Nel primo capitolo del bel libro di David Van
Reybrouck “ Contro le elezioni”, Feltrinelli – Settembre 2015, che consiglio di
leggere, sono spiegati i sintomi del malessere delle
“democrazie” occidentali, alcuni
dei quali ho già citati in un post
precedente e che ora espongo più compiutamente, ma sempre in estrema sintesi.
Essi
riguardano sia la legittimità, cioè
il grado di consenso che le forze politiche e le Istituzioni ottengono dal
popolo, sia l’efficienza, cioè la loro
capacità di agire e dare soluzione ai problemi.
Dal primo
punto di vista i sintomi più critici sono tre: la drastica riduzione del numero
dei votanti, la sempre minore presenza di
iscritti ai partiti, l’incostanza nelle scelte degli elettori. Tutto ciò
segnala una profonda disaffezione verso la politica, che perde gradualmente credibilità.
Anche sul
secondo aspetto vi sono tre elementi critici: la crescente difficoltà di formare i governi e la
loro endemica instabilità , gli scontri politici sempre più duri e “urlati”, la
pesante sanzione che spesso i partiti al
governo ottengono dagli elettori per gli scarsi risultati prodotti. L'inefficienza dei governi alimenta la sfiducia nel sistema e quindi riduce ancora
la legittimità, creando quindi un circolo vizioso.
Alla base di
tutto ciò ci sono due fenomeni importanti che influenzano fortemente e
negativamente la capacità della politica di soddisfare le attese dei cittadini:
-
La riduzione dell’ autonomia dei governi nazionali dovuta a pesanti vincoli sovranazionali ( ad es: UE, BCE, Fondo
Monetario, Trattati internazionali,
ecc,) e all’emergere di numerosi attori locali che sottraggono
potere all’esecutivo.
-
Lo strapotere del sistema mediatico che è alla costante ricerca della
“notizia” utile a fare “audience”e
che, come scrive Van Reybrouck “ preferisce
ingigantire conflitti futili piuttosto
che analizzare problemi reali, soprattutto in un periodo di calo delle quote di
mercato dell’audiovisivo”. Dice ancora
l’Autore “ogni deputato ….deve
distinguersi nel momento in cui
le telecamere stanno riprendendo….. Quando la voglia di essere notati ha la
meglio sulla gestione, quando la febbre elettorale diventa un’affezione
cronica, quando i compromessi sono costantemente tacciati come tradimenti…..il
Parlamento rischia l’anemia” E ancora “l’uomo politico di oggi può, o meglio deve,
urlare ai quattro venti le sue virtù – le elezioni e i media non gli lasciano
scelta – preferibilmente stringendo i pugni, contraendo i muscoli e spalancando la bocca”.
Questa sembra la “foto” di una seduta del Senato italiano ma,
evidentemente, tutto il mondo è paese
perché le cause profonde dei fenomeni sono le stesse in una realtà internazionale ormai largamente omologata.
Alla radice
della crisi vi sono, però, anche cause specifiche attinenti il sistema della rappresentanza
politica, alle quali l’Autore dedica il
secondo capitolo e di cui tratterò prossimamente.
Qualche
lettore avrà notato che ho messo fra virgolette la parola “democrazie”. Il
motivo sta nel fatto che, come ho segnalato in un precedente post ( “La
stanchezza della democrazia . 7/10/2015) il sistema elettorale è stato
storicamente concepito per dar luogo a
delle oligarchie e questo risultato è
stato puntualmente ottenuto, ma una martellante propaganda politica durata più
di due secoli, ha fatto credere ovunque
in Occidente che il potere stia veramente nel popolo. A questa mistificazione
rispondo con le virgolette per significare che oggi viviamo in pseudo
democrazie. In questo, pur essendo stato illuminato dal libro di Van Reybrouck,
le mie conclusioni sono alquanto più radicali di quelle dell’Autore che,
malgrado tutto, attribuisce ancora una patente di democrazia, sia pure
imperfetta, ai sistemi elettivi.