Permanendo i motivi che mi hanno indotto a sospendere la pubblicazione dei post, sono spiacente di segnalare che la sospensione proseguirà fino ad un'eventuale diversa indicazione.
Cordialmente.
Roberto Barabino
LA POLITICA DEI CITTADINI
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lunedì 21 gennaio 2019
giovedì 25 ottobre 2018
Informazione per i lettori del blog
Per esigenze personali devo sospendere la pubblicazione dei miei post per un tempo al momento non definito ( presumibilmente diverse settimane).
Quando
riprenderò le pubblicazioni segnalerò via mail, come di consueto, ciascun post
ai lettori inclusi nella mia lista di indirizzi ed a chi richiedesse di esserlo
inviando una mail a:
robertobarabino@alice.it.
Cordialmente
Roberto Barabino
giovedì 11 ottobre 2018
Le regole del gioco nella nuova competizione politica
Nel corso
del dibattito sul precedente post ho scritto, rispondendo ad un commento:
“Mi stupisce che la stampa non si
renda conto che nessuno potrà battere i pentaleghistii se non scenderà nella
nuova arena politica, che ha due paletti precisi:
- Implica il rispetto della sovranità statuale o sovrastatuale, come antidoto ad una globalizzazione selvaggia. Sembrano essersene accorti, sia pure in modo un po’ contradditorio, i sette esponenti progressisti europei, fra cui Renzi, che hanno lanciato un appello antipopulista e antisovranista in cui fanno però esplicito riferimento all’Europa sovrana.
- Comporta il superamento delle logiche meramente di parte: i cittadini, non solo italiani, sono stu fi di pseudo soluzioni più o meno ideologiche che portano l’acqua solo al mulino di alcuni.”
- Implica il rispetto della sovranità statuale o sovrastatuale, come antidoto ad una globalizzazione selvaggia. Sembrano essersene accorti, sia pure in modo un po’ contradditorio, i sette esponenti progressisti europei, fra cui Renzi, che hanno lanciato un appello antipopulista e antisovranista in cui fanno però esplicito riferimento all’Europa sovrana.
- Comporta il superamento delle logiche meramente di parte: i cittadini, non solo italiani, sono stu fi di pseudo soluzioni più o meno ideologiche che portano l’acqua solo al mulino di alcuni.”
Mi sembra opportuno
chiarire meglio cosa intendo per “nuova arena politica” e lo farò aiutandomi
con una metafora calcistica. In uno stadio le due squadre si collocano
rispettivamente sul lato destro e sinistro, si dirigono verso la porta
avversaria e la vittoria va a chi fa più gol, di solito attraverso il dominio
del centrocampo. La vecchia politica aveva uno schema analogo: sul lato destro
si collocavano i capitalisti e coloro che erano interessati alla conservazione
dell’esistente; sul lato sinistro stavano i lavoratori e coloro che volevano
cambiare il sistema. L’obiettivo era sconfiggere l’altro blocco sociale e la
vittoria spettava a chi, conquistando il centro cioè la classe media, otteneva
più voti.
Nelle nuova
arena politica la competizione non è più fra destra e sinistra ma fra sopra e
sotto . Sopra stanno i turbocapitalisti planetari (l’1% della popolazione che
possiede il 99% della ricchezza) e coloro che sono da essi beneficiati; sotto
stanno le comunità nazionali che vengono bypassate e strumentalizzate dai
turbocapitalisti attraverso l’evasione e l’elusione fiscale e mediante potenti azioni lobbistiche. L’oggetto del
contendere non è più la distribuzione della ricchezza prodotta fra capitale e lavoro,
bensì la lotta fra l’omologazione (di
idee,stili di vita, modelli di consumo, ecc.) nonchè il controllo dei
comportamenti individuali e collettivi, anche tramite internet, voluti dai turbocapitalisti
e la differenziazione nonché l’autodeterminazione perseguita dalle comunità
nazionali.
E’ ben vero
che la singola comunità non è in grado di contrapporsi allo strapotere
dell’altra parte e che occorrono quindi alleanze ma, mentre in passato si puntava esclusivamente a strutture stabili come l’
Unione Europea, nella nuova arena sono possibili alleanze temporanee e mobili,
che propongo di chiamare ”costellazioni fluide”,
finalizzate a conseguire obiettivi specifici,
più adattive rispetto al contesto ormai
assai cangiante dell’offerta e della domanda politica. Ne
sono esempi in Italia il “patto di governo” fra Lega e Cinque
Stelle e la contestuale alleanza Lega-Forza Italia –
Frateli d’Italia sul piano locale . A livello europeo l’accordo fra i Paesi del
Patto di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e
Ungheria) e i governi austriaco ed italiano, accomunati dall’interesse a
contenere o fermare i flussi migratori incontrollati.
La direzione
verso cui si muovono le costellazioni fluide
non è univoca, come nel vecchio modello,
ma plurima e “ad assetto variabile”: ad esempio il Patto di Visegrad allargato
trova un supporto nell’attuale Amministrazione americana, che peraltro appoggia
anche varie azioni dei turbocapitalisti che hanno sede negli USA. La dinamica
delle forze in campo non è più lineare ma complessa.
Anche chi si oppone alle alleanze nazionali e internazionali citate in
precedenza, non può sfuggire alle regole del nuovo campo di gioco, per cui anche le forze progressiste
devono accettare, come hanno fatto i sette leader europei summenzionati, di
parlare di sovranità e dovranno farlo su costellazioni non necessariamente
coincidenti con i membri dell’attuale Unione Europea, per i motivi detti in
precedenza e per il fatto che le strutture stabili diventano frequentemente
fautrici dell’omologazione (basta pensare al diametro delle zucchine prescritto
a tutti i Paesi membri dalle autorità europee) e quindi oggettivamente alleate
di chi sta “sopra” e non dei popoli.
Quale sia il livello più opportuno al quale
attribuire ed esercitare la sovranità
sarà probabilmente un tema cruciale del dibattito politico in vista delle
elezioni europee del maggio 2019, che non potrà comunque prescindere dall’esame
degli interessi nazionali in gioco, al di là e al di sopra delle posizioni di
parte frutto della tradizionale distinzione fra destra e sinistra, non più in
grado di affrontare il nuovo contesto competitivo della politica. Per giocare
un ruolo significativo nel sistema di alleanze sovranazionali, forze di destra,
di centro e di sinistra dovranno coalizzarsi in forme diverse, di cui il patto
fra Lega e Cinque Stelle è una prima parziale espressione.
Nella
manifestazione romana del PD, tenuta il 30 settembre, il Segretario Martina ha
detto: “Abbiamo imparato la lezione, ora
aiutateci.” E’ un peccato che non abbia detto di quale lezione si tratta.
Comunque gli offro questa nota come spunto di riflessione ,sperando che possa
essere di aiuto per scegliere il giusto
terreno di gioco.
mercoledì 26 settembre 2018
I grandi giornali italiani: ci sono o ci fanno?
La domanda
contenuta nel titolo di questo articolo mi frulla per la testa dalle elezioni
del 4 marzo per questo motivo: fin dall’inizio delle trattative per la
formazione del nuovo governo i tre
principali quotidiani nazionali (Corriere della Sera, La Repubblica e La
Stampa) hanno assunto posizioni molto simili nei confronti delle due forze uscite
vincitrici dalle elezioni politiche, che si possono riassumere in un diffuso
scetticismo prima sull’esito della trattativa per dar vita al nuovo esecutivo e
poi, una volta che esso si è formato, sulla solidità e sulle prospettive dello
stesso. Una unanimità mai vista in
passato.
Sono state
sottolineate le differenze di posizioni su vari temi, i rischi derivanti
dall’esistenza di “due galli nel pollaio” (Salvini e Di Maio), la situazione
irrituale di un Presidente del Consiglio che opera in posizione defilata
rispetto agli standard del passato, le promesse difficilmente mantenibili
contenute nel contratto di governo, la
distanza fra le posizioni del governo italiano e quelle di altri Paesi europei,
il rischio di reazioni pesanti dei mercati finanziari. Sono stati chiamati ad
esprimersi su questi aspetti le più diverse figure: Direttori, Vicedirettori e
opinionisti dei quotidiani, storici, sociologi, psicologi, attori,
registi, scrittori, direttori d’orchestra, cantanti e molti altri: non meno dell’80% degli
interventi sono stati critici nei confronti del governo gialloverde. Una parata
impressionante di “bocche da fuoco”che avrebbero dovuto incenerire i “nuovi
arrivati”ma che ha prodotto effetti opposti.
Nel
frattempo, infatti, i sondaggisti davano la parola a campioni rappresentativi
di tutta la popolazione italiana, da cui emergeva che il consenso nei confronti
del governo è stato, dal 4 marzo, in continua crescita con i due partiti di maggioranza entrambi sopra il 30% nelle intenzioni
di voto degli elettori e con alcuni provvedimenti del governo apprezzati da
“maggioranze bulgare”, fino all’85%.
Credo che non vi possa essere una
dimostrazione più evidente della distanza fra l’”establishment”, tutto unito e
arroccato nella difesa dell’esistente e dei propri privilegi e il popolo. In una interessante intervista
radiofonica, il Prof. Carlo Galli ha recentemente osservato che l’establishment
bolla con i termini provocatori e
volutamente squalificanti di “populismo e sovranismo” l’azione delle forze che
difendono il popolo e i confini nazionali e ha aggiunto: “provate a chiedere a
Xi Jinping o a Trump se accetterebbero tali definizioni per le politiche di
tutela dei rispettivi Paesi”. L’osservazione è corretta perché il suffisso
“ismo” implica un riferimento ideologico, mentre il popolo e la sovranità sono
realtà oggettive: il primo è , nei regimi democratici, il detentore dei
poteri e la seconda ne è la massima
espressione, senza la quale uno Stato non può esistere.
Ora , dato
che la predetta distanza fra popolo ed elite è visibile anche da un bambino,
c’è da chiedersi come mai fior di giornalisti, di intellettuali e di personaggi
dello spettacolo insistano nel cercare di demolire la credibilità della
coalizione gialloverde quando è evidente
che tale azione è controproducente. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che vi sia
un esplicito accordo di non meglio definiti “poteri forti” e della stampa che
li tutela per far finire un tentativo di cambiamento che potrebbe mettere in
discussione l’equilibrio delle forze politiche ed economiche che hanno dominato
il nostro Paese e l’Europa dal dopoguerra ad oggi. Io però non credo alle
teorie complottiste e penso invece che si sia inconsapevolmente verificato un potente fenomeno che gli
psicologi chiamano “group think” che porta un gruppo che si sente
minacciato nella sua sopravvivenza a coalizzarsi istantaneamente e acriticamente
per respingere la minaccia, anche con azioni del tutto irrazionali e
potenzialmente autolesionistiche.
Ovviamente,
con quanto ho scritto finora non intendo assolutamente sostenere che il governo
gialloverde abbia ragione ei suoi oppositori torto, ma vorrei invitare i
quotidiani citati., come ho già fatto in precedenza per i partiti di minoranza,
a valutare quanto sia dannoso per loro insistere con modalità di attacco
frontale che rinforzano sempre di più negli elettori l’impressione che la ragione
stia dalla parte di chi è attaccato. li
invito inoltre a pubblicare anche
contributi “fuori dal coro”, di cui questo scritto è un esempio. Il compito della stampa è certamente quello di
“fare le pulci” al potere e di verificare
la rispondenza fra quanto promesso e
quanto attuato (fact checking) ma non quello di proporsi come contropotere politico; questo ruolo
improprio è stato giocato storicamente da La Repubblica, da molti ritenuto un
“giornale-partito”, ed è un peccato che a questa logica si stiano in parte
allineando le due altre grandi testate nazionali. Se questa tendenza
continuasse,molti lettori si sentirebbero manipolati e reagirebbero nelle urne
elettorali, oltre che abbandonando le testate coinvolte.
domenica 9 settembre 2018
Fine delle ideologie e dell'opposizione tradizionale
Con la
seconda guerra mondiale è terminato il fascismo, come ideologia praticata a
livello nazionale, con la caduta del muro di Berlino quella comunista a
livello internazionale, e con la crisi finanziaria
del 2007 quella liberista a livello globale. La principale conseguenza di tutto
ciò è che, nei principali paesi occidentali la maggior parte dei cittadini si è liberata degli schematismi preconcetti per le scelte elettorali e si muove liberamente
in tutto, o quasi, l’arco politico per trovare offerte in grado di soddisfare
le proprie aspettative. Una conseguenza
di questa fluidità è che determinate
iniziative politiche possono ottenere il consenso, misurato tramite sondaggi,
della schiacciante maggioranza dei cittadini, indipendentemente dallo
schieramento politico di appartenenza; basta pensare, a titolo d’esempio, al provvedimento del Governo italiano che vieta la pubblicità per il gioco d’azzardo, che è stato apprezzato dall’85% dei cittadini.
Dato questo
rilevante cambiamento di prospettiva risulta particolarmente stridente e
anacronistico il modo, rituale e immutato, con cui le forze di opposizione si
esprimono nei confronti delle azioni del Governo in carica: esse si limitano a
ripetere in continuazione, come un disco rotto, che tali azioni sono totalmente
sbagliate e rovinose per il Paese e che portano l’Italia all’isolamento in
campo internazionale. Ciò anche quando i fatti dimostrano inequivocabilmente il
contrario, come nel caso della lotta al traffico
di esseri umani e ai soggetti che, volontariamente o meno, lo favoriscono: dopo
le iniziative prese dal Governo, in modo deciso, per bloccare tale traffico, i flussi migratori si sono fortemente ridimensionati. Circa il
rapporto con i partner internazionali, va detto che l’Europa ha mostrato tutta la sua
inconsistenza non riuscendo in alcun modo a far rispettare gli impegni di
redistribuzione dei migranti presi solennemente in passato e poi
sistematicamente disattesi; ciò è avvenuto anche in occasione della vicenda
della nave Diciotti in cui la redistribuzione riguardava meno di 200 persone. A
seguito di questa situazione, il Ministro Salvini ha avviato, mediante il
colloquio con Orban, un “asse sovranista” che include anche l’Austria e gli
altri Paesi del Patto di Visegrad, con l’intento di sfidare, in vista delle
elezioni europee del 2019, l’Europa dello “statu quo”. Se questa manovra
allontana l’Italia da Paesi come la Francia e la Germania, crea però le basi
per una più vasta alleanza che presto potrebbe includere anche Paesi del Nord
Europa dove le forze antisistema stanno crescendo. Non si può quindi parlare di
isolamento ma semmai di revisione delle
alleanze.
A fronte di una maggioranza che si muove in modo spregiudicato, le forze di minoranza
dovrebbero fare quanto affermato recentemente dal Segretario reggente del PD
Martina “smettere di fare opposizione e produrre un’alternativa”, cioè rinunciare alla semplice
contestazione delle iniziative del Governo e proporre un’offerta politica
competitiva. Va detto che, per il momento, i commenti del Segretario PD sono
ancora di mera contrapposizione (“Governo pericoloso e inconcludente, ci isola
in Europa, ecc.”) ma si attendono
iniziative nella direzione da lui auspicata, che è assai opportuna.
A mio
avviso, per risultare competitiva la nuova offerta politica dovrebbe essere:
-
inclusiva, cioè rivolta a tutelare l’intera
comunità nazionale e non frazioni di essa; ad esempio, dagli
eccessi del liberismo e del globalismo, cioè dalla subordinazione degli
interessi collettivi a quelli privati. La tristissima vicenda del Ponte
Morandi di Genova può essere assunta ad
esempio emblematico di tali eccessi
-
plurale, cioè capace di fare sintesi fra
istanze diverse ma tutte legittime; ad esempio quelle dell’impresa e quelle del
lavoro. La positiva conclusione del caso
ILVA, impostata dal Governo Gentiloni
e completata da quello in carica è
un’applicazione di questo principio.
-
riformista, cioè capace di incidere realmente sulle “forme”, ossia sui contenitori attivi che
hanno prodotto le inefficienze del passato. La più rilevante è la costruzione
europea che è priva di solide fondamenta in quanto il potere decisionale
risiede in organi non elettivi e quindi sottratti al giudizio popolare.
-
partecipata, cioè orientata a superare i limiti
della democrazia rappresentativa che hanno allontanato i cittadini dalla
politica (astensionismo) e da chi la costituisce (sentimento anticasta).
Prendendo ad
esempio il PD, che è la maggior forza di opposizione, la situazione è la
seguente.
-
Il “fronte renziano” si pone come oppositore assoluto delle forze sovraniste e populiste ed
auspica un accordo a livello europeo con Macron
-
Il “fronte antirenziano” (Zingaretti, Franceschini, Orlando) accusa il primo di aver
regalato i Cinque Stelle alla Lega ed auspica attenzione all’elettorato grillino
e tendenzialmente un confronto dialettico con il Movimento..
-
L’ex Ministro dello Sviluppo
economico Carlo Calenda, “new entry e battitore libero” del PD, mira a superare rapidamente i
riti congressuali per sviluppare una difesa della democrazia liberale, a suo
avviso messa a rischio dalle forze di maggioranza.
Le posizioni
esposte, diverse fra di loro, sono orientamenti di massima utili ad un posizionamento
in vista del congresso nazionale che si terrà agli inizi del prossimo anno, ma
richiedono di essere riempite di contenuti per poter rispondere ai requisiti
indicati in precedenza.
Va osservato
comunque che, dietro a questa diversità di posizioni vi è una interessante
convergenza, che potrebbe dar luogo, nel tempo, ad una sintesi fra le diverse
impostazioni: sia Zingaretti che il
renziano Del Rio, ex Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, hanno criticato nettamente l’attuale assetto del capitalismo che,
a detta di Del Rio, non potrà più essere quello in cui “ l’1% della
popolazione possiede ricchezze pari a quelle del restante 99% “e quindi un
potere sovrastante a livello mondiale. Una proposta che traducesse tale ipotesi
in concrete linee d’azione a livello almeno europeo, risulterebbe altamente
inclusiva e riformista, quindi coerente
con i principi segnalati in precedenza e
interessante per la grande maggioranza dei cittadini-elettori.
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