rossa: è facile da farsi ma non aiuta a vincere le guerre. Se gli italiani vogliono vincere la guerra contro la crisi e contro il degrado della politica, devono lasciar perdere le invettive e valutare razionalmente i pro e i contro della situazione politica.
Contrariamente a quello che molti pensano, io ritengo che il bilancio postelettorale, per le forze della "strana maggioranza", sia sostanzialmente positivo per i seguenti motivi:
-          Bisogna, anzitutto,  dare atto a Berlusconi, Epifani e Monti di aver avuto coraggio nel rendere possibile il governo di larghe intese dopo venti anni di “guerra civile” fra le forze politiche e sotto la minaccia del “ciclone Grillo”. La loro azzardata scommessa è stata vincente: i più recenti sondaggi sulle intenzioni di voto dimostrano inequivocabilmente che le forze di maggioranza si sono complessivamente  rafforzate e quelle di opposizione indebolite, il che significa che gli italiani hanno condiviso, sia pure “obtorto collo”, questa scelta.

-          Occorre poi riconoscere che Berlusconi ha saputo tenere i nervi saldi a fronte della sentenza Ruby,  il che ha consentito di evitare il coinvolgimento  del governo nelle questioni giudiziarie. Anche chi, come me, considera abominevole lo stile di vita del Cavaliere e lo ritiene, per questo motivo,  moralmente responsabile di una gravissima e forse irreversibile lesione dell’immagine internazionale del nostro Paese, non può non constatare che la predetta sentenza è una chiara provocazione: dare sette anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici ( più di quanto chiesto dalla pubblica accusa) per i reati di concussione e prostituzione minorile a fronte, per fare un esempio, degli otto anni inflitti agli assassini di Marta Russo, significa che c’è una parte, fortunatamente minoritaria, della magistratura che pretende di fare politica a suon di sentenze senza neppure rendersi conto che così facendo, ottiene l’effetto esattamente opposto a quello voluto: invece di abbattere il Cavaliere, ne  ha fatto, a vita, il dominus della politica italiana.

-          Va poi riconosciuto a Letta di aver ben operato, sul fronte europeo, per ottenere maggiore flessibilità a seguito della chiusura della procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese e di aver saputo interpretare al meglio la classica prassi democristiana del rinvio che non è, come molti pensano, sempre esecrabile ma è, in circostanza come le attuali, un’autentica virtù: lasciar decantare la situazione e far calmare le acque è servito a far comprendere anche ai “falchi “del PDL che, se i soldi per tagliare l’IMU  e non aumentare l’IVA non ci sono, non si può crearli dal nulla con sparate demagogiche.

Sul piano dei “contro” vanno messi i seguenti aspetti:
-          I tagli alla spesa pubblica non sono iniziati e i ministeri  con portafoglio (11 su 13) non hanno ancora presentato i dati necessari per iniziare la “spending review”, tanto che la Presidente della Camera ha dovuto sollecitarli. Su questo punto Letta deve abbandonare i suoi toni felpati, in altri casi molto utili, e assumere un piglio più decisionista, imponendo il rispetto dei tempi.
Essendo escluso, pena una vera rivoluzione, un ulteriore inasprimento fiscale, questa è l’unica strada da battere  per reperire le risorse necessarie al rilancio del sistema produttivo e, su questo piano, dobbiamo provvedere da soli, senza poter ricorrere ad aiuti esterni, come è avvenuto, invece, per le misure sul lavoro giovanile. Non ci si può comunque nascondere la difficoltà del compito, che non dipende solo dalle resistenze, spesso citate, della burocrazia statale, ma dal fatto che i tagli alle spese implicano necessariamente minori servizi erogati ai cittadini e  minore occupazione, almeno nel breve termine.

-          Anche i tagli ai costi della politica latitano: per quanto essi siano solo una frazione della spesa pubblica, hanno un alto valore simbolico che i politici non possono sottovalutare pena essere travolti dall’onda moralizzatrice del Movimento 5 Stelle che si appresta a restituire larga parte dei proventi dei parlamentari, dopo aver  già rinunciato ai rimborsi elettorali.

-          La riforma della legge elettorale è ancora in alto mare.  il ministro Quagliariello ha detto parole chiare al riguardo: se non si modifica il meccanismo che ci ha portato al disastro e che può rendere illegittime, perché incostituzionali, elezioni fatte con il  porcellum, non si può andare al voto nè ora né più avanti. Sono del tutto ingiustificate, invece, le condizioni poste da altri esponenti del PDL di legare necessariamente tale riforma alla preventiva  definizione della forma di governo. Gli italiani non sono sciocchi: se dovesse prevalere questa logica strumentale, il PDL ( o Forza Italia, se questa sarà l’evoluzione) ne pagherà le conseguenze.

-      La pressione delle lobby non è stata ancora contenuta: il disagio manifestato dal Ministro Cancellieri a propostito delle iniziative della classe forense ne è un indicatore. Un altro è la scandalosa pressione dei costruttori per imporre il "Far West" edilizio, denunciata nei precedenti post di questo blog.

A mio avviso solo una decisa azione sui punti predetti può  giustificare e garantire il permanere del governo di larghe intese. Ha ragione, a questo riguardo, il Senatore Monti a chiedere un cambio di passo alle forze di maggioranza ed ha torto chi lo critica dicendo che mette a repentaglio la tenuta del governo perché, anche senza i parlamentari di Scelta Civica, il governo godrebbe sempre di un’ampia maggioranza.
Il periodo di “rodaggio” delle larghe intese è concluso: ora serve un altro atto di coraggio che porti ad affrontare con determinazione  almeno i nodi essenziali che ho ricordato: gli elettori sapranno premiarlo, anche se ne dovranno pagare il prezzo.

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