Dopo la
sentenza della Cassazione in merito a Calciopoli che, pur riconoscendo la
colpevolezza degli imputati già condannati dalla giustizia sportiva e poi da quella penale, ha dichiarato estinti i
reati a causa di prescrizione, l’opposizione dell’Ncd all’allungamento della
stessa appare francamente surreale e indicativa del distacco siderale fra certa
politica e il comune sentire dei cittadini.
Ma come?
Stiamo assistendo ad un autentico scempio della giustizia, con i colpevoli
accertati che non subiscono alcuna sanzione e c’è qualcuno che ha il coraggio
(si fa per dire) di chiedere un minore aumento
della prescrizione in nome della “giusta
durata del processo” , come ha fatto Nunzia Di Girolamo, ex Ministro
dell’Ncd.
Ma cos’è la giusta durata del processo? Forse
quella che consente, tirando in lungo, di arrivare comunque alla
prescrizione e proprio per i reati di
corruzione che sono quelli che producono maggiore allarme sociale ?
Se è questo
che vuole l’Ncd , lo dica esplicitamente e non si nasconda dietro il paravento
della tutela da ipotetici soprusi, come ha fatto un altro deputato
di questo partito, Alessandro Pagano, che in un’intervista al Corriere della
Sera ha detto “voi volete tenere sotto
botta qualcuno per 21 anni? Volete rovinargli la famiglia? L’impresa? E chissà
cos’altro?”. La risposta a queste domande non può che essere: il processo
deve durare il tempo necessario a stabilire la verità e non sono attribuibili
alla durata dello stesso eventuali conseguenze negative per la persona e la sua
famiglia, bensì alle colpe accertate o all’eventuale errore di giudizio.
D’altronde se
un imputato non ha commesso il reato di cui è accusato non ha nulla da temere
da un allungamento dei tempi del giudizio, mentre, se è colpevole non c’è
ragione di lasciarlo libero solo per la scadenza di un termine.
Se si vuole una giusta durata dei
processi non si devono contenere i termini di prescrizione, il che favorisce i
delinquenti, ma accelerare i tempi della giustizia, anche stimolando e verificando la produttività dei magistrati e
prendendo eventuali provvedimenti verso
coloro che non fanno il loro dovere.
Comunque,
con riferimento alla scandalosa malagiustizia di Calciopoli, perché mai reati
compiuti nel periodo 2004/2006 devono essere già prescritti dopo appena 10 anni, mentre
invece si riapre il processo sui rapporti Stato- Mafia a oltre 20 anni dai
fatti su cui si indaga? Ci saranno certamente norme di legge e tecnicismi
giuridici a spiegare questa contraddizione, ma sta di fatto che non possiamo
più assistere in silenzio a questo rovesciamento di ogni logica e di ogni buon
senso.
E' necessario quindi che le forze politiche ed i singoli parlamentari
inseriscano nell’acceso dibattito sulla prescrizione, che si annuncia
particolarmente caldo in Senato, anche un’alternativa rispetto al tema della durata
e cioè quella dell’abolizione completa della prescrizione quando c’è stato un rinvio a giudizio oppure una
sentenza di primo grado: questa è la soluzione adottata in molti ordinamenti giuridici ed è l’unica
garanzia per evitare situazioni inaccettabili come quella citata in precedenza
e molte altre che riguardano reati assai più gravi della frode calcistica.
A chi teme
che da una simile ipotesi possa derivare un improprio accanimento giudiziario, mi
sento di ricordare il vecchio e saggio adagio: “Male non fare, paura non avere”.