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martedì 8 maggio 2018

Di Maio e Salvini sono fuori strada

Premessa: il testo seguente è stato scritto prima del tentativo di formare un governo fra Cinque Stelle e Lega, con l'astensione di Forza Italia. Se tale tentativo andasse in porto, diverse considerazioni sarebbero superate e tornerebbe di attualità quanto scritto nel post del 23 marzo, visbile al seguente link:

http://civicum.blogspot.it/2018/03/di-maio-e-salvini-premier-rotazione.html
 
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Nella mail di presentazione del post “Di Maio e Salvini: premier a rotazione?” del 23 marzo,  ho scritto che  i due vincitori delle recenti elezioni non possono sfuggire alla congiunta responsabilità di dare al Paese un governo funzionante”.
 
Purtroppo, al termine de l travagliato periodo delle consultazioni, dobbiamo constatare che invece essi hanno fallito perché hanno frainteso la  loro vittoria, che in un contesto sostanzialmente proporzionale è necessariamente relativa, come se fosse stata una vittoria assoluta e si sono comportati di conseguenza, adottando atteggiamenti  perentori , ponendo condizioni  inderogabili e soprattutto stabilendo  esclusioni preventive ( il “ mai con Berlusconi” dei pentastellati e il “ mai con il PD “ della Lega) che sono del tutto incompatibili con la logica di un sistema elettorale proporzionale che si basa fondamentalmente sul “necessario compromesso” e nel quale le esclusioni possono anche starci, ma devono essere successive a tentativi seri di verifica delle rispettive posizioni su temi concreti.  Averle poste, invece, come precondizioni per trattare ha irrigidito le posizioni di tutti gli attori, compreso il PD. In questo contesto l’idea di poter convincere Berlusconi a fare una passo  indietro o di lato per dare il via libera ad un governo fra 5 Stelle e Lega era pura utopia, come i fatti hanno dimostrato.

Neanche il fragoroso fallimento delle consultazioni ha indotto i “nostri eroi” a più miti consigli: Di Maio e Salvini si sono permessi, compiendo un notevole sgarbo istituzionale, di bocciare un governo di garanzia prima ancora che il Presidente della Repubblica lo proponesse  e di indicare in modo quasi ultimativo date delle prossime elezioni che non compete a loro stabilire, per di più in pieno periodo estivo compiendo uno sgarbo anche nei confronti degli elettori. La ciliegina sulla torta è l’idea balzana  che le prossime elezioni siano un ballottaggio fra Lega e 5 Stelle.

L’impressione che si trae complessivamente da queste vicende è quella di “dilettanti allo sbaraglio”, che presumono di poter giocare ad un gioco più grande di loro. Ho scritto, al termine del post del 2 aprile, “ se i due vincitori non trovassero un solido accordo fra loro o con altre forze politiche, gli elettori li punirebbero certamente e severamente”. Rimango di questo avviso malgrado vengano fatti circolare risultati di sondaggi che indicherebbero un certo aumento delle preferenze per M5S e Lega in caso di elezioni a breve. A mio avviso, invece, in tale circostanza ci sarebbe un’impennata di astensioni come protesta per l’irresponsabilità delle forze politiche che potrebbe preludere ad un movimento popolare finalizzato a costituire una nuoa forma politica che, in post precedenti, ho indicato con il termine “Unito” perché la sua caratteristica principale sarebbe quella di superare  sia i vecchi steccati (destra – sinistra) si quelli nuovi ( globalisti – sovranisti) per offrire una “ricetta politica” che tenga conto delle diverse sensibilità e istanze dell’elettorato e punti, attraverso una giusta mediazione al proprio interno e con altre forze, alla tutele del bene comune, che i partiti e i movimenti vecchi e nuovi evocano spesso a parole ma che si dimostrano incapaci di perseguire.
Perché tale movimento prenda forma occorrono uomini politici, già sperimentati o nuovi, che abbiano il coraggio di dar voce alla maggioranza dei cittadini che non partecipa più ai riti elettorali ma che vorrebbero e potrebbero rimettersi in gioco. In tempi come  gli attuali, caratterizzati dalla totale fluidità dell’elettorato, tale nuova offerta, destinata a scombussolare un sistema politico paralizzato, potrebbe passare da zero a milioni di voti in poco tempo.

Se le forze politiche attuali vogliono esorcizzare questa eventualità, occorre che non rifiutino in modo aprioristico il “governo di garanzia”, che è l’unica possibilità di giungere, in modo ordinato, a nuove elezioni senza esporre il nostro Paese a gravi rischi sistemici.
Invito quindi i leader a riflettere attentamente  sulla situazione e sulle conseguenze che potrebbe avere il muoversi  ancora con logica solo di parte e sulla base di infondati calcoli elettorali di breve termine.