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mercoledì 26 settembre 2018

I grandi giornali italiani: ci sono o ci fanno?



La domanda contenuta nel titolo di questo articolo mi frulla per la testa dalle elezioni del 4 marzo per questo motivo: fin dall’inizio delle trattative per la formazione del nuovo governo i tre principali quotidiani nazionali (Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa) hanno assunto posizioni molto simili  nei confronti delle due forze uscite vincitrici dalle elezioni politiche, che si possono riassumere in un diffuso scetticismo prima sull’esito della trattativa per dar vita al nuovo esecutivo e poi, una volta che esso si è formato, sulla solidità e sulle prospettive dello stesso. Una unanimità mai vista in passato.
Sono state sottolineate le differenze di posizioni su vari temi, i rischi derivanti dall’esistenza di “due galli nel pollaio” (Salvini e Di Maio), la situazione irrituale di un Presidente del Consiglio che opera in posizione defilata rispetto agli standard del passato, le promesse difficilmente mantenibili contenute nel contratto di governo,  la distanza fra le posizioni del governo italiano e quelle di altri Paesi europei, il rischio di reazioni pesanti dei mercati finanziari. Sono stati chiamati ad esprimersi su questi aspetti le più diverse figure: Direttori, Vicedirettori e opinionisti dei quotidiani, storici, sociologi, psicologi, attori, registi,  scrittori,  direttori d’orchestra, cantanti  e  molti altri: non meno dell’80% degli interventi sono stati critici nei confronti del governo gialloverde. Una parata impressionante di “bocche da fuoco”che avrebbero dovuto incenerire i “nuovi arrivati”ma che ha prodotto effetti opposti.
Nel frattempo, infatti, i sondaggisti davano la parola a campioni rappresentativi di tutta la popolazione italiana, da cui emergeva che il consenso nei confronti del governo è stato, dal 4 marzo, in continua crescita con i due partiti di maggioranza entrambi sopra il 30% nelle intenzioni di voto degli elettori e con alcuni provvedimenti del governo apprezzati da “maggioranze bulgare”, fino all’85%.
Credo che non vi possa essere una dimostrazione più evidente della distanza fra l’”establishment”, tutto unito e arroccato nella difesa dell’esistente e dei propri privilegi e il popolo. In una interessante intervista radiofonica, il Prof. Carlo Galli ha recentemente osservato che l’establishment bolla con i termini provocatori  e volutamente squalificanti di “populismo e sovranismo” l’azione delle forze che difendono il popolo e i confini nazionali e ha aggiunto: “provate a chiedere a Xi Jinping o a Trump se accetterebbero tali definizioni per le politiche di tutela dei rispettivi Paesi”. L’osservazione è corretta perché il suffisso “ismo” implica un riferimento ideologico, mentre il popolo e la sovranità sono realtà oggettive: il primo è , nei regimi democratici, il detentore dei poteri  e la seconda ne è la massima espressione, senza la quale uno Stato non può esistere.
Ora , dato che la predetta distanza fra popolo ed elite è visibile anche da un bambino, c’è da chiedersi come mai fior di giornalisti, di intellettuali e di personaggi dello spettacolo insistano nel cercare di demolire la credibilità della coalizione gialloverde quando  è evidente che tale azione è controproducente. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che vi sia un esplicito accordo di non meglio definiti “poteri forti” e della stampa che li tutela per far finire un tentativo di cambiamento che potrebbe mettere in discussione l’equilibrio delle forze politiche ed economiche che hanno dominato il nostro Paese e l’Europa dal dopoguerra ad oggi. Io però non credo alle teorie complottiste e penso invece che si sia inconsapevolmente verificato un potente fenomeno che gli psicologi chiamano “group think” che porta un gruppo che si sente minacciato nella sua sopravvivenza a coalizzarsi istantaneamente e acriticamente per respingere la minaccia, anche con azioni del tutto irrazionali e potenzialmente autolesionistiche.
Ovviamente, con quanto ho scritto finora non intendo assolutamente sostenere che il governo gialloverde abbia ragione ei suoi oppositori torto, ma vorrei invitare i quotidiani citati., come ho già fatto in precedenza per i partiti di minoranza, a valutare quanto sia dannoso per loro insistere con modalità di attacco frontale che rinforzano sempre di più negli elettori l’impressione che la ragione stia dalla parte di chi è attaccato.  li invito inoltre  a pubblicare anche contributi “fuori dal coro”, di cui questo scritto è un esempio.  Il compito della stampa è certamente quello di “fare le pulci” al potere  e di verificare la rispondenza  fra quanto promesso e quanto attuato (fact checking) ma non quello di proporsi  come contropotere politico; questo ruolo improprio è stato giocato storicamente da La Repubblica, da molti ritenuto un “giornale-partito”, ed è un peccato che a questa logica si stiano in parte allineando le due altre grandi testate nazionali. Se questa tendenza continuasse,molti lettori si sentirebbero manipolati e reagirebbero nelle urne elettorali, oltre che abbandonando le testate coinvolte.

40 commenti:

Giuseppe Maria Greco ha detto...

Mi sembra corretto rilevare che, quando tra due parti nasce un conflitto, le causa che lo ha provocato può risiedere in uno dei due contendenti o in ambedue.

Se guardiamo alle ragioni che sostengono le posizioni dei giornali (non parlo di quelli di destra, per i quali occorre una valutazione specifica), possiamo constatare che non sono molto diverse o divergenti da quelle di cui abbiamo discusso da tempo. La diversità con loro era di “qualità”, perché più che affermazioni nel nostro caso si trattava di elementi posti allo studio collettivo, per cui il giudizio sul loro comportamento può riguardare in generale il modo di intendere il ruolo del giornalismo da parte di quel mondo.

Se non ci sono dubbi sull’incapacità della sinistra di darsi un volto non solo riconoscibile ma anche utile per il superamento di questa difficile fase, occorre anche non nascondere che anche il governo non presenta prospettive così chiare da costituire un percorso politico riconoscibile e costruttivo.

C’è poi da aggiungere che il ruolo del giornalismo, magari rivisto e corretto, non è comunque quello del politico, per cui mi sembra non del tutto pertinente la critica che DiMaio ha rivolto alla stampa ammucchiandola, in quanto ingrata, nel sacco degli indecifrabili poteri forti.

In democrazia ognuna delle parti dovrebbe imparare dall’altra ciò che l’altra è più in grado di vedere grazie alla sua diversità. Questo sarebbe uno spirito “di cambiamento” che però non mi sembra rientri nel contratto di governo.

GMG

roberto ha detto...

Tu sollevi giustamente il tema del "modo di intendere il ruolo del giornalismo da parte di quel mondo". Formalmente i "giornaloni" si dichiarano indipenentei ed attenti a fornire un'accurata descrizione dei fatti , separata dalle opinioni. In realà spesso i fatti vengono presentati in una luce tale da favorire un'interpretazione di parte che, in termini generali, denominerei come "liberal-globalista" cioè attenta soprattutto agli interessi economici, il cui primato è dato per scontato (si veda il famoso "giudizio deii mercati" ritenuto inoppugnabile).
E' chiaro che, di fronte alla sfida gialloverde che mette proprio in discusaiionei fondamenti di tale approccio, il sistema mediatico reagisca in modo più o meno consapevole. Il problema per esso è che i lettori hanno, da tempo, "mangiato la foglia" e non sono più disposti a bere acriticamente la pozione suggerita da tante illustri voci.
Convengo che il ruolo del giornalismo non debba essere quello del politico e che la diversità di posizioni sia una ricchezza. Su questo terreno c'è molto da fare da entrambe le parti.

Anonimo ha detto...

Temono anche di perdere i vergognosi contributi statali.
Non perdo occasione per auspicare che Italia abbandoni l'Europa e faccia con la Svizzera una confederazione. La Svizzera ha bisogno di uno sbocco sul mare e noi di un po' di pragmatismo elvetico.
Paolo Spinoglio

roberto ha detto...

Certo, anche il tema dei finanziamenti pubblici gioca il suo ruolo nella campagna contro l'attuale maggioranza, che i privilegi vuole abolirli.
Circa la federazione con la Svizzera è un bel sogno che condivido, soprattutto perchè la Confederazione elvetica è, di fatto, l'unica vera democrazia, in cui i cittadini dicono sempre l'ultima parola con i referendum e gli organismi rappresentativi lo sanno bene e ne tengono scrupolosamente conto.

Giuseppe Nava ha detto...

Caro Barabino,

condivido il fatto che i giornali italòiani critichino " a prescindere " l'orientamento del governo.

Contro una immigrazione (invasione) così disordinata e prepotente bisognava intervenire in modo ancora più incisivo , ma anche più intelligente, di quanto non faccia il ministro dellinterno.

Però per tutto il resto i componenti di questo governo sono un disastro. In primis dal punto di vista finanziario stanno per portare il Paese al default.

Un saluto


beppe nava



GMG ha detto...

Un giudizio deve considerare non una sola parte ma ambedue, perchè gli eventuali torti dell'una non significano certamente la perfezione dell'altra. Il mio giudizio sui partiti oggi al governo risale a prima di quelli espressi dagli organi di stampa, quindi non ne ha subito l'effetto. Se essi possono essere considerati, tenuto conto del ruolo che si assumono, potenzialmente inadeguati e non trasparenti, mi sembra che la stampa lo possa ragionevolmente affermare. Quindi, una eventuale campagna denigratoria da parte loro deve trovare altri sostegni per essere convenientemente dimostrata.
Circa la federazione con la Svizzera, mi sembra un bel sogno, comprensibile ma poco ragionevole. La democrazia diretta, di cui abbiamo ampiamente dibattuto in altre occasioni, è un sistema che quel piccolo Stato considera ormai identitario, mentre non mi sembra di riconoscere in quale sistema gli italiani collettivamente siano disposti a riconoscersi, a parte quello in cui malvolentieri per motivi profondamente diversi tra loro si trovano oggi.

Una discussione a parte meriterebbe la valutazione dei contributi statali. Definirli vergognosi tout court mi sembra infatti frettoloso.

Infine, che si auspichi l'abbandono dell'Europa perchè è un battello che traballa all'infuriare dei venti mi sembra come auspicare che il capitano della nave si butti con il salvagente in acqua e lasci al suo destino l'equipaggio.

roberto ha detto...


Caro Beppe,
è evidente che questo governo sconta l'inesperienza e, in certi casi, la dubbia competenza di alcui suoi membri e quindi il rischio di una crisi finanziaria non si può escludere. Ma è possibile un'ipotesi diversa da quella da te evocata e cioè che prevalga la "dottrina Tria" che implica tenere il deficit fra l'1,5 e il 2%, il che eviterebbe scossoni finanziari, negoziando però con Bruxelles un amplimamento degli investimenti per la difesa del territorio da tener fuori dal conteggio del deficit. Se così fosse, il governo dovrebbe ridimensionare le ambizioni sul reddito di cittadinanza e la flat tax ma acquisirebbe un credito politico su un tema assai sentito dagli italiani.
Seguiamo gli sviluppi. I conti saranno presto noti
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...

Rispondo a GMG:
Sul diritto di critica al governo, anche della stampa, non ci piove ma non si può procedere ignorando il crescente consenso del governo, per alcuni temi quasi plebiscitario, dipendente dal fatto che esso, pur fra ingenuità, rozzezze e semplificazioni, ha colto alcuni malesseri profondi della società e ne cerca la soluzione. Un'opposizione che li ignorasse è destinata ad escludersi dalla competizione politica ed una stampa che facesse altrettanto perderebbe molti lettori.
La federazione con la Svzzera resterà un sogno, ma la democrazia diretta a bene anche in Italia.
Convengo che il tema del finanziamento pubblico meriti una trattazione a parte e che abbandonare l'Europa sia illogico, ma mantenere questa Europa lo è ancor di più.

Dario Lodi ha detto...

Hai ragione. Ma da tempo è così: i grandi giornali sono vittime della pubblicità. Per questo anche la pagina culturale è decaduta e i giornalisti terribilmente peggiorati. Basta pensare che Beppe Severgnini è un vanto del Corriere! La TV, poi, santifica Feltri e Sallusti, Mieli e Cacciari, e via dicendo. Siamo messi molto male. In questo momento leggo solo il FATTO, almeno Travaglio è informato. Pessima, però, la pagina culturale.

Ciao, Dario

roberto ha detto...

Quindi sei uno dei lettori che hanno abbandonato i "giornaloni" e non sarai certo l'ultimo !
Essi sono degradati anche perché hanno aumentato a dismisura il numero di pagine, direttamente e tramite supplementi imposti al lettore, pieni di notizie futili e , ovviamente, di pubblicità sia evidente che nascosta.
Ciao.
Roberto

Gerardo Mazziotti ha detto...

TROVO STUPEFACENTE CHE IL 60% DEGLI ITALIANI SIANO FAVOREVOLI A QUESTO GOVERNO
( AMMESSO CHE I SONDAGGI SIANO ATTENDILI ) CHE IO GIUDICO INADEGUATO SIA PER LA POCA CREDIBILITA DEL CONTRATTO CHE PER LA MODESTA QUALITA DEI MINISTRI. SPERO SEMPRE CHE CADA E CHE SIA SOSTITUITO DA UN GOVERNO DEL PRESIDENTE.

roberto ha detto...


Rispetto il tuo stupore e il tuo giudizio ma, se i sondaggi si riveleranno attendibii ( lo veremo alle prossime elezioni europee del maggio 2019), dovrai domandarti perché, malgrado alcuni limiti evidenti dell'attuale governo, gli italiani lo preferiscano alle altre soluzioni, compreso il governo del Presidente, espressione di decisioni calate dall'alto, che molti non sono più disposti ad accettare.

Unknown ha detto...

Caro Roberto, ogni giornale ha il suo pubblico e i suoi sponsor: come ad es. Il Corriere della Sera cosí ad es. Il Giornale oppure La Veritá. Perció di che cosa scandalizzarsi se un giornale parla al suo pubblico?

Secondo te un giornale puó spostar consensi? Il M5S e la Lega han guadagnato consensi grazie ai giornali o grazie a qualche altro mezzo di comunicazione? E la gente apprezza il governo a causa dell'avversione dei giornali o per informazioni altrimenti colte?

O puó di piú la TV spostar consensi? Pensa che tra poco avremo 6 canali sovranisti. Quindi di che cosa scandalizzarsi, che al governo manchi il supporto dei media?

Il pluralismo ci interessa ancora come valore da difendere o ci piace di piú restare allineati al nuovo pensiero unico? Pensa che tra poco tutti i personaggi pubblici o di visibilitá pubblica non allineati verranno rimossi o saranno tagliati loro i fondi. Quindi di che cosa scandalizzarsi se per adesso ci sono voci dissenzienti?

roberto ha detto...

Tu temi, non a torto, il potenziale formarsi di un pericoloso "pensiero unico" grillo.leghista, io ho evidenziato l'esistenza attuale di un pensiero unico di segno opposto- Entrambi sono un rischio per la democrazia e, quindi, occorre proteggere e sviluppare il pluralismo.
Circa l'influsso dei giornali e, più in generale, dei mezzi di comunicazione di massa sull'opinione pubblica, io credo non solo che esso sia stato fortemente ridimensionato dall'emergere dei cosial networks e di altri mezzi, come i blog, di comunicazione diretta fra i cittadini, ma anche che quando si verifica un'eccessiva omologazione dei messaggi, essa risulti controproducnte, sortendo l'effetto esattamente opposto a quello, consciamente o inconsciamennte, voluto. Il crescente successo, nelle intenzioni di voto degli elettori, del connubio gialloverde è dovuto, a mio avviso, in larga misura a questo fenomeno.
E' per questo che auspico dal giornalismo un maggiore rispetto dei loro lettori-elettori, che meritano di conoscer anche le ragioni di chi si opone al modello culturalmente dominante.

Anonimo ha detto...

Caro Roberto,
il consenso di cui godono il governo e le forze che lo sostengono non possiede la virtù di mutare in ragionevole ciò che non lo è; di trasformare l'ignoranza, l'improvvisazione e il dilettantismo in competenza, senso di responsabilità, conoscenza della realtà.
I poteri forti non c'entrano. I tre quotidiani che tu citi non fanno altro che ricordare che esistono principi costituzionali da rispettare; leggi dell'economia e della finanza che non possono essere violate impunemente; obblighi derivanti da trattati internazionali e dalla nostra partecipazione alla Unione europea da osservare e così via. Non era mai accaduto nella stria della Repubblica di dover ascoltare ogni giorno tante sesquipedali sciocchezze e vedere ministri ed esponenti di partito fare con tanta arroganza e superficialità proposte irrealizzabili o prive di qualsiasi serio approfondimento.
La cronaca di ogni giorno ci mostra la contraddittorietà delle dichiarazioni improvvisate e l'inconsistenza di chi le fa. Per fortuna lo scontro con la realtà e con i fatti, che hanno una loro ostinazione, impone spesso di correggere la rotta e di questo almeno credo si debba prendere atto. Cordiali saluti. Carlo Giulio

Unknown ha detto...

ciao Roberto, grazie per la tua impeccabile riflessione, infatti io, che leggevo Corriere della sera e Fatto Quotidiano, ho da tempo abbandonato il Corriere e resto fedele a FQ...
Ciao!

eddi

roberto ha detto...

Rispondo a Anonimo:

Caro Carlo Giulio,

non c'è dubbio che, nel modo di procedere del "governo del cambiamento" vi siano parecchi difetti dovuti in parte ad inesperienza e in parte a sottovalutazione dei vincoli e a sopravalutazione della propria forza. Come tu hai giustamente notato, fortunatamente la realtà è un test che non si può ignorare e che spesso ridimensiona i velleitarismi.
Detto questo devo però aggiungere che i vincoli da te citati ( principi costituzionali, leggi dell'economia e della finanza, obblighi derivanti da trattati internazionali, ecc.) non sono scritti nella pietra e immutabili come i dieci comandamenti, ma criteri suscettibili, almeno in parte, di modifica e di interpretazione. Faccio un esempio: i trattati e le norme riguardanti i salvataggi in mare sono stati a lungo interpretati nel senso dell'ineluttabilità dell'accoglienza di chiunque si imbarcasse con l'intenzione di approdare sulle nostre coste. In base a questa logica, quando il Ministro dell'Interno Minniti propose di chiudere i porti venne fortemente osteggiato e dovette desistere. Quando la stessa linea d'azione venne riproposta da Salvini, l'ex Ministro Del Rio lo accusò, in TV di imbrogliare gli italiani perché " i porti non si possono chiudere". Come hanno dimostrato gli eventi successivi ( vicende delle navi Acquarius e Diciotti) chiudere i porti si può.
E' legittimo dissentire da questa iniziativa ma non si può negare che le cose che si possono fare dipendono largamente dalla volontà politica r non solo dalle previsioni normative.
Ciao. Roberto

roberto ha detto...


Rispomdo a dvige Cambiaghi:

Cara Eddi,
ho comprato il Corriere della Sera tutti i giorni per vari decenni e quando occasionalmente non lo trovavo ero molto dispiaciuto (il negoziante dell'isola remota di Filicudi dove il giornale non sempre arrivava per le condizioni del mare, vedendo la mia faccia triste mi disse: "ma cosa c'è di tanto interessante per Lei nel Corriere ?". Allora (era il 1987) le cose interessanti erano moltissime.
Ho cominciatoa disamorarmi qando nacque la tremenda stagione, che dura tuttora, dei cosiddetti supplementi, pieni di cose futili e pubblicità ed ho sostituito il Corriere con la Stampa nei giorni dei supplementi. Ora che quei giorni sono quasi tutti quelli della settimana e che il taglio del giornale è diventato quello di un contropotere politico, non lo compro quasi più.
Ciao. Roberto

Fulvia Steardo ha detto...

Roberto, quando i pentastellati hanno sottoscritto il contratto di governo con Salvini non hanno tenuto conto (forse) che l'alleato storico del leghista HA IL MONOPOLIO apparente ed occulto di TUTTA la telecomunicazione italiana. Salvini avrebbe fatto il poliziotto buono mentre Berlusconi quello cattivo in opposizione. Personalmente non avrei mai accettato di governare con persone altamente inaffidabili e prive di base ideologica se non quella del businness. Peggio per i pentastellati, arte che entra...un abbraccio Fulvia

roberto ha detto...

Cara Fulvia,
il fatto che dietro Salvini spunti Berlusconi, con il suo ruolo pervasivo nel mondo dell'informazione, è motivo di preoccupazione anche per me: se Berluscon ha accettato la nomina di Foa a Presidente RAI non è certo una garanzia di pluralismo anche se non dubito della professionalità di Foa.
Malgrado questo non ritengo che l'asse Lega / Cinque telle possa vacillare: i due sono consapevoli di avere un'opportunità irrripetibile non solo di goverare a lungo il nostro Paese ma anche di contare in Europa a causa dell'elevato numero di consensi che raccoglieranno alle prossime elezioni europee e certamente non vogliono lasciarsela scappare.
Ricambio l'abbraccio.
Roberto

Matteo Zambelli ha detto...

La mia opinione collima in molti punti con quella di Calderaro. Avendo io personalmente la passione per il giornalismo (fina dall’epoca universitaria) ma non avendo (purtroppo) modo di guadagnarmi da vivere con tale professione, ho comunque mantenuto alta l’attenzione a questo argomento (da oltre 18 anni pubblicano i miei interventi sul blog del Corriere della Sera proprio tenuto da Severgnini; lo dico a Lodi che tanto denigra BSev). Il posizionamento abbastanza “allineato” dei grandi giornali non mi stupisce molto. Ricordo a tutti che un giornale è sicuramente un “contenitore” di informazione, cultura, approfondimento ed opinioni politiche, ma in primis (e sempre di più in futuro) è un PRODOTTO CHE SI VENDE. Parlo da responsabile commerciale, e non da “aspirante” giornalista. Quando mi rendo conto, che io sia Direttore oppure Editore, che il mio potenziale pubblico acquirente “desidera” un certo tipo di prodotto, ad esempio un detersivo al profumo di limone, dico alla “produzione” di inserire il profumo di limone nel detersivo che produco (e che fino a ieri era all’essenza di lavanda). I lettori dei grandi giornali, che stanno calando vertiginosamente a favore di altri mass media (ed il dibattito è in corso da anni, vedasi proprio il blog del tanto criticato Severgnini!!!), tendenzialmente hanno un determinato profilo. Istruzione superiore, un certo posizionamento sociale, un discreto livello lavorativo, reddito disponibile ecc. Sempre meno giovani leggono i giornali, sempre meno disoccupati spendono soldi per i giornali, sempre meno lettori hanno Corsera e Repubblica al Sud, (dove trionfano Il Mattino, Il Messaggero ecc.). Guarda caso se dovessimo fare un profilo tra ELETORI non particolarmente favorevoli al governo attuale e LETTORI dei grandi quotidiani, scommetto che la percentuale sarebbe molto alta. Diverso invece lo schierarsi dei personaggi della cultura, dell’arte e dello spettacolo. Per anni il PCI ha tenuto (ed ottenuto) il monopolio di quei settori. La DC (ed il pentapartito) rappresentavano la stagnazione culturale, il conservatorismo bacchettone, il perbenismo bigotto. Il PCI seppe strumentalizzare l’opposizione a tutto questo diventando la “paladina” del diritto al dissenso, alla critica, al moderno, all’apertura creativa (pensate a Walter Veltroni ed al suo continuo ammiccamento a questo mondo). Risultato: esiste (è vero) un conformismo diffuso (abbastanza insopportabile) in questi “ambienti” che si dichiara “di sinistra” senza sapere cosa politicamente significhi esserlo. parte 1/2

Matteo Zambelli ha detto...

parte 2/2
Ultimo punto che propongo, ma potrei andare avanti per giorni con altre riflessioni. Lo spazio sullo scaffale. Ovvero il posizionamento dei giornali nell’arco delle opinioni politiche. Se è vero che ogni forza politica ha voluto e vuole un giornale di riferimento che porti avanti le proprie istanze (storicamente i giornali di partito come l’Unità e l’Avanti…) è anche vero che oggi ogni giornale ricerca, per motivi ideologici ma anche e soprattutto di MERCATO, uno spazio vuoto “sullo scaffale” delle offerte. Il Giornale è l’organo del Berlusconismo da quando Silvio scese in campo (e Montanelli decise di uscire). Liberoquotidiano ha fatto lo stesso fino a qualche anno fa. Oggi si è autoproclamato “organo ufficiale” del Salvinismo leghista. Esisteva uno spazio libero e molto “commercialmente” conveniente da occupare. Era lo “spazio” pentastellato. Travaglio ha intelligentemente intuito prima degli altri l’opportunità ed oggi è non solo specchio fedele del Grillo-pensiero, ma sta diventando per i 5 Stelle quello che per decenni è stato Repubblica per il PD. Non mi sorprende che questo avvenga e non sto dicendo che i giornalisti di questi giornali sono dei “venduti”. Dico solo che giornali con diverso posizionamento di mercato attraggono giornalisti con diversi orientamenti (oppure qualcuno molto ben disposto a cambiare punto di vista). Da sempre il Sole 24ore è organo di informazione di un determinato punto di vista. Se seguite Sebastiano Barisoni ogni giorno con Focus Economia (radio24 dalle 17.00 alle 18.30) saprete molto bene quali punti dell’agenda economica vengono visti in modo prioritario da Confindustria. Barisoni NON è il portavoce di Confindustria (e non è nemmeno un “venduto”; anzi è eccezionalmente bravo); ma è specchio di un certo punto di vista! Così come il Messaggero di Roma è “figlio” degli interessi di Caltagirone… Di sicuro di Editori “puri” interessati ud un giornalismo “solo fatti” all’inglese non ce ne sono; ma da qui a sostenere che esiste il pensiero unico dei grandi giornali CONTRO l’attuale Governo… mi sembra di risentire le invettive (assurdamente propagandistiche) di Grillo quando aveva bisogno di fare vittimismo per fare consenso.

Matteo Zambelli ha detto...

...e poi mi taccio.
Riguardo l'idea di una confederazione con la Svizzera ed all'uscita dalla UE, evito di approfondire il mio punto di vista (che troppa logorrea ho utilizzato per i precedenti interventi); ma l'idea mi ripugna, mi rattrista, mi preoccupa ed in parte, per il fatto che sia stata espressa da un così elevato (intellettualmente parlando) consesso di persone che stimo e considero positivamente, mi terrorizza. Rimango perplesso, lo dico con immutata stima nei vostri confronti, per il fatto che abbiate espresso una tale posizione.

roberto ha detto...

Ti ringrazio per il ricco e stimolante intervento che dimostra quanto la tua passione per il giornalismo si traduca in un’analisi puntuale e articolata dei motivi che stanno alla base delle scelte editoriali dei quotidiani. Ad essa si accompagna, in modo complementare , il tuo essere un Direttore Commerciale, il che ti consente di analizzare a fondo questo rilevante aspetto, che concorre alle scelte predette

Ti ringrazio anche per il fatto di rivolgerti non solo a me ma anche ad altri lettori che hanno fatto commenti: è questa un’opzione che avevo suggerito in passato ma che ha stentato a decollare; spero che il tuo intervento sia di stimolo ad altri lettori a fare altrettanto.

Condivido in pieno la tua analisi ed è per questo motivo che mi e ti domando: perché i grandi giornali restano ancorati ad una visione tutta di sinistra anche ora che la sinistra è in crisi, la distinzione fra destra e sinistra è obsoleta e si è aperto, nel mercato politico, uno spazio vastissimo che non chiede più una visione di parte ma una trasversale?
Il connubio Lega/Cinque Stelle ha capito l’esistenza di questo spazio e lo sta cavalcando alla grande con il “contratto di governo” che, come molte iniziative di queste forze, è stato irriso dai supponenti ma si sta rivelando uno strumento efficace per far convivere forze diverse. Non si tratta della logica obsoleta delle c orrent i che ha portato alla rovina molti partiti tradizionali, ma quella di specifici accordi che non coprono l’intero arco delle opzioni politiche dei contraenti.

Mi stupisce che la stampa non si renda conto che nessuno potrà battere i pentaleghist i se non scenderà nella nuova arena politica, che ha due paletti precisi:

- Implica il rispetto della sovranità statuale o sovra statuale, come antidoto ad una globalizzazione selvaggia. Sembrano essersene accorti, sia pure in modo un po’ contradditorio, i sette esponenti progressisti europei, fra cui Renzi, che hanno lanciato un appello antipopulista e antisovranista in cui fanno però esplicito riferimento all’Europa sovrana.

- Comporta il superamento delle logiche meramente di parte: i cittadini, non solo italiani, sono stufi di pseudo soluzioni più o meno ideologiche che portano l’acqua solo al mulino di alcuni.

Circa l’ipotetica federazione con la Svizzera ( che rimane ovviamente un sogno) non capisco perché ti terrorizzi: la Svizzera – lo ripeto- è per me l’unico Paese veramente democratico e se l’Italia potesse anche solo lontanamente avvicinare il suo mrabile equilibrio fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa, ne sarei felicissimo.
-

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Mercoledì scorso ti sei chiesto se la stampa italiana non si fosse messa
d'accordo per sparare sul Governo e in particolare sui grillini, ai quali -
mi sembra di capire - va la tua non troppo celata simpatia. Prima di
risponderti ho atteso l'esito delle trattative, conclusesi con la trionfale
apparizione sul balcone occupato di palazzo Chigi.

Scorrendo la stampa italiana non ho trovato un solo articolo, uno solo, che
commentasse con favore le misure adottate dal Governo, tanto meno che
osasse avanzare la speranza che le misure previste possano configurare
qualcosa di meno drammatico di un disastro. La stampa di tutto il mondo
(perché sì, una volta tanto l'Italia è al centro dell'attenzione mondiale)
spara su di noi con una cattiveria che raramente ha visto tanta concordia di
sentimenti ostili. Per trovare considerazioni favorevoli, addirittura
trionfalistiche, bisogna andare in rete: là sì che la libertà di pensiero
grillino e di parola trova libero sfogo e, purtroppo, benevolo ascolto.

Al tuo articolo avrei voluto obiettare che alla stampa libera di ogni
tendenza può capitare di trovarsi d'accordo su posizioni che con la politica
non hanno niente a che vedere, cioè sui principi fondamentali dell'economia
di mercato. Quando ci si trova di fronte a misure dettate dalla più ottusa
ignoranza di tali principi, la gente comune, e magari anche i giornalisti ,
esprime il dissenso: tutti insieme, giornalisti e gente comune; non perché
si siano messi d'accordo, ma solo perché il buon senso non ha colore
politico, è trasversale.

Non so se ho risposto alle tue attese, ma a mo' di conclusione ti invio in
calce un articolo di Lucia Annunziata, per il caso che ancora tu non l'abbia
letto: esprime il punto di vista degli italiani che ancora sanno ragionare,
fra i quali certamente ci sei anche tu.

Ciao, ti saluto cordialmente
Umberto
Oggetto: Confessioni di una deficiente
https://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/confessioni-di-una-deficiente
_a_23545070/


Matteo Zambelli ha detto...

Sono critico vero questo DEF e questo Governo. Non nascondo che scenari alla "Lucia Annunziata" sono possibile; perfino probabili. In questo momento, però, non sarei così catastrofista. Non voglio sembrare "simpatizzante" di nessuno; ma la certezza che lo scenario peggiore debba necessariamente realizzarsi mi suona un po'... di pregiudizio ideologico. Sono critico, ovviamente, per le scelte fatte; ma di fronte alle certezze granitiche di chi ha già visto il futuro e conosce la "verità"... di solito provo dubbi e perplessità. Prima di gridare alla catastrofe, vediamo COME vogliono modulare le riforme. Io stesso ero (e sono) favorevole alla riforma Costituzionale per il superamento del Bicameralismo. Ho votato SI al referendum, ma effettivamente QUELLA riforma era una vera schifezza. Oggi sono critico sulle misure varate dal Governo (annunciate, mi correggo); può darsi che sappiano formularle meglio di come le hanno annunciate.

roberto ha detto...

Rispondo a Umberto:

Caro Umberto,

rispondendo a Giuseppe Nava che paventava il rischio di un default del nostro Paese a seguito delle politiche economiche governative, ho scritto di un’opzione alternativa: il “modello Tria”, da me auspicato, che prevedeva di contenere il deficit entro il 2% , che avrebbe ridimensionato le ambizioni del governo ma sarebbe stato sostenibile.
Non è andata così ed ora, con un deficit al 2,4% per tre anni, i rischi che corre il nostro Paese sono assai elevati, come tu dici e come conferma il brillante articolo di Lucia Annunziata che spiega chiaramente le diverse opzioni che ci si prospettano, tutte assai difficili. Ma non parlerei comunque di un inevitabile disastro. La reazione dell’Europa e dei mercati dipenderà dalle concrete misure che verranno prese: se prevarranno la riduzione delle imposte e le spese per investimenti, capaci di produrre posti di lavoro e fare da volano per l’economia, le reazioni saranno composte; se prevarrà la logica dei sussidi alle categorie meno agiate, le tensioni e i rischi saliranno.

Circa il mio atteggiamento verso i Cinque Stelle, devo dire che è ambivalente: da un lato m’infastidisce molto la volgarità co cui si è inizialmente presentato e la tracotanza con cui ha proseguito in varie occasioni, oltre al fatto di avere a lungo sottovalutato il valore delle competenze in politica. Mi ha sempre attratto, invece, l’intenzione genuina e la passione con cui cercano di cambiare un sistema socio-politico ed economico allo sbando, succube dei poteri transnazionali che hanno portato, a partire dal 2007, alla più grande crisi economica e finanziaria dal 1930. Anche se i contenuti delle politiche governative mi suscitano varie perplessità, sul piano del metodo devo riconoscere che essi, insieme alla lega, stanno compiendo una sostanziale rivoluzione, che ha già profondamente cambiato le “forme”della competizione politica in Italia ( cui ho fatto riferimento nella risposta a Matteo Zambelli) e che muteranno nel prossimo anno anche quelle europee.

Ciao.
Roberto

Michele Sacerdoti ha detto...

Per fortuna ci sono i grandi giornali.
L'alleanza tra razzisti e populisti ci sta portando allo sfascio !
Vedi le decisioni sullo sfondamento del deficit.

roberto ha detto...

Rispondo a Matteo Zambelli:

Concordo con quanto dici circa la prematura previsione della catastrofe che mi pare, come dicomo gli inglesi, un "wishful thinking": quello che scritto nella risposta a Umberto lo dimostra.

roberto ha detto...


Rispondo a Michele Sacerdoti:

La poltica del governo è indubbiamente assai rischiosa dato l'ammontare del nostro debito pubblico ma, anche se peronalmente avrei preferito na linea più prudente, non è detto che ci porti necessariamente al baratro. Se fosse vero l'adagio "chi non risica non rosica", la sfida all'establishment potrebbe anche pagare. Un assaggio lo abbiamo avuto con la questione del traffico di esseri umani:affermando la netta volontà politica di bloccare il fenomeno malgrado tutte le pressioni interne e internazionali, il traffico si è fermato.

Matteo Zambelli ha detto...

Il fattore G (Spesa Pubblica), come viene indicata da tutti i manuali di economia Keinesiana, ha storicamente avuto una funzione importantissima nelle politiche di sviluppo economico e crescita occupazionale (pensate al New Deal di Roosevelt). Il dubbio che ho, attualmente, è il seguente. Uno sforamento dei vincoli di bilancio che privilegiassero il fattore G per finanziare spesa “per investimenti”, proprio in ottica rooseveltiana, sarebbero da me ben visti. Ovvero ponti (di Genova?), strade, ricostruzione dei centri abitativi terremotati, edilizia scolastica, infrastrutture informatiche, diminuzione del cuneo fiscale, potenziamento/manutenzione della rete idrica, della rete elettrica (smart grid), del sistema dei trasporti e del sistema di approvvigionamento energetico (TAP) rientrano a tutti gli effetti nella voce Spesa per Investimenti. Una manovra economica del genere mi aspettavo fosse portata avanti in modo convinto dalla Lega; forza politica che si presenta all’elettorato come forza di “destra”. Noto con rammarico che il fattore G è invece molto più orientato verso un aumento della Spesa Corrente. Pensioni, distribuzione del reddito, diminuzione delle aliquote fiscali per i liberi professionisti (Flat Tax) sono misure che non creano ricchezza nel paese; ma si ripromettono di REDISTRIBUIRLA. Questa visione redistributiva, molto cara ad una certa sinistra d’antan, è invece sempre stata un connotato molto 5Stelle. Nessuna critica ideologica alle (pur buone) intenzioni dei 5 Stelle e del fatto che EFFETTIVAMENTE le necessità del popolo, in una democrazia, sono quelle di pareggiare le forze con il potere economico (leggasi l’art. di oggi di Galli della Loggia - https://www.corriere.it/opinioni/18_settembre_30/risorse-contese-5a6d8a70-c4de-11e8-a181-ae01ca7df8b0.shtml). Trovo abbastanza sorprendente che a questo programma economico si sia “adattata” la Lega di Salvini. Forse, avendo il Matteo “verde” uno straordinario fiuto politico, si rende conto che oggi l’offerta economico-politica da fare agli elettori è questa. Temo cmq che con l’andar del tempo e con l’inevitabile infrazione che la UE comminerà all’Italia, le due “anime” di economia politica si debbano necessariamente scontrare.

roberto ha detto...

Nella mia risposta a Umberto ho scritto: “La reazione dell’Europa e dei mercati dipenderà dalle concrete misure che verranno prese: se prevarranno la riduzione delle imposte e le spese per investimenti, capaci di produrre posti di lavoro e fare da volano per l’economia, le reazioni saranno composte; se prevarrà la logica dei sussidi alle categorie meno agiate, le tensioni e i rischi saliranno.”. Mi pare quindi che siamo sostanzialmente d’accordo. C’è una differenza sulla flat tax che tu vedi come manovra redistributiva ( e lo è) ma che, essendo rivolta inizialmente alle partite IVA favorisce la produttività del lavoro e non solo i consumi.
Nel bell’articolo di Galli della Loggia che hai segnalato l’Autore dice una cosa rilevantissima e cioè che “la democrazia è nata per consegnare il potere politico a chi non ha il potere economico” e che la tensione fra i due poteri è invitabile. Il governo gialloverde rispecchia un blocco sociale molto trasversale ma certamente non è costituito dai detentori del potere economico e ciò spiega, almeno in parte, l’ostilità nei suoi confronti della grande stampa che dei poteri economici è l’espressione. Anche l’Europa è più vicina ai poteri economici che al popolo, come dimostra la crescente disaffezionene nei suoi confronti.
La partita che si sta giocando sul DEF e lo scontro che ne deriva è frutto del tentativo della politica di riprendersi gli spazi che l’economia le ha sottratto.

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Avevo già commentato il tuo blog, e ti ringrazio per la tua risposta. Sei ritornato in argomento e come mio commento ti trasmetto un articoletto su Repubblica di questa mattina. Confermo quel che avevo detto prima: perché mai giornalisti informati e competenti, sia pure di diverse tendenze, dovrebbero avere pareri discordanti su un Governo che dall’alto della sua insipienza e arroganza disprezza tutti, cittadini e giornalisti?

Buona giornata, ciao

Umberto





... gustosissimo e tragicomico. Il Parallelo con i Brutos è particolarmente azzeccato, povero Ciceri&Tria

s.

IL NUOVO STILE È AZZERARE LE DOMANDE

Sebastiano Messina

Non era facile condensare in sei minuti e mezzo una manovra da 40 miliardi, e infatti Conte, Salvini, Di Maio e Tria non ci hanno neanche provato, preferendo dar vita a un gustoso siparietto che – mantenendo le promesse del vicepremier grillino – ha regalato il sorriso agli italiani.

continua a pagina 2

segue dalla prima pagina

Al posto delle pallosissime conferenze stampa del passato, nelle quali i ministri esponevano cifre e scadenze e i giornalisti facevano domande su questo e su quello, il governo del cambiamento ha infatti inaugurato un ciclo chiamato "Dichiarazioni alla stampa" che sono una via di mezzo tra lo spot del Mulino Bianco e la benedizione Urbi et Orbi. Poche battute, tanti slogan, un paio di numeri e niente domande. L’esordio è stato giustamente affidato all’uomo del momento, il ministro Tria, che però annunciava buone notizie con lo stesso entusiasmo di un prigioniero delle Br, e man mano che andava avanti somigliava sempre di più a quel cantante dei Brutos (Gianni Zullo) che alla fine della canzone prendeva gli schiaffi degli altri quattro. Dopo la conferenza stampa la portavoce di Salvini lo ha portato via a braccio dai cronisti. Giuseppe Conte ingiustamente soprannominato "il Prestanome del Consiglio" – ha recitato la parte del bravo presentatore che dà subito la parola gli ospiti d’onore. Ha parlato pochissimo, ma è stato fulminante. Con la sua battuta-chiave («Mi sembra giusto che adesso i vicepresidenti Salvini e Di Maio ci illustrassero…») si è generosamente adeguato alla sintassi dell’amico Gigino, dimostrandoci con il proprio personale sacrificio cosa può riuscire a fare un ordinario di Diritto per non far sentire in soggezione un fuoricorso di successo. Poi è toccato all’uomo forte del governo, Matteo Salvini. Il quale aveva davanti a sé due strade: far vedere che un milanese l’italiano lo sa parlare bene, o scivolare anche lui sul lessico per pareggiare la congiuntivite cronica del socio grillino. Ha scelto la seconda strada, e ha annunciato «un piano di assunzioni straordinarie senza precedenza», forse perché viene da sinistra o forse perché ha lo stop, vallo a sapere. Per ultimo ha parlato Di Maio, il Robin Hood di Pomigliano d’Arco, il quale ci ha rivelato quali spese saranno eliminate per trovare i soldi per il reddito di cittadinanza. «Taglieremo gli sprechi» ha annunciato col suo sorriso furbo. Poi, godendosi l’effetto di questa notiziona, ha voluto strafare, svelando un altro dettaglio: «Taglieremo tutto ciò che non serve». Poteva fermarsi qui, e invece ha deciso di regalare uno scoop ai cronisti senza diritto di parola: «Faremo una serie di cose che poi scoprirete». Poi, proprio sul più bello, sono usciti dalla sala. Come sanno fare solo i grandi dell’avanspettacolo.

roberto ha detto...

Caro Umberto,

grazie per il gustoso articoletto che mette spiritosamente alla berlina l'irritualità della comunicazione fra governo e stampa, nonchè l'evidente debolezza di chi non è disposto a confrontarsi a viso aperto con chi potrebbe criticarlo. Questo atteggiamwento, il cui marchio di fabbrica è dei Cinque Stelle ed al quale la Lega si è adattata,
è un buon esempio della tracotanza che mi infastidisce e che ho stigmatizzato nella mia risposta al tuo precedente commento.
Nonostante questo , i giornalisti informati e competenti dovrebbero, a mio avviso, non reagire in termini di rappresaglia, ma cogliere anche le valenze positive dell'approccio inusuale dell'attuale governo, che risiedono fondamentalmente nel voler puntigliosamente mettere in discussione il primato dell'economia e il dovere della politica di guidare le scelte che interessano una nazione. Il fatto di far parte di comunità sovranazionali impone degli obblighi che oggi però sono troppo stringenti e di fatto esautorano i governi impedendo loro di svolgere il ruolo per cui sono stati eletti. Il tema da affrontare quindi, a livello europeo, è la riforma della governance, senza la quale l'Unione europea esploderebbe.
Se il connubio Cinque Stelle- Lega otterrà alle prossime elezioni europee, il consenso attribuito dai sondaggi, la partita della riforma verrà giocata e potrebbe portare ad un auspicabile riequilibrio dei poteri fra il centro e la periferia dell'Unione.
Ciao.
Roberto

Michele Sacerdoti ha detto...

Rispondo a Roberto Barabino che ha risposto a me.
E' ben noto che il numero di migranti è drasticamente diminuito grazie a Minniti che ha stretto accordi con la Libia e i paesi subsahariani come il Niger per limitare l'afflusso a monte.
La politica di Salvini ha fatto diminuire il flusso di poco ma soprattutto ha aumentato enormemente il numero dei morti, grazie all'assenza di assistenza in mare.
Il decreto sicurezza poi, in mancanza di accordi di rimpatrio che non sono stati firmati, aumenta solo il numero dei clandestini e rende impossibile l'integrazione creando seri pericoli di ordine pubblico.
La Lega si è anche battuta contro lo Ius soli che doveva servire ad integrare le seconde generazioni di migranti.
Se vogliamo andare verso periferie ingovernabili come in Francia questa è la politica del governo, così la Lega prenderà sempre più voti armando la gente.
Si dovrebbe favorire la pacificazione in Africa e il controllo delle nascite, osteggiato dalla chiesa cattolica.
La recente pace tra Eritrea e Etiopia potrebbe rallentare il flusso degli eritrei se il dittatore eritreo eliminerà il servizio militare lunghissimo e obbligatorio che porta i giovani a fuggire.
Per quanto riguarda l'economia è ben noto che l'enorme deficit italiano, il terzo del mondo, è dovuto alle politiche dei governi dagli anni ottanta in poi di elargizioni alle clientele per ottenere il consenso.
Si sperava che con l'ingresso nell'euro queste politiche si fermassero.
Invece il governo le ha riprese alla grande per la sua permanente campagna elettorale.
Ora non ha senso con il nostro debito contrapporre il governo e il popolo alla burocrazia europea. Siamo in mano a che detiene il nostro debito in Italia e all'estero, anche se gli stranieri stanno scappando. Ora stanno soffrendo le nostre banche con il rischio che il nostro risparmio nei conti correnti si volatilizzi.
Ben vengano quindi i moniti delle autorità europee nella speranza che le agenzie di rating non riducano i titoli governativi a spazzatura.
La Lega sta usando la paura dei migranti per nascondere i problemi economici che non è in grado di risolvere.
Sono favorevole ad un governo del Presidente a fronte di partiti irresponsabili e sostengo la posizione dei grandi giornali.


Matteo Zambelli ha detto...

Rispondo a Michele Sacerdoti.
Caro Michele (non ti conosco ma ti do de TU), condivido perfettamente l’analisi che hai fatto. La “fotografia” che presenti con il tuo intervento è chiara ed a “fuoco”, secondo me. Condivido meno, invece, la soluzione che auspichi. Come detto, nulla da dire sulle critiche e sulle “denunce” alla situazione attuale; ma un Governo del Presidente non vedo come sia possibile. L’attuale Governo ha la fiducia del Parlamento. Può cadere per dimissioni oppure per voto di sfiducia. Forse ti auguri che Mattarella sciolga le Camere (ne ha facoltà) e richiami gli elettori alle urne? Perché? Nella nemmeno malcelata speranza che nessun partito o coalizione ottenga la maggioranza e che QUIDI l’ipotesi Cottarelli ritorni in auge? Stiamo parlando di atti che potrebbero configurarsi come “Attentato alla Costituzione” ed alla volontà popolare, quello di sciogliere le Camere e far cadere un Governo che cmq ha la fiducia parlamentare. Ora, proprio perchè secondo me, hai esposto meravigliosamente i fattacci e le magagne che caratterizzano l’oggi, lasciandoti magari andare un po’ ad uno “sfogo” di rancoroso (e del tutto giustificato, oltre che da me condiviso) senso di impotenza nei confronti di un Governo di “principianti” vorrei aggiungere una riflessione personale. Considero (ma ovviamente posso essere smentito) la Democrazia NON un punto di equilibrio, di “ottimo” (paretiano), una condizione idilliaca da preservare, insomma una condizione “statica” cui guardare con occhio “escatologico”, ma un percorso, un a situazione dinamica, in divenire. Insomma se per molti la Democrazia è una “fotografia paradisiaca”, per me è lo svolgimento di un film; dome ci sono numerosissime fotografie in movimento. Condivido nulla di questo Governo e delle sue scelte economiche (e neanche di politica immigratoria); ma penso che sia “utile” per l’elettorato italiano, vivere questa stagione GialloVerde in cui promesse di “paradiso in terra” per chi non ha reddito, per chi ha difficoltà a convivere con una immigrazione irregolare e non-regolata, per chi si è visto sgretolare progetti di vita (pensionistici ed occupazionali) pretendano una risposta. Anche attraverso la consapevolezza dell’elettorato, ovvero che NESSUNO ha la bacchetta magica per risolvere i problemi, la Democrazia cresce e si irrobustisce. Quello che mi auguro io, per un senso egoistico di opportunità, è che questo governo non ci faccia uscire dall’Euro e dalla UE. QUELLA scelta sarebbe difficilmente reversibile, oppure reversibile a costi enormemente elevati. Quindi Democrazia, per me, è accettare la volontà della maggioranza degli elettori anche se sono convinto e consapevole che la maggioranza degli elettori ha scelto “Barabba al posto di Gesù”.

roberto ha detto...

Rispondo a Michele Sacerdoti e Matteo Zambelli e lo faccio sinteticamente.

La coalizione gialloverde suscita (anche in me) legittime perplessità, ma, se le forze che lo compongono hanno avuto un ampio consenso in sede elettorale ed uno crescente dopo la formazione del governo è perchè costituiscono ooggi l'unica alternativa alle forze politiche tradizionali che ci hanno portatao ad una situazione insostenibile.
Come ho già detto,irischi che stiamo correndo sono elevati ma dobbiamo correrli.
Come dice Matteo, nessuno ha la bacchetta magica ma chi ha un netto consenso popolare deve poterci provare.

Ezio Dosa ha detto...

Credo si faccia confusione tra cosa sia elite e cosa sia casta, cosa sia voce del popolo e cosa significhi governare nell’ interessi del popolo.Quello di oggi e quallo di domani.

L’informazione ormai non e’ in mano alla stampa, la controversia mi pare artefatta dal punto di vista pratico. Meno se si attaccano i grandi principi che regolano la democrazia e sanciti dalla Carta. E non facciano finta di preoccuparsi del contrario i due galli dall’impressionante curriculum. L’informazione ormai è nel social, la rete. La rete che , bisogna ammetterlo, è alla base della geniale intuizione che ebbero Casaleggio e Grillo per conquistare il potere. Dove è possibile iniettare qualsiasi menzogna, scaldalo o scandaluccio senza pagarne nemmeno in reputazione.“Educare le masse” è motto tristemente attuale.

In un paese normale, basterebbe riprendere un paio di perentorie affermazioni dei due galli, (tipo “l’euro e’ un crimine contro l’umanità” “vesuvio lavali col fuoco” “no ai vaccini” “mai con un partito come la lega che ha mangiato rubato ecc”) per renderli impresentabili , o almeno non credibili, anche se vantassero un impressionante curriculum di successo come amministratori della cosa pubblica,docenti, zelanti europarlamentari ecc.

Hanno inquinato i pozzi della democrazia. In questo do pienamente ragione a Matteo Renzi. Avevano urlato, i pentastellati , che se non ci fosse stata la casta, la corruzione ec, c le risorse ci sarebbero, ed avanzerebbero pure per ridurre il debito. Ora scoprono che per adempiere almeno in parte alle mirabolanti promesse elettorali, da far invidia anche a Cetto Laqualunue, bisogna fare deficit. Ma dai…

Governare sobillando la pancia del popolo, non significa fare gli interessi del popolo. Io voglio e pretendo di essere governato dai migliori. Da un elite. Come da un elite di medici vorrei essere curato se ne avessi bisogno. Nulla di più distorto e pericoloso di far coincidere l’elite con la casta. La casta attuale dice anche no alla scienza e mette in dubbio che l’uomo sia andato sulla luna. Si inventa monete parallele, poteri forti ecc. S’inventa soprattutto nemici. Perché senza un nemico il populismo non regge. Il primo grande populista italiano si chiamava Benito Mussolini. E il suo motto, di fronte alle dimostranze europee era “Me ne frego!” Vi ricorda qualcosa?

La stampa tipo la Repubblica condusse una severa, a volte feroce, campagna critica su Bettino Craxi prima e Silvio Berlusconi poi. Credo che i fatti gli abbiano dato ampiamente ragione. Purtroppo. Per cui bene fa a rimanere critica ed impallinare ogni loro menzogna o cialtronaggine.

I gialloverdi avanzano, esultano. Si fanno vanto del niente. Perche’ a parte il differenziale tra Italia e Germania, passato da 130 a 310, nulla di concreto è stato prodotto. Si pronunci in Italiano lo spread e si chiami differenziale. Forse qualche italiano capirebbe meglio e la finirebbe di considerare lo spread un concetto metafisico, o un numero manipolato da demoniaci speculatori. A mitigare moltissimo gli sbarchi ci aveva già pensato Minniti. Senza offendere e d a fari spenti. E senza dire che la pacchia era finita.

Ma l’Italia e’ anche un Paese con una grande ricchezza privata. Depongo quindi le speranze di un rinsavimento generale in questa ricchezza, abbastanza capillare da poter suscitare, forse, qualche reazione quando tutti scopriranno che cio’ che valeva 100 vale 80 o 70. Non depongo certo speranze nell’ottuagenario Savona, un tempo mente lucida e discepolo di quel Guido Carli che firmò il trattato di Maastrich. Oggi pare dimentichi pure che il differenziale a 310 significa restrizione del credito, 6 miliardi l’anno di interessi sul debito in piu’ e fuga degli investimenti esteri. Ma lo capisco: in fondo i due galli gli hanno tolto 20 anni. E per chi ha sempre avuto un grande ego, deve essere una cosa irresistibile, fino a farsi strumento di simili parvenu.

roberto ha detto...


E’ giusto distinguere fra elite e casta ma il problema italiano, come hanno magistralmente scritto Sergio Rizzo e Gianantonio Stella nel libro “La casta” , che ha dato il via allo studio di questo fenomeno è che, nel nostro Paese, la selezione della classe dirigente, fatti salvi gli anni postbellici del “miracolo economico”, è stata assai carente e i politici sono diventati spesso corrotti ed autoreterenziali. Neanche la grande ondata di Mani Pulite è‘ servita a contenere la corruzione e ciò ha contribuito ad alimentare il debito pubblico che è la maggiore palla al piede dell’Italia. A ciò va aggiunta l’acritica adesione anche dei governi di centrosinistra al modello liberal-globalista, proprio nel momento in cui esso ha cominciato a franare perché ha dimostrato di produrre l’impoverimento dell’occidente.

E’ questo il contesto da cui è maturata la comprensibile rivolta degli elettori che. im maggioranza, preferiscono un governo con molte pecche (dilettantismo, promesse miracolistiche, una certa arroganza, ecc,) alle forze politiche che l’hanno preceduto alla guida del Paese, in quanto sperano in una discontinuità rispetto al quadro che ho sommariamente delineato. Alcuni provvedimenti del governo che portano all’aumento del rapporto debito /Pil e al condono fiscale, non sembrano andare in questa direzione, ma la manovra andrà giudicata dai risultati.

roberto ha detto...


Integro la risposta a Michele Sacerdoti:

Sui migranti convengo che Minniti ha fatto un ottimo lavoro per governare e contenere i flussi. Salvini ha un obiettivo diverso che è quello di interromperli e, in tale ottica anche lui è stato efficace. Ogni responsabile agisce ovviamente in base alle scelte politiche del governo di cui fa parte:l'azione di Salvini, stando ai sondaggi, è apprezzata da molti più elettori di quelli che hano votato Lega il 4 marzo, il che implica che l'elettorato ritiene opportuno un cambiamento di rotta.

Circa l'economia concordo sul fatto che il governo prosegue sulla via del debito pubblico e ciò è ovviamemte motivo di preoccupazione. D'altronde, mantenere lo statu quo significheebbe proseguire nel nostro lento declino.
Anche a te dico che dobbiamo dare tempo e guardare cosa produrrà la manovra.
Il governo del Presidente che tu auspichi, come ha detto Matteo Zambelli, sarebbe ancora una volta, una soluzione calata dall'alto, contraria alla volontà degli elettori.