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mercoledì 7 agosto 2013

Berlusconi ci ha ripensato, ma non abbastanza

Nel discorso fatto a Roma in Via del Plebiscito di fronte ai suoi militanti il Cavaliere ha corretto le intemperanze precedenti ed ha confermato l’intenzione di continuare il sostegno all’esecutivo guidato da Enrico Letta nell’interesse del Paese. Ciò ha ridimensionato le fibrillazioni che avevano pervaso la maggioranza ma non ha risolto la questione perché Berlusconi non ha rinunciato alla “politica del doppio binario” che gli è consueta e che gli serve a tenere il pallino in mano e ad alzare la posta nelle trattative più o meno pubbliche in corso: quando lui fa la colomba incarica qualcuno dei suoi (tipicamente la Santanchè e Brunetta , ma non solo) di attizzare il fuoco della polemica e quando lui decide di fare il falco, mette in azione i suoi mediatori (tipicamente Alfano e Gianni Letta). Il fatto è che questa politica è ormai logora e suscita molta perplessità e contrarietà nei suoi interlocutori: basta vedere la prudenza con cui il predetto discorso è stato accolto dal Capo del Governo e la palese stizza emergente dalle dichiarazioni del Segretario del PD. Letta ha detto giustamente che apprezza le dichiarazioni di Berlusconi ma che attende i fatti. E credo che questa opinione sia condivisa da larga parte degli italiani che non a caso lo considerano il politico più affidabile in circolazione. Circa la posizione giudiziaria del Cavaliere, dopo la visita di Brunetta e Schifani al Capo dello Stato è definitivamente tramontata l’assurda pretesa di un atto di clemenza, impossibile in questo momento e in questo contesto, mentre si parla di un’eventuale “soluzione parlamentare”, che potrebbe essere un provvedimento di amnistia o di indulto. A me anche questa sembra una “mission impossible” perché richiede una maggioranza di due terzi del Parlamento e ciò comporterebbe l’adesione, senza sostanziali defezioni, del PD al provvedimento. Se in 101 di questo partito non hanno votato per Prodi Presidente, mi domando quanti non voterebbero per salvare Berlusconi. In realtà la soluzione auspicabile è di tutt’altro tipo e implica un’azione di Berlusconi ed una, complementare, della Magistratura: - Berlusconi, pur avendo il diritto di protestarsi innocente, deve accettare una sentenza confermata in tre gradi di giudizio e la pena relativa, con le opportunità di scelta che gli sono consentite (domiciliari o affidamento ai Servizi Sociali). - La Magistratura deve consentire l’agibilità politica del leader del centrodestra, che può essere escluso dal Parlamento e dai pubblici uffici ma al quale non può essere impedito di svolgere il ruolo di guida politica che i suoi seguaci e i suoi elettori gli hanno conferito. (Anche Grillo d’altronde svolge il suo ruolo stando fuori dalle Istituzioni). Se operasse diversamente, la Magistratura dimostrerebbe di voler interferire nei processi politici e ciò sarebbe la conferma della “persecuzione giudiziaria” che Berlusconi lamenta. Combinando queste distinte responsabilità la soluzione più appropriata è la richiesta da parte del Cavaliere di affidamento ai Servizi Sociali, che gli darebbe maggiore possibilità di interlocuzione rispetto ai domiciliari e che gli permetterebbe di mettere le sue indubbie competenze imprenditoriali e gestionali al servizio di una causa socialmente utile. Quella che appare più opportuna è una consulenza a giovani impegnati in start up imprenditoriali, magari all’interno di uno dei tanti “incubatori d’impresa” che sono attivi nel nostro Paese. Vale la pena di ricordare che, in situazione analoga, Cesare Previti forniva consulenza legale a persone imputate per reati attinenti le droghe. La Magistratura dovrebbe poi consentire a Berlusconi di svolgere, in ambiti temporali e in luoghi da definire, le sue funzioni politiche. Questa ipotesi permetterebbe di avviare un riequilibrio fra politica e giustizia, rispettando le competenze e le prerogative ad esse relative. Questo riequilibrio è tanto più necessario dopo la deprecabile esternazione del Presidente di sezione della Corte di Cassazione, che ha emesso la sentenza definitiva di condanna di Berlusconi, in merito alle motivazioni della stessa: è un atto grave che rende indifferibili azioni correttive dell’organo di autogoverno della Magistratura, del Ministero di Grazia e Giustizia e delle forze politiche.

5 commenti:

Dario ha detto...

Per me è una situazione inaccettabile. Si vada ad elezioni anticipate oppure Napolitano riproponga un governo tecnico, giusto il tempo per correggere il porcellum. Pavidità grave, ai miei occhi, la manfrina intorno a B. "giustificata" dalla necessità di mantenere in vita il governo Letta, peraltro fermo come un paracarro.

Fausto ha detto...

È' tutto inaccettabile, a partire dai quotidiani che sprecano pagine e pagine per monitorare esclusivamente le sensazioni ed i proclami, che peraltro cambiano di giorno in giorno di un condannato.Se e ' vero che a legge, e' uguale per tutti, si dia compimento a quanto sentenziato.Agli Italiani credo che poco importi sapere quale sarà' la scelta del condannato. Ora basta si affrontino i problemi del paese che, contrariamente alle visioni di Saccomanni, non vedo alcuna luce all'orrizzonte.
Fausto

roberto ha detto...

Rispondo a Dario:
La situazione si sta indubbiamente deteriorando, ma il ricorso ad elezioni anticipate richiede che qualcuno "stacchi la spina" e Napolitano non può farlo autonomamente. Di qui il rimpallo fra PD e PDL per non restare con il cerino in mano. Comunque Epifano ha fatto capire che, se B. insiste a chiedere il "salvacondotto" il PD è disposto ad assumersi la responsabilità di porre fine alle larghe intese. A questo punto Napolitano potrebbe puntare ad un governo "a tempo" giusto per cambiare la legge elettorale. Senza questo cambiamento, Napolitano non consentirà mail le elezioni anticipate.

roberto ha detto...


Rispondo a Fausto:
Effettivamente c'è una sovraesposizione della "vicenda Berlusconi", ma se non si trova una soluzione che consenta al governo di agire in modo incisivo, i problemi reali che sono, come tu dici, la priorità, resteranno irrisolti.
La soluzione non può essere il salvacondotto o l'amnistia, che creerebbero un enorme "vulnus" istituzionale, ma neppure un'eliminazione di Berlusconi dalla scena politica per via giudiziaria.
La mia proposta di eseguire la sentenza, nelle forme previste dalla vigente normativa, ma di consentire l'agibilità politica di Berlusconi per opera della stessa magistratura e non di altre istituzioni, mi sembra una soluzione equilibrata, che garantisce l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e il diritto del centrodestra di essere guidato dal proprio leader, finchè ritiene di dargli il proprio consenso.
Un altro vantaggio è che allontanerebbe i sospetti, non del tutto infondati, di una volontà d'interferenza dei giudici nella politica.

roberto ha detto...


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Risponderò ad eventuali commenti al mio rientro.
Roberto