C'è qualcosa di profondamente falso nell’apparente contrapposizione frontale fra il Governo e le variegate minoranze che gli si oppongono: Renzi è poco credibile quando pretende di etichettare come “gufi” o “frenatori delle riforme” tutti coloro che non accettano il Pacchetto a suo tempo da lui confezionato con Berlusconi nel “Patto del Nazareno” e che avanzano proposte di modifica del tutto plausibili e fondate, come quelle che ho riportato nel mio precedente post.
Ancor meno
credibile è Grillo quando sconfessa platealmente l’ala dialogante del suo movimento
il giorno dopo che vi è stato l’incontro con il PD e ripete in modo rituale e stucchevole la solita solfa del “colpo
di stato” e la richiesta di dimissioni del Presidente della Repubblica.
Trattandosi di
persone intelligenti, è impossibile che non si rendano conto di darsi la zappa
sui piedi con comportamenti propagandistici che, se sono tollerabili
in campagna elettorale, non lo sono più quando si tratta di affrontare sul
serio i problemi.
L’unica
spiegazione logica di tale contraddizione è che, forse, siamo ancora in
campagna elettorale e che, senza dirlo, entrambi i principali contendenti dello
schieramento politico si stiano preparando ad elezioni che potrebbero essere molto anticipate rispetto
alle previsioni correnti che le collocano nel 2015 o addirittura nel 2018. Il
motivo di questo orientamento può essere, per Renzi, il constatare che le sue
iniziative non stanno dando i frutti sperati e che il pessimo andamento dei PIL
e del debito pubblico costringeranno nel prossimo anno ad una manovra
correttiva dei conti pubblici molto pesante, non realizzabile da un governo non
legittimato dal voto popolare ( il consenso di cui gode Renzi a seguito del
voto per le Europee non è, infatti una legittimazione sufficiente ad affrontare
un’altra stagione di “lacrime e sangue”). Forse ha ragione il senatore PD ed ex magistrato Felice Casson che,
in un’intervista al “Fatto Quotidiano”,
sostiene che Renzi “cerca il pretesto per portarci alle elezioni” presentandosi
così come il fautore del cambiamento, impedito dai suoi oppositori a fare le
riforme. Tale pretesto potrebbe venire dal prossimo voto a scrutinio segreto su
alcuni emendamenti che potrebbero vedere una larga coalizione trasversale
contraria alla proposta governativa.
Per Grillo,
invece, visto che il tentativo di rompere il “Patto del Nazareno”, che ha
ispirato l’abboccamento con il PD, è fallito a causa dell’assoluzione di
Berlusconi in appello nel “processo Ruby”, che ha ridato fiato all’ex Cavaliere
e alla sua forza politica, il ritorno alla contrapposizione frontale può essere
un modo per nascondere le dilanianti lacerazioni che esistono all’interno del
M5S e che né lui né Casaleggio sono attualmente in grado di gestire, ed anche di
cavalcare ancora le protesta, non essendo in grado di agire realmente sul piano
della proposta.
Vi è quindi
un’oggettiva convergenza d’interessi nel tenere molto alto il tono della
polemica, con lo scambio di accuse anche via twitter (al “colpo di stato”
denunciato da Grillo, Renzi ha risposto trattarsi di un “colpo di sole”).
Ci sono poi
gli interessi di SEL che , presentando lo sproposito di oltre 6000 emendamenti
alla proposta di legge sul Senato, non mira
come sembra a bloccare le riforme, ma ad ottenere un potere negoziale in vista
della futura legge elettorale, per far abbassare la soglia di sbarramento
prevista dall’Italicum, che sarebbe proibitiva per questa forza politica. Se
Vendola dovesse convincersi che l’intenzione dei due contendenti predetti di
andare alle elezioni è seria, potrebbe facilmente rinunciare a buona parte
delle sue obiezioni in cambio di una legge elettorale più favorevole.
Naturalmente,
al di là della feroce contrapposizione di facciata, sono in corso anche le
consuete manovre sottobanco per verificare i margini di accordo che possano
portare alla soddisfazione delle istanze dei vari interlocutori.
In questo “gioco
delle parti” un ruolo non indifferente potrà svolgerlo anche Berlusconi che,
dato perennemente per finito, trova ancora una volta uno spazio di manovra non
indifferente, essendo l’attore più interessato ad evitare le elezioni che
sarebbero assai difficili per Forza Italia e ad intestarsi le riforme, avendo
sperimentato che la sua versione “istituzionale” ha contribuito a modificare il clima politico
e a rendere possibili atteggiamenti più equilibrati nei suoi confronti anche da
parte della magistratura.
La situazione
è quindi fluida e l’esito della contesa
è incerto. Un accordo sul Senato e sulla legge elettorale sono ancora possibili,
ma occorre che il “braccio di ferro”finisca e si mettano davvero le carte in tavola.
Dopo aver
contingentato il tempo per la discussione, forzando molto la mano, Renzi dovrà
ora andare a un reale confronto sui contenuti, smettendo di accusare le minoranze
di puro ostruzionismo. Se non lo farà, vorrà dire che vuole davvero le elezioni
anticipate ma in tal caso gli elettori, che non sono sprovveduti e capiscono
ormai i giochi strumentali, potrebbero riservargli una brutta sorpresa vedendo
tradite le promesse da lui fatte ripetutamente.
6 commenti:
Mi è piaciuta la tua analisi oltre le apparenze, ma ho un dubbio: se Renzi ritiene di dover andare a nuove elezioni in funzione del peggioramento del quadro economico, che richiederebbe un governo più forte dell'attuale, perchè dovrebbe cercare un accordo con le opposizioni?
Ti sarei grato di una risposta. Franco
Perchè se non fa un serio tentativo di portare a casa qualche risultato prima di tornare alle urne, dopo le ripetute promesse di fare le riforme, gli elettori non sarebbero certo contenti.
Se ci prova davvero, cosa che finora non ha fatto, l'atteggiamento dell'elettorato sarebbe diverso.
L'importante è che il suo gioco non sia, e non appaia, come solo strumentale e finalizzato a prendere voti.
Ciao.
Roberto
Lo scontro frontale può essere una buona tattica per indurre gli avversari a più miti consigli, ma poi bisogna cercare i punti di mediazione; vorrei sbagliare, ma penso che Renzi cerchi invece la rottura per accusare gli altri di mettergli i bastoni fra le ruote e schivare la responsabilità degli scarsi risultati del suo governo.
Aldo
Concordo sostanzialmente con le tue considerazioni, anche se non escludo che Renzi, dopo aver usato il pugno di ferro contro gli oppositori, possa avere l'abilità di cercare una mediazione costruttiva.
Se continua col "muro contro muro" e con la propaganda, le cose non si metteranno bene per lui e, putroppo, per noi.
Roberto
Buon giorno Roberto,
dopo questi primi mesi del governo RENZI ho compreso quanto segue:
- i cambiamenti di cui ha bisogno il paese (riforme per diminuire il peso della politica, meno deputati, senatori, regioni, comuni, province, enti etc)
- più investimenti per il progresso del paese (scuole, porti, infrastrutture, ristrutturazione case popolari, nuovi parchi etc.)
- defiscalizzare i rapporti di lavoro per i giovani/nuovi occupati sotto i 30 anni
- riforma della giustizia, meno carcere più sanzioni economiche e lavori sociali e forzati di pubblica utilità
- taglio dei privilegi pensionistici
- lotta seria all'evasione fiscale (come negli USA incrocio estratti conto - carta di credito- bollette telefono-enel-catasto)
non sono stati realizzati e se parla solo parzialmente per tenere gli elettori attaccati alla speranza dei cambiamenti, di fatti?????
insomma ho compreso che andremo a votare forse la prossima primavera quando BERLUSCONI graziato dail patto non scritto con il PD si sentirà
più forte non verrà giudicato colpevoli nei processi in corso e vorrà ripristinare la brutta ITALIA in cui abbiamo vissuto con i suoi governi negli ultimi 20 anni.
Spero tanto di essere smentito ma i cattivi pensieri non riesco a cancellarli.
Buone vacanze ci sentiamo a SETTEMBRE, staccherò 1 mese se riesco dalla quotidianità.
Caro Vittorio,
effettivamente lo scarto fra parole e fatti è alto e il rischio di una regressione del sistema politico pure.
Anch'io non vorrei assolutamente un ritorno all'Italia berlusconiana ma, come ha recentemente riconosciuto anche il Fatto Quotidiano, va detto che la Magistratura di primo grado ha peccato di accanimento verso Berlusconi nel caso Ruby: 7 anni di reclusione per i reati contestati non stanno nè in cielo, nè in terra; ora la Corte d'Appello ha rovesciato la sentenza e forse ha peccato d'indulgenza.
Sarebbe bene che il potere giudiziario trovasse la giusta via di mezzo, trattando Berlusconi come gli altri cittadini e non in modo speciale, nè in un senso nè nell'altro.
Buona vacanze anche a te.
Roberto
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