Se vogliamo capire le “forme” della nuova legge elettorale, cioè i suoi principi guida, che “danno forma” alle successive azioni politiche e le indirizzano , dobbiamo guardare non tanto alle intenzioni di chi l’ ha approvata quanto alla realtà di ciò che è stato costruito e che non coincide necessariamente con le prime.
Per fare questo ci aiutano due numeri: 60 e 40
che sono, all’incirca, le percentuali di seggi che verranno attribuiti con un
sistema rispettivamente proporzionale e
maggioritario. L’intenzione che molti attribuiscono agli autori della legge è
quella di danneggiare il Movimento 5 Stelle che, non facendo coalizioni,
dovrebbe perdere nei collegi uninominali.
Ma l’analisi delle forme ci dice un’altra cosa: i principi guida reali ,
che si desumono dai numeri, sono due: “il necessario compromesso”, che deriva
dall’essere la stessa legge elettorale un compromesso fra proporzionale e
maggioritario e “la prevalenza della
logica proporzionale”. Ciò ha delle
conseguenze pratiche rilevantissime:
- 1 -
Il
futuro Capo del Governo dovrà essere necessariamente un mediatore
- 2 -
I
confini delle attuali coalizioni elettorali non potranno reggere, perché
nessuna di esse potrà vincere
- 3 -
la
mediazione vincente sarà fra forze oggi percepite come incompatibili
Ne consegue che la legge elettorale potrebbe favorire i 5 Stelle anziché danneggiarli.
A fronte di
questo quadro, che suggerisce moderazione e prudenza, la campagna elettorale ( non ancora ufficiale ma già molto attiva) viene
condotta con toni ultimativi e denigratori come neanche ai tempi del maggioritario che
induceva a polarizzare le posizioni: la mancanza di rispetto reciproco è arrivata ad assurdità come quella di Di
Maio che ha definito Maria Elena Boschi “il Mario Chiesa della seconda
repubblica” , ottenendo la promessa di una querela dall’interessata, e come quella della Meloni che non solo ha
chiesto , come altri, le dimissioni dell’ex Ministro ma addirittura di tutto il
Governo. Sono parole in libertà, poco meditate e assolutamente inadeguate ad affrontare la delicata situazione del Paese. La Boschi è
stata certamente imprudente a occuparsi attivamente di Banca Etruria in cui
lavorava il padre in posizione di vertice, ma le varie audizioni fatte dalla
Commissione sulle banche non hanno
mostrato richieste improprie da parte sua , né vantaggi per la sua
famiglia derivanti dai colloqui avuti con esponenti istituzionali. Se la Boschi dovesse fare un
passo indietro, almeno due li dovrebbe fare il Direttore di Repubblica
Calabresi che, in un editoriale del 21 dicembre si comporta come un capo
partito intimando alla Boschi di farsi
da parte e al PD di non ricandidarla:
non proprio ciò che ci si aspetta da chi dovrebbe fare informazione e
non politica. E’ un esempio evidente del
detto: “vedere il fuscello nell’occhio altrui ma non la trave nel
proprio”:
Un
minisondaggio da me fatto con persone inclini ad astenersi alle prossime
elezioni indica che la ragione principale del loro orientamento sta nella “conflittualità fasulla e inconcludente fra
i partiti politici”, di cui è un
buon esempio la canea che si è scatenata sul caso Etruria. Ne consegue che le forze politiche
dovrebbero:
- -
moderare
i toni, evitando la costante delegittimazione dell’avversario, che molti cittadini non gradiscono
- - smetterla con le facili e false promesse, che
irritano gli elettori, e concentrasi sulla sostanza dei problemi nazionali da
risolvere
- -
non
sottovalutare le gravi conseguenze dell’aumento dell’astensionismo
Sul primo
punto bisogna dare atto che qualche passo in avanti è stato fatto da alcuni
leader politici, ad esempio Matteo Salvini su temi quali l’Europa e
l’integrazione degli immigrati, ma molto c’è
da fare se non si vogliono disgustare ancor più gli elettori i quali, nei sondaggi, premiano
come politici più graditi Gentiloni e
Franceschini, accomunati da sobrietà e senso delle istituzioni..
Sul secondo
punto i politici dovrebbero rendersi conto
che gli elettori, in grande maggioranza, sono diventati adulti e non sono più
disposti a “bere” come un tempo, una propaganda smaccata e infondata che suona
offensiva alle orecchie dei più ( tipo: i mille euro di pensione minima
promessi da Berlusconi, che porterebbero
l’Italia alla bancarotta). Ha scritto al riguardo Ferruccio De Bortoli in un
editoriale sul Corriere della Sera del 3 dicembre: “Basta ingannare gli elettori illudendoli che ci sia una torta da
dividere. Non c’è più da tempo. E non è detto che proposte serie, circostanziate e credibili non raccolgano più consensi dei giochi di
prestigio programmatici”.
Sul terzo
punto cito Gustavo Zagrebelsky che, in
un editoriale su Repubblica del 23 novembre, dopo aver osservato che l’astensione di cittadini sfiduciati lascia
spazio non solo ai cittadini che sanno per chi votare ma anche a “coloro
che sanno a chi votarsi perché hanno ricevuto promesse di favori o minacce. Il
voto dei primi è libero, il secondo è forzato. Coloro che appartengono al mondo
di chi sa a chi votarsi di certo non si astengono. Così tanto maggiore è il
loro numero, tanto maggiore è l’incidenza del voto corrotto su quello libero.
Se - supponiamo – votano in cento e i
voti corrotti sono venti, i venti rappresentano un quinto del totale, se votano
in sessanta e i voti corrotti sone sempre venti, i venti rappresentano un terzo
del totale. Ciò significa, in breve, che l’astensionismo attribuisce un plusvalore al voto di scambio
e, in genere, all’influenza delle varie forme di criminalità organizzata che operano nel
nostro Paese”:
Sono parole su cui le forze politiche ed anche i cittadini dovrebbero riflettere attentamente.
Sono parole su cui le forze politiche ed anche i cittadini dovrebbero riflettere attentamente.
Per
concludere, chi vuole davvero recuperare voti dall’ampia fascia degli astenuti
e di chi vota scheda bianca deve dimostrare serietà e rispetto per gli
avversari politici e per i cittadini, anche facendo proposte articolate e
credibili ed evitando gli slogan e la
demagogia a buon mercato. Gli elettori sapranno
tenerne conto.