Visualizzazioni totali

martedì 20 marzo 2012

Dal superare l'emergenza al diventare competitivi

Pubblico un interessante contributo di Enrico Oggioni, coordinatore del Circolo "Non dimenticare il futuro", di cui faccio parte.
Il Circolo, che riunisce cittadini interessati al dibattito economico e politico, ha recentemente deciso di focalizzare l'attenzione sul tema cruciale della competitività, dal quale in larga misura dipende l'auspicato rilancio del nostro Paese.
Questo articolo è l'inizio di un programma che si svilupperà attraverso altri articoli, incontri con esperti e interviste a economisti rappresentativi di diverse scuole di pensiero.
Per seguire l'attività del circolo e partecipare agli incontri, che si tengono in un locale del centro di Milano e vengono periodicamente annunciati, ci si può collegare al relativo blog, al seguente indirizzo:

http://www.nondimenticareilfuturo.org/

-----------

Mai come in questo periodo il nome del nostro circolo, “Non dimenticare il futuro”, risulta azzeccato.
Dall’estate del 2011 l’Italia è stata sottoposta ad una pressione internazionale senza eguali, esercitata dai mercati finanziari, dagli organismi internazionali e dai partner europei. Il nostro debito pubblico, e il costo del suo rifinanziamento, sono stati al centro delle preoccupazioni non solo degli italiani, ma anche di tutti i Governi e di tutti gli operatori finanziari del mondo. La crisi attuale, s’è detto, ha il suo epicentro in Europa e in Europa l’epicentro sta in Italia. “L’Italia rischia di saltare e se salta l’Italia salta tutto” è stata per mesi l’affermazione rimbalzata in tutte le lingue del pianeta.
Abbiamo tutti parlato di “emergenza” e per una volta il termine non era esagerato. Ora l’emergenza non è superata, anche se il rischio di fallimento sembra allontanarsi. Contemporaneamente, si è forse capito che i problemi endemici italiani, alto debito pubblico e bassa competitività di sistema, non sono risolvibili solo attraverso le “ricette di rigore” raccomandate a gran voce dai partner nordici e da molti  organismi internazionali. Servono, ma non bastano se si vuole tornare a crescere.
Siamo dunque di fronte a una duplice sfida: superare l’emergenza oggi e insieme creare le condizioni per tornare ad essere competitivi in un prossimo futuro.
La tabella seguente prova ad elencare i nodi che sul primo e sul secondo fronte sono a mio parere da affrontare.


Emergenza e tenuta conti pubblici
Competitività per il futuro
Cosa sta consentendo / consentirà di superare l’emergenza:

-          credibilità Governo
-          larga maggioranza politica per scelte anche impopolari
-          rigore sulla spesa pubblica + tasse di breve per bilanci pubblici senza deficit
-          evitare troppa recessione a breve (1-2 anni), attraverso:
. quantitative easing in versione  BCE
. patti europei che lasciano spazi per investimenti
. svalutazione euro ?
Comunque ci serve essere competitivi su questi terreni:

-          offerta politica elezioni 2013 che dia credibilità (salto di qualità della politica) e possibilità di largo consenso
-          produttività (costo per unità di prodotto)
-          costo energia / materie prime (politica energetica)
-          efficienza pubblica amministrazione  (snellimento, tempi più brevi di autorizzazione, meno soggetti, ecc)
-          liberalizzazioni di sistemi – chiave
-          lavoro (flessibilità + tutele + reimpiego)
-          giustizia civile (tempi e semplificazioni)
-          investimenti infrastrutturali
-          ricerca e istruzione
-          politica industriale a favore settori in crescita e senza sovvenzioni per settori dove è impossibile competere
-          modello di sviluppo (capitalismo micro- familiare ?, capitalismo finanziario ?, modello tedesco di economia sociale di mercato ?, impresa sociale ?)





Sulla prima sfida (superare l’emergenza), improvvisamente noi italiani ci stiamo muovendo con una certa velocità e determinazione, anche se rimangono moltissime incognite e, soprattutto, una discreta confusione su quali scelte politiche ed economiche prevarranno a livello europeo; confusione che non è dettata solo da interessi nazionali diversi e da nuove diffidenze tra popoli del Nord e del Sud Europa, ma anche da dubbi pesanti sulla capacità delle dottrine economiche tradizionali di affrontare con efficacia la situazione.
Ma se anche si riuscirà a non fallire tenendo sotto controllo i bilanci degli Stati e a farlo senza infilarsi in un tunnel di recessione e di conflitto sociale (e chi riesce a trovare la “chiave” per risolvere questo problemino è già da premio Nobel), comunque ci ritroveremo ancora con la fatidica domanda: e in futuro?
Riusciremo a crescere ? Come potrà aumentare il PIL nei prossimi anni ? Cosa fare per essere ancora fra 5 anni nel girone dei primi dieci paesi del mondo e non finire invece in serie B ? Come potranno i nostri figli e le future generazioni di italiani mantenere lo stesso tenore di vita di chi è più avanti negli anni ?
Il contesto politico nel quale fare le riforme è fondamentale. Ce la faranno la politica e i partiti a trovare in tempi brevissimi (2013) le formule che consentiranno di decidere e poi realizzare con passo deciso le numerosissime riforme di fondo di cui abbiamo bisogno per ridarci slancio ?
Per ognuno dei nodi prima elencati (politica energetica, riforma del lavoro, politica industriale, snellimento della pubblica amministrazione, eccetera eccetera) servono cambiamenti radicali e scelte decise. Sappiamo tutti come l’Italia, da questo punto di vista, sia un campione dell’immobilismo e della conservazione: grandi interessi e comportamenti quotidiani diffusi sono in grado di annacquare qualunque riforma.
Se c’è qualcuno che riesce a proporre un progetto condiviso di sviluppo e di cambiamento anche oltre l’emergenza batta un colpo. Al momento non si vede nessuno.

Enrico Oggioni
26 febbraio 2012





venerdì 9 marzo 2012

Il gioco delle tre tavolette in Regione Lombardia


La saga della Regione Lombardia continua. Malgrado le ripetute segnalazioni di incostituzionalità  del progetto di legge sul Piano Casa e le potenziali implicazioni penali della reiterazione di un atto legislativo illegittimo (lo era già la precedente legge sul Piano Casa del 2009), il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato tale progetto, assumendosi quindi gravi responsabilità , di cui sarà chiamato a rispondere, sul piano giudiziario e su quello politico. La Regione Lombardia, in cui quattro componenti su cinque dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio sono stati arrestati e/o inquisiti  per reati attinenti all'edilizia, ha ormai perso ogni credibilità. Non stupisce, quindi, che tale istituzione  (con la i minuscola) abbia fatto scempio della legalità ed abbia  ingaggiato una forsennata sfida allo Stato, che tanti danni ha prodotto ai cittadini, consentendo gravissimi abusi edilizi, ed anche, paradossalmente, ai costruttori che si proponeva di favorire e che, invece, ha messo nei guai.
Questi serissimi problemi sono trattati, in forma satitica, nella storiella seguente che mette in chiara evidenza lo scaltro, ma alla lunga perdente, calcolo che c'è dietro alle leggi regionali predette.


Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica


Il gioco delle tre tavolette nella Regione Lombardia

In Regione Lombardia c’è  un distinto signore detto Mr, che non sta per Mister ma per Mente raffinata, che ha inventato due magiche parolette “sostituzione edilizia” con le quali confondere il giocatore ignaro (il cittadino) per far vincere quello scaltro e suo complice ( il costruttore).
Mr tiene il banco e il gioco si svolge così: il giocatore fa una domanda, Mr fa girare vorticosamente le tre tavolette, poi ne alza una e legge, o fa finta di leggere, quello che c’è scritto.
Al primo giro passa un cittadino e dice: “ho visto nella legge regionale sul Piano Casa che si può fare una sostituzione edilizia; mi dici cos’è” “Volentieri” risponde Mr “la sostituzione edilizia non è altro che una ristrutturazione con demolizione del vecchio edificio e costruzione di un altro che, ovviamente, non deve rispettare la sagoma del precedente”. Il cittadino prende per buona la risposta e si allontana. Dopo poco il costruttore, munito di una semplice DIA (Dichiarazione Inizio Arttività)  piomba nel cortile cui si affaccia l’abitazione del cittadino e, in quattro e quattr’otto, costruisce un bel ecomostro, trasformando  un garage ad un piano in un palazzo di 7 piani (nella DIA c’è comunque scritto “ a volumetria invariata”), con le finestre a 4,80 metri da quelle del cittadino.
Qualche tempo dopo la Corte Costituzionale dichiara incostituzionale la norma regionale che consente di fare ristrutturazioni fuori sagoma perché contraddice quanto afferma il Testo Unico sull’edilizia.
Un amico  del cittadino “fregato” passa di fronte al banco  e dice “la Corte Costituzionale ha scritto che una ristrutturazione , per essere tale, deve mantenere la sagoma, se no è un’altra cosa; cos’è allora la sostituzione edilizia?”. Mr fa girare velocemente le tavolette, ne alza una e dice “ma certo, la sostituzione edilizia non è una ristrutturazione ma è un intervento che comporta aumento della volumetria e superamento della sagoma”. Il cittadino se ne sta e dopo non molto tempo si ritrova anche lui nel cortile un ecomostro che toglie il respiro. Questa volta al costruttore non è bastata la DIA ,ma ha dovuto ricorrere alla cosiddetta SuperDIA, che comporta il pagamento di oneri di urbanizzazione.
Un terzo cittadino, che conosce la vicenda dei primi due, si reca allora al banco e, in tono aggressivo , fa: “la Corte Costituzionale ha espressamente affermato che se una costruzione supera la sagoma della precedente è una nuova costruzione”: Dopo il solito giro delle tavolette, Mr si rivolge con un sorriso al giocatore e gli risponde” è quello che ho sempre detto; guarda cosa dice la legge sul Piano Casa “ la sostituzione  degli edifici….con un  nuovo organismo edilizio”. C’è scritto nella legge, non è colpa mia se i cittadini non sanno leggere”.
Sarà forse un caso ma, prima della sentenza della Suprema Corte, il 90%  degli interventi edilizi nei cortili  venivano classificati  come “ristrutturazioni”; dopo la sentenza, il 90% passa come “sostituzioni” . Magari una mano la danno anche i solerti funzionari del Comune, che si affrettano a cambiare versione a seconda della convenienza dei costruttori .
 Forse in futuro vedremo un 90% di “nuove costruzioni”, quando questa storiella sarà di pubblico dominio e non si potranno più confondere le carte.

^^^^^^^^

sabato 3 marzo 2012

Il conflitto Stato-Regione Lombardia continua

La Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica ha chiesto, tramite due appelli ai Consiglieri Regionali, la modifica della proposta di legge sul Piano Casa in due punti; uno dei quali  è stato opportunamente variato in seno alla Commissione Territorio, l'altro no.
Il 6 marzo inizia la discussione in sede di Consiglio plenario. In vista di tale evento la predetta Rete ha inviato la lettera seguente:



Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica
retecomitatiqualitaurbanistica@gmail.com


A:
Presidente
Assessore alla Casa
Assessore al Territorio e Urbanistica
Capi Gruppo dei Partiti
Consiglieri
della Regione Lombardia
p.c.:
Presidente del Consiglio dei Ministri
Ministro dello Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti
Procuratore della Repubblica di Milano
Sindaco
Assessore all’Urbanistica, Edilizia privata
Capi Gruppo dei Partiti
Consiglieri
del Comune di Milano
Organi d’informazione

Oggetto:  PDL 133 della Regione Lombardia

Questa comunicazione fa seguito ai due appelli recentemente inviati a tutti i consiglieri regionali della Lombardia ( ed ora trasmessi separatamente ai destinatari per conoscenza del presente messaggio) in cui abbiamo evidenziato il conflitto che si è creato fra la Regione Lombardia e le Istituzioni centrali dello Stato a seguito della invasione da parte della prima di aree normative di esclusiva competenza di quest’ultimo e della manifesta intenzione di non applicare la sentenza n. 309 del 23 novembre 2011 che ha bocciato talune norme regionali che consentivano di effettuare opere di ristrutturazione edilizia senza rispettare il “vincolo di sagoma” previsto dall’art. 3 del d.P.R. 380 del 2001.

Se il PDL 133 non venisse corretto nel senso da noi richiesto,  tale conflitto si acuirebbe e si protrarrebbe una straordinaria anomalia che ha prodotto due conseguenze di estrema gravità:
-          In base ad una normativa regionale incostituzionale ed eccessivamente permissiva si è consentito alla speculazione edilizia di aggredire molti cittadini i cui edifici sono prospicienti cortili , imponendo loro costruzioni spesso di grandi dimensioni all’interno di tali ambiti, che hanno deprivato i cittadini di spazi, luce e privacy e creato quindi le condizioni per potenziali danni biologici.

-          La stessa normativa ha illuso i costruttori di poter agire a proprio piacimento, infrangendo spesso le norme inerenti altezze, distanze e volumetrie,  dando vita a costruzioni che correttamente sono state definite “ecomostri” per il violento, negativo impatto sulla qualità della vita degli abitanti e sulla qualità urbanistica delle città.
Se, quando è stata emanata la legge regionale 12 del 2005 sul Governo del territorio, successivamente parzialmente bocciata dalla Suprema Corte, si poteva presumere la buona fede del legislatore regionale che forse non aveva pienamente valutato l’impatto di tale legislazione sul successivo, disordinato e opprimente sviluppo edilizio, tale presunzione è certamente venuta meno quando, a seguito dei rilievi mossi dal TAR della Lombardia a tale legge, la Regione è intervenuto nuovamente, con un atto legislativo  d’interpretazione autentica a effetto retroattivo  (legge regionale 7/2010 ), che mirava a confermare la possibilità di fare opere di ristrutturazione edilizia senza il  vincolo di sagoma. E’ impossibile che, in tale circostanza, il legislatore non si rendesse conto delle gravi conseguenze che tale disposizione avrebbe prodotto sia nei confronti dei cittadini che avrebbero subito il sopruso degli ecomostri, sia dei costruttori che avrebbero investito capitali in condizioni di estremo rischio. Si è trattato, ne più ne meno, di una sfida allo Stato nel tentativo di conquistare spazi di autonomia al di la delle proprie legittime competenze.
Il rischio predetto si è puntualmente materializzato quando la Corte Costituzionale è stata chiamata ad esprimersi sulla incostituzionalità di  tali norme e si è pronunciata, come era prevedibile, in senso affermativo. La conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale è che gran parte degli interventi edilizi sono stati necessariamente bloccati.
Aver creato questa difficile situazione è quindi una colpa grave.
Se poi la Regione insistesse, con l’approvazione del PDL 133 a riproporre norme palesemente incostituzionali,  si andrebbe oltre la colpa e sarebbe evidente l’intento doloso di tale comportamento, di fronte al quale i cittadini e le istituzioni preposte alla Giustizia non potrebbero restare inerti.
Vogliamo poi sottolineare che, a parte le potenziali  implicazioni predette, vi sarebbero delle forti conseguenze sul piano politico perché i cittadini agirebbero con estrema determinazione per fare in modo da punire, in sede elettorale, chi fosse autore di ulteriori soprusi.

Invitiamo, pertanto, ancora una volta il Consiglio Regionale che è chiamato a discutere il PDL 133 ad apportarvi le correzioni necessarie a fare in modo che lo stesso si conformi alle leggi dello Stato e alla sentenza delle Corte e che venga definitivamente fermata la possibilità di ulteriori ecomostri.
 A questo fine sarà opportuno che il Consiglio Regionali operi in sintonia con quello comunale che sta attualmente discutendo il PGT ed al quale abbiamo fatto pervenire un apposito appello che accludiamo alla presente.

La Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica .                                                Milano, 2 marzo 2012

sabato 25 febbraio 2012

Il quadro politico per il dopo Monti

Su una cosa tutti gli osservatori politici sono d'accordo e cioè che, quando sarà terminata l'esperienza di questo esecutivo, la politica italiana non potrà più essere come prima.
Il governo Monti ha infatti segnato una discontinuità rispetto a quelli passati ormai irreversibile, da vari punti di vista, dimostrando che:
-  si può fare politica in modo diametralmente opposto a quello, rissoso, inconcludente e di basso profilo che ha caratterizzato gli ultimi due decenni. Anche se il governo è formalmente "tecnico", non c'è nulla di più politico dei provvedimenti, spesso incisivi, che sta prendendo
-  la forma, in politica, è anche sostanza: la correttezza dei comportamenti, la frugalità, la trasparenza sono fattori che pagano sia in termini di consenso interno (dimostrato dai sondaggi) sia nel contesto internazionale ( dimostrato dall'unanime apprezzamento di rappresentanti istituzionali e della stampa esteri).l
- anche l'Italia può affrontare senza timidezze il tema della "grande coalizione" che è la formula adottata dal Paese europeo di maggior potenza e successo: la Germania. E' vero che le condizioni in cui si è formata la grande coalizione all'italiana, che aggrega partiti fino a ieri acerrimi nemici, è il frutto di condizioni eccezionali: il rischio di default del Paese, che avrebbe spazzato via  l'intera classe politica, se questa non avesse saputo fare un passo indietro. Ma la strada percorsa insieme dalle forze che sostengono il governo dimostra che anche da noi le cose possono cambiare.

 L'attuale esperienza politica ha creato le basi per la formazione di un nuovo partito che segua sostanzialmente le orme del Governo Monti e sia guidato, se non da lui, da un altro esponente di spicco dello stesso. Questo nuovo partito, effettivamente e non solo a parole liberista, si collocherebbe al centro dello schieramento politico e costituirebbe la base per le future coalizioni di governo.  Sarebbe il frutto di un complesso processo di scomposizione e ricomposizione delle attuali forze politiche Vi potrebbero confluire il PDL o quelle sue parti insofferenti alla coabitazione con la  componente ex Alleanza Nazionale, che ha una spiccata  vocazione statalista, la parte del  PD  più attenta alle ragioni della concorrenza e della libertà d'impresa in un contesto globalizzato, mentre la parte più orientata alla difesa dello stato sociale tradizionalmente inteso potrebbe fondersi o collegarsi con forze attualmente fuori dal Parlamento, come SEL, ma che vi rientreranno visto il consenso accumulato. Il Terzo Polo sarebbe una componente centrale di questo partito e ciò coronerebbe la lunga corsa intrapresa da Casini con l'uscita dalla coalizione del centro-destra.In questa scomposizione- ricomposizione delle forze politiche giocherebbe un ruolo rilevante anche la componente cattolica dei diversi schieramenti, che ha sofferto la diaspora e aspira non ad un "partito dei cattolici" ma ad una convergenza di forze d'ispirazione cristiana.
In questo contesto la Lega sarebbe in difficoltà per le sue posizioni di strenua difesa di interessi corporativi ( è embleatica al riguardo la vicenda delle quote latte) e quindi potrebbe essere marginalizzata in un quadro politico che punterebbe al recuperò di competitività del sistema Paese coniugando forti liberalizzazioni con una "rete di protezione" sociale  che consenta di tutelare i lavoratori nelle fasi di transizione, ma non i singoli posti di lavoro. l'IDV, recentemente caratterizzata da oscillazioni fra diverse posizioni politiche, dovrà decidere come coniugare  la protezione di fasce deboli con le esigenze poste dalla necessaria ripresa di competitività del sistema produttivo.
Anche se la partita fra le diverse "anime" dei principali partiti è ancora tutta da giocare e ne sono testimonianza le forti tensioni che attraversano sia il PDL che il PD, sembra esistere un accordo di massima fra le principali forze politiche per disegnare un nuovo quadro istituzionale che favorisca, attraverso meccanismi quali la sfiducia costruttiva , il potere per il premier di nomina e revoca dei ministri , la fine del bicameralismo perfetto e una significativa soglia di sbarramento per l'ingresso dei partiti in Parlamento, una maggiore governabilità, che è la "conditio sine qua non" per riportare l'Italia nel novero dei  Paesi moderni, dal quale ha  rischiato di uscire definitivamente.

mercoledì 22 febbraio 2012

Secondo appello ai Consiglieri della Regione Lombardia

Successivamente all'appello inviato al Consiglio Regionale e pubblicato nell'ultimo post, vi è stata una positiva evoluzione ad opera della Commissione Territorio che ha corretto una delle ragioni di illegittimità costituzionale del progetto di legge  sul "Piano Casa". Resta aperto, però, un altro importante aspetto, che ha indotto la Rete dei Comitati a formulare un secondo appello, riportato di seguito nelle sue due parti.
E' auspicabile che la Regione Lombardia si conformi pienamente a quanto disposto dalla Corte Costituzionale onde ristabilire un corretto rapporto interistituzionale e garantire i diritti dei residenti nelle aree interessate da nuovi interventi edilizi.
Anche questo può essere un utile contributo a fare dell'Italia un "paese normale".


Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica

Milano , 22 febbraio 2012


Appello ai Signori Consiglieri Regionali della Lombardia

Alleghiamo alla presente una nota che contiene alcune considerazioni sull’evoluzione del PDL 133 della Regione Lombardia, inerente il “Piano Casa”, a integrazione del primo appello sullo stesso tema , datato 7 febbraio  e fatto pervenire  sia in forma cartacea che elettronica.
Il documento, prendendo positivamente atto delle variazioni apportate dalla Commissione Territorio in merito alle costruzioni “fuori sagoma”, segnala l’esigenza di  un’ulteriore modifica al fine di rendere il PDL predetto pienamente aderente alle indicazioni date dalla Corte Costituzionale nella sua sentenza 309 del 21 novembre 2011 circa il rispetto della tipologia degli interventi edilizi  prevista dall’art.3 del d.P.R. 380 del 2001.
Chiediamo ai Signori Consiglieri di  esprimersi in modo favorevole alla modifica segnalata onde evitare il protrarsi del conflitto fra la Regione e le Istituzioni Centrali dello Stato.
Con i migliori saluti.
Il portavoce
Roberto Barabino

Rete dei Comitati per la qualità urbanistica

Evoluzione del PDL 133

La versione approvata dalla Giunta regionale  lombarda conteneva due profili di illegittimità costituzionale:
1 – la possibilità di costruire senza vincolo di sagoma, che confliggeva con la sentenza 309/2011 della  Corte Costituzionale.
Questo aspetto è stato corretto dalla Commissione territorio nella riunione del 13/2/2012, con adeguamento al decreto statale 70 /2011  che prevede solo gli adeguamenti necessari ad armonizzare l’edificio con quelli preesistenti
2 – l’ambiguo utilizzo dell’espressione “sostituzione edilizia” quasi che tale dizione costituisse un’autonoma tipologia  di intervento.
Questo aspetto non è stato ancora corretto e dovrà esserlo in sede di discussione in Consiglio, pena la certa impugnazione e l’altrettanto certa bocciatura di tale disposizione.  Non va infatti dimenticato che la ragione fondamentale della dichiarazione di incostituzionalità di parte della Legge regionale 12 /2005, è che la Regione era entrata in un territorio di esclusiva competenza dello Stato, quello appunto  della definizione delle categorie di interventi.
Come  la Corte  ha indicato , nella sua sentenza, al punto 2.2. delle considerazioni di diritto, l’art 3 del d.P.R. 380 del 2001:
“include, nella definizione di “ristrutturazione edilizia”, gli interventi di demolizione e ricostruzione con identità di volumetria e di sagoma  rispetto all’edificio preesistente….Quindi  un intervento di demolizione e ricostruzione  che non rispetti la sagoma dell’edificio preesistente…..configura un intervento di nuova costruzione e non di ristrutturazione edilizia”.
Le cose dovranno essere chiamate con il loro nome: gli interventi eccedenti il vincolo  di sagoma, sia pure per armonizzare il nuovo edificio rispetto agli edifici preesistenti, sono da classificare come nuove costruzioni, anche ai fini degli standard edilizi da rispettare.

^^^^^^^^^^^^

 

venerdì 10 febbraio 2012

Conflitto fra Stato e Regione Lombardia

Pubblico l'appello rivolto ai Consiglieri regionali della Lombardia dalla Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica ( di cui sono portavoce),  un'associazione fra gruppi di cittadini che si battono contro lo scempio urbanistico in atto a Milano e nella Regione. L'appello manifesta l'evidente contrasto fra una recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato alcune norme regionali in materia di edilizia e un Progetto di Legge, attualmente in discusssione, che vorrebbe reintrodurre le norme dichiarate incostituzionali.
Si viene così a creare un conflitto potenzialmente dirompente fra organi centrali e periferici dello Stato.
Dato che la normativa in oggetto è quella relativa al Piano Casa, la problematica descritta potrebbe esistere in altre regioni, considerando la rilevanza nazionale del tema. Invito i lettori di altre parti del Paese, che fossero al corrente di situazioni analoghe a comunicarmelo via mail all'indirizzo: retecomitatiqualitaurbanistica@gmail.com




Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica

APPELLO AI CONSIGLIERI REGIONALI CONTRO LA PROPOSTA DI LEGGE DELLA REGIONE LOMBARDIA
 SUL PIANO CASA

-         Con sentenza n. 309 del 21 novembre 2011 la Corte Costituzionale ha dichiarato la illegittimità costituzionale della Legge Regionale N. 12  del 2005 per il Governo del territorio nella parte in cui esclude  l’applicabilità del limite di sagoma alle ristrutturazioni edilizie mediante demolizione e ricostruzione e la norma della Legge Regionale N.7 del 2010 che prevedeva  la disapplicazione di diverse norme dello Stato in materia  edilizia.
Le motivazioni della sentenza sono le seguenti:
           
·        La definizione delle categorie di interventi edilizi è competenza dello Stato in quanto in conformità ad esse è disciplinato il regime dei titoli abilitativi, nonchè  agli abusi e alle relative sanzioni.

·        Se il legislatore regionale avesse discrezionalità in questa materia , la difformità normativa che si avrebbe fra le diverse regioni  produrrebbe rilevanti ricadute sul “paesaggio”
Tale sentenza è una chiara dimostrazione del fatto che la Regione Lombardia ha travalicato i suoi poteri e un’ indicazione a conformarsi ai principi fondamentali del diritto e alle norme dello Stato.

-         Invece di rispettare tali indicazioni la Regione, con il  Progetto di Legge  n. 133 del 2011  approvato dalla Giunta e in procinto di essere sottoposto al voto del Consiglio,  prevede  nuovamente  che, negli  interventi di  “sostituzione edilizia”, la ricostruzione possa avvenire senza vincolo di sagoma e con diversa allocazione entro il lotto di riferimento.
Questa norma viola i principi che stanno alla base delle predette motivazioni in quanto:

·        fa riferimento ad una categoria d’intervento, la “sostituzione edilizia”, inesistente nella normativa statale che disciplina la materia  (art. 3 del D.P.R. n.380 del 2001)

·        apre lo spazio ad abusi edilizi in quanto prevede la totale abolizione del vincolo di sagoma, mentre il decreto legge statale n. 70 del 2011
consente unicamente  “le modifiche della sagoma necessarie per l’armonizzazione con gli organismi edilizi esistenti”
Che la volontà della Regione fosse e sia quella di travalicare le proprie competenze lo dimostra con chiarezza quanto dichiarato nella riunione del 1/12/2011 della Commissione Territorio della Regione Lombardia, un esponente della stessa, l’Avv. Sala.
Circa il pronunciamento della Corte ha affermato:
“La sentenza della Corte costituzionale certamente va a colpire una delle innovazioni più significative della legge regionale numero 12, e cioè la possibilità di ricostruire a seguito di demolizione senza rispettare la sagoma dell’edificio preesistente. Una scelta che il legislatore regionale compì nel 2005 in modo consapevole, attaccata poi dal TAR e difesa dal legislatore regionale successivamente con una norma di interpretazione autentica”.
E, per quanto concerne il vincolo posto dal decreto legge n. 70/2011 sopra citata:
 Andiamo oltre questo principio del decreto legge numero 70 e diciamo chiaramente…che  la costruzione può avvenire senza vincolo di sagoma…”.

LA NORMA REGIONALE CHE ESCLUDE IL RISPETTO DEL VINCOLO DI SAGOMA, USCITA DALLA PORTA A CAUSA DELLA SENTENZA DELLA SUPREMA CORTE RIENTREREBBE  QUINDI DALLA FINESTRA DOPO POCO TEMPO, IN TOTALE SPREGIO DELLA PREDETTA SENTENZA, DEL BUON SENSO E DEGLI INTERESSI DELLA COLLETTIVITA’ ED  A VANTAGGIO OGGETTIVO DEGLI SPECULATORI CHE, GIA’ CON IL PRIMO PIANO CASA, HANNO FATTO NOTEVOLI DANNI URBANISTICI POTENDO DEROGARE  ALLA NORMATIVA VIGENTE ANCHE IN TERMINI  DI  VOLUMETRIE.
CON IL NUOVO PROGETTO DI LEGGE  LE DEROGHE VERREBBERO ULTERIORMENTE AMPLIATE

Oltre che un grave  e intollerabile sgarbo istituzionale, questa proposta è un   oltraggio ai cittadini che hanno già dovuto subire molti interventi edilizi impropri  in diverse aree urbane e che, a Milano in particolare, hanno  anche sofferto e stanno soffrendo per un  insensato piano di costruzione di box sotterranei che ha  portato alla devastazione di vie e piazze della città e messo a grave rischio la stabilità degli edifici.  E’ possibile anche vedervi gli estremi dell’eccesso di potere e dell’abuso d’ufficio, civilmente e penalmente sanzionabili.
Su questo progetto di legge si sono già espressi negativamente anche gli ordini degli architetti che hanno dato, in un loro documento,  questo giudizio: “In estrema sintesi il documento dimostra come il PdL 133 in oggetto sia fondamentalmente non condivisibile in quanto, proprio perché non basato su un attento monitoraggio degli effetti dei precedenti dispositivi di legge (segnatamente della l.r. 16 luglio 2009, n.13) e su un’accurata valutazione del contesto economico in atto, rischia di incentivare ulteriormente la produzione edilizia residenziale, già sovrabbondante, in un momento che richiede interventi di stimolo altamente selettivi”.
In base a quanto precede
 I  COMITATI DEI CITTADINI  CHE ADERISCONO ALLA RETE DICONO BASTA AGLI ABUSI EDILIZI E ALLO SCEMPIO URBANISTICO E CHIEDONO AL CONSIGLIO REGIONALE DI NON APPROVARE IL PROGETTO DI LEGGE N. 133, SIA PER QUANTO CONCERNE L’ABOLIZIONE DEL VINCOLO DI SAGOMA, SIA PER L’AUMENTO DELLE VOLUMETRIE.
Si riservano inoltre  di agire in tutte le sedi opportune ( politica, istituzionale, giudiziaria) al fine di vedere rispettati i loro diritti e i principi costituzionali ribaditi dalla Suprema Corte.
Milano, 7 FEBBRAIO 2012


sabato 28 gennaio 2012

Liberalizzazioni:la parola ai lettori

Il tema del post, suggerito da un frequentatore del blog è, come ha detto un altro partecipante, "quello all'ordine del giorno". Condivido l'opinione, espressa in un commento al post precedente, che il Governo stia facendo un ottimo lavoro ma che "nessuno è perfetto".
Ben venga, quindi, una riflessione critica e, magari, propositiva al riguardo. Pubblico i contributi di tre lettori, che sono diversi per taglio e tematiche trattate ma che pongono quesiti appropriati. Chiedo agli altri lettori di esprimersi in merito.

Professione forense
Il decreto "liberalizzazioni" comporterà l' abolizione del "tariffario" forense che stabilisce, per ogni attività compiuta dall' avvocato, un minimo ed un massimo .
Chiunque abbia un minimo di conoscenza del lavoro dell' avvocato, sa che per la predisposizione degli atti, ad esempio un precetto, devono essere indicate le voci di spesa di cui si chiede il pagamento.
Queste voci erano quantificate dal tariffario.
Con l' abolizione come verranno  redatti tutti questi atti?
Come verrà quantificato il " preventivo" di cui si parla, al cliente?
In caso di richiesta giudiziale di parcelle non pagate , come verranno liquidate dal giudice?
Come si determineranno le spese nelle procedure esecutive ora che non esiste più alcun parametro?
Sono tantissimi i casi in cui non si saprà come fare a portare avanti l' attività lavorativa.
Certamente non avrà mai avuto questo problema il Ministro che l' ha proposto, che ha come clienti politici e banche.
La vera liberalizzazione consisterebbe nell' abolizione dell' esame di stato e quindi un mercato aperto ai giovani, garantendo però a tutti una certezza nella determinazione del compenso.
Inoltre per tutte le categorie di lavoratori autonomi esiste un tariffario , vedi ad esempio quello delle Camere di Commercio.
A livello pratico si verrà a creare una situazione di paralisi totale non essendo di fatto possibile quantificare le spese nei vari atti dei procedimenti giudiziari.

Marina Colombo, avvocato

Imprese a partecipazione statale.

Si sta parlando molto, e giustamente, delle liberalizzazioni del nuovo governo Monti, che prevedono anche la privatizzazione delle imprese pubbliche, o la riduzione della loro partecipazione sotto il 40%, ma, a mio avviso, in un mondo di "diversamente onesti", questa cura è peggio della malattia.Secondo me le "imprese miste" sono molto pericolose, anche senza la maggioranza azionaria, perchè, oltre ad ingerenze di ogni tipo, tra gli interessi pubblici e quelli privati sono sempre i primi a farne le spese : gli utili sono privati e i debiti sono sempre pubblici.E' molto più logica una separazione netta tra chi lavora per lo Stato e chi per conto proprio, evitando di perstare il fianco ai soliti "furbetti del quartierino".   Non solo, sarebbe anche auspicabile che tutti i dipendenti dello Stato lavorassero 8 ore al giorno come tutti gli altri lavoratori, eliminando un ingiusto privilegio, fonte anche di doppio lavoro, nella migliore ipotesi in nero.    Si otterrebbe così un vero e consistente risparmio nelle spese dello Stato, diminuendo quella pletora burocratica che ci schiaccia.

Ermanno Pirola.


Stiamo attenti a chi aspetta di essere chiamato!!!

Centinaia di migliaia di pensionati e di persone vicine alla pensione 
non si sono stracciate le vesti, ne hanno bloccato l'Italia , anche se 
hanno perso i pensionati migliaia di euro ed i pensionandi almeno tre 
anni di pensione per un totale da 50.000 a più di 100.000 euro. Perchè 
le categorie ristrette ma rumorose perchè utilizzate o molto vicine  a 
professionisti, politici  e giornalisti devono fare tanto caos ? Che 
ci sia qualcuno che a parole è d'accordo ma aspetto che lo chiamino 
!!!. Lui ha i suoi canali ( la base del suo partito che ha sempre 
pensato al proprio particolare) . Stiamo attenti che vogliono tornare 
al potere anche se l'Italia va a picco.

Alfredo