Premetto
che, ovviamente, non voglio fare di tutta l’erba un fascio e non sostengo che tutti i soggetti menzionati abbiano quelle caratteristiche;
tuttavia posso dire, in base all’esperienza diretta, che in molti casi è
proprio così.
Essendo io
un moderato, uso raramente espressioni forti e provocatorie come il titolo di
questo post. Ma, come si dice a Roma, “
quando ce vò, ce vò”.
Per spiegare
i motivi della mia irritazione faccio un esempio recente. Prima di pubblicare
l’ultimo post “ Avvio del Progetto Trasparenza” ho ritenuto opportuno cercare
un’interlocuzione con politici regionali e nazionali sul tema della legalità che, dati i ricorrenti
scandali, dovrebbe essere un punto di loro forte attenzione, quantomeno in
chiave di marketing politico verso gli elettori. Ho pertanto mandato loro, in
anteprima, il testo del post, chiedendo di poter avere uno scambio d’idee in
merito. I destinatari sono stati
esponenti politici nazionali o
lombardi dei seguenti partiti: PD, FI, M5S, Lega, FDI, NCD, SEL, Con Ambrosoli
Presidente – Patto Civico. Non faccio per
il momento i nomi delle persone interpellate ma mi riprometto di farli in una
prossima occasione se si ripeterà la situazione attuale: ho infatti avuto riscontro solo da una di
loro che mi ha fissato un incontro per
approfondire la questione e che ringrazio per la disponibilità.
Dato che i
politici sono eletti e pagati dai cittadini dovrebbero sentire il dovere morale
di tener conto delle istanze degli stessi quando esse sono espresse in modo
urbano e non comportano oneri eccessivi. Il dovere di dare risposta, anche se
negativa, è comunque il minimo per chi assume funzioni pubbliche e non è
escluso che, essendo i rappresentanti del popolo dei pubblici ufficiali possa
essere loro contestato il reato di omissione d’atti d’ufficio ai sensi
dell’art. 328 c.p.. Ho intenzione di approfondire quest’ultimo aspetto con un
penalista, ma desidero sottolineare che
si tratta, anzitutto, di buona educazione e che non c’è speranza di tirar fuori
dal guado il nostro Paese se non si
ristabiliscono le regole elementari del vivere civile. Invito, pertanto, i
politici che leggono questo scritto a contribuire, con il dialogo, al
ripristino della fiducia dei cittadini che, come dimostrano le astensioni dal
voto, è a livelli preoccupanti ed inaccettabili. Altrimenti le bugie raccontate
in campagna elettorale sulla disponibilità della politica verso gli elettori si
ritorceranno pesantemente su chi le esprime.
Venendo ai
giornalisti, essi definiscono la loro professione come il “fare informazione”
il che dovrebbe significare riportare le notizie rilevanti per la collettività,
ma per una singolare distorsione
professionale probabilmente dovuta al bisogno di vendere il loro prodotto,
prendono in considerazione solo ciò che, a loro avviso, “fa notizia”. Quindi lo
spazio prevalente negli organi d’informazione è dato a fatti di guerra,
violenza privata e pubblica, eventi eccentrici e “trash”, proteste di ogni tipo
con personaggi urlanti, liti politiche, volgarità di ogni tipo. Ben poco spazio
è dato alla società civile che studia, lavora, costruisce benessere e cerca di
migliorare il Paese. Facendo così, a mio avviso, molti giornalisti tradiscono
il loro mandato professionale e quindi sono anch’essi bugiardi. Una riprova di quanto affermo è il recente
annuncio del Corriere della Sera circa la pubblicazione , nel giorno di
capodanno in cui non escono i quotidiani, del “Corriere delle buone notizie”,
il che è in sé positivo ma dimostra che
nei 364 giorni precedenti ci viene propinato ben altro. Così non va. I
cittadini si sono stancati di vedere una rappresentazione del Paese solo
deprimente, che non rende giustizia alla realtà dei fatti.
Quanto alla
maleducazione, se la giocano alla grande con i politici: a parte le “lettere al
Direttore” che hanno uno spazio nei principali quotidiani e periodici ma che
comunque solo in pochi casi hanno riscontro ,i messaggi inviati a singoli
giornalisti ben raramente ottengono una risposta anche se contengono
espressioni di apprezzamento per gli articoli
da loro scritti e magari chiedono solo chiarimenti in merito al loro
contenuto. Esperienze dirette ed anche recenti me lo confermano.
Non so se
tale carenza sia dovuta a “ ordini di scuderia”
del Direttore o dell’Editore oppure soltanto all’atteggiamento del
singolo giornalista, ma anche in questo caso qualcosa deve cambiare perché chi
accusa quotidianamente i politici di essere una casta, forse non si rende conto
di far parte di un’altra, spesso non meno arrogante e indisponente della prima.