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giovedì 2 giugno 2016

Media e Magistratura: i veri problemi della politica



In un recente editoriale il Direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana ha scritto:
“Mancano cinque mesi al referendum sulla riforma costituzionale promossa dal governo Renzi ma è come se si dovesse votare fra pochi giorni. I toni sono già accesi e lo scontro si concentra su temi a volte surreali………………….. Il dibattito ideologico sul tradimento dei valori della Resistenza, su chi sta al fianco di Casa Pound, sulla presunta eredità di Berlinguer e Ingrao, su come si schierano i partigian,, sembra un’arma di distrazione di massa. Gli italiani vogliono sapere se le modifiche proposte avranno conseguenze positive o no sull’attività legislativa e di governo, se l’equilibrio dei poteri non sarà alterato troppo a favore dell’esecutivo…., se il nuovo Senato, ridotto di numero, renderà davvero più rapidi il processo di formazione delle leggi e l’azione di governo.”
Tale descrizione esprime opportunamente la distanza fra ciò che chiedono gli elettori e il nulla di cui discutono  spesso i loro rappresentanti, che fanno la gara a  chi la spara più grossa, ma non dice quali sono le cause di tale comportamento.
Questo fenomeno, che non è solo italiano, è il frutto di una profonda degenerazione dei sistemi politici occidentali che,   come ha ben detto lo scrittore belga David Van Reybrouck nel suo mirabile libro “Contro le elezioni, da attori principali della scena pubblica  sono diventati strumenti del sistema mediatico che li obbliga, per essere presi in considerazione, a tenere i toni sempre alti e a estremizzare le proprie posizioni. Ciò al fine del conseguimento di obiettivi commerciali dei media ( fare audience, aumentare il numero di copie vendute, vendere pubblicità, ecc) e di altri obiettivi dei poteri economici che li controllano.
Di questo meccanismo è stato vittima in Italia anche il Movimento 5 Stelle che era partito con l’intenzione di tenere a distanza gli organi d’informazione, visti come espressione dei poteri forti, ma che ha ormai sposato in pieno la visibilità mediatica  come obiettivo e  partecipa come attore primario alla rissa politica permanente.
Diversi commentatori hanno scritto che malgrado i richiami ad una maggiore sobrietà  fatti al riguardo anche da importanti ruoli istituzionali, come il Presidente del Senato, la situazione non cambierà perché è troppo forte l’interesse dei partiti a catturare l’attenzione dei media al fine di acquisire il consenso dei cittadini.
A mio avviso questo ragionamento è sostanzialmente errato perché,  se è vero  che urlando e insultandosi vicendevolmente i politici ottengono certamente l’attenzione dei media, è proprio  tale attenzione che impedisce loro di  riscuotere il consenso dei cittadini. Non ci sono dubbi infatti che “il teatrino della politica” non interessa più a nessuno e che la sovraesposizione mediatica è la ricetta più sicura per l’insuccesso elettorale e non solo nel nostro Paese. La riprova  è venuta in modo inequivocabile dalle recenti elezioni presidenziali dell’Austria dove i due partiti fino a ieri dominanti con oltre l’80% del consenso elettorale e con la maggiore presenza nei media sono stati semplicemente spazzati via dagli elettori che hanno puntato sui candidati di due partiti minori, i verdi e il partito nazionalista.  Ai due partiti maggiori, tanto seguiti da stampa e TV, è rimasto solo il 20% dei consensi e questo è un forte segnale di allarme per tutto l’establishment  politico europeo. Un’altra conferma che viene dall’Austria è che i pregiudizi ideologici  contano ormai poco nelle scelte che gli elettori fanno fra diverse forze politiche e che le etichette di comodo spesso usate per ostacolarne alcune ( tipo gli epiteti di  xenofobo e razzista appioppati a chi non segue le insane regole del “politicamente corretto”) non consentono più di esorcizzare i problemi sostanziali di un Paese. Ad esempio quelli che una migrazione massiccia e incontrollata certamente pongono alla popolazione anche quando essa sia ispirata dai valori dell’apertura e della solidarietà.
Nello specifico italiano la situazione è poi  assai complicata dal ruolo assolutamente improprio che una parte della magistratura pretende di svolgere, non solo partecipando direttamente alla contesa politica malgrado il ruolo di terzietà e super partes che le affida il nostro ordinamento, ma anche ergendosi a  “magistratura costituzionale” in grado di giudicare  non solo i reati ma anche i comportamenti politici e di stravolgere le leggi emesse dal potere legislativo.  E’ un sopruso di estrema gravità, che non ha uguali in altri Paesi civili, reso possibile dalla debolezza delle forze politiche, che – se le cose vanno avanti così – potrebbero essere messe sotto tutela dalla parte militante della magistratura. Questo sarebbe davvero uno stravolgimento della Costituzione la quale  prescrive chiaramente  la separazione dei poteri.  Ha scritto al riguardo sul Corriere della Sera Angelo Panebianco: “ Quando l’autonomia della politica era rispettata, la magistratura ordinaria  accettava che suo compito fosse solo l’applicazione delle leggi votate dal Parlamento (dunque dalla politica). Non credo passerà molto tempo prima che anche decisioni squisitamente  politiche come quelle  che riguardano il varo delle leggi finanziarie finiscano al vaglio  di procedimenti giudiziari ordinari per presunte violazioni della costituzione”.
A mio avviso se  la politica italiana vuole disattivare questo rischio per lei potenzialmente mortale, deve riacquistare credibilità e può farlo solo liberandosi dalle logiche  del sistema mediatico, cioè rifiutando la sua costante pretesa di  avere “notizie”, intese come fatti oppure opinioni eclatanti e derivanti da contrapposizioni spesso artificiali. Si tratta cioè di  concentrarsi sui contenuti evitando lo sterile “ping pong” di slogan ad effetto e di accuse reciproche mirante a delegittimare gli avversari, al quale assistiamo  quotidianamente con crescente disagio.
Ritengo che un approccio basato sull “understatement”, cioè sul mantenere un basso profilo anziché cercare visibilità a qualunque costo,  sarà la carta vincente del futuro, capace di riavvicinare i cittadini alla politica: il partito o movimento che per primo e senza deflettere farà proprio questo orientamento, avrà un forte vantaggio competitivo  nell’agone della politica e contribuirà a cambiarne le regole di funzionamento.



12 commenti:

Manuela ha detto...

La tua proposta è interessante ma non capisco come potrebbero agire in pratica i politici per evitare di cadere nella trappola dei media.

Manuela

roberto ha detto...

Non dovrebbero certo opporre alle richieste dei media un totale rifiuto di comunicare, come facevano all’inizio e 5 Stelle, ma negare cortesemente la risposta a domande tendenziose, miranti ad attizzare polemiche e, soprattutto, insistere per portare la discussione sui fatti.

Ovviamente è un compito non facile dati i precedenti, ma qualcuno dovrà iniziare a svolgerlo se davvero i politici seri, che non mancano, vogliono provare a cambiare le “forme della politica”, cioè le regole di un gioco che oggi fa perdere tutti.

Ciao.

Roberto

Anonimo ha detto...

Fare politica significa poter comunicare. Un tempo, assenti i grandi mezzi di comunicazione, si aveva a disposizione la sola verbalizzazione nelle piazze, ed il linguaggio non era molto diverso.
Oggi si ascoltano le stesse cose comodamente seduti davanti all TV oppure ad un monitor, se non leggendo, sempre meno, la carta stampata.
Comizi in piazza non se ne fanno quasi più.
Più che nella sovraesposizione mediatica credo che il problema sia di contenuto: ormai i talk show TV di politica mi annoiano; all'inizio no.
Oggi mi annoia riascoltare i discorsi delle medesime facce, mi annoia lo scontro aprioristico, mi annoia il parlarsi addosso.
Inoltre credo che la disaffezione nei confronti dei movimenti politici tradizionali sia dovuta alla loro perdita di credibilità complessiva, alla impreparazione dei loro esponenti ed all'incapacità di trasmettere progettualità credibile.
Quanto alla Magistratura, la sua pretesa di supplenza alla politica è pericolosa, ma viene consentita proprio dal modo in cui la politica si esprime e si realizza.


roberto ha detto...

Convengo che la perdita di credibilità della politica sia anzitutto un problema di contenuto e che oggi manchi una "progettualità credibile". Questo limite non è dovuto solo all'impreparazione di parte della classe politica ma anche all'erronea e diffusa convinzione che la battaglia politica si vinca a colpi di propaganda: e di delegittimazione degli avversari.
Malgrado le prediche che fanno in prossimità delle elezioni, stigmatizzando la litigiosità e la scarsa concretezza dei contendenti, gli organi d'informazione da tale rissosità hanno in passato ottenuto benefici cospicui in termini di ascolti, visualizzazioni , ecc.e, quindi, di "share" utile ai fini di aumentare gli introiti pubblicitari.
Ora però la stanchezza di fronte ai talk show, noiosi e ripetitivi, che tu esprimi, e che molti condividono dovrebbe far alzare le antenne ai professionisti della comunicazione che dovrebbero solleticare meno "i bassi istinti" e stimolare maggiormente "il cervello" degli interlocutori.
Se il primo passo devono farlo i politici, i media devono fare il secondo. Entrambi potrebbero contribuire a riportare la Magistratura nei confini giuridici che le competono, evitando pericolose invasioni di campo.

Dario Lodi ha detto...

Caro Roberto. La Magistratura, ai miei occhi, è la meno responsabile del balletto politico. Lo sono di più i poteri forti e i politici che s fanno comprare. Sopra le nostre teste si agita un mondo di capataz e di boiardi che umiliano la democrazia. Meno male che la Magistratura riesca ancora mettere le mani sopra questa poltiglia. Noi dimentichiamo troppo facilmente che Berlusconi, il quale impazza nelle TV, è stato dichiarato DELINQUENTE ABITUALE

e che Verdini … ! In quanto ai Media, essi seguono solo l’andazzo, da cui ricavano fama e prebende. Se ricevo un contributo statale (solo Il Fatto fra i giornali non lo riceve) e se la Rai fa combine con le TV di Berlusconi, come posso parlare male del governo? Infine, i problemi meno vistosi ma più determinanti stanno alla base, stanno nell’indifferenza della gente (in altre faccende affaccendata) verso la cosa pubblica e nel facile voltagabbana del cosiddetto mondo civile (pensa a uno come Cacciai che dice peste e corna di Renzi e poi dichiara di votarne comunque il mostro della Boschi). Le cose non sono come appaiono in superficie o come fa comodo a noi per tacitare le nostre coscienze, stanno invece nel pantano in cui l’Italia è andata a cacciarsi dai tempi di Craxi. Un pantano dove sventola la bandiera dell’ognuno per sé e quella dei cattivi altrove. Oggi, per come stanno andando le cose, con la globalizzazione che ci avvelena la vita, con la balla della ripresa economica (che produci?) oppure con il Pil che tiene devi pensare al sociale, devi varare il reddito di cittadinanza, devi dare i soldi in tasca alla gente anche per il bene del sistema che ruba in continuazione ma che se si ostina a non essere lungimirante, cadrà su se stesso, facendo perdere credibilità e quel minimo di intelletto che lo regge a tutti.

Ciao, Dario

roberto ha detto...

Caro Dario,
non metto certo in dubbio i meriti storici ed anche attuali della Magistratura nel porre un freno alla corruzione dilagante e nel contrasto alla criminalità, comune e organizzata e a quella dei "colletti bianchi. Di ciò dobbiamo essere ad essa molto grati.
Ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte al Presidente dell'ANM o al Procuratore di Palermo che pretendono di porsi ad di sopra delle Istituzioni rappresentativi del Paese, rinverdendo i fasti ( si fa per dire) del pool Mani Pulite, che si riprometteva di "rivoltare il Paese come un calzino" e di "resistere,resistere, resistere", per poi concludere assai poco.
La Magistratura deve applicare le leggi approvate dal Parlamento, non sostituirsi ad esso con "sentenze creative" come quelle che di fatto bypassano il divieto di adozione previsto dalla recente Legge sulle unioni civili.
I media, secondo quanto dice Van Reybrouck e che io condivido, non si limitano ad assecondare i politici detentori del potere di spesa, ma sono anche "I pupari" del teatro delle marionette, in cui i politici si esibiscono nella rappresentazione del "conflitto permanente effettivo". Le responsabilità sono condivise e c'entrano, come dici, anche i cittadini che spesso sono passivi. Ma su questo terreno qualcosa si sta muovendo e forse ne vedremo qualche effetto già nelle prossime elezioni amministrative.
Ciao.
Roberto

Andrea Figna ha detto...

Ciao Roberto
ho trovato molto interessante la tua analisi, che condivido appieno. Ho però poche speranze che, almeno nel breve o medio termine, ci sia qualcuno in grado di metterla in pratica. Speriamo!
Peccato che sia morto il circolo Non dimentichiamo il futuro.
Un caro saluto
Andrea

roberto ha detto...

Caro Andrea,
mi fa piacere risentirti. Capisco bene le tue perplessità sulla possibilità che qualcuno metta in pratica quanto da me proposto. Tuttavia so che, quando i guasti sono molto gravi, talvolta qualcosa succede inopinatamente, che cambia il contesto: la vicenda dell'Austria è, al riguardo, sommamente istruttiva.
Visto il venir meno dell'associazione cui entrambi abbiamo partecipato, ti suggerisco di guardare il sito di "Le Forme della Politica" ( www.leformedellapolitica.it , oggi un po' spoglio perché in rifacimento) di cui faccio parte e che svolge interessanti attività di dibattito .Se non hai niente in contrario, ti faccio inserire nella mailing list, così potrai ricevere informazioni.
Un caro saluto.
Roberto

Dario Lodi ha detto...

Grazie. La Magistratura applica le leggi approvate dal Parlamento al 90%. Io non amo particolarmente i magistrati, ma dall’altra parte, i responsabili governativi, non applicano neanche al 5% la Costituzione che ora vogliono cambiare in più punti. Ho letto attentamente la boiata Boschi e da quel che ho capito - l’età è quella che è - è confusa e peggiorativa (ben altre, poi, sono le urgenze in questo strano Paese). Sui media siamo d’accordo. Sui poteri forti ai cui piedi i partiti si genuflettono? Le soperchierie della Magistratura sono ben poca cosa di fronte al comportamento dei capataz e dei boiardi. Mi fa piacere leggerti e capire quanta passione tu ci metta nella cosa pubblica, spero di vedere qualcosa nelle prossime amministrative. Però credo che il cammino sia ancora molto lungo. Siamo quello che siamo, individualisti e voltagabbana per un piatto di minestra. E non difettiamo di azzeccagarbuglismo, di superficialità. Ma certo non si deve cedere. Io sono incazzato da 60 anni e ne vado fiero. Ma quel che vedo mi fa soffrire terribilmente.

Ciao, Dario



roberto ha detto...

Lo spettacolo cui assistiamo è spesso indecente ed è il frutto bacato dei difetti radicati che tu hai segnalato.
Non ci si può illudere che ci siano soluzioni a breve ma neppure si deve credere al "destino cinico e baro":continuiamo a ragionare e, dove possibile, ad agire per un cambiamento che dobbiamo ai nostri figli e nipoti.
Ciao. Roberto

roberto ha detto...

Il primo turno delle elezioni amministrative ha dimostrato la validità della tesi sostenuta nel post e cioè che la sovraesposizione mediatica è la ricetta più sicura per l'insuccesso elettorale.
Ne sanno qualcosa i due Matteo (Renzi e Salvini), i due politici di gran lunga più presenti negli organi d'informazione, che hanno raccolto, soprattutto nelle quattro maggiori città (Roma, Milano, Napoli, Torino), molto meno di quanto si aspettassero.
Naturalmente il ballottaggio potrà confermare o meno questo quadro ma si può dire fin d'ora che entrambi guadagnerebbero in credibilità se imparassero la virtù del "basso profilo" . Una delle cose che maggiormente infastidiscono gli elettori sono infatti gli atteggiamenti da""gradasso" che i politici predetti troppo spesso assumono

roberto ha detto...

Oggi La Stampa ha pubblicato in prima pagina un articolo intitolato " Renzi non buca più. In tv effetto saturazione" che fa riferimento allo scarso share avuto dal premier nella trasmissione "Otto e mezzo", inferiore a quello ottenuto da Bersani tre settimane prima. Nell'articolo ci si domanda " Con la sua onnipresenza e la sua tendenza ad autoelogiarsi, il Presidente del Consiglio sta alimentando un effetto-saturazione? e si afferma " certo le apparizioni televisive del Presidente del Consiglio, cos frequenti, non rappresentano più un evento ed una garanzia di un boom di ascolti".

E' questa un'ulteriore conferma del fatto che la sovraesposizione mediatica è controproducente ed è quindi un aspetto che va attentamente evitato.