Da quando è
iniziata la campagna elettorale molti opinionisti ed esperti hanno sottolineato
e stigmatizzato, nella stampa e in TV, il proliferare di messaggi demagogici, pieni
di promesse impossibili da mantenere. Ma oltre a questa doverosa denuncia, sta
emergendo un fenomeno non presente, nelle attuali dimensioni, in occasione di
precedenti elezioni: lo sforzo attento e soprattutto quantitativo di
verificare la concretezza e il costo
delle iniziative proposte nonché le
relative coperture. Cito alcune fonti
1 – L’Istituto Carlo Cattaneo ha messo in evidenza, considerando le 11
maggiori forze politiche, che i loro programmi, con una sola eccezione,
contengono affermazioni generiche nel 70
/ 80% dei casi e solo il 20 / 30% di proposte politiche verificabili dai
cittadini.
2 – Il quotidiano La Repubblica ha iniziato
a pubblicare dettagliate analisi dei programmi dei partiti e movimenti,
mettendo a confronto le stime di costo fatte dagli stessi (quando esistono) con
i calcoli fatti dal Prof. Roberto Perotti, docente alla Bocconi e già
Commissario governativo per la “spending review”. I suoi calcoli non si discostano molto dalle stime da me
fatte nel post del 20 gennaio “ Programmi elettorali: lettera aperta ai leader
politici”, ma ha aggiunto alle 4/5 voci da me esaminate per ciascun partito
molte altre di diversa dimensione, il che porta il “conto” dei costi a livelli
ben più elevati di quelli da me indicati:
PD, il costo totale è pari a 56,4 miliardi annui di cui 39,7 per maggiori spese e 16,7 per
minori entrate fiscali, espansibile di svariati miliardi considerando anche quelle
più generiche ( 30 voci di spesa e 5 di entrate). Questa cifra è stata
contestata in un articolo di Tommaso Nannicini (uno degli estensori del
programma del PD) che ha parlato di 35
miliardi, ma considerando solo alcune voci prese in esame da Perotti. Va
notato che il PD non indica le coperture per far fronte ai costi predetti.
5 Stelle: il costo totale è di 108 miliardi annui, di cui 80 per
maggiori spese e 28 per minori entrate il Movimento ha calcolato un costo totale
di 78,5 miliardi annui, di cui 62,5
di maggiori spese e e 16 di minori entrate . Il Movimento indica coperture pari
a 79 milliardi, con un avanzo di 0,5 miliardi mentre Perotti le stima pari a 45
miliardi, con un disavanzo di 63.
Centrodestra: il programma non dà indicazioni di
costo ma segnala numerosi interventi che comportano maggiori spese o minori entrate: Perotti
stima l’onere complessivo fra i 171 e i
300 miliardi, con una copertura di 10
Leu: non ci sono indicazioni di costo ma è
stata presentata dal partito una simulazione da cui risulterebbe che le maggiori spese e le minori entrate
sarebbero coperte, da un recupero dell’evasione fiscale e dall’aumento del PIL
conseguente agli investimenti pubblici, con riduzione del deficit, del debito e
della pressione fiscale. Tale ipotesi è
ritenuta da Perotti totalmente improbabile e non misurabile.
3 – ll canale televisivo La 7 ha iniziato il 5 febbraio una
trasmissione quotidiana di analisi e giudizio non solo dei programmi ma anche
di numerose dichiarazioni fatte dai leader politici in merito agli stessi. La
trasmissione condotta da Marco Fratini dura circa 35 minuti con inizio alle ore
19,15 ed utilizza la metafora calcistica della VAR che consente di verificare
in tempo reale le dichiarazioni scritte o verbali dei politici, Il conduttore
si avvale, come nel calcio, di due possibili sanzioni: il “cartellino giallo” e
quello “rosso” a seconda della minore o maggiore gravità degli eventuali errori
commessi. Il giudizio è affidato a due esperti ( di economia, di diritto,
ecc.), di cui uno è presente in studio e l’altro è collegato da lontano. Fra
gli esperti economici, oltre a Perotti, ci sono stati: Carlo Cottarelli, Marcello Messori, Marcello Minenna,
Francesco Daveri, Enrico Giovannini ed altri, che si sono avvicendati
nelle varie trasmissioni fin qui realizzate.
Il giudizio
complessivo che emerge è assai severo: hanno ricevuto il “cartellino eosso” tutte
le maggiori proposte fatte dai partiti / movimenti: Flat Tax, Eliminazione
Legge Fornero, Reddito di cittadinanza e
simili, Sostegno alle famiglie, Condono, Riduzione del debito pubblico,
Riduzione contributi all’Europa.
Le ragioni
della bocciatura sono molteplici:
-
Il
complesso degli oneri che , a seconda della forza politica considerata, può
andare da un minimo di 50 circa ad un
massimo di 300 miliardi anno è assolutamente incompatibile con l’esigenza di
riequilibrare i conti pubblici e di
ridurre il debito.
-
Nella
maggioranza dei casi non sono indicate le fonti per la copertura degli oneri o,
se lo sono, si rivelano inconsistenti
-
Vi
sono evidenti e incomprensibili superficialità:
ad esempio non diamo all’Europa 20 miliardi e ne riceviamo solo 12 ,
come molti dicono , ma ne diamo solo 14
e potremmo riceverne 12 se li spendessimo, cosa che non facciamo. Altro esempio
il dimezzamento della auto blu fra il 2016 e il 2017 dichiarato dal
PD non è dovuto a risparmi ma al
dimezzamento della platea considerata, per esclusione del parco auto di Enti
come ASL, VV.FF, ecc., erroneamente inseriti nel primo calcolo.
La
situazione descritta non consente di fare la comparazione fra i programmi , in
base ad alcuni criteri di valutazione, che avevo ipotizzato in un precedente
post e impone di affermare che i programmi delle forze politiche sono, in
sostanza, “libri dei sogni” ai quali non può essere attribuita alcuna
credibilità.
Va però
detto che l’opera di controllo di cui si è riferito ha indotto alcune forze a
cercare di quantificare i costi delle loro promesse che erano del tutto assenti
nei programmi presentati al Ministero dell’Interno, il che fa sperare che in
futuro saranno più restii a “spararle grosse”, soprattutto se la pressione dei
media e dell’opinione pubblica verrà accentuata.