Una delle caratteristiche
degli italiani che più stupisce gli stranieri è l’irresistibile tendenza all’autoflagellazione,
che è sempre esistita, anche nei periodi di vacche grasse, e che si è
fortemente acuita con la crisi in atto. Questa tendenza contrasta singolarmente
con la creatività, il buon gusto e l’apprezzabile stile di vita di molti
connazionali, che gli stranieri spesso ci invidiano.
Questa
caratteristica si riflette fortemente sulle analisi che vari opinionisti fanno
delle cause delle nostre difficoltà passate ed attuali ed ha raggiunto l’acme nel
lunghissimo editoriale (oltre una
pagina) di Ernesto Galli della Loggia nel Corriere della Sera del 20 ottobre
che inizia così “L’Italia non sta
precipitando nell’abisso: Più semplicemente si sta perdendo, sta lentamente
disfacendosi”. Gli aspetti della crisi che cita sono numerosi, a partire
dall’ “economia che è l’aspetto più
evidente, ma solo perché è quello più facilmente misurabile. In realtà si
tratta di qualcosa di più vasto e profondo”. E a questo proposito dice
(cito solo piccoli passi delle argomentazioni portate): “tutte le nostre istituzioni appaiono arcaiche”…. “del sistema politico è inutile dire perché ormai
è gia stato detto tutto mille volte”…….”cade a pezzi tutto il nostro sistema
culturale”…..”siamo ai vertici di quasi tutte le classifiche negative europee”….anche
il tessuto unitario del Paese si va progressivamente logorando”. La critica
investe poi i capitalisti italiani in merito
alle “ aziende pubbliche che i suddetti hanno acquistato dallo Stato,
perlopiù a prezzo di saldo , e che ….. hanno condotto al disastro” ed anche le banche “organismi che invece di essere un volano per l’economia nazionale si rivelano ogni giorno di più una palla al
piede” e non risparmia neppure la
società civile “…che naturalmente non
legge un libro neppure a spararle”.
La conclusione
è che “ di tutte queste cose si nutre lo
scoraggiamento generale che guadagna sempre più terreno ….mentre comincia a
serpeggiare sempre più insistente l’idea che per l’Italia non ci sia più
speranza”.
E’ evidente che molte delle critiche sono pienamente
centrate ma quello che è, a mio avviso, inaccettabile è il tono apocalittico e la logica che sta
dietro a questo ragionamento e cioè il voler vedere
e insistere solo sugli aspetti negativi, senza fare neppure un tentativo
di cercare i punti di forza che pure il nostro Paese ha e solo sui quali si può
pensare di costruire una via d’uscita. Chi si occupa professionalmente di
gestione del cambiamento in sistemi complessi sa bene che la diagnosi dei
problemi è il primo passo ma che il cambiamento non può avvenire solo cercando
di correggere gli errori e le debolezze messe in luce dalla stessa. Occorre
invece capire quali risorse ha il sistema per reagire alla malattia e rimettersi
in salute e fare leva soprattutto sulla loro valorizzazione.
Fortunatamente
a Galli della Loggia (e a Piero
Ostellino che ha scritto un editoriale successivo di analogo tenore), hanno
risposto Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sempre sul Corriere della Sera
del 24 ottobre con un editoriale intitolato “Lasciate spazio a chi sa fare”, in
cui, dopo aver riconosciuto che quella di Galli della Loggia “ E’ una descrizione dell’Italia molto
deprimente ma che purtroppo in qualche modo coglie nel segno”, aggiungono “ Altri dati però raccontano un Paese
diverso: Quello più significativo è l’attivo della nostra bilancia commerciale…..manteniamo
le nostre quote di mercato … ci sono imprese che hanno grande successo sui
mercati internazionali…. e non è una divisione fra Nord e Sud… le esportazioni
sono cresciute dell’11% in Puglia e del 10,7% in Toscana mentre il Nord Est è
fermo. Ma ad essere positivi ci sono
anche altri elementi: alcuni dei
nostri licei fanno invidia a quelli del Nord Europa ed alle migliori high school inglesi e
americane. Nei programmi di dottorato dei più prestigiosi atenei del mondo gli
studenti italiano sono sempre fra i più bravi. Vi sono decine di giovani
professori italiani con cattedre nelle prime università americane, medici negli
ospedali più ambiti” E poi: c’è eccellenza anche nel settore pubblico: lo
staff di economisti della Banca d’Italia è
considerato uno dei migliori in assoluto….I funzionari che..gestiscono
il nostro debito pubblico sono rispettati dagli investitori di tutto il mondo…..Un
Paese in cui tutti sono mediocri, quello sì sarebbe senza speranza. Ma non è il
caso dell’Italia. Per ricominciare a crescere basterebbe trasferire risorse ed energie dal Paese che non funziona a quello che cammina e spesso corre”.
“Servono imprenditori che sappiano
assumersi i propri rischi… dobbiamo avere il coraggio di mandare a casa i professori
fannulloni … .e i sindacati devono convincersi che più flessibilità non
significa meno ma più lavoro… Ma per fare tutto ciò serve un grande sforzo
comune che cominci dalla classe dirigente….A essere convinta però non deve essere la sola classe dirigente
ma tutti noi”.
Mi sembra
opportuno citare, in merito ai talenti italiani all’estero quanto scrive Beppe
Severgnini nella sua rubrica “Italians” del 24 ottobre “ E’ italiano, di Padova, il professore d’inglese di Eaton Insegnare lingua inglese a Eaton e Oxford è
come dirigere il samba al carnevale di Rio. Chi ci riesce? Gli italiani”.
Sempre sul
versante positivo segnalo anche quanto detto da Matteo Renzi in una recente intervista: se diventerà segretario del PD affronterà il
cambiamento necessario “non con il cacciavite, ma con il Caterpillar”,
rispondendo quindi implicitamente a Galli della Loggia che, nel citato articolo
scriveva: “Mai come oggi, infatti,
abbiamo bisogno di segni coraggiosi di discontinuità, di scommesse audaci sul
cambiamento, di gesti di mutamento radicale”.