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lunedì 2 giugno 2014

Quale futuro per il centrodestra ?




Nel mio ultimo post ho accennato al fatto che Forza Italia deve essere rifondata se vuole tornare ad essere un polo di attrazione per i moderati, in larga misura costretti ad emigrare temporaneamente  prima verso il centro, con Scelta Civica, ed ora trasmigrati da Scelta Civica al PD,  non per adesione ideologica ma per mancanza di alternative e per il forte “appeal” di Renzi.
E’ interesse del Paese che si costituisca una coalizione di centrodestra capace di portare avanti una politica genuinamente liberale che Forza Italia e il PDL non sono stati capaci di produrre e che non può essere appaltata stabilmente a forze di sinistra, che pure devono accogliere in parte queste istanze se vogliono rispondere alle esigenze di una moderna società industriale. Ma perché ciò avvenga è necessario che le forze di centrodestra superino la concezione del “partito padronale” che ha condizionato la scena politica degli ultimi venti anni. L’uscita del Nuovo Centro Destra dal PDL è un’espressione di questa esigenza e va dato atto ad Alfano e al gruppo dirigente di questo partito di aver avuto coraggio: anche se i risultati delle elezioni europee non sono stati brillanti, il superamento della quota di sbarramento è una condizioni essenziale per la sua sopravvivenza e crescita. Ma è ovvio che la partita dovrà giocarsi anzitutto in Forza Italia, in cui si manifestano forti tensioni nei confronti del leader che continua a pretendere di essere il “dominus” assoluto di questa realtà e che, così facendo, la condanna all’irrilevanza perché la società italiana ormai rifiuta la concezione proprietaria dei partiti ( e questa è anche una delle ragioni del flop del Movimento  5 Stelle, il cui leader espelle i dissidenti vietando loro l’uso del “marchio registrato”, di sua proprietà, del Movimento).
Il  problema di Forza Italia è che, con l’unica eccezione di Fitto che, forte delle sue quasi trecentomila preferenze, richiede la realizzazione delle primarie a tutti i livelli, nel partito e nella coalizione, i suoi dirigenti non hanno il coraggio di sfidare apertamente il leader e danno l’immagine di una compagine appiattita nel rito dell’obbedienza al capo anche quando il capo sbaglia. Questa immagine è necessariamente perdente se confrontata con quella dell’attuale PD in cui il ridursi del dissenso interno, a causa della schiacciante vittoria elettorale, non fa venir meno una capacità dialettica che ha sempre caratterizzato ( fin troppo, in varie circostanze) le forze di sinistra.
Un primo positivo segnale viene da Marina Berlusconi che, nel negare al momento di volersi  candidare, ma non escludendolo per il futuro (“ La mia  discesa in campo non è un’ipotesi attuale” ha recentemente dichiarato) ha aggiunto: “continuare a discutere di una candidatura che non c’è non contribuisce al positivo sviluppo di quel dibattito interno al partito che il risultato elettorale ha avviato”.  Qualora tale ipotesi dovesse concretizzarsi, essa non assumerebbe, nelle sue intenzioni,  il carattere di una “successione dinastica” ma avverrebbe “nel rispetto delle regole della democrazia interna”. Questo è un seme che, se coltivato, potrebbe fruttificare e trasformare gradualmente Forza Italia da partito padronale a normale forza politica, le cui decisioni sono il frutto di un reale ed esplicito  confronto fra posizioni diverse e delle scelte di una maggioranza.  La legittimazione della leadership ne guadagnerebbe sensibilmente.
C’è poi il capitolo Lega: Salvini è stato molto abile nel dare una precisa fisionomia al partito, fortemente indebolito dagli scandali che l’avevano investito, e gli elettori l’hanno premiato. Ciò gli ha consentito di “imporre” a Forza Italia un’alleanza per il rilancio del centrodestra, a partire dalla condivisione di alcuni referendum della Lega. Questa evoluzione ha indotto l’NCD a rilanciare l’alleanza dei moderati, mantenendo però le distanze dalla svolta “lepenista” data da Salvini alla sua forza politica. Queste schermaglie indicano che il tempo per un “rassemblement” fra le principali forze del centrodestra non è ancora maturo, ma segnalano che c’è consapevolezza della sua necessità, per non perdere con certezza le future elezioni politiche.
Resta il fatto che, data la centralità di Forza Italia in questo schieramento, è  in tale ambito che si giocherà  la credibilità  della coalizione. A mio avviso sarebbe assai opportuno che altri dirigenti del partito assumessero, esplicitamente e non in modo assai defilato, una posizione favorevole alle scelte dal basso auspicate da Fitto, anziché avallare acriticamente  la selezione dall’alto che Berlusconi predilige ma che non corrisponde alle attuali esigenze di reale rinnovamento e neppure a quanto  ha affermato la figlia Marina esprimendo la necessità  di rispettare il metodo democratico, che non può oggi essere rappresentato dallo strumento dei Congressi, manovrati dai signori delle tessere e lontani anni luce dalla volontà degli elettori.
La risposta a muso duro di Fitto alla pretesa dell’ex Cavaliere di ribadire il suo comando assoluto, con la richiesta della “diretta streaming” del dibattito in Direzione ,indica che siamo probabilmente ad un punto di non ritorno: il dissenso non potrà più essere zittito dalla voce perentoria del capo.

13 commenti:

Camillo ha detto...

Condivido pienamente l'analisi sul centrodestra e condivisibibili sono anche gli articoli di Borla e Veltri
Camillo

roberto ha detto...

Ne sono lieto.
Ospito con piacere, come post, altri contributi, caratterizzati da profondità di analisi e da equilibrio, come quelli di Borla e Veltri, per fare del blog uno spazio dove ci sia un ampio, argomentato e civile confronto.
Colgo l'opporrtunità per offrire questo spazio a lettori che ritengono di poter dare un proprio apporto con le precedenti caratteristiche.
Grazie e saluti.
Roberto

Renato Malgaroli ha detto...

Caro Roberto, il centro destra deve chiamarsi Partito del Popolo P d P. La politica del così detto centro destra deve essere impegno, studio, lavoro, disponibilità.
La selezione deve avvenire con le "primarie" a cominciare dalle riunioni di quartiere. In queste riunioni la politica deve accompagnarsi alla conoscenza, all'onestà e all'impegno.
cordialità
malgaroli

roberto ha detto...

Condivido il profilo che ritieni auspicabile in chi fa politica e l'intenzione, che traspare dal titolo che tu vorresti attribuire al partito del centrode4stra, di una forza che rappresenti il popolo e non le elite.
Sull'esigenza delle primarie non ci piove.
Ciao. Roberto

Giorgio Giorgini ha detto...

Caro Roberto, invidio il tuo impegno e la tua capacità nell'affrontare questi argomenti
che hanno ormai stancato tutti con la loro ripetitività ed incongruità. Perché pensare ad
un leader che sia della famiglia ? In base a quali criteri ? Cosa ne sa Marina od altri di quelle
che sono le giuste azioni da intraprendere ? Si tratterebbe comunque sempre di un partito
personale sul cui carro non esiterebbero a salire i soliti che non vogliono perdere le poltrone
e le possibilità di intrallazzi che tanto danno da guadagnare tra guarantigie, corruzioni e
concussioni.
E poi sarà mai possibile arrivare ad appalti non truccati ed ad una prontezza nel fare la cose ?
Ma voi che vivete a Milano non vi siete resi conto dell'arretratezza dei lavori dell'ESPO ?
Credo che ci sia poco da fare se non perdere ancora prestigio presso tutti i nostri interlocutori.
Quindi io non penso ad una destra pronta ed efficace, sarebbe altro tempo e denaro perduto.
Quanto a Renzi penso che sia l'unica possibilità di rinascita e di affrancamento dalle pastoie
europee. Ma soprattutto Renzi non fa pensare ad un padrone del PD, partito nel quale nessuno
scherza o tollera errori, caso mai sarebbero tutti pronti ad un suo defenestramento al minimo
errore. E poi il PD è un partito da sempre, con una sua struttura e con le sue correnti e il suo
retaggio storico.
Quindi io mi auguro che Renzi possa continuare il suo operato senza bastoni tre le ruote. Mi
sembra che rappresenti un buon esempio di Liberal Democrazia che altrove non troviamo e
che da tempo nessuno pratica.
Come vedi non parlo di Grillo che giudico un despota miliardario che si diverte come se in mano
avesse un giocattolo e che forse, a pensarla male, intravvede da qualche parte una possibilità di
lucro per la Casaleggio ed associati. Credo invece che abbia trovato tra i suoi eletti almeno un
50% di persone capaci che potrebbero arricchire il PD ed altre formazioni.

Spero di non avere detto utopie, ma da tempo ti dovevo una risposta e oggi mi sono deciso a
esporti, anche se raffazzonatamente il mio pensiero.
Giorgio.


roberto ha detto...


Caro Giorgio,

provo a rispondere ai tuoi quesiti.
Anch'io penso che sarebbe meglio non dover ricorrerre ad un leader della famiglia Berlusconi ma, data l'ostinazione con cui l'ex Cavaliere persiste nella sua volontà di dominio, un altro membro della stessa (attualmente Marina) potrebbe condizionare la sua discesa in campo all'avvio di un reale processo di democratizzazione del partito: così facendo aumenterebbe le sue probabilità di successo nel confronto con altri candidati del partito e della coalizione e poi in quello elettorale con Renzi.
L'alternativa è una più ampia "fronda" della dirigenza, che si muova in autonomia dalla famiglia, ma non la vedo molto probabile.

Dei ritardi dell'Expo sappiamo, come tutti, dai giornali. Io comunque avrei sostituito il Commissario straordinario e messo in discussione i vertici politici cui riporta. Non basta stupirsi di ciò che è succeddo; dovrebbero assumersene la responsabilità.

Anch'io ritengo che, al momento, Renzi sia l'unica possibilità anche perchè, per la storia del PD, non può in alcun modo esserne padrone, a differenza di Berlusconi e Grillo. Ma ritengo anche che vi siano dei grossi rischi in un sistema politico che si affida solo ad un unico contendente; per questo auspico che si sviluppi una seria forza di centrodestra, in vista di una politica dell'alternanza. Il cammino da fare è molto e incerto, ma bisogna provarci, così come bisognava provare a far uscire il PD dal recinto della sinistra definito da " quelli che hanno la puzza sotto il naso".
Anche il M5s deve liberarsi dall'oppressione dei due leader; se non lo fa i suoi elementi validi andranno altrove.

Roberto

Vittorio Bossi ha detto...

Buon giorno Roberto,

La destra o tale come viene definita è stata in realtà PAGATA da Berlusconi negli ultimi 20 anni, gli uomini che la rappresentano sono brutti esempi di
politici (FINI, LA RUSSA, STORACE, MUSSOLINI, etc) l'idea e i valori della destra (famiglia, patria, ordine e disciplina etc) sono stati sostituiti dal valore
dei SOLDI e DEGLI AFFARI, quindi per riassumere se la destra vuole ripartire, primo si stacchi definitivamente da BERLUSCONI, cerchi un nuovo leader
serio e non invischiato dell'affarismo berlusconiano, ritorni a fare le battaglie che distinguono la destra, e in pochi anni ritornerà protagonista ....

A presto Vittorio


roberto ha detto...

La deriva affaristica è certamente una delle ragioni della crisi di consenso del partito berlusconiano e del degrado del nostro Paese, ma non è solo attribuibile al centrodestra, come dimostra la vicenda dell'EXPO .
Un ritorno ai valori che contraddistinguono la destra dalla sinistra è certamente un elemento qualificante del rilancio di questa area politica, ma è necessario che tutte le forze politiche rispettino alcuni valori di base. segnalati da Renato nel suo commento, senza i quali il degrado proseguirebbe comunque.
Roberto

Laura Banchelli ha detto...

Una volta tanto i problemi di dissidi interni,c'è li ha la destra.era una specialità assoluta della sinistra,fino a poco fa..

roberto ha detto...


E' vero, ma la differenza è che. nella sinistra, i dissidi interni erano così estremi da diventare puro autolesionismo, come dimostra, ad esempio, l'elezione del Presidente della Repubblica, in cui la sinistra ha massacrato un suo candidato che era stato anche Presidente del partito, Premier italiano e Presidente della Commissione Europea.
Nella destra l'autolesionismo sta invece nella troppa obbedienza al leader che rende la classe dirigente di Forza Italia /PDL non credibile agli occhi di molti elettori che sarebbero culturalmente di centrodestra ma che non possono sopportare un partito di "yes man".

Umberto ha detto...

Caro Roberto,



Complimenti, non era facile esprimere tanti buoni concetti con tanta concisione. E’ difficile dissentire dalle soluzioni che proponi, ma mi domando se gli eventi di questi giorni, e le loro possibili evoluzioni, non aprano la via a scenari suscettibili di cambiare le prospettive. Nel momento in cui scrivo non sappiamo che cosa ne sarà delle alleanze di Grillo in Europa e se ci saranno esiti dirompenti dalla battaglia in atto fra Fitto e Berlusconi. La prudenza consiglierebbe di attendere prima di lanciarsi in ipotesi, ma ragionare senza rete può essere un non inutile esercizio.



Le ultime elezioni si sono chiamate europee per convenzione, ma sono state intese da tutti, cittadini e partiti, come una contesa nazionale. Questo ha fatto sì che molti eletti si siano trovati a dover affrontare uno scenario al quale erano del tutto impreparati: sarebbe interessante sapere quanti fra di loro conoscono il funzionamento delle istituzioni europee e sanno parlare decentemente almeno una lingua fra le principali. Alludo in particolare ai grillini (ma un po’anche ai leghisti). Grillo ora sta cercando alleanze per entrare a qualunque costo una via che consenta ai suoi di far parte di un gruppo parlamentare; è un problema di cui non supponeva nemmeno l’esistenza quando in campagna elettorale si lasciava andare in intemperanze contro tutti e contro tutti e con esibizioni di una tale comicità da costituire per i media europei una benvenuta alternativa a Berlusconi. In tal modo si è guadagnato nemici ovunque e si è reso un alleato impresentabile per chiunque, figuriamoci per Nigel Farage che anche senza Grillo considera gli italiani una sub-nazione.



Comunque vadano le cose, Grillo e Salvini si sono ormai qualificati come nemici a tutto tondo dell’Unione europea. Berlusconi progetta di allearsi con loro in qualche modo, ma non tiene conto dei sentimenti di una parte di cittadini, quelli che lo hanno votato alle ultime politiche e una parte di quelli che hanno votato per Renzi in mancanza di alternative: questi non accetterebbero mai di sostenere un partito che in materia di europeismo è sempre stato ondivago ma che con queste alleanze si qualificherebbe definitivamente come antieuropeo.



Sul piano nazionale, siamo in attesa di conoscere l’esito della contesa con Fitto. Berlusconi stenta a rendersi conto di essere diventato, non un problema, ma il problema del centrodestra e in particolare di Forza Italia: non è più il caso di discutere sui suoi meriti o demeriti, sulla sua innocenza o colpevolezza; il fatto di essere diventato motivo di discordia gli dovrebbe consigliare di farsi da parte. Se non lo farà, il partito si spaccherà e il centrodestra sparirà dalla scena politica come forza che conta; rimane la possibilità che emerga qualcuno con forte personalità e carisma, capace di coagulare attorno a sé una squadra di gente capace e disposta a collaborare lealmente: un altro Renzi per essere chiari. Dovrebbe essere qualcuno che sappia trovare il modo di convincere gli elettori destro-moderati a tentare di ritrovare un’identità lontana da alleanze di convenienza. Non mi pare che oggi esista sulla scena politica un personaggio capace di fronteggiare Renzi: il centrodestra, di vecchio o nuovo che stampo che sia, dovrà quindi accontentarsi per molto tempo di vivacchiare all’opposizione, aspettando magari che la sinistra radicale le dia una mano, indebolendo Renzi e spingendolo a decisioni alternative.

Grazie della tua attenzione, ti saluto cordialmente.

Umberto

roberto ha detto...

Caro Umberto,

effettivamente la prudenza consiglierebbe di attendere, ma il momento è cruciale ed è meglio esprimersi apertamente perchè le sorti della nostra democrazia sono interesse di tutti. Sono d'accordo con te che Berlusconi dovrebbe avere il buon senso di farsi da parte, ma non credo che lo farà dato il suo ego iperrtrofico. E' per questo motivo che ho ipotizzato un possibile ruolo della figlia per rendere possibile una evoluzione "incruenta" del partito; altri leader potenziali al momento non se ne vedono e non possono certo venir fuori dalla schiera degli "obbedienti a prescindere".

Ciao. Roberto

roberto ha detto...

Aggiungo alcune considerazioni al commento precedente:

L'agitarsi di Grillo sul piano europeo dipende dall'essersi reso conto di non poter usare in quel contesto la "politica dell'Aventino" adottata in Italia sia perchè gli è andata male nel nostro Paese, sia perchè a Bruxelles sarebbe escluso a priori da qualsiasi influenza. Un punto di contatto fra M5S e UKIP è aver colto alcuni malesseri profondi della società di riferimento ma ora entrambi devono fare i conti con il tradurre la protesta in proposta e non sarà facile per nessuno dei due.
Circa Berlusconi, convengo che l'alleanza con le forze fortemente antieuro gli alienerebbe le simpatie di una quota significativa di elettori.