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mercoledì 21 febbraio 2018

Bocciatura dei programmi elettorali



Da quando è iniziata la campagna elettorale molti opinionisti ed esperti hanno sottolineato e stigmatizzato, nella stampa e in TV,  il proliferare di messaggi demagogici, pieni di promesse impossibili da mantenere. Ma oltre a questa doverosa denuncia, sta emergendo un fenomeno non presente, nelle attuali dimensioni, in occasione di precedenti elezioni: lo sforzo attento e soprattutto quantitativo di verificare  la concretezza e il costo delle iniziative proposte nonché  le relative coperture. Cito alcune fonti 

1 – L’Istituto Carlo Cattaneo  ha messo in evidenza, considerando le 11 maggiori forze politiche, che i loro programmi, con una sola eccezione, contengono affermazioni generiche  nel 70 / 80% dei casi e solo il 20 / 30% di proposte politiche verificabili dai cittadini.

2 – Il quotidiano La Repubblica ha iniziato a pubblicare dettagliate analisi dei programmi dei partiti e movimenti, mettendo a confronto le stime di costo fatte dagli stessi (quando esistono) con i calcoli fatti dal Prof. Roberto Perotti, docente alla Bocconi e già Commissario governativo per la “spending review”. I suoi calcoli   non si discostano molto dalle stime da me fatte nel post del 20 gennaio “ Programmi elettorali: lettera aperta ai leader politici”, ma ha aggiunto alle 4/5 voci da me esaminate per ciascun partito molte altre di diversa dimensione, il che porta il “conto” dei costi a livelli ben più elevati di quelli da me indicati:

PD, il costo totale è pari a 56,4 miliardi annui di cui 39,7 per maggiori spese e 16,7 per minori entrate fiscali,  espansibile  di svariati miliardi considerando anche quelle più generiche ( 30 voci di spesa e 5 di entrate). Questa cifra è stata contestata in un articolo di Tommaso Nannicini (uno degli estensori del programma del PD) che ha parlato di 35 miliardi, ma considerando solo alcune voci prese in esame da Perotti. Va notato che il PD non indica le coperture per far fronte ai costi predetti.

5 Stelle: il costo totale è di 108 miliardi annui, di cui 80 per maggiori spese e 28 per minori entrate  il Movimento ha calcolato un costo totale di 78,5 miliardi annui, di cui 62,5 di maggiori spese e e 16 di minori entrate . Il Movimento indica coperture pari a 79 milliardi, con un avanzo di 0,5 miliardi mentre Perotti le stima pari a 45 miliardi, con un disavanzo di 63.

Centrodestra: il programma non dà indicazioni di costo ma segnala numerosi interventi che comportano  maggiori spese o minori entrate: Perotti stima l’onere complessivo fra i 171 e i 300 miliardi, con una copertura di 10

Leu: non ci sono indicazioni di costo ma è stata presentata dal partito una simulazione da cui risulterebbe che  le maggiori spese e le minori entrate sarebbero coperte, da un recupero dell’evasione fiscale e dall’aumento del PIL conseguente agli investimenti pubblici, con riduzione del deficit, del debito e della pressione fiscale. Tale ipotesi  è ritenuta da Perotti totalmente improbabile e non misurabile.

3 – ll canale televisivo  La 7 ha iniziato il 5 febbraio una trasmissione quotidiana di analisi e giudizio non solo dei programmi ma anche di numerose dichiarazioni fatte dai leader politici in merito agli stessi. La trasmissione condotta da Marco Fratini dura circa 35 minuti con inizio alle ore 19,15 ed utilizza la metafora calcistica della VAR che consente di verificare in tempo reale le dichiarazioni scritte o verbali dei politici, Il conduttore si avvale, come nel calcio, di due possibili sanzioni: il “cartellino giallo” e quello “rosso” a seconda della minore o maggiore gravità degli eventuali errori commessi. Il giudizio è affidato a due esperti ( di economia, di diritto, ecc.), di cui uno è presente in studio e l’altro è collegato da lontano. Fra gli esperti economici, oltre a Perotti, ci sono stati:  Carlo Cottarelli,  Marcello Messori, Marcello Minenna, Francesco  Daveri, Enrico  Giovannini ed altri, che si sono avvicendati nelle varie trasmissioni fin qui realizzate.
Il giudizio complessivo che emerge è assai severo: hanno ricevuto il “cartellino eosso” tutte le maggiori proposte fatte dai partiti / movimenti: Flat Tax, Eliminazione Legge Fornero,  Reddito di cittadinanza e simili, Sostegno alle famiglie, Condono, Riduzione del debito pubblico, Riduzione contributi all’Europa.
Le ragioni della bocciatura sono molteplici:
-          Il complesso degli oneri che , a seconda della forza politica considerata, può andare da un minimo di 50 circa  ad un massimo di 300 miliardi anno è assolutamente incompatibile con l’esigenza di riequilibrare i conti  pubblici e di ridurre il debito.

-          Nella maggioranza dei casi non sono indicate le fonti per la copertura degli oneri o, se lo sono, si rivelano inconsistenti

-          Vi sono evidenti e incomprensibili superficialità:  ad esempio non diamo all’Europa 20 miliardi e ne riceviamo solo 12 , come molti dicono , ma ne diamo  solo 14 e potremmo riceverne 12 se li spendessimo, cosa che non facciamo.  Altro esempio  il dimezzamento della auto blu fra il 2016 e il 2017 dichiarato dal PD  non è dovuto a risparmi ma al dimezzamento della platea considerata, per esclusione del parco auto di Enti come ASL, VV.FF, ecc., erroneamente inseriti nel primo calcolo.

La situazione descritta non consente di fare la comparazione fra i programmi , in base ad alcuni criteri di valutazione, che avevo ipotizzato in un precedente post e impone di affermare che i programmi delle forze politiche sono, in sostanza, “libri dei sogni” ai quali non può essere attribuita alcuna credibilità.
Va però detto che l’opera di controllo di cui si è riferito ha indotto alcune forze a cercare di quantificare i costi delle loro promesse che erano del tutto assenti nei programmi presentati al Ministero dell’Interno, il che fa sperare che in futuro saranno più restii a “spararle grosse”, soprattutto se la pressione dei media e dell’opinione pubblica verrà accentuata.

giovedì 8 febbraio 2018

Una visione strategica per l'Italia


I programmi elettorali resi noti dal Movimento 5 Stelle, dalla coalizione del centrodestra e dal PD sono accomunati dal fatto di contenere un certo numero di punti  (da 10 a 100) ma di mancare di una visione d’insieme che dia il senso di un traguardo da raggiungere e della direzione di marcia per conseguirlo.  E’ un limite che viene da lontano perché non vi è mai stato storicamente un orientamento di tipo strategico nel nostro sistema politico, che si è sempre mosso con una prospettiva di breve o brevissimo termine. Tale limite non potrà, molto probabilmente, essere superato prima della prossima tornata elettorale, ma vale la pena proporre qualche considerazione al riguardo come stimolo ad un miglioramento della qualità dei programmi elettorali. A questo scopo proponiamo alcuni scenari di fondo, con relative opportunità e minacce, e poi il ruolo che il nostro Paese può giocare in tale contesto. Le riflessioni seguenti vanno viste come uno stimolo di  tipo metodologico, con alcuni contenuti esemplificativi, che dovrebbero essere integrati e/o modificati inn rapporto alle priorità economiche, sociali e culturali caratteristiche di ciascuna forza politica.

1 – Scenari 

Tre sono i macrotrend già in atto che caratterizzeranno la realtà del mondo futuro:

- una straordinaria rivoluzione tecnologica, portatrice di un marcato e duraturo sviluppo economico, caratterizzato però da crescenti diseguaglianze sociali

- Una inarrestabile globalizzazione, di cui va corretto il carattere selvaggio che ha depauperato le classi medie del mondo occidentale

- Un profondo mutamento nel mercato del lavoro, con scomparsa di gran parte delle mansioni attuali, anche intellettuali, sostituite da automazione e intelligenza artificiale e la nascita di nuove professioni in campi inesplorati

Le grandi potenzialità e minacce di questo scenario devono fare i conti anche col rischio, ben evidenziato dalla comunità scientifica internazionale in occasione di due recenti convegni mondiali, di un possibile predominio delle macchine intelligenti sulla specie umana.

2 – Opportunità per il nostro Paese

L’impetuosa crescita dei Paesi emergenti comporta la comparsa sui mercati mondiali di alcuni miliardi di nuovi consumatori, con aumento esponenziale della domanda di beni e servizi. In tale contesto l’Italia ha i seguenti punti di forza:

- Una struttura industriale di tutto rispetto ( la seconda in Europa)
- Una posizione rilevante nell’automazione dei processi (siamo fra i maggiori produttori e fruitori di robot)
- La leadership mondiale nel patrimonio culturale
- Eccellenze in tutti i settori che contribuiscono al miglioramento della “qualità della vita” ( design, moda, enogastronomia, sanità, ecc,)

Tali punti di forza sono sottesi da due caratteristiche distintive del nostro popolo: creatività e buon gusto. Su questi fattori deve basarsi il nostro ruolo nella competizione economica e politica globale. 

3 – Obiettivi e strategie
L’obiettivo principale è fare del nostro Paese un protagonista nello sviluppo economico e sociale della società globalizzata, in cui la politica deve tornare a dare indirizzi alla società e non subire quelli dei potentati economici e finanziari. Ovviamente questo ruolo va giocato anzitutto in ambito europeo per dare slancio ad un progetto realmente vitale, non più frenato da pesanti e inaccettabili condizionamenti burocratici.
Di seguito sono indicati, a titolo di esempio, tre settori chiave da potenziare affinché il nostro Paese possa metaforicamente , “giocare in Champions League”

3.1 – Intelligenza artificiale
La competizione è estrema e giocata da colossi multinazionali con risorse superiori a quelle degli Stati, ma l’Italia, proprio per le sue superiori doti di creatività, può aspirare a ritagliarsi uno spazio significativo anche nell’area più delicata e impegnativa, cioè il controllo delle macchine affinché il loro enorme potenziale non si ritorca contro l’umanità.
Possiamo contare a questo scopo sulla nostra rilevante posizione nel mondo della robotica, e sulla presenza di Istituti scientifici e tecnologici di alto livello (es. Istituto Italiano di Tecnologia, Scuola Normale di Pisa, Scuola superiore Sant’Anna, ecc.) già ben posizionati nel settore.
L’esigenza primaria è di mettere a sistema le numerose eccellenze che abbiamo in campo scientifico, universitario e industriale : lo Human Technopole, che sta sorgendo nel sito che ha ospitato EXPO è un buona iniziativa da citare al riguardo.

3.2 – Stile di vita
Ciò che gli stranieri più invidiano agli italiani è il già citato connubio fra creatività e buon gusto che ha sempre storicamente prodotto, in epoche diverse, una testimonianza di bellezza e un saper vivere che oggi si traduce anche in un tasso di longevità secondo solo a quello del Giappone.
Anche in questo caso si tratta di collegare e creare sinergie fra i diversi ambiti che toccano la qualità della vita (basta pensare, ad esempio, al nesso fra il cibo mediterraneo e la salute o a quello fra successi negli sport motoristici e valorizzazione dei” brand “ italiani anche di altri settori). 

3.3. – Turismo di qualità
Il turismo diventerà probabilmente il settore trainante dell’economia planetaria e il Bel Paese ha tutte le carte in regola per tornare ad essere il punto di riferimento mondiale in questo ambito (oggi siamo superati da Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina), puntando soprattutto alla fascia alta dei flussi turistici, che può essere particolarmente attratta dal nostro ineguagliabile patrimonio artistico e culturale.
Questo obiettivo richiede lo sviluppo di alcune linee d’azione di cui citiamo ad esempio:
3.3.1. – Sistemazione idrogeologica e messa in sicurezza del territorio: in quest’ottica le spese per prevenire le calamità naturali non vanno più viste come pesanti oneri ma come un autentico investimento produttivo.
3.3.2 – Ammodernamento del patrimonio alberghiero: per rispondere in modo adeguato alle aspettative della fascia alta del mercato
3.3.3 - Riqualificazione dei borghi storici: come dimostrano alcune più o meno recenti esperienze, tale azione può arricchire l’offerta turistica con autentici, inimitabili gioielli.

Auspichiamo che questi spunti possano avviare un dibattito all’interno e fra le forze politiche che vogliono contribuire incisivamente alla crescita economica e sociale del Paese.
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