Nessuno ha
la “sfera di cristallo” e le variabili in politica sono molte e mutevoli;
tuttavia, se dovessi azzardare un pronostico, direi che vi è un 80% di
probabilità che gli italiani siano
chiamati alle urne nel prossimo anno, anziché alla scadenza naturale del
febbraio 2018.
Infatti, se
vincerà il sì al referendum costituzionale, Renzi avrà tutta la convenienza a
“passare all’incasso” il prima possibile per due motivi:
-
avere
una investitura popolare che non è tecnicamente necessaria, in base alla
Costituzione, per essere premier ma che politicamente è molto utile e che gli
consentirebbe di regolare i conti all’interno del PD, la cui minoranza gli ha
dato finora molto filo da torcere.
-
sfruttare l’”effetto trascinamento” della
vittoria referendaria che avrebbe una durata limitata, come è avvenuto per le
europee del 2014, e che quindi andrebbe sfruttato quanto prima , cioè
probabilmente nei primi mesi del 2017
Se invece
vincesse il no, la caduta del governo sarebbe inevitabile anche se recentemente
Renzi ha cercato di ridurre il collegamento fra risultato del referendum e la
sua permanenza a capo dell’esecutivo, istituito quando si sentiva molto più
forte di oggi. La caduta del governo ovviamente non implica necessariamente una
nuova consultazione elettorale ed anzi il
Presidente della Repubblica si attiverebbe certamente per affidare il
governo ad un altro esponente del PD che possa garantire, anche di fronte alla
comunità ed alle istituzioni internazionali, un sufficiente quadro di
stabilità. Inoltre sarebbe compito
del Parlamento porre mano nuovamente alla legge elettorale
perché sarebbe impossibile andare al
voto con un sistema ipermaggioritario
per la Camera, come è l’Italicum, ed uno proporzionale al Senato, come è il
Consultellum, cioè quanto è rimasto della precedente legge elettorale dopo la bocciatura della stessa da parte
della Corte Costituzionale. Il risultato
di tale voto sarebbe la totale ingovernabilità del Paese, con due camere in
sostanziale contrapposizione.
Dopo
l’approvazione della nuova legge elettorale si dovrebbe andare al voto, probabilmente verso la tarda primavera, per
dare al Parlamento la possibilità di votare il nuovo esecutivo.
Dato che la
nuova normativa avrebbe certamente un taglio assai più proporzionali stico
rispetto all’Italicum, alcuni esperti
preconizzano che comunque il risultato
sarebbe una notevole difficoltà di formare governi duraturi; ad esempio, il
politologo Roberto D’Alimonte ha osservato al riguardo “ Con tre grandi blocchi
che difficilmente potranno unirsi per dar vita ad un governo, la prospettiva è
l’instabilità”.
Questa
rispettabile opinione non tiene però in conto il rilevante fenomeno messo in
luce dalle recenti elezioni amministrative, di cui ho parlato nel post “Il nuovo quadro
politico” del 5 luglio u.s.. e che ora ribadisco, cioè l’assoluta fluidità dell’elettorato, che ha ormai ampiamente superato
l’antico schema bipolare (
destra/sinistra, conservatori/progressisti) in cui si votava in modo piuttosto
prevedibile in base all’ “appartenenza” più o meno convinta ad uno schieramento, per
adottare una logica di voto più consona all’attuale schema tripolare, basata
sulla “convenienza” e quindi assai più imprevedibile. L’elettorato ormai gioca “ a tutto campo ”
senza più dare un grande peso a vincoli e a pregiudizi ideologici
E’ cominciata quindi una” partita”
fra elettori e forze politiche che segue
regole non più dettate dai rappresentanti e capaci di sconvolgere equilibri
dati da loro per scontati.
Questa nuova
impostazione, che ha creato impressionanti spostamenti di voti in occasione sia
del primo che, soprattutto, del secondo turno nelle recenti elezioni
amministrative, potrebbe funzionare,
anche in assenza di un sistema di ballottaggio, nelle elezioni politiche, soprattutto se parte di coloro che finora
si sono astenuti dal voto decidesse di “entrare in partita” con la
consapevolezza di poter “rompere le uova nel paniere” di chi non è di proprio
gradimento. Ciò potrebbe alterare fortemente l’esito elettorale dei diversi
contendenti, in base alla maggiore o minore credibilità delle loro proposte.
Gli esiti
del nuovo schema di gioco non sono predefiniti, ma si può certamente affermare
che le future consultazioni elettorali
non saranno dei noiosi rituali.
6 commenti:
Vincerà il M5S, oggi sicuramente il meno peggio di questo insieme di incapaci, spesso in malafede.
La vittoria dei 5 Stelle è possibile ma è chiaramente condizionata dalle capacità di governo che sapranno dimostrare a a Torino e, soprqttutto, a Roma.
Va detto al riguardo, con riferimento alla Capitale, che il tentativo di screditare il sindaco Raggi per la vicenda dell'AMA da parte del PD si sta rivelando controproducente, perchè chiarsmente strumentale.
La tremenda situazione del trattamento rìfiuti è stata chiaramente ereditata dalle precedenti giunte di destra e di sinistra e quindi gli esponenti del PD farebbero bene a stare zitti.
Un recente sondaggio dimostra infatti che le accuse rivolte dai DEM hanno rinforzato la fiducia dei cittadini nel sindaco.
I giochetti strumentali della vecchia politica non funzionano più.
Condivido il ragionamento.
In più, come dice Dario Lodi, penso che se vincesse il no, alle prossime elezioni il M5S farebbe il pieno, Roma insegna e i commenti di Roberto in proposito sottolieneano.
Credo che il M5S farebbe il pieno anche se vincesse il sì, nel caso in cui, prima del referendum, venissero apportate modifiche alla legge elettorale ( come il premio alla coalizione anzichè al primo partito) che l'elettorato percepirebbe inevitabilmente come un tentativo di mettere fuori gioco i 5 Stelle, manovra alla quale gli elettori potrebbero rispondere con un massiccio spostamento di voti a favore di questa forza politica.
I partiti devono fare molta attenzione alle "furbate" perchè gli elettori sono vigili e pronti a punirle.
Roberto
come hai ragione! non ci sarà da annoiarsi stando dietro ai vari giochi politici...
ciao! Buone vacanze!
grazie e buone vacanze anche a te.
Roberto
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