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domenica 8 giugno 2014

Il problema sono le guardie, non i ladri




Il premier Renzi ha affermato, a proposito dello scandalo veneziano  che  “ le regole ci sono, il problema sono i ladri”. Sono d’accordo solo sulla prima parte della frase: non c’è bisogno di inventare nuove norme anticorruzione da applicare a chi delinque; di norme ce ne sono fin troppe.
Il vero problema non sono però i ladri, contro i quali sta efficacemente agendo la magistratura in base alle norme vigenti, che hanno consentito di scoprire il malaffare e permetteranno di sanzionare i colpevoli immediati, ma coloro che dovevano controllare e non l’hanno fatto, cioè  il sistema politico e istituzionale che ha dato ai ladri l’impunità e che li ha dotati di risorse pubbliche pressocchè infinite, presumibilmente avendone un  diretto e cospicuo vantaggio. Il Mose, il cui costo preventivato era di 1,7 miliardi,  ne è già costato 5 e si prevede che, al termine, comporterà un onere di oltre 7 miliardi. La durata si è allungata di molti anni per dare modo a tutti quelli che ci lucravano di  far aumentare i costi e quindi  di fare immensi guadagni.  Il ritardo, anziché un incidente di percorso,  è stato lo strumento scientemente usato per perpetuare la fonte di guadagni illeciti, alla faccia di chi doveva controllare ed ha fatto finta di non vedere.
Se si vuole realmente cambiare bisogna individuare chi,  anzitutto nel Ministero delle Infrastrutture e poi a livello parlamentare e regionale, ha autorizzato formalmente che i costi e i tempi del progetto Mose lievitassero a dismisura: devono esservi al riguardo, e sarebbe opportuno che gli organi d’informazione contribuissero a  individuarli, numerosi atti dispositivi, di natura normativa o d’indirizzo, che hanno consentito lo sperpero del pubblico denaro e il protrarsi del malaffare. Bisogna verificarne gli autori e renderli di pubblico dominio. Si tratta dei Dirigenti pubblici, nazionali e regionali, che hanno affidato lavori senza idonei bandi di gara e approvato le deroghe a quanto preventivato  nei capitolati d’appalto ed i politici che, a livello nazionale e regionale, hanno votato norme favorevoli agli affari della “cricca”. Bisogna fare nomi e cognomi.  Il Governo deve  destituire i funzionari  che non hanno svolto adeguatamente il loro ruolo di controllo e i Partiti devono esautorare i loro membri coinvolti, ancor prima che la magistratura rilevi eventuali collusioni o corruzioni. L’opera di pulizia deve partire dalle Istituzioni: se si continua a delegare totalmente la Giustizia, magari creando nuove norme,  significa che, al di là delle parole di circostanza, non c’è reale volontà di cambiamento. La politica non deve aspettare tre gradi di giudizio per sanzionare chi non fa il suo dovere: si può esser innocenti penalmente, a termini di legge, ma colpevoli senza ombra di dubbio sul piano disciplinare e politico.
Come ho segnalato nelle lettera inviata qualche tempo fa al Premier Renzi in merito alla vicenda EXPO, il tema della lotta alla corruzione deve diventato il numero uno dell’agenda politica. Lo sforzo per le riforme sarebbe del tutto vano se non  si aggredisse seriamente questo cancro che sta consumando le risorse e la credibilità del nostro Paese. A questo proposito devo dire che non è serio, ed anzi è assai preoccupante, il ritornello “ i ladri vadano in galera ma i progetti non si devono fermare” udito da molti fra cui i Ministro delle Infrastrutture Lupi. Dato che il Mose è già in ritardo di un decennio rispetto ai tempi previsti e c’è il forte sospetto che, avendo “taroccato” i controlli persino alla Corte dei Conti, il progetto possa essere inefficace o dannoso, il Mose andrebbe fermato subito sia per fare gli opportuni controlli, sia per non permettere agli autori del grande furto, di continuare a intascare  fraudolentemente fiumi di denaro pubblico.  Altrettanto non si può fare purtroppo  per l’EXPO dati gli inderogabili vincoli temporali e  le negative ricadute che  il mancato rispetto degli stessi avrebbe a livello internazionale, ma  devono essere individuate opportune sanzioni, come l’esclusione da future gare pubbliche, per coloro che sono coinvolti nello scandalo. Per il  futuro dovrebbe essere  sancito e chiarito  a tutti che i lavori avviati , gestiti e finanziati tramite la corruzione  si devono bloccare. E’ chiaro che ciò metterebbe a repentaglio posti di lavoro in una situazione già assai critica, ma non si può usare il ricatto dell’occupazione per favorire i malviventi.
E’ necessario che il Premier e l’opposizione, soprattutto il M5S, prendano assai sul serio la questione: il primo perché, solo se dimostra di saper fare pulizia senza guardare in faccia nessuno, anche i suoi stretti collaboratori, può legittimare e conservare il vasto consenso acquisito, la seconda perché deve dimostrare di saper finalmente andare al di la della denuncia di quello che non va e dare un contributo per trovare la soluzione, se vuole uscire dal ghetto in cui si è cacciata e aspirare un giorno ad ottenere la vittoria elettorale e non solo a sognarla.
Dato che il M5S è in Parlamento ed è presente anche ad altri livelli istituzionali e certamente non ha “scheletri negli armadi”, potrebbe e  dovrebbe incalzare il governo non rovesciando sullo stesso la solita, inutile e controproducente, valanga di insulti, ma esercitando una “feroce” opera di  ricerca dei “controlli mancati” e dei loro autori, dandone quindi una ferma ma pacata informazione alla pubblica opinione e chiedendo al Governo gli opportuni interventi. L’opposizione deve vigilare sulle guardie, perché ai ladri ci pensano già i magistrati.

12 commenti:

Elio Veltri ha detto...

la prima risposta deve venire dai partiti: oggi scorazza la partitocrazia senza partiti i quali arrivano sempre dopo la magistratura, non perchè non sanno, ma perchè non vogliono.
Elio Veltri

roberto ha detto...

Concordo pienamente con quanto dici.
Il problema è la volontà polirica: se Renzi ce l'ha, non ha bisogno di creare nuove norme, ma deve usare anzitutto quelle che ci sono per contrastare l'andazzo che tutti fanno finta di non vedere.
Ti ringrazio anche per avermi inviato l'editoriale che hai pubblicato sul sito della tua associazione Democrazia e Legalità (www.democrazialegalita.it) che pubblicherò a breve, dividendolo in due parti, data la lunghezza.
Ciao.
Roberto

Elio Veltri ha detto...





Dal marciume dell'Expo allo Tsunami del Mose



Dopo il marciume dell'EXPO, neanche il tempo di elaborare il lutto del paese in mutande, ecco lo tsunami di Venezia. Tutto il ceto politico, quello arrestato e quello indagato, ma anche quello che ha taciuto o ha girato la testa dall'altra parte, c'è dentro fino al collo. La verità è che i partiti non arrivano mai prima della magistratura e non perchè non sanno, ma perchè non vogliono. E' tipico dei partiti del nostro tempo. Nella prima Repubblica c'era la partitocrazia con i partiti. Ora scorazza la partitocrazia senza partiti. E quando arrivano le manette ascoltiamo espressioni di meraviglia: Orsoni, una persona tanto per bene, ma chi l'avrebbe mai detto! Galan , si è vero un po' disinvolto, ma tutto sommato uno che ha saputo governare!. Gli organi di garanzia nei partiti non esistono. Nessuno ha la curiosità di conoscere le spese elettorali effettive dei candidati; le assunzioni con lauti stipendi dei familiari e degli amici; gli acquisti di case di lusso e le ristrutturazioni milionarie; i tenori di vita che nessuna indennità di carica potrebbe giustificare. Nessuno. Tutti tacciono; l'omertà e i ricatti la fanno da padroni. Questo sono diventati i partiti oggi. Risultato: il Mose che avrebbe dovuto costare un miliardo e ottocento milioni di euro, è già costato cinque e ne serve ancora uno, se va bene, per completarlo. E poi ci si meraviglia che l'Europa ci considera un vigilato speciale e che il debito pubblico, nonostante il pareggio di bilancio in Costituzione, continua ad aumentare. Mi viene in mente che nel 1991, esattamente un anno prima di Mani pulite, usciva per Laterza il libro Milano degli scandali di Gianni Barbacetto e mio, con la prefazione di Stefano Rodotà. A Milano, nessun editore aveva voluto pubblicarlo. Vito Laterza aveva dovuto superare molti ostacoli nella sua stessa casa editrice. Mi aveva detto: caro Veltri, non posso correre il rischio di chiudere la casa editrice, è necessario trovare un prefatore autorevole. Gli chiesi se Bobbio sarebbe andato bene e andai a Torino a parlargli. Gli raccontai un po' del libro e mi chiese di mandargli i due primi capitoli. Lo feci, li lesse e mi scrisse che era rimasto shoccato perchè mai avrebbe pensato che il paese fosse ridotto tanto male e la corruzione imperversasse persino a Milano. Ma trovò una scusa: la carica di senatore a vita, super partes, e non scrisse la prefazione. Laterza gli mandò una lettera che era una frustata: caro Bobbio, troppo comodo non sporcarsi mai le mani. A quel punto proposi all'editore Stefano Rodotà, il quale accettò. Era presidente del PDS e quando si seppe che aveva accettato di scrivere la prefazione al libro scoppiò un putiferio. Da una parte Craxi ordinò ai socialisti di non partecipare ad alcuna presentazione e dall'altra l'ala migliorista del vecchio PCI minacciò di deferire il Presidente del partit alla Commissione di garanzia. Ma Stefano non arretrò di una virgola, sfidò i suoi interlocutori a un confronto pubblico e scrisse una prefazione che sembra scritta oggi. “ Sono queste storie di ordinaria corruzione. In esse non si riflette una patologia, ma quella che ormai sta diventando ( è già diventata?) la fisiologia dell'intero sistema politico amministrativo dell'Italia Repubblicana. Non sono cronache di una lontana provincia, isolata e dissonante, ma del centro produttivo del paese. Non sono campioni estratti con un'opera minuziosa d'indagine da un mondo in ombra, ma vicende ben note, già arrivate alla conoscenza dell'opinione pubblica”. E poi la stoccata:” la corruzione si è fatta da tempo metodo di governo”.

Elio Veltri ha detto...


Sono passati ben 23 anni da quelle cronache, nella organizzazione sempre più vasta e raffinata della tela della corruttela e nella indifferenza sempre più assordante dei cittadini che ci convivono. Aveva ragione Calvino, il quale “nell'Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti”, che introduce il libro, scriveva:” avevano potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti”. E ancora:” in quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre degli scrupoli , a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare”.
Ah! Grande Calvino. Come ci manchi! E quanto ci mancano gli intellettuali come Pasolini. Sono scomparsi e nel momento in cui la loro presenza sarebbe stata più necessaria. Ma è impossibile che se ne affaccino altri come loro, in un paese senza anima e senza memoria.

Elio Veltri

roberto ha detto...

Ho letto su "Il fatto Quotidiano" di ieri 8 giugno un'interessante intervista all'On. Francesco Boccia del PD a proposito della corruzione in cui, dopo aver sottolineato la necessità di ricambio negli incarichi apicali delle amministrazioni centrali, ha detto a proposito dell'EXPO che "i ritardi e il rischio di fallimento sono intollerabili". Al che l'intervistatore gli ha posto alcune specifiche domande/osservazioni.

Le riporto insieme alle relative risposte in due successivi commenti intestati all'autore, perchè sono indicative della volonta di assumersi la responsabilità e agire di conseguenza, che ho auspicato da parte dei politici.
Vuol dire che qualcosa si sta muovendo, almeno nel PD, per reagire algrave deficit di controllo emerso dai recenti scandali.

Francesco Boccia ha detto...


D) E però ci sono entrambi in una struttura, Expo; a sostanziale guida PD

R) E per questo sono d'accordo con Renzi quando parla delle nostre responsabilità. I reati li accerterà la magistratura ma le responsabilità politiche di questa situazione devono essere chiarite. Non è un mistero per nessuno che l'attuale governance di Expo 2015 sia vicina al PD, in particolare a quello lombardo: è normale dunque che risponda politicamente al segretario del PD, che poi adesso è anche il Presidente del Consiglio.

D) Si riferisce all'A.D. Giuseppe Sala?

R) Anche a lui



Francesco Boccia ha detto...

D) Il Ministro Martina, peraltro in ottimi rapporti con Sala, ha la delega a Expo da oltre un anno e anche lui è del PD. Doveva controllare meglio?

R) Guardi, io so che Sala e Martina sono due persone oneste, ma bisogna smetterla di nascondersi dietro la poca trasparenza. Voglio dire: qualcuno Angelo Paris ( Responsabile Acquisti Expo, finito in carcere - ndr.) lo avrà pure assunto, qualcuno sarà responsabile dei ritardi, qualcuno avrà motivato le gare assegnate in procedura d'emergenza. Per questo ho chiesto formalmente l'intero carteggio intercorso tra Martina e Sala in questi mesi: sono sicuro che così si chiarirà di chi sono le responsabilità e se il partito intende davvero occuparsi della vicenda.

D) Veramente al "Fatto Quotidiano" risulta che nessun carteggio del genere sia intercorso tra il Ministro e Sala

R) Sarebbe davvero molto strano, sono sicuro che invece esiste e sarà reso pubblico.

Giuseppe Nava ha detto...

Mose: se ne accorgono solo ora?
Bastava passare ogni tanto dalle bocche di porto per accorgersi che i lavori erano “eterni”.
Lo stesso di tanti casi eclatanti: ricordo che per costruire il cosiddetto passante ferroviario piazza della Repubblica rimase un cantiere per tempi infiniti.
Altra grande opera di cui nessuno parla: la “direttissima” Genova – pianura padana. ESiste un tracciato lento, ma poi fu già costruito un altro tracciato già quasi tutto in galleria . E allora a che serve una nuova linea, con danni incalcolabili all’ambiente? Oggi i tempi di percorrenza Milano – Sanremo degli intercity sono di poco inferiori a quelli dei corridori della omonima corsa, la classicissima di primavera. Costruendo una dispendiosissima seconda galleria abbrevieremo i tempi di percorrenza di ben poco, visto che la linea dei Giovi è, ribadisco, già quasi tutta in galleria !
Ma di questo scialo non ne parla nessuno.
gn

roberto ha detto...

E' provato che le grandi opere in Italia sono più spesso fatte per creare un giro di soldi da cui trarre formidabili tangenti, che per dare servizi ai cittadini.
Il caso del mose è eclatante perchè va avanti da decenni ed è la più compiuta applicazione del principio del "concessionario unico" voluto a suo tempo dal Ministro socialista De Michelis, che ha consentito di creare un formidabile centro di potere esentato da ogni controllo perchè in grado di comprare i controllor, sia locali che centrali..
Per questo il Consorzio Venezia Nuova andrebbe sciolto.
Sulla vicenda della direttissima Genova-Milano so poco anche se faccio abbastanza spesso il tratto in treno e confermo che la linea dei Giovi è quasi tutta in galleria. CI vorrebbe qualcuno che approfondisse la cosa e la portasse alla luce, ed altrettanto abdrebbe fatto per la "Città della Salute" a Sesto S. Giovanniche accorperà due ospedali milanesi ottimamente funzionanti, costerà moltissimo e produrrà cospicue tangenzti, se qualcosa non cambia davvero, visti i terribili precedenti della sanità lombarda.

Roberto

roberto ha detto...


Le recenti mosse del Governo (azzeramento dell'Autorità di controllo sugli appalti pubblici, totalemte inadeguata, che viene accorpata in quella anticorruzione e l'attribuzione al Presidente Cantone dei poteri necessari a sanzionare le devianze rilevate e a commissariare le aziende coinvolte nel giro delle tangenti) sono in linea con quanto da me auspicato: la politica deve agire sui controllori, nominandoli, potenziandoli e, all'occorrenza, sostituendoli, mentre la magistratura deve occuparsi di accertare e perseguire i reati.

Giorgio Calderaro ha detto...

Caro Roberto,
mi sono preso un po' di tempo per pensarci su prima di commentare la tua nota.
Secondo me i problemi di cui si tratta non rientrano né nella corruzione né nella concussione: si tratta di furto ai danni dell'ente i cui si hanno responsabilità.
Il disegno criminoso nasce molto a monte delle realizzazione dell'opera e si configura in un accordo scellerato preliminare tra un responsabile di Ente ed un fornitore.
Il responsabile dell'Ente è colui che sceglie se fare un'opera o no, sceglie i criteri di ammissione alla gara, sceglie i criteri di aggiudicazione, valuta le offerte, scrive il capitolato tecnico, scrive il contratto di fornitura, esegue i controlli avanzamento lavori, il tutto seguendo meticolosamente la legge sugli appalti. Invece i passi preordinati per l'attuazione del furto si annidano nei vari passi del procedimento, e sono rilevabili laddove si entri nel merito: andando a vedere che porte aprono o chiudono i criteri di ammissione, che grado di soggettività vi è nei criteri di aggiudicazione, se il capitolato tecnico è completo e congruente con il problema che si vuole affrontare, se la valutazione delle offerte è congruente con le offerte, se il contratto tutela ugualmente i diritti e i doveri del contraente e dell'Ente, che cosa i controlli controllino effettivamente e che valutazioni emettano.
Troppe voci poi si levano contro le gare al massimo ribasso, ma mai nessuno ha provveduto in merito. Ben vengano i ribassi, ma solo se consentiti da specifiche e riscontrabili soluzioni tecniche ed organizzative: altrimenti il ribasso è solo dumping commerciale (anche se è obbligatorio per l'offerente dichiarare che il prezzo offerto consente giusti margini di guadagno), a cui seguirà contropartita di compenso. Qui un bel controllo della contabilità di commessa può mettere in evidenza immediatamente il bluff.
Non mi sembra però che il nostro ordinamento preveda la possibilità, da parte delle "guardie", di controlli nel merito dei vari passi della gara e dell'esecuzione dei lavori: perché il patto scellerato si attua grazie a vizi di contenuto, non a vizi di forma.

Un caro saluto.
Giorgio

roberto ha detto...


Caro Giorgio,
hai descritto molto bene i passi che il responsabile dell'Ente deve fare e che spesso fa in modo formalmente corretto, anche se poi i criteri di ammissione e le specifiche sono costruiti ad arte per favorire una specifica azienda con cui è colluso.
Il punto è che i controlli non devono fermarsi alla verifica della correttezza formale del procedimento, come avviene spesso nella Pubblica Amministrazione, ma verificare i contenuti e la discrezionalità delle decisioni prese.
Nel caso specifico del MOSE,peraltro, neppure gli aspetti formali erano rispettati perchè il Consorzio Venezia Nuova era tenuto ad assegnare almeno il 40% delle commesse con bando pubblico di gara, ma non lo ha mai fatto perchè il controllato teneva in pugno il controllore. E' su queste anomalie, peraltro assai eviidenti che la politica dovrebbe porre l'occhio, non limitandosi a constatare a posteriori che "i buoi sono scappati".
Ciao.
Roberto