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lunedì 12 settembre 2016

I rapporti con la Giustizia: cosa insegna la crisi romana dei 5 Stelle



I gravi errori compiuti da vari esponenti del Movimento 5 Stelle e da alcuni di loro ammessi (scarsa trasparenza e menzogne)  in merito alle nomine e revoche degli assessori sono anche il frutto di una diffusa e distorta concezione dei provvedimenti presi dall’autorità giudiziaria e dei loro effetti. Ne ha trattato efficacemente In un articolo su Il Fatto Quotidiano dell’8 settembre, Bruno Tinti, che  evidenzia i motivi  di tale distorsione:
1)    L’ignoranza: essere iscritti nel registro degli  indagati o ricevere un avviso di garanzia non implicano alcuna colpa e non dovrebbero comportare alcuna” sanzione” politica. La prima fattispecie è necessaria per dare certezza sul limite di tempo entro cui le indagini devono concludersi, la seconda è un atto dovuto in presenza di una denuncia ed è  istituita, appunto, a tutela dell’indagato e non contro di lui.
2)    La spregiudicatezza: cito l’autore “ogni indagine nei confronti di un politico è un’occasione per i suoi competitori (dello stesso o di altri partiti) per un attacco immediato” anche se tale attacco è un’arma a doppio taglio perché il problema potrebbe ripresentarsi in un futuro anche prossimo, a parti invertite.
La possibile soluzione, che l’autore definisce “da libro di fantascienza” e quindi di assai improbabile attuazione, ma che a me pare assai ragionevole,  sarebbe una legge o un codice deontologico che imponga le dimissioni del politico o del pubblico amministratore al momento del rinvio a giudizio,  quando cioè sono stati raccolti significativi indizi che dovranno essere vagliati dalla magistratura giudicante oppure, per essere più garantisti, dopo la sentenza di primo grado.
Anche in assenza di tali normative è importante comunque che si diffonda nell’opinione pubblica  la consapevolezza che gli atti d’indagine non rappresentano in alcun modo indizi di colpevolezza perché altrimenti la vita politica di qualsiasi rappresentante del popolo sarebbe totalmente in balia della magistratura e produrrebbe uno squilibrio assai pericoloso nel rapporto fra poteri dello Stato, di cui abbiamo già avuto un triste esempio ai tempi di “Mani pulite”
I comportamenti dei politici vanno scrutinati con grande attenzione ma non possiamo delegittimarli e destabilizzare le Istituzioni che essi rappresentano pretendendo che essi si dimettano ad ogni folata di vento giudiziario.
Naturalmente, come dice l’Autore del citato articolo, non si esclude che “un partito si liberi di adepti imbarazzanti  , dando dimostrazione di coerenza  con i valori  che rimprovera ad altri di  aver trascurato”. Ma, come ben dimostrano le contraddizioni emerse nel Movimento 5 Stelle  (un assessore eliminato a Roma  perché indagato e un altro, in analoga situazione, confermato; un sindaco sospeso da molti mesi per non aver segnalato un avviso di garanzia, senza una chiara decisione), essere  coerenti richiede la capacità di evitare isterismi e decisioni  prese sotto la pressione mediatica, tenendo conto dei limiti invalicabili che vanno posti agli effetti delle azioni giudiziarie.

20 commenti:

Franco Puglia ha detto...

Condivido integralmente. Nulla da aggiungere.

roberto ha detto...

Grazie.

roberto ha detto...

Ho letto in un articolo odierno di Pier Luigi Battista sul Corriere della Sera che, nel "codice etico" sottoscritto da Virginia Raggi prima di essere eletta a Sindaco è previsto l'obbligo di dimissioni in caso di condanna in primo grado, ma anche in caso di ricezione di un semplice avviso di garanzia, se richiesto da Grillo o da un congruo numero di militanti.
Questa notizia evidenzia la contraddizione esistente nel Movimento: come dice Battista, il primo provvedimento ci sta, ma è il secondo che fa acqua perchè non rispetta il principio basilare di non colpevolezza fino a sentenza di condanna.
Questa contraddizione dovrà essere sanata se il Movimento 5 Stelle vuole evitare ulteriori pasticci che sono fortemente lesivi della sua immagine e della sua cradibilità come forza politica atta a governare il Paese.

Unberto ha detto...

Caro Roberto,

Mi chiedo che cosa ti abbia spinto a sollevare adesso questo argomento: ignoranza del pubblico e spregiudicatezza della magistratura hanno dominato la scena politica negli ultimi venticinque anni. Gli avvisi di garanzia sono stati l’arma costantemente usata per abbattere Berlusconi; poco importa che il B. ci abbia messo molto di suo, sta di fatto che in nessun Paese mai si è verificato tanto accanimento politico da parte della Magistratura. Ricordate Napoli 1994 e l’ineffabile procuratore Borrelli?

Ora tocca ai grillini e tu sollevi un problema, sacrosanto ma stantìo e irrisolvibile alla luce della situazione attuale. In ogni caso, battersi per una buona causa in generale è bello e onorevole, ma quando la si solleva in difesa di qualcuno bisogna essere certi che ne valga la pena.

Scusami, ma questa volta non posso seguirti.

Ciao,

Umberto

roberto ha detto...


Mi ha spinto il fatto che il M5S, che ha fatto della trasparenza e dell'onestà la sua bandiera ed ha persino emanato un codice etico per i suoi eletti, è caduto proprio per non aver ben capito la differenza fra essere inquisiti ed essere condannati. Ciò lo ha portato a prendere decisioni contradditorie che lo hanno fortemente penalizzato. L'argomento non è quindi stantio, a mio avviso, ma di piena attualità.
La mia non è una difesa dei 5 Stelle ma delle Istituzioni, che non possono essere sconquassate ogni volta che un pubblico ministero indaga su un politico, scrutinio che va ritenuto fisiologico per chi ha responsabilità pubbliche e non deve essere foriero, in sè, di alcuna conseguenza.
Spero di essermi spiegato.
Ciao.
Roberto

Dario Lodi ha detto...

I 5 stelle hanno vinto a sorpresa, ergo ingenuamente non s’erano preparati. Si sino poi lasciati prendere dalla fretta di strafare. Peccati di gioventù. Ma tutto questo dimostra quanto la politica tradizionale sia poca cosa: fenomeno che spiega l’assenteismo vicino al 50% (un male gravissimo ai miei occhi perché significa non partecipare alla vita sociale). Vanno cambiate le regole d’ingaggio, occorre un veto democratico, altrimenti saremo sempre con le lamentele, ormai lagnose e inconcludenti. Dario

roberto ha detto...

Condivido la tua valutazione sui 5 Stelle ma aggiungo che, sse un peccato di gioventù è comprensibile, una sua ripetizione potrebbe essere fatale per una forza che propugna il cambiamento ma si è comportata, nell'occasione in esame, come la politica tradizionale.
Potresti chiarire come intendi venga esercitato il veto democratico? Grazie.
Roberto

Franco Puglia ha detto...

Mi unisco all'ultima domanda di Roberto: veto democratico ?
In ogni caso il problema è tutto interno ai partiti, nessuno escluso, ed alle loro regole interne che non hanno come presupposto la VERA democrazia interna e non prevedono un percorso di formazione, verifica ed accreditamento di chi poi compete per le cariche pubbliche.
Aggiungiamo a questo il neo giovanilismo che accredita gli inesperienti al governo di cose complesse, ai vertici del potere di scelta che poi ricade su tutti i cittadini, e a questo punto si comprende come molti invochino una dittatura illuminata, che per essere veramente tale richiederebbe la discesa in campo di Gesù Cristo stesso, redivivo.

roberto ha detto...

Sono d'accordo. Il problema della democrazia interna è forse il più urgente perché, senza regole decisionali chiare, si verificheranno sempre malintesi e conflitti inutili. Ma è anche cruciale quello della formazione della classe dirigente che richiede un organo interno preposto alla veriica e all'accreditamento dei candidati.
Altrimenti a qualcuno può venire la tentazione di pensare a soluzioni dirigiste che sarebbero peggiori del male.
Roberto

Mario ha detto...

Caro Roberto,

leggo sempre i post che proponi su temi a volte trascurati dalle prime pagine.

Per sollecitare il tuo acume economico ti invio due articoli di Marco Fortis, pubblicati sul Messaggero, che ho trovato interessanti.

Con un saluto cordiale.

Mario

roberto ha detto...

Caro Mario,
mi fa piacere che il blog continui ad interessarti e sentire le tue impressioni sugli argomenti proposti.
Leggerò con attenzione gli articoli che mi hai inviato e, se possibile, prenderò spunto per futuri post.
Grazie.
Roberto

Giuseppa Nava ha detto...

SE ho capito bene, l’Authority anticorruzione ha detto alla Raggi che 190.000 euro di stipendio per un d.g. erano troppi.
A Milano i direttori centrali del comune (una pletora) percepiscono 240.000 e nessuno dice nulla. E allora?
due pesi e due misure. Povera ragazza mandata nel tritacarne manovrato da chi ci ha ridotti in questo modo.
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p.s. con gli arrivi lampedusiani siamo tra i 1500 e i 2000 al giorno. Forse occorre ricordare a qualcuno che solo in Africa sono un miliardo abbondante. Staremo un pò pigiati....
Il Governo continua ad accogliere tutti indiscriminatamente. Il business della bontà?.... Come finisce?

Cordialmente
giuseppe nava

roberto ha detto...

Non sono a conoscenza dell'informazione che citi, ma 190.000 euro per un DG, in una situazione difficile e complessa come quella romana, non sono certo troppi.
A Roma si è scatenata una caccia spesso insensata a chi è pagato troppo, per iniziativa dei grillini che, non avendo mai raggiunto prima posizioni di vertice, ignorano la realtà.

Sui migranti, se continua così, finirà male perchè tutti i Paesi, compresa la Gerrmania che si era esposta in modo eccessivo, hanno stabilito dei limiti, chi con i muri, chi con i soldi alla Turchia. L'unico Paese che non si pone il problema di un limite è l'Italia; è vero che non possiamo blindare 8.000 chilometri di coste, nè rifiutare il soccorso in mare, ma bisogna almeno non incentivare l'arrivo di chiunque voglia venire qui.
Ciao.
Roberto

Roherto

roberto ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Dario Lodi ha detto...

Ma il ricorso ai 5 Stelle è la dimostrazione di quanto la politica convenzionale sia conciata. La loro inesperienza non ha sinora compiuto danni clamorosi, come hanno invece fatto i sodali di Berlusconi e di Renzi. L’Italia è stata vista come una grande torta da tagliare a fette a proprio piacimento, briciole ai cittadini-servi. A tutto ciò si aggiunga che gli organi di stato sono anch’essi attaccati alla poltrona e che spesso sono espressione, diretta o indiretta, del mondo della politica magnona. Così avvengono più stati italiani, dove il vertice si scambia favori e non si pesta i piedi, mentre la base è alla mercé di avventurieri arroganti e presuntuosi. Resta la Magistratura, come unico baluardo della democrazia (ma ha troppo potere e non sempre agisce, a quanto pare, secondo i canoni prestabiliti). Bene dice Franco sulla totale mancanza di una “scuola politica” retta dalla competenza (o dall’intelligenza almeno) e dalla competenza. Il berlusconismo ha peggiorato le cose imbarcando satrapi di provincia abituati a fare i conti senza alcuna serietà, senza un pensiero rivolto al cosiddetto popolo. Ne è venuta un’oligarchia intollerabile, neanche lontanamente paragonabile a quella di Pericle (che, si sa, era una democrazia per modo di dire in quanto parziale); intollerabile perché inefficiente e vergognosa.



Se siamo convinti che la democrazia sia la migliore delle peggiori forme di governo, è indispensabile coinvolgere la gente nelle cose politiche. Il veto democratico è simile all’ostracismo ateniese. Penso a un insieme di probiviri (tale può essere anche un muratore, se dotato di buonsenso) con funzioni critiche nei confronti dei comportamenti politici. Difficile? Certo che sì, ma non impossibile. Di sicuro non si cresce con i Renzi, con i Monti, con gli Alema, con i Gasparri, con i Razzi, con i Salvini e via dicendo: la lista è lunghissima. Chi è anziano ha il privilegio dell’esperienza e del senso di responsabilità: trasmetta tutto questo alle nuove generazioni! Basta con i salvatori della patria! Basta con i comici, per quanto in un certo senso questo meritevole, a inventarsi guru! (Ma oggi, di là, che c’è?).

A disposizione, ciao, Dario

Dario Lodi ha detto...

Dimenticavo: per me il problema è l’elettorato e chi non vota, il popolo insomma. E’ lui che elegge i rappresentanti governativi. Se circa il 50% non vota,, significa che in Italia esiste l’anarchia: ognuno pensa solo a se stesso. Così, ovviamente, non può andare!

roberto ha detto...

L'idea dei probiviri è provocatoria ma da prendere in considerazione anche se creerà inevitabili resistenze.
Naturalmmente bisogna vedere come verrebbero scelti e fra quali candidati.
Un'idea è consentire a tutti i cittadini di proporsi senza dover passare attraverso i partiti e la scelta, per ridurre l'influenza delle forze organizztae, potrebbe avvenire in parte tramite elezione e in parte tramite sorteggio.
Mi piacerebbe sentire il parere di Franco sulla questione.
Circa l'assenteismo sono d'accordo: chi si astiene perde in partenza: anche se i partiti e mobìvimenti sono "sporchi, brutti e cattivi" bisogna scegliere almeno il meno peggio.
Grazie.
Roberto

Franco Puglia ha detto...

La Democrazia NON è la migliore tra le peggiori forme di governo : è invece la SOLA forma di governo ammissibile, ma va RIDEFINITA.
Pericle è morto e non ci sarà d'aiuto.
L'obiettivo della Democrazia è un governo della maggioranza che non schiacci la minoranza. Obiettivo difficile, ma non impossibile.
Questione di regole basate sul rispetto reciproco. Nessuno vorrebbe schiacciare una minoranza, se la rispetta, e se sa di poter essere a sua volta minoranza.
La Democrazia NUOVA, VERA, è sinonimo di trasversalità. Se il mondo viene diviso in due, tra bianchi e neri, non c'è rispetto, non c'è altra scelta se non vincere e schiacciare l'avversario.
Ma se maggioranza e minoranza NON sono precostituite, ma si formano sui singoli temi, allora chi oggi appartiene alla maggioranza più subito dopo essere minoranza, e viceversa.
Si tratta di frammentare non la politica, ma il potere.
La strada esiste, e ne abbiamo parlato. Si tratta di volerla seguire. Ne parlo da almeno duea anni, forse di più, almeno come inizio di un percorso.
La delega di rappresentanza, analogamente, non deve per forza essere totale, ma potrebbe essere tematica : mi rappresenti per A, ma non per B dove mi rappresentano altri.
Appare complesso, ma è invece semplificativo. Non è un percorso che si possa descrivere all'interno di un breve commento.

Franco Puglia ha detto...

.. può... non più . Non so come correggere il refuso.

roberto ha detto...


La tua idea di democrazia trasversale, cioè per temi, è stimolante ed ha una forte assonanza con l'innovativa pproposta di riforma del sistema elettorale e del parlamento fatta, in un'ottica di lungo periodo. da Guido Costa. Te la manderò.
Ciao.
Roberto