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sabato 6 settembre 2014

Tagliare le spese non basta, ma si deve



E’ vero che di sola austerità si muore, ma ciò  che i politici ,e gli italiani che li hanno eletti, fingono spesso di non capire è che se non si fanno davvero le riforme, soprattutto quelle economiche, il nostro Paese sarà, prima o poi, sbranato dai mercati finanziari che attualmente sono molto tranquilli (basta vedere l’andamento dello spread) ma  che potrebbero darci un brusco risveglio se si convincessero che ancora una volta non stiamo facendo sul serio.
Il  governo  Renzi è partito con le migliori intenzioni e con grande dinamismo: ha avviato con rapidità numerose iniziative, dalle revisioni  istituzionali, al jobs act, alle riforme della giustizia e della Pubblica Amministrazione,  all’erogazione degli i 80 euro  ai lavoratori meno abbienti ma, a parte quest’ultimo provvedimento, sembra intenzionato ad agire  soprattutto sulle riforme “a costo zero” che, pur essendo utili, non risolvono la questione di fondo , cioè l’incapacità di ridurre il mostruoso debito pubblico che ci opprime.  Questa riduzione non si può fare solo con misure straordinarie, come la vendita delle aziende e degli immobili pubblici, ma richiede un sostanziale aumento dell’avanzo primario nel bilancio dello Stato e ciò non può avvenire se non affrontando i tre più grandi capitoli di spesa: la sanità,le pensioni, il costo dei dipendenti pubblici.
 Luca Ricolfi, in un recente editoriale su “La Stampa” ha evidenziato chiaramente  il bivio di fronte a cui si trova ogni leader politico quando arriva al governo.  Fare le riforme, passare  forse alla storia e perdere sicuramente le elezioni.  Oppure limitarsi agli annunci, ai rinvii, agli accomodamenti e sopravvivere per un lasso di tempo. Come ha osservato, sempre su “La Stampa” Massimo Gramellini, citando le precedenti considerazioni del collega, “ una cosa è pacifica: se le riforme tolgono consenso significa che in realtà i cittadini non le vogliono. Accusano i politici di essere conservatori, ma i primi a non desiderare un cambiamento sono  loro.   E anche loro nella pratica quotidiana tengono un comportamento opposto a quello ostentato nelle dichiarazioni pubbliche. A parole reclamano tagli alla macchina statale,agli enti locali, alle burocrazie, alle corporazioni, Nei fatti ogni volta che qualcuno si azzarda a realizzare in minima parte uno di questi applauditissimi propositi viene sommerso dalle proteste di chi si ritiene ingiustamente colpito”.
Un segnale positivo sulle intenzioni del Premier nel gestire questa difficile situazione  è la risposta a muso duro da lui data alle bellicose intenzioni di sciopero espresse dai sindacati di polizia  (“chi pensa di poter esercitare un ricatto, ha sbagliato indirizzo”). Renzi, a mio avviso, ha l’ambizione di lasciare un segno forte nell’evoluzione del Paese ma, essendo un politico assai attento al consenso, non sempre fa seguire alle intenzioni i fatti. Se non accetterà di rischiare una parte anche consistente della sua indubbia popolarità, difficilmente   potrà davvero incidere sulle contraddizioni italiane. Limitarsi ad attendere che  una sempre auspicata ma ancora lontana ripresa economica tolga le castagne dal fuoco del Governo risulterebbe esiziale, anche perché, se non ci saranno progressi sostanziali sul piano delle riforme, l’Europa non ci concederà mai la flessibilità di bilancio che il Governo ha ripetutamente richiesto.
Dei tre temi di fondo che ho citato come cruciali ( sanità, pensioni, dipendenti pubblici) andrebbe affrontato prioritariamente il primo perché sono ben noti gli sprechi nel settore sanitario e le corruttele che li alimentano ed elevati  possono essere i risparmi ottenibili senza sostanziali riduzioni nei servizi erogati ai cittadini. Una positiva azione in quest’ambito darebbe la forza di affrontare anche gli altri temi, ancor più spinosi ma ineludibili. Se nulla verrà fatto ci penserà, prima o poi, la Troika (Fondo Monetario Internazionale, Commissione Europea, Banca Centrale Europea), che ha agito con fermezza in altri Paesi, messi inizialmente peggio di noi ma ora avviati, con le riforme, ad un effettivo recupero di competitività. Il prezzo da pagare, però, sarà più duro.

7 commenti:

Dario Lodi ha detto...

Caro Roberto,

secondo me i problemi sono tanti e sormontabili uno dopo l’altro solo avendo le idee chiare, i conti sottomano, i congegni malefici da smontare (purtroppo occorre calma, ma determinazione). Un altro problema è Renzi che è un politico da barzellette a sua insaputa. Cosa ci fa un ragazzino presuntuoso e spericolato a capo del governo? Via, siamo seri! Ma il problema più vero sta nel sistema che promuove con la discrezionalità della casta privilegiata (boiardi) e secondo interessi di bassa lega, dove non solo esclusi i muscoli. Occorre invece testa, senso di responsabilità, e abilità politica (l’arte del compromesso è un’arte davvero) tutte cose nell’iperuranio di Platone. Noi tutti non ne siamo ancora degni. Sopportiamo Renzi, per ora, ma cambiamo, cioè cerchiamo di migliorare uscendo in ogni senso dal nostro orticello da cui le cose si vedono molto male.

Dario



roberto ha detto...


Caro Dario,
ho anch'io vari dubbi su Renzi, ma non sottovaluto le sue qualità: ad esempio, la determinazione e la sfrontatezza con cui ha imposto, contro le regole consolidate dell'Unione Europea,la candidatura della Mogherini al ruolo di Alto Rappresentante della politica estera. Sono le stesse doti che l'hanno portato prima a rottamare i leader del PD e poi al Governo.
Sono caratteristiche molto "craxiane", che possono non piacere ma che sono necessarie per scuotere un "establishment" che è più presuntuoso di lui e che finora ha fatto solo guai.
Sono d'accordo per cercare alternative, ma dove sono?
Se le conosci, parliamone.

Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Al solo nominare Renzi certi elettori, gente colta, moderata ed equilibrata, reagiscono energicamente: nel migliore dei casi lo vedono come un discolaccio presuntuoso, prepotente e ignorantello. Renzi è questo, e magari anche peggio se volete, ma un’analisi critica deve terminare con una proposta in positivo: Renzi non va bene, mettiamoci invece….chi? Se non abbiamo pronta la sostituzione, dobbiamo tenerci chi abbiamo, e sostenerlo - magari a costo di turarci il naso – finchè non avremo trovato l’uomo della Provvidenza che troverà le formule giuste per tirarci fuori dalla palude. E’ strano che fino a questo momento un paese che aspira ad una leadership(?) in Europa non abbia ancora generato questo condottiero: se esiste, fuori il nome!

Quanto al tagliare le spese e tutto il resto, Massimo Gramellini ha ragione, ma non ha scoperto niente di nuovo: queste cose le sappiamo tu, io e il resto dell’Italia. Questo è un paese che ha ucciso e sta uccidendo tutte le buone intenzioni, di qualunque colore fossero: di Monti, di Letta, di Renzi. Esistono troppe rendite di posizione, troppa corruzione, troppi poteri nelle mani di una sterminata congerie di centri piccoli e grandi: poteri che sono tanto più pericolosi e ineludibili quando non si tratta di entità che “possono” fare, ma di entità che possono “non” fare: quelli che hanno il piede sul freno, non sull’acceleratore. La Troika avrebbe un ben duro lavoro da affrontare in questo Paese.

Ciao, buona giornata

Umberto



roberto ha detto...


Caro Umberto,

siamo in perfetta sintonia: Renzi ha i suoi limiti, assai evidenti, ma ha anche dei pregi altrettanto evidenti e, al momento, non ha alternative credibili. L'importante è far circolare idee che pungolino lui e il suo Governo affinchè affrontino le difficili questioni in gioco (in primis la spending review) con la necessaria determinazione: non è più trmpo di annunci e di chiacchere.
Anche sulle resistenze al camnbiamento sono d'accordo con te: sono formidabili e molto diffuse. Quindi il compito del Governo è assai arduo ed incerto. Per ora è opportuno sostenerlo.
Ciao. Roberto

Vittorio Bossi ha detto...

L'esempio è la prima azione che il nuovo governo deve fare, tagliare pesantemente stipendi (stesso livello GERMANIA, quindi dimezzarli) privilegi, auto blu, consulenze, etc. senza se e senza ma, azioni non parole, allora i consensi aumenteranno di molto


roberto ha detto...

Sono d'accordo sulla necessità di tagliare "senza se e senza ma", però dimezzare gli stipendi è davvero troppo e non mi risulta che in Germania sia stato fatto. Puoi dirmi da dove hai tratto questa notizia?
Grazie.
Roberto

roberto ha detto...

Riporto di seguito un bell'articolo di Antonio Polito che3 conferma quanto ho scritto nel post.

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Commissariamento?

(Antonio Polito, Corriere) Questa è la quarta estate d’ansia per la nostra sovranità. Ed è la quarta di seguito in cui ci accorgiamo che il governo ha sbagliato i conti, che la ripresa era un miraggio, e che non cresceremo affatto. Nella prima estate c’era Berlusconi, nella seconda Monti, poi Letta, ora Renzi. Cambiano vorticosamente i premier ma i problemi restano uguali, come la crisi in cui è piombato il nostro Paese. E alla fine del tunnel c’è sempre l’identica alternativa: o ce la facciamo da soli, o qualcuno lo farà al posto nostro. Perché l’Italia è troppo grande, e troppo intrecciata è la sua sorte con quella dell’intera Europa, per poter fallire. Perciò ha ragione Renzi, come altri premier prima di lui, quando dice con orgoglio che ciò che c’è da fare lo decidiamo noi. È esattamente questo il perimetro della nostra sovranità. Essa infatti ci conserva la libertà di decidere su tasse, spese, pensioni, mercato del lavoro. Ma è limitata da due colonne d’Ercole oltre le quali non possiamo più andare: da un lato ci sono i Trattati, da noi liberamente firmati, che ci dicono di quanto possiamo indebitarci ogni anno; dall’altro ci sono i mercati, che ci dicono quanto costa indebitarci ogni anno.

Dunque la nostra sovranità non è limitata da Bruxelles, ma dal nostro debito. Anzi, per essere più precisi, dal credito che ci danno i risparmiatori di tutto il mondo e chi ne gestisce i capitali. Siccome il nostro debito è immane, la nostra sovranità è già molto limitata. Ogni volta che ci servono soldi, ne perdiamo un pezzo. Meno ne chiediamo e più liberi siamo. Ma se non ricominciamo a produrre ricchezza, ne dovremo chiedere sempre di più. Per nostra fortuna stiamo vivendo un momento magico dei mercati. Nonostante le nubi nere che si aggirano per l’Europa, si mantengono calmi. Ma non c’è bisogno di essere un gufo per capire che questa bonaccia può finire da un momento all’altro.
Ecco dunque un’ottima ragione per correre, e sbrigarsi a fare ciò che va fatto. Questo non è un braccio di ferro con Juncker per avere uno sconticino, non è questione che si possa risolvere all’italiana, con un po’ di furbizia e qualche rodomontata. Se continuiamo ad aspettare passivamente una ripresa che poi resta zero, o sotto zero; se continuiamo ad eludere scelte difficili definendole inutili totem, non c’è alcuna speranza di reggere il nostro deficit sopra la linea di galleggiamento. In un mondo nel quale merci e capitali circolano liberamente e globalmente, è sovrano solo chi è forte. E noi stiamo diventando troppo deboli per vivere un’altra estate così.