Felix Zulauf, uno dei maggiori esperti mondiali di finanza, ha delineato in due articolate e pungenti interviste televisive le prospettive dell'economia e dei mercati, che sono - a suo avviso - molto negative.
Gli ingenti sforzi fatti, dopo la crisi del 2008, negli Stati Uniti e in altri Paesi per rilanciare l'economia con misure monetarie e fiscali hanno avuto un esito assai modesto, in quanto la ripresa si sta rivelando, nei paesi industrializzati, anemica. Ciò è dovuto al fatto che, a seguito della crisi che riduce occupazione e redditi, i consumi ristagnano, quali che siano le politiche governative di supporto.
Tali sforzi hanno però prodotto un aumento enorme e insostenibile dei debiti pubblici e, in molti Paesi, un significativo aumento dell'inflazione.
A questo punto stanno prevalendo politiche di austerità, soprattutto in Europa, mirate a rientrare dai deficit di bilancio e dagli elevati debiti pubblici e a contenere le spinte inflazionistiche.
Tali politiche, secondo Zulauf, si inaspriranno con la nomina di Draghi quale Presidente della Banca Centrale Europea, perchè "...questo italiano agirà come un tedesco, più di quanto farebbe un tedesco".
Ma le politiche di austerità non dureranno a lungo perchè esse rinforzano le tendenze recessive e i Governi cercheranno di trovare soluzioni meno penose, anche a fronte delle ribellioni popolari che si stanno manifestando in vari Paesi. A suo avviso, nelle democrazie non è possibile perseguire con determinazione politiche di austerità perchè vi è la necessità di perseguire il consenso e perchè i sistemi poilitici, anche quelli bipolari,si stanno sfrangiando, con la creazione di sempre nuove formazioni politiche che rendono difficile formare maggioranze forti e coerenti, capaci di adottare misure impopolari.
Nei prossimi anni si tornerà quindi nuovamente a cercare di stimolare artificiosamente l'economia, ma ciò avrà solo l'effetto di procrastinare la soluzione dei problemi, che passa necessariamente attraverso un prolungato e doloroso periodo di bassa crescita, e ad alimentare alla lunga le spinte inflazionistiche.
Ciò avrà, verso la meta del decennio, un forte impatto negativo sui mercati finanziari che li porterà in prossimità o oltre i minimi raggiunti nel marzo del 2009. Un tracollo non lontano da quello degli anni '30 del secolo scorso.
Come si vede è una diagnosi impietosa e che può apparire pessimistica ma che, date le argomentazioni molto stringenti di Zulauf, è a mio avviso realistica, a bocce ferme. Bisogna valutare se e quali mosse è possibile fare per evitare la deriva descritta da questo esperto e quali condizioni di contesto si richiedono per avere una probailità ragionevole di successo.
A questo riguardo vorrei considerare le recenti dichiarazioni di Draghi che, a proposito dell'Italia, ha opportunamente ricordato che non c'è possibilità di uscire dalla crisi sperando in interventi esterni, tipo quelli adottati temporaneamente dalla BCE per sostenere il nostro debito pubblico, riducendo lo "spread" nei confronti dei bund tedeschi. L'Italia (come peraltro gli altri Paesi) se vuole continuare a esistere come Paese avanzato, deve trovare al suo interno le risorse, anzitutto morali, necessarie per affrontare una situazione che non ha precedenti, perchè mai nella storia il livello globale d'indebitamento pubblico e privato ha raggiunto i livelli attuali e quelli, ancor maggiori, che si avranno in futuro. Anche se la cooperazione internazionale sarà necessaria, le risorse disponibili per aiutare gli altri saranno sempre più limitate. Quindi si produrrà un fenomeno di "selezione naturale" che porterà a persistere solo i sistemi nazionali o sovranazionali dotati di maggiore capacità di adattamento ad un contesto rischiosissimo e ultra competitivo.
La lotta per la sopravvivenza che si produrrà nel prossimi anni vedrà come vincitori i Paesi che sapranno far accettare ai loro cittadini fortissimi sacrifici per un lungo periodo di tempo, con una netta riduzione degli standard medi di prosperità, per ottenere faticosamente e gradualmente una situazione finanziaria sostenibile e un elevato livello di produttività, premessa per un effettivo rilancio dell'economia e del benessere.
Dato che, per ottenere tutto questo è necessario un sistema politico complessivo e in particolare un Governo molto credibili, si potrebbe considerare la partita perduta in partenza, visto il degrado cui assistiamo quotidianamente nella scena politica, con un Governo che ha perso gran parte del suo consenso ed un'opposizione incapace di proporre una coalizione coesa, con un programma chiaro e sostenibile. Anche la congenita tendenza degli italiani ad autoflagellarsi non aiuta.
Ma non dobbiamo dimenticare che, con tutti i nostri difetti e la perdita di competitività che abbiamo avuto nell'ultimo decennio, l'Italia è ancora un grande paese industriale (la seconda manifattura d'Europa, dopo la Germania), con un sistema bancario più sano della maggior parte dei nostri "competitors", con doti d'imprenditività e creatività di alto livello. Tutte le forze produttive del Paese, dei settori industriale, commerciale, artigianale, bancario e assicurativo hanno saputo proporre in breve tempo un piano in cinque punti per il rilancio del Paese, che è certamente opinabile ma che rappresenta comunque una buona base di confronto con le forze politiche e sindacali.
Una volta terminata la fase di acuta instabilità politica che stiamo vivendo e che, a mio avviso, terminerà entro la prossima primavera con nuove elezioni politiche, si potrà partire da qui per ricostruire la credibilità del Paese e di chi lo rappresenta e creare le basi per affrontare la sfida.
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Chi fosse interessato alle interviste di Zulauf, che sono in inglese, può farmelo sapere via mail: gli fornirò le coordinate per trovarle sul web:
4 commenti:
Grazie. Ho letto attentamente il blog inviatomi. Le deduzioni sono perfette ed ineccepibili. Il punto principale è che bisogna cambiare gli italiani per cambiare la politica. Diversamente PD e PDL ( Grillo dice che il PD altro non è che il PDL senza la L) continueranno a imperare facendo finta di litigare sulle piazze per continuare la loro politica che si reitera da parecchi decenni.
Lo stato e la sua casta al top ed alla gente gli occhi per piangere. Ma ogni popolo ha il governo che si merita.
Buona giornata.
Fabrizio
La ringrazio delle Sue interessanti consideraioni, che condivido largamente.
Mi è piaciuta la battuta di Grillo sul PD, che non conoscevo. Grillo dice spesso cose giuste anche se i suoi toni mi sembrano in molti casi controproducenti: comunque seguo utilmente il suo blog.
Solo un'osservazione di merito sui Suoi commenti: è vero che gli italiani devono cambiare, ma ciò che è successo alle amministrative, ai referendum e con la raccolta di firme sull'abolizione del "porcellum" indica che forse ci stanno provando. Personalmente penso che gli italiani, fra gli altri difetti, abbiano anche quello di delegare troppo ai politici. E' ora che i cittadini si facciano sentire di più, non solo con il voto.
Il mio blog vuole essere un piccolo contributo in questa direzione.
Molti cordiali saluti.
Roberto
sul Sole 24 Ore di domenica 23 Ottobre il prof. Barba Navaretti parla di "indignacomics" riferendosi agli indigniti poiché ritengono la finanza responsabile della maggior parte dei problemi della nostra società attuale. Hanno ragione, ma appare un po' incompleta come analisi.
Proprio ieri (24 Ottobre) anche il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace del Vaticano ha aggiunto la sua voce chiedendo se non sia il caso di riformare il sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un'autorità pubblica a competenza realmente internazionale. Ed introducendo, sempre a livello mondiale, una tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque, ma modulate con oneri proporzionati alla complessità delle operazioni, soprattutto di quelle che si effettuano nel mercato "secondario" (cosiddetta "Tobin Tax").
Negli USA si parla di ELSI, implicazioni Etiche, Legali, Sociali per ogni cosa che facciamo. Dobbiamo imparare a ragionare sempre di più così, tutti.
Rispondo a danieleb:
Sono d'accordo su ELSI e, per questo, anche sulla posizione del Vaticano: senza una vera riforma del sistema finanziario internazionale (in cui comprendere anche la "Tobin tax"),che tagli le unghie alla grande finanza, la quale ha più potere degli Stati, non si risolverà la crisi presente e questa ci portereà al collasso totale. Purtroppo i timidi tentativi fatti al riguardo in America, subito dopo il crollo di Lehman Brothers, non hanno avuto seguito e l'arroganza dei banchieri d'investimento ha ripreso il sopravvvento: ne sono dimostrazione gli scandalosi compensi che si sono distribuiti malgrado il sistema finanziario americano sia messo peggio di quello europeo ( anche se le turbolenze attuali sembrerebbero dimostrare il contrario ).
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