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giovedì 8 marzo 2018

Elezioni italiane: i mercati guardano lontano



Il fatto che i mercati finanziari abbiano reagito assai compostamente ai nostri risultati elettorali è stato spiegato dai più come frutto di due elementi concomitanti: una posizione attendista che rimanda un giudizio alla futura composizione del Governo e il fatto che i mercati siano attualmente “narcotizzati” dagli effetti del massiccio “quantitative easing” esercitato dalla BCE.
Sono interpretazioni certamente fondate in un’ottica di breve termine ma  insufficienti a capire ciò che si sta muovendo sotto la superficie degli eventi politici.
Ciò che si è verificato il 4 marzo è, in effetti,  un radicale cambiamento della principale “forma” che ha governato la politica del novecento, ossia la distinzione fra destra e sinistra, intese come forze favorevoli rispettivamente alle ragioni del capitale  ed a quelle del lavoro subordinato. Gli elettori italiani si sono divisi infatti non su questa distinzione ma fra i favorevoli alla “globalizzazione comunque”  e  i favorevoli alla “sovranità nazionale o plurinazionale”  e la vittoria è andata nettamente ai secondi che hanno raggiunto per la prima volta nella storia mondiale la maggioranza assoluta delle preferenze (sommando quelle di M5S, Lega e FDI): il fatto che il popolo di un Paese industrializzato, membro fondatore del G7 e dell’Unione Europea, faccia questa scelta è gravido di conseguenze che vanno ben al di la dei suoi confini e che possono riflettersi sui futuri equilibri economici e politici a livello planetario.
Non è certo un caso che nei giorni immediatamente precedenti le elezioni fosse in Italia Steve Bannon, l’autore della campagna elettorale che ha portato al successo Donald Trump, il quale ha dichiarato in un’intervista a La Stampa di star lavorando per creare un’Internazionale Sovranista, di cui l’esperienza italiana sarà il principale laboratorio: le sue previsioni si sono avverate per i motivi esposti in precedenza. Non condivido però la sua opinione che il movimento partito dall’Italia porterà necessariamente alla caduta dell’euro perché le forze che hanno vinto, cioè M5S e Lega, pur essendo partite da forti concezioni antieuropeiste, hanno cambiato il tiro e non solo per ragioni di convenienza politica ed elettorale, essendosi rese conto che l’aumento della sovranità nazionale è insufficiente a garantire la tutela dei nostri cittadini, che solo la dimensione europea può permettere. Il punto è che l’attuale “governance” dell’Europa con la dominanza informale ed irrituale, perché non prevista da alcun trattato, di Germania e Francia non può più star bene al nostro Paese che  ora, a differenza del passato, può contare su una maggioranza nettamente favorevole alla modifica delle regole del gioco continentali.
Questa prospettiva è ben chiara ai mercati finanziari che non sono qui intesi come la massa indistinta degli investitori ma come le “mani forti” che possono influire sostanzialmente sui movimenti degli indici di borsa e che coincidono con le grandi multinazionali del mondo digitale e dei servizi finanziari. Questi attori prominenti  a carattere transnazionale, che hanno accumulato in pochi anni la gran parte del potere economico a scapito  della stragrande maggioranza dei cittadini dei Paesi da cui essi provengono, hanno iniziato a capire, dopo la Brexit e l’elezione di Trump ,che l’illusione da loro sapientemente instillata in Occidente della globalizzazione come fattore di benessere diffuso è ormai svanita. La scelta fatta ora dagli elettori italiani suona alle loro orecchie come un ulteriore e duro campanello d’allarme di un potenziale “tsunami” che potrebbe metterne in discussione il primato. Questa è la ragione vera della prudenza con cui si sono mossi e si muoveranno i mercati nel futuro prevedibile. Essi sanno che è meglio “non svegliare il can che dorme” ma che manifesta segnali di profonda irritazione.
Ciò non esclude ovviamente che la speculazione finanziaria possa in futuro attaccare il nostro Paese se non si riuscisse a fare un Governo solido o se questo si lanciasse in spericolate avventure demagogiche aumentando deficit e debito pubblico, ma che – se i nuovi vincitori sapranno cogliere la storica occasione superando le beghe che hanno caratterizzato la campagna elettorale – il nostro Paese potrebbe davvero diventare arbitro del proprio destino come attore maturo e propositivo di un’Europa rinnovata.

14 commenti:

Unknown ha detto...

mi piace molto la tua speranza e spero che si avveri: avresti dovuto candidarti con il M5S per poter esprimere la tua visione politica. Ciao! Eddi

roberto ha detto...


Grazie dell'apprezzamento Eddi.
La mia speranza nasce dal fatto che, come si dice, "il popolo ha parlato" e quello che ha detto è inequivocabile. Bisogna vedere se i politici nuovi che dovranno assumere l'onore e l'onere del governo saranno all'altezza della sfida e i dubbi sono più che legittimi, soprattutto dopo l'incredibile campagna elettorale cui abbiamo assistito, ma voglio credere che il mandato forte e chiaro che hanno ricevuto li induca a quel senso di responsabilità che occorre per fronteggiare i gravi problemi di un Paese martoriato da 10 anni di congiuntura economica negativa e condizionato dal fardello di un debito pubblico mostruoso.
Questo blog intende stimolare le forze politiche in tale direzione, senza fare sconti a nessuno ma anche senza catastrofismi, che io rigetto.
Ciao.
Roberto

Dario Lodi ha detto...


Ottima esposizione. Il problema, secondo me, sta nel comprendere quale ruolo posso realmente giocare attualmente la politica. La finanza spadroneggia e quindi cambiamenti epocali non sono neanche da prendere in considerazione. Sai benissimo che le cose possono cambiare seriamente solo in presenza di una civiltà avanzata, ben sostenuta culturalmente. Siamo, invece, come mentalità fermi ancora all’uomo di Neanderthal. L’imprinting psicologico non consente di andare molto oltre. A questo punto, occorre guardare al breve, puntando su una buona amministrazione del sistema. C’è un pericolo: la venuta di un mondo simile a quello paventato da Orwell e descritto nel suo capolavoro, 1984. Tocca a noi tutti evitarlo, esigendo forze politiche all’altezza e non forze incompetenti.

Dario

roberto ha detto...

Grazie.
Non c'è dubbio che la finanza ( e non solo) spadroneggi ma il fronte di chi si oppone ad un asservimento compiacente e compiaciuto a tale dominio, che giustamente definisci orwelliano, si sta notevolmente allargando e il nostro Paese un contributo lo può dare perché è forse quello che ha maggiormente sofferto fra i Paesi avanzati, come ha recentemente riconosciuto, ad esempio, Macron.

Non si tratta di farsi illusioni o di montarsi la testa ma, unendo un giusto rigore nellA tenuta dei conti pubblici al miglioramento della coompetitività e della produttività del sistema Paese, ci si può sedere al tavolo europeo con autorevolezza e credibilità. Per far questo occorre ovviamente ridimensionare le poposte più demagogiche dei programmi elettorali e concentrarsi su poche priorità:
- rafforzamento del sistema produttivo che è la sola realtà in grado dicreare lavoro
- lotta alla povertà
- lotta all'evasione e ai privilegi
Il tutto nell'ambito di una strategia di medio lungo periodo di cui ho parlato in un recente post.
Roberto

Umberto ha detto...


E così, il signor Bannon viene in Italia e candidamente racconta alla stampa (s minuscola) che “sta lavorando” alla creazione di un’internazionale sovranista – evidentemente su mandato del suo padrone. Scagliamo anatemi quando abbiamo sentore che russi o altri si occupino degli affari interni di altri paesi, ma se è Bush a farlo nei nostri confronti accettiamo pacificamente l’evidenza confessata. Gli americano hanno, da sempre, visto l’Unione europea come il fumo negli occhi, oggi più che mai, con l’appoggio smaccato alla Brexit, gli attacchi, non solo verbali, all’euro, la disdetta di accordi che duravano da decenni. I progressi che ci hanno garantito settant’anni di pace (evento mai visto nella storia dell’umanità) stanno andando in frantumi. Ogni paese rinchiuso in se stesso, con i propri egoismi, con la protezione dei “my citizens first”, con i propri nazionalismi costituisce una minaccia per gli altri, che prima o poi deflagrerà.

Gli elettori italiani votano chi gli garantisce l’elemosina di cittadinanza, dice che andrà a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo, altrimenti…, parla di doppia moneta e via farneticando. In materia di mercati gli elettori credono che siano le bancarelle del sabato, credono che si possa uscire dall’euro come si esce dal cinema, credono che l’Italia possa dettar legge in Europa; tutto questo li ha portati a votare come hanno votato. Auguri.

E auguri chi crede che la de-globalizzazione sia fonte di pace e di prosperità.

Distruttivo? Non rimane che aspettare.

Ciao, buona serata

Umberto



roberto ha detto...

Come ho scritto in un precedente commento, i dubbi sulle forze politiche vittoriose sono più che legittimi ed anch'io ne ho diversi per l'approssimazione, la demagogia e, in alcuni, la rozzezza con cui hanno portato avanti promesse inverosimili, ma non credo che gli elettori che li hanno votati siano, in maggioranza, così sprovveduti da credere a quanto è stato loro propinato in campagna elettorale. Molti hanno votato M5S e ega per dare una spallata ad un esatablishment politico ormai logoro e incapace di vedere i motivi di disagio diffusi: basta pensare alla pervicacia con cui il PD ha continuato a contrapporre alle paure fondate e concrete dei cittadini di tante periferie in sofferenza le statistiche sulla presunta riduzione della criminalità !
Circa la globalizzazione, non si tratta di deglobalizzare tornando indietro ad un mondo di entità nazionali o sovranazionali separate ma di governare il fenomeno impedendo che la maggioranza dei cittadini venga lasciata alla mercè di decisori palesi e occulti che usano il loro strapotere economico per fare immensi profitti sulla pelle altrui.
E' ovvio che il procsso di revisione e controllo del globalismo abbia dei rischi, ma quelli dello statu quo sono, a mio avviso, maggiori.
Ciao. Buona serata anche a te.

Roberto

ps: ho scritto Stampa in maiuscoolo perchè mi rferivo al quotidiano torinese cui Bannon ha rilasciato un'intervista







Franco Puglia ha detto...

Mah, molto difficile analizzare il voto italiano, perché le analisi sono uno strumento razionale applicabile a scelte razionali, ciò che il voto italiano non mi pare esprima. Io, su base razionale, non ho votato, perché razionalmente nessuna forza politica era, ed è, meritevole di consenso, per quanto mi riguarda. Non così ha fatto la maggior parte degli italiani.
La cosa che balza più agli occhi è la dicotomia evidente tra il voto del Nord e quello del Sud ? Cosa ha a che vedere questo con la globalizzazione dei mercati, che tocca tutti indistintamente ?
Una cosa in comune M5S e Lega, i movimenti più votati, ce l'hanno: il sovranismo e l'antieuropeismo, ma non come espressione di rigetto della globalizzazione, bensì come esplicito rifiuto dell'appartenenza all'Europa comunitaria, considerata la fonte di tutti i nostri guai.
Nessuno se la è presa con la Cina, con la Korea, o con le Americhe !
No : lo scarico di responsabilità va all'Europa, matrigna che ci impone regole, a noi che siamo la sregolatezza fatta popolo.
Detto questo è innegabile che sia in corso un processo di rientro all'interno dei propri confini storici, processo platealmente interpretato da Donald Trump nei suoi USA, ma presente un poco in tutti i paesi europei.
Perciò e vero che la globalizzazione selvaggia è in corso di ridimensionamento, e questo è anche un bene, a condizione di non passare da un estremo all'altro con una progressiva chiusura dei mercati ed un fallimento fragoroso dell'economia mondiale che è fondata sugli scambi.
E dalla guerra economica non è difficile passare a quella militare.
Gli interessi economici in gioco, però, sono enormi, e neppure un presidente USA è in grado di contrastarli efficacemente.
Ma la situazione italiana, in tutto questo, non c'entra, a mio avviso.
In queste elezioni ha vinto un antieuropeismo viscerale, che la Lega poteva ben interpretare al Nord, ma non al Sud, che aveva come sola opzione M5S.
Questo è il mio punto di vista. Sulle prospettive evito di esprimermi per carità di Patria.
















roberto ha detto...


Sul ruolo della globalizzazione nelle scelte degli elettori faccio, a titolo esemplificativo, un solo nome: EMBRACO. Quante Embraco ci sono nel nostro Paese, che hanno delocalizzato e lasciato a casa centinaia o migiaia di lavoratori? Cosa avranno votato questi ex lavoratori?

Sulla divisione Nord alla Lega, Sud ai 5 Stelle dico che è una visione parziale perché, andando a guardare i dati regionali si scopre che i 5 Stelle hanno ottenuto il 26% in Piemonte, il 21 in Lombardia, il 29 in Liguria, il 25 in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Se guardiamo la Lega, ha ottenuto il 19,2% in Emilia Romagna (l'ex roccaforte rossa)), il 17,4 in Toscana (altra roccaforte), il 14 nel Lazio, il 9 in Molise, il 10,8 in Sardegna.
Queste percentuali dicono che sono forze nazionali e che ormai la fluidità dell'elettorato è tale per cui queste percentuali potrebbero crescere velocemente in futuro.
La deriva antieuropeista di questi partiti che era forte in passato, si è ridimensionata con l'avvicinarsi degli stessi alla stanza dei bottoni: convengo che ci sono ancora rischi in questa direzione e su questo si giocheranno la loro credibilità.
Convengo anche che il ridimensionamento della globalizzazione selvaggia non debba portare a chiusure esagerate perché potrebbero avere pesanti conseguenze non solo economiche.
Sull'influsso dele elezioni italiane a livello globale ribadisco che esse dimostrano la possibilità di una posizione maggioritaria antisistema anche in un Paese avanzato, cosa non avvenuta in Spagna, Francia, in Olanda, in Germania, il che potrebbe "fare scuola".


Umberto ha detto...

Grazie. La de-globalizzazione nel contesto attuale significa una dichiarazione di guerra che da economica sfocerà fatalmente in qualcosa di molto più grave.
Ho scritto stampa in minuscolo perché non merita la citazione un quotidiano che raccoglie una dichiarazione così sconvolgente senza commentarla. E questo, dopo aver fatto campagna contro quei paesi che si immischiano nei fatti interni degli altri. Politicamente corretti, d’accordo, ma ora siamo alla sfacciataggine più smaccata. Scusa la franchezza, sono troppo vecchio per usare delle perifrasi.
Buona serata
Umberto

roberto ha detto...

Come ho scritto nella risposta a Franco Puglia, condivido l'idea che un ridimensionamento troppo rapido della globalizzazione selvaggia sarebbe assai pericoloso, ma non si tratta di chiudersi in fortini separati, bensì di governare i flussi di capitali, di nerci e di persone fra le diverse aree economiche del pianeta. Non si può subire passivamente la concorrenza sleale di Paesi che, non rispettando i diritti dei lavoratori e i brevetti delle imprese, si avvantaggiano indebitamente, colludendo con le multinazionali che, a loro volta, si servono di tale contesto per delocalizzare le produzioni.
Ciao.
Roberto

Unknown ha detto...

In questo ampio dibattito sono stati toccati diversi temi su cui vorrei esprimermi, premettendo una nota a margine.

Mi rattrista la presuntuosa vicenda LEU: nati accusando il PD di tradire il popolo di sinistra e con la certezza di raccoglierne finalmente il dovuto riconoscimento, hanno riscontrato che il popolo di sinistra non esiste piú! Dopo peró aver causato molti danni a quell'area politica.

Riprendendo il nostro discorso principale, ricordo che i mercati non sono altro che investitori che gestiscono i nostri risparmi e che cercano opportunitá di guadagno alle volte speculando al rialzo o al ribasso. A differenza del 2011, la situazione economica dell'Italia è, al momento, solida e non presta il fianco a speculazioni al ribasso: pertanto i mercati stanno a guardare. Non pensiamo peró che esista uno "tsunami" dal basso che possa sconvolgere i mercati: eventi importanti ne abbiamo visti, non erano nati dal basso e son sempre sfociati in tragedie.

Sono d'accordo che oggi destra e sinistra hanno perso significato, ma i cittadini non hanno fatto scelte filosofiche bensí concrete:vla gente si è spaventata quando l'immigrazione era incontrollata e quando i posti di lavoro sono crollati e non ha trovato nel governo risposte adeguate.

Per l'immigrazione eravamo culturalmente e legislativamente impreparati e il contesto internazionale impediva gestioni come stiamo tentando ora, ma il fenomeno è stato epocale ed ha squassato l'Europa intera. Avrebbero potuto i respingimenti fermarlo? Il governo in quel tempo era politicamente e ideologicamente in grado di far diverso? Non credo, vincolato dai principi umanitari, dalla legge Bossi Fini, dall'impossibilitá di imporre contraccambi all'ospitalitá. Oggi la situazione è radicalmente cambiata, ma la paura di allora è rimasta e il governo ha pagato pegno.

Sul fronte della disoccupazione crescente, il governo, miopemente contestato per aver stretto la mano a Marchionne, abilmente impantanato dagli avversari nel pur necessario progetto delle riforme costituzionali, anziché difendere l'impresa - come in parte sta facendo ora - e tagliare privilegi, ha virato su questioni civili e sociali e progressivamente ha perso punti.

Gli Italiani hanno votato per lavoro e sicurezza, sta ora ai vincitori declinare il progetto, qualunque siano state le urla elettorali adottate.

I quali vincitori forse cominciano a rendersi conto di non poter continuare ad imputare all'Europa le miopie nostre e che il progetto USA del sovranismo europeo non è altro che la variante moderna del "divide et impera": chissá che non riscoprano presto anche che "l'unione fa la forza"? E che di fronte a una politica USA che certamente cambierá gli equilibri nel mondo servirá un'Europa piú avveduta nel tutelare l'insieme dei propri cittadini e il proprio patrimonio industriale ed economico e piú unita nel farlo?

Ecco, spero che questo risultato elettorale ci consenta, grazie anche al contesto, una maggiore consapevolezza ed un miglior controllo dei fenomeni sovranazionali in mezzo a cui viviamo.

Giorgio

roberto ha detto...

Condivido la maggior parte delle tue riflessioni, in particolare quella sui rapporti con l’Europa e sulla necessità di favorire le imprese che sono l’unica fonte di lavoro reale e di capacità competitiva del sistema Paese.
Vorrei commentare in particolare la tua affermazione “i cittadini non hanno fatto scelte filosofiche ma concrete”: io ascolto frequentemente i dibattiti radiofonici fra cittadini, politici, ed esperti di economia ed altre discipline in trasmissioni come “Radio anch’io “ in onda su RAI 1 dopo il giornale radio delle 7 e “Zapping” trasmesso sempre su RAI 1 dopo il giornale radio delle 19. La cosa più sorprendente di questi dibattiti è la distanza che spesso si manifesta fra il pensiero concreto dei cittadini ( ad esempio suil’insicurezza esistente in molte realtà urbane) e le risposte astratte che ricevono ( ad esempio: il tasso di criminalità è diminuito). E’ questa distanza che ha allontanato gradualmente o improvvisamente i cittadini dalle forze politiche tradizionali, ormai incapaci di “mettersi in ascolto” dei bisogni sentiti dalle persone. Ciò ha aperto un’autostrada alle forze nuove (M5S e la Lega rinnovata) che fanno della vicinanza ai problemi della gente il loro carattere distintivo. Un caso esemplare è quello di Macerata dove a Lega è passata dallo 0,6% dei consensi alle politiche del 2013 al 17,2% nel 2018.
I vincitori delle elezioni hanno ora il gravoso compito di selezionare alcune priorità nazionali su cui cercare ed ottenere la convergenza di altre forze Agll sconfitti spetta di meditare sui propri errori.
Per fare un altro esempio della distanza dalla gente cito la lettera inviata ieri al Corriere della Sera da un lettore di Reggio Calabria che ha segnalato di aver inutilmente cercato di, prendere, sulla scia d Calenda, la tessera del PD ma di non essere riuscito ad avere alcuna risposta né dalla sede locale del partito, ne dalla sede nazionale di Roma malgrado ripetuti tentativi.

roberto ha detto...

Nei giorni scorsi la società Blackrock, il maggior operatre finanziario del mondo, ha espresso preoccupazione per la situazione politica in Italia ed ha annunciato di aver ridotto i propri investimenti in titoli di Stato del nostro Paese.
Tale notizia conferma, in base al principio "can che abbaia non morde", la prodenza con cui coloro che influenzano gli andamenti dei merati si muovono, a seguito dei recenti esiti elettorali italiani.
A meno di clamorosi errori di coloro che formeranno il nuovo Governo, la speculazione si terrà alla larga delle nostre coste.

roberto ha detto...

Pubblico una parte della risposta odierna di Aldo Cazzullo ad un lettore del Corriere della Sera, titolata "Il mercato è il nuovo tirenno. Il popolo vuole nuove tutele".:

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Nell’800 il popolo oppresso dal tiranno chiedeva e otteneva, spesso a prezzo di sangue, costituzioni che ne limitassero i poteri. Oggi il tiranno è tornato. Non è più un sovrano assoluto; è il mercato globale. È il mercato che paga tre euro l’ora il lavoro nei call-center, che passa mille euro al mese a un laureato, che licenzia e riassume lo stesso lavoratore quattro volte in un anno. La politica finora ha assecondato il moderno tiranno, ha allentato le regole per consentirgli di esplicare al massimo la sua potenza. Gli Stati-nazione hanno gareggiato tra loro per ingraziarselo, abbassando i salari e le tutele. Per questo ora i popoli chiedono nuove costituzioni: per sottrarsi alla nuova tirannia. E tornano a rivolgersi allo Stato-nazione, considerato obsoleto nel nuovo ordine mondialista, per ottenere un minimo di protezione.

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Condivido in pieno l'analisi di Cazzullo, alla luce della quale posso aggiungere al mio commento precednte che il tiranno, dopo le elezioni italiane ( e non solo per questo) comincia ad "avere strizza" e che l'adesione acritica delle forze politiche tradizionali alla "dottrina del mercato" deve essere rivista, se non vogliono sparire.