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domenica 6 luglio 2014

Stop ai pasticci sul Senato !

Nell’interessante editoriale sul Corriere della Sera del 6 luglio Alesina e Giavazzi mettono in guardia sulle pesanti conseguenze della norma, approvata in Commissione, che prevede di attribuire al nuovo Senato competenze sul bilancio dello Stato, ipotesi esclusa dalla bozza originale del Governo. Con tale norma si creerebbe un conflitto permanente fra i due rami del Parlamento perché il Senato, composto in maggioranza da membri non eletti dai cittadini ma dalle assemblee regionali, farebbe inevitabilmente gli interessi delle Regioni, orientate a richiedere risorse aggiuntive, con ciò creando un “moltiplicatore della spesa” pubblica, mentre c’è assoluto bisogno di contenere gli ingenti sprechi di cui le Regioni hanno la responsabilità. Se a questo fatto si aggiunge la norma sull’immunità, pure approvata in Commissione, che prevede l’estensione dell’immunità dei senatori anche alle attività da loro svolte in quanto consiglieri regionali, si capisce che si sta preparando un’autentica “bomba atomica”: un meccanismo di ulteriore dilatazione dei bilanci regionali e la totale impunità di coloro che fossero responsabili di malversazioni e corruzione in relazione al distorto uso delle risorse economiche. Esattamente l’opposto di quanto il Governo dice di volere, con la recente nomina del Commissario anticorruzione e con quanto proposto nella lettera al Movimento 5 Stelle in vista del prossimo incontro fra le due parti politiche: “Siete disponibili a trovare insieme una soluzione sul punto delle guarentigie costituzionali per i membri di Camera e Sanato, individuando una risposta al tema immunità che non diventi l’occasione di impunità?” Ai due “pasticci” segnalati in precedenza va poi aggiunto quello relativo alla composizione numerica dei due rami del parlamento: con una Camera di 630 membri e un Senato di 100, il partito che ottenesse il premio di maggioranza alla Camera e controllasse solo un terzo del Senato potrebbe far eleggere da solo il Presidente della Repubblica, i membri del CSM e di altri organismi di garanzia. Ciò potrebbe portare ad una situazione abnorme sulla quale il senatore Gotor del PD ha detto: “ Si rischia il modello russo plebiscitario: il candidato premier che vince le elezioni potrebbe farsi eleggere al Colle e mandare il suo delfino a Palazzo Chigi. Come Putin e Medvedev. Un presidenzialismo indiretto pericoloso, senza contrappesi”. Contro questa eventualità Gotor propone di “tornare ad avere un migliaio di grandi elettori, coinvolgendo anche parlamentari europei e sindaci”. Il combinato disposto delle tre misure precedenti porterebbe ad una forte distorsione della democrazia perché creerebbe un’anomala concentrazione di potere in una sola forza politica e, nel contempo, sottrarrebbe al controllo elettorale e a quello della magistratura una fetta importante dei rappresentanti del popolo a livello centrale e regionale. E’ auspicabile che il Parlamento, cui verrà sottoposta in doppia lettura la proposta di riforma, corregga le storture segnalate e ristabilisca un quadro corrispondente alle aspettative dei cittadini, che certamente non vedono di buon grado un completo stravolgimento dei delicati equilibri istituzionali. In questo contesto dovrà anche essere ripresa l’ipotesi dell’elezione diretta dei senatori da parte degli elettori, che tanti consensi riscuote nel Paese oltre che in varie componenti della maggioranza e delle opposizioni. Un ruolo importante al riguardo potrà averlo il prossimo confronto fra PD e M5S su legge elettorale e riforme, in quanto sarà l’occasione per verificare l’effettiva disponibilità del Movimento a farsi carico dei problemi del Paese e a controbilanciare le forze che, all’interno dei partiti tradizionali, puntano ad accentuare le caratteristiche autoreferenziali del sistema politico, con il rischio tutt’altro che contenuto di una possibile deriva autoritaria

4 commenti:

Dario Lodi ha detto...

La proposta senatoriale nuova è una boiata pazzesca. Dilettanti allo sbaraglio. Non si capisce come possano spuntare persone del genere, ma è una domanda sempre più urgente alla quale occorre rispondere.

Dario

roberto ha detto...

Sono d'accordo con te e faccio qualche considerazione.
Il mito della velocità sta inquinando il tema delle riforme istituzionali per le quali, come ha detto giustamente un parlamentsare del PD di cui non ricordo il nome, occore invece "un'adeguata lentezza" al fine di evitare clamorosi equivoci e pericolosi errori.
C'è poi il tema della preparazione di chi studia le riforme: i dilettanti allo sbaraglio ci sono perchè si è privilegiata la fedeltà alla competenza. Ci sono però anche i "vecchi volponi", soprattutto in Commissione, che la competenza ce l'hanno ma la mettono al servizio della casta anzichè del Paese.

Roberto

Michele Sacerdoti ha detto...

Ottimo intervento



Michele

roberto ha detto...

Ti ringrazio deell'apprezzamento.

Roberto