Quando un
sistema autoreferenziale ottiene successi, si sviluppa al suo interno in modo
quasi inevitabile , a causa della mancanza di confronti e di contrappesi, un “sentimento di onnipotenza” che porta chi lo governa e chi vi appartiene a ritenersi invincibile e a compiere azioni
avventate, spesso arroganti, che si ritorcono, prima o poi, contro chi le ha poste in atto, dando
luogo ad un sostanziale “effetto
boomerang”. Farò due esempi al riguardo.
Oggi il
sistema politico, malgrado le risse e grazie al diffuso trasformismo che ha
eliminato la tradizionale distinzione fra destra e sinistra consentendo di
trovare sempre le necessarie maggioranze, si sente molto più forte, rispetto
alla società civile, di uno o due anni fa e ciò spiega l’arroganza e la
mancanza di pudore con cui è stata gestita la
penosa questione del finanziamento ai partiti: si sono lasciati passare ben tre anni dalla
creazione di una Commissione di controllo sui bilanci, per accorgersi solo
all’ultimo momento ( o meglio, facendo finta di accorgersene solo allora) che
non c’erano abbastanza risorse affinché tale commissione completasse il suo
lavoro, ma sono bastate due ore per
approvare, in via definitiva, la
sanatoria che consente ai partiti di avere i finanziamenti senza alcun
controllo. Se ci fosse stata davvero l’intenzione di consentire le necessarie verifiche, sarebbe stato sufficiente
prolungare di un paio di mesi l’incarico alla commissione.
Il totale
dispregio della legalità e della volontà popolare con cui l’operazione è stata
condotta, indicano che chi è autore o
complice di quella “furbata” si ritiene al
di sopra della legge ed è convinto di farla franca, ma forse ha fatto i conti
senza l’oste. Va detto infatti che, mentre
fino a poco tempo fa il dissenso contro
l’arroganza del potere si è manifestato prevalentemente con l’astensione
elettorale, è ormai diffuso, in varie
fasce sociali e politiche, un
convincimento, che si esprime
esplicitamente nei sondaggi e si propaga in modo “carsico” mediante il passaparola,
mirante a mettere alla prova il Movimento 5 Stelle, che non è certo esente da pecche e da rischi ma che ha il pregio di non essere colluso con
l’oligarchia dominante, oramai invisa ai più. La prima verifica si avrà
alle prossime elezioni amministrative romane, ma la vera sfida sarà quella
delle politiche previste per il 2018. Questo spiega perché i partiti tradizionali intendano modificare la legge elettorale in
gestazione, per passare dal premio al
primo partito a quello alla coalizione; in questo modo si pensa di sbarrare la strada ai 5 Stelle che non
solo attualmente disponibili ad apparentamenti elettorali.
Questa diga potrebbe però essere
facilmente infranta dall’elettorato se, con l’esito delle amministrative, si
percepisse la possibilità di dare una spallata definitiva al sistema. Questo potrebbe portare al voto con
ottica antagonista, in occasione delle prossime elezioni politiche, buona parte
del 50% del corpo elettorale che attualmente si astiene dal voto.
Il secondo
esempio di “sindrome di onnipotenza” riguarda l’intervento del Premier nei
confronti degli organismi europei che hanno manifestato perplessità sulla
nostra legge di stabilità. Il Capo del
Governo, che si sente ovviamente forte per aver portato a casa le riforme ed
avere quindi acquisito un maggior potere contrattuale, si è lanciato in un’azzardata
affermazione, dicendo che, se la legge di stabilità venisse bocciata, la
ripresenterebbe tale e quale. Va detto però, a proposito della manovra
finanziaria, che essa copre in modo del tutto prevalente il taglio delle tasse
con il deficit, facendo quindi aumentare il debito pubblico già a livelli
stratosferici, ed ha fortemente
ridimensionato la “spending review”, il che la rende oggettivamente fragile e
suscettibile di essere sanzionata se il livello dello scontro con l’Europa
dovesse acuirsi. Esercitare
legittimamente la propria forza contrattuale nelle giuste sedi istituzionali
non ha niente a che vedere con “esibizioni muscolari” che possono servire a
livello propagandistico ma sono del tutto controproducenti ai fini della credibilità
internazionale di un leader.
Se non vogliono perdere su entrambi i fronti,
sia il Governo che le tradizionali forze di opposizione dovranno fare, se ne
sono capaci, un grande bagno di umiltà
ed uno sforzo serio per ascoltare la voce del popolo e
dell’Europa. Solo un atteggiamento realmente mutato può ricreare fiducia
all’interno e all’esterno del Paese. Altrimenti ne pagheranno inevitabilmente
le non lievi conseguenze.