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giovedì 10 novembre 2016

Il suicidio degli intellettuali



Il testo seguente è stato scritto prima delle elezioni negli Stati Uniti e, letto alla luce dei risultati di tale evento, mostra che il problema degli “opinion makers”  italiani cioè l’incapacità di capire i bisogni del popolo  è lo stesso, mutatis mutandis, dei loro colleghi americani.
Entrambi, accecati dalla loro arroganza,  guardano con disprezzo e bollano come “populisti” personaggi come Grillo e Trump, senza rendersi conto ( o facendo finta)  che essi sanno cogliere e dare voce ai disagi profondi dei cittadini.
Se vogliono iniziare ad emendarsi dai loro marchiani errori, devono iniziare abolendo dal loro vocabolario l’offensivo termine “populista” perché ogni volta che viene pronunciato scava un ulteriore solco fra il popolo e le elite, di cui gli opinionisti fanno parte.
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Il suicidio degli intellettuali
In un recente editoriale sul Corriere della Sera intitolato, nella pagina interna, “Il suicidio della politica”,  Angelo Panebianco ricade nel  “vizio elitista” consistente nel ritenere gli elettori sostanzialmente incapaci di badare ai propri interessi. Lo aveva già fatto in luglio, dopo il voto sulla Brexit,  affermando Non sarebbe meglio, almeno in certi frangenti, mettere da parte l’ambiguo mito della sovranità popolare? e sostenendo il primato della democrazia rappresentativa in cui “il popolo non decide sulle questioni pubbliche , fa una scelta fra coloro che, dicendo il vero oppure millantando, asseriscono di saper prendere decisioni sagge”, perché secondo lui “ la democrazia diretta non è la migliore risposta a problemi complessi”.  Queste argomentazioni  erano state confutate  nel post “Democratici sul serio o per finta?” del 18 luglio 2016.
Nel  recente editoriale, prendendo spunta dalla pretesa dell’antipolitica ( non cita espressamente i 5 Stelle, ma il riferimento è evidente) di considerare i politici “cittadini come tutti gli altri” che non necessitano per governare, di specifiche competenze , attacca quello che chiama “ il mito dell’uomo  comune ( o dell’Uomo Qualunque) che sarebbe in grado di governare la cosa pubblica meglio – con più efficacia e  con meno costi – dei politici di professione” e  denuncia il fatto che la politica non sappia rispondere adeguatamente a questa sfida  in difesa di se stessa e delle proprie virtù”, il che significa votarsi al  suicidio
Ci pensa allora lui a rintuzzare la provocazione  dell’antipolitica dicendo che  il “ rapporto di  rappresentanza….rende il  politico eletto diverso dal cittadino comune” e che la democrazia rappresentativa è “l’unica possibile democrazia… che rende necessarie quelle guarentigie (inaccettabili privilegi per gli esponenti dell’antipolitica )”,  che servono  “ per svolgere i compiti di  rappresentanza”. E aggiunge “ non è vero che chiunque possa improvvisarsi politico e magari amministrare la cosa pubblica ai massimi livelli”.
Anche da queste parziali citazioni si percepisce che la sua è una difesa piena della “politica di professione” mentre appare sempre più chiaro che in realtà  il professionismo politico è  il vero  motivo del profondo degrado cui assistiamo da tempo  perché, all’interno di tale “forma”,  il politico ha come fine inevitabile quello del suo vantaggio e della sua sopravvivenza , anziché il perseguimento del  bene comune . Da qui  nascono tutte le storture che ormai ben conosciamo e di cui giustamente i cittadini si lamentano:  l’occupazione delle istituzioni ad opera dei partiti ( che sono associazioni private, per di più non regolamentate), l’uso delle risorse pubbliche per fini elettorali e, talvolta, per l’arricchimento personale,  la propensione al  trasformismo e all’inciucio, la corruzione dilagante spesso frutto delle precedenti devianze.
Ciò che sfugge totalmente a Panebianco è che i cittadini vogliono che questo  inaccettabile stato di cose finisca  e  ciò può avvenire solo se  vengono soddisfatte tre condizioni:
-          un  limite al numero  dei mandati, affinché la politica diventi un servizio temporaneo alla collettività e cessi di essere un mestiere.

-          la netta separazione fra partiti e Istituzioni: chi ha un ruolo  istituzionale deve abbandonare le cariche di partito per non essere pilotato da interessi particolari mentre gestisce la cosa pubblica

-          l’ eliminazione dei privilegi  ( non dei mezzi  realmente necessari per svolgere il proprio ruolo), che sono l’incentivo maggiore  a fare la “carriera politica”.
Guarda caso, queste innovazioni sono tutte presenti nelle linee programmatiche dei 5 Stelle e sono certamente fra le ragioni della loro “presa” su una larga parte dell’elettorato.
Che poi in tale forza politica ci siano, in vari casi,  vistose carenze di preparazione ( Roma docet) è evidente, ma è altrettanto evidente che una limitata “gavetta” può bastare, se unita ad una solidità di base, ad assumere incarichi di rilievo ( Torino docet). Le competenze servono ma si possono acquisire in tempi piuttosto contenuti.
Va poi detto che i 5 Stelle sono l’unica forza che sta cercando, sia pure per tentativi ed errori, di introdurre in Italia, tramite la rete,  meccanismi nuovi di democrazia diretta che, contrariamente all’opinione di Panebianco, può ampiamente contribuire alla soluzione di problemi complessi, come dimostra non solo l’esperienza della Svizzera in cui essa affianca  sistematicamente i meccanismi rappresentativi, ma  anche quelle di atri Paesi che hanno affidato ad essa persino lo studio delle modifiche costituzionali.
Se Panebianco, come altri intellettuali italiani, pretende di restaurare un modello politico  obsoleto, che ha ormai mostrato tutti i suoi limiti,  invece di stimolarne  la necessaria innovazione è facile prevedere che questo gruppo sociale seguirà le forze politiche tradizionali  nella vocazione al suicidio, ma per ragioni opposte a quelle da lui ipotizzate.
Il tema del rinnovamento in direzione della democrazia diretta  verrà ripreso in un futuro post.

23 commenti:

Celiano Rozzi ha detto...

d'accordo su tutto , se nella categoria dei privilegi rientrano anche gli aspetti retributivi ed assistenziali a vari titoli.

roberto ha detto...

Certo, quegli aspetti sono essenziali perchè davvero spropositati se si comprendono anche i benfici accessori, spesso estesi a familiari e affini. Le analisi fatte da Rizzo e Stella ne "La Casta" e poi ripresi anche in tempi recenti sulla stampa sono davvero allarmanti.
Roberto

Dario Lodi ha detto...

Sono abbastanza d’accordo. Il guaio, però, è che fra gli intellettuali non c’è ricambio. Per cui i soliti (i soliti giornalisti, i soliti opinionisti, lì per motivi familistici più che meritocratici) si assoggettano facilmente al tran-tran. Gente come Mieli, brava persona, ma osservatore mediocre, non ha più niente da dire. E lo stesso dicasi di Sgarbi, presente ovunque e ovunque superficiale, un Narciso; e via dicendo Tutto ciò dimostra il provincialismo italiano, con il quale passi avanti non si fanno certo. Allora, più che crisi degli intellettuali, crisi del sistema, specie adesso che la finanza (le banche) ha preso in mano tutto e detta le regole, incontrastata. In campo politico è anche peggio.



Ciao, Dario

roberto ha detto...

Questa volta il nostro tradizionale provincialismo si sposa con quello altrui dando vita ad un fenomeno di vasta portata che s'inserisce nella crisi di sistema cui fai giustamente riferimento.
Siamo davanti ad un fenomeno epocale: o si dà spazio al popolo nelle decisoni oppure il sistema rappresentativo salta.
Ciao.
Roberto

Dario ha detto...

Caro Roberto, spazio al popolo sa di Masaniello. Le cose sono complicatissime perché, a mio avviso, il potere della finanza aveva tirato troppo la corda, con tutte le diverse conseguenze (vedi Brexit, vedi ora Trump. Ma vedrai che il capitalismo saprà riprendere in mano la situazione tramite aggiustamenti con la politica. L'amata democrazia pare proprio un'utopia sempre maggiore. Ciao,
Dario

roberto ha detto...

Caro Dario,
il capitalismo finanziario ha una grande potenza e certamente cercherà di addomesticare anche Trump.
Ma ormai si è messo in modo un processo di "disintermediazione" di cui ha scritto mirabilmente Alessandro Baricco su La Repubblica di oggi, che va molto oltre Trump e non è più possibile fermare. Consiglio a te e a chi vede il nostro scambio d'idee di leggerlo perchè dice cose a mio avviso fondamnetali sugli sviluppi futuri della politica
Se riesco a trovarlo online lo pubblico nel blog.
E la parola popolo non evocherà più Masaniello.
Ciao.
Roberto

Unknown ha detto...

Caro Roberto, questa volta non sono proprio d’accordo con te e sottoscrivo invece quanto dice Panebianco. Un conto è biasimare l’inadeguatezza della classe politica (ahimè, non troppo dissimile da gran parte di quella passata); un conto è pensare che il popolo sia in grado di governarsi da solo (leggi: di vedere oltre il proprio naso). La democrazia fin dalle origini è stata indiretta e tutti ricordiamo i grandi cambiamenti portati dai grandi uomini del passato, da Pericle in poi (non da Masaniello). D’accordo far sì che la politica non diventi una professione a vita; giusto portare al Parlamento e al Governo uomini con diverse esperienze alle spalle; ma la soluzione non può essere quella di sostituire i governanti(la cui corruzione è un fenomeno sì ricorrente, ma di natura patologica, che sarebbe quindi evitabile, se si esercitassero dei controlli feroci) con il popolo (la cui ignoranza è purtroppo fisiologica e quindi non curabile)! Ben vengano gli eletti: il popolo si preoccupi di sceglierli con cura (in particolare quelli che decidono i metodi elettorali …). Un caro saluto
Guido

Franco Puglia ha detto...

Per prima cosa bisognerebbe capire CHI siano gli intellettuali e CHI invece faccia parte del popolo.
Secondo me TUTTI i cittadini sono il popolo, mentre gli intellettuali sono una categoria indefinita.
Parlando di intellettuali ci si riferisce in genere a opinion makers, cioè personaggi conosciuti per alcuni ruoli che svolgono in campo intellettuale, quali giornalisti, professori universitari, artisti, studiosi in genere. Non ho mai sentito definire “intellettuali” gli ingegneri, gli architetti, i managers, gli imprenditori, e tantomeno gente comune con un background culturale rispettabile.
Il punto è che “l'intellettuale non esiste”. Esistono persone dotate di cultura e capacità di analisi e sintesi, chi più chi meno.
Gli specialisti sono ritenuti più attendibili su argomenti di cui si occupano sul piano professionale, cosa in sé ovvia, ma trascurando le distorsioni che la professione induce nella obiettività di giudizio. Nessun professore di storia potrà mai sostenere che lo studio della storia sia secondario rispetto ad altri studi ….

La Democrazia, letteralmente, significa governo del popolo, cioè cittadini, tutti, al governo.
Essendo troppi, si nominano dei delegati, che poi fanno il bello ed il cattivo tempo per i loro interessi. L'idea è anche che i delegati debbano essere “i migliori tra noi”, selezionati, preparati ad un compito difficile. E' giusto. Ed è anche vero che l'uomo della strada è incapace di esprimersi razionalmente su molti temi, perchè impreparato sugli argomenti.
Questo, tuttavia, è vero anche per il delegato politico, perchè non può essere preparato su tutto; lo sarà soltanto su argomenti inerenti la sua professione, se ne ha una, perchè la professione di molti è sempre stata, semplicemente : fare politica.
Perciò anche il delegato politico è impreparato, come l'uomo della strada, all'inizio della sua carriera; in seguito impara delle cose, forse, nel corso della pratica parlamentare o amministrativa.

Questo dovrebbe farci capire che la democrazia diretta, in senso letterale, è impossibile, e quella rappresentativa attuale è pessima. Ma esistono modi diversi di dare il potere al popolo.
Il compito degli “intellettuali” dovrebbe essere quello di sottoporre al giudizio popolare gli elementi delle scelte possibili, mettendo in evidenza i pro ed i contro, secondo punti di vista diversi, essendo poi neutrali.
La gente, nella sua ignoranza sui temi, è però in grado di valutare sintesi semplificative esprimendo una scelta che coincida con il suo interesse.
Il cosidetto populismo altro non è che un modo estremamente semplificato di proporre delle scelte, ma a senso unico, parlando solo dei pro, e non dei contro, magari alterando la verità, tacendo ogni cosa che possa fare emergere i contro. Questo compito spetta alle opposizoni.
Questo meccanismo si basa sullo scontro tra fazioni. Quello descritto in precedenza si basa sul confronto analitico di idee diverse, spiegato al pubblico in maniera semplificata e congiunta.

Immaginate il referendum costituzionale così spiegato al pubblico, in un documento congiunto scritto a più mani che descriva i pro ed i contro della riforma secondo le opinioni delle parti.
UN SOLO DOCUMENTO. Poi la parola alla gente. Ecco, questa è la Democrazia Diretta, in cui i delegati hanno il ruolo di “divulgatori” di proposte analizzate e discusse tra tutte le parti in campo, ridotte a sintesi dei pro e dei contro.
Un meccanismo che, forse, non si può usare sempre, ma in molti casi importanti si.

Ing. Franco Puglia

roberto ha detto...


Caro Guido,
concordo con te sul fatto che questa volta siamo proprio in disaccordo.
Tu ritieni che il popolo non sia in grado di governarsi da solo ma questa è appunto una posizione elitista, duramente smentita dalle recenti elezioni americane: malgrado tutte le elite, cioè i rappresentanti istituzionali e politici ( anche repubblicani) e tutti i media fossero schierati contro Trump, il popolo lo ha scelto, decretando di fatto la fine della "intermediazione politica" fatta dai partiti e dagli opinion maker. Ed ora ha la consapevolezza , e non solo negli USA, di poter abbattere chi cerca di manipolarlo E' una svolta storica.

Su questa svolta, che trascende gli USA, potranno in futuro svilupparsi , in Occidente, forme di democrazia diretta ( ad esempio referendum propositivi, come in Svizzera) che consentano ai cittadini di scegliere direttamente cosa conviene fare in vari campi.
Ciò non significa eliminare totalmente gli organismi rappresentativi, ma ridimensionarne fortemente il potere e, come tu dici, controllarlo ferocemente, se necessario annullandone le decisioni con referendum abrogativi. Di questi sviluppi scriverò in prossimi post.
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...



Caro Franco,

ho inteso, son la parola "intellettuali" far riferimento agli opinion maker in campo politico; per "popolo" intendo tutti i cittadini dotati dei diritti politici.
Circa la democrazia, giustamente osservi che i delegati " fanno il bello e il cattivo tempo per i loro interessi" il che conferma che la c.d. "democrazia rappresentativa" in realtà è un'oligarchia autoreferenziale che fa danni ed è a questa oligarchia che i popoli si stanno ribellando (vedi Brexit, elezione di Trump, ecc) con l'unico strumento che per ora hanno a disposizione e cioè la possibilità di sbarrare il passo o mandare a casa leader sgraditi, ma domani potranno farlo con un più ampio arco di strumenti di democrazia diretta di cui scriverò in prossimi post.
Circa la presunta impreparazione dei cittadini, invito chi è di questa opinione ad ascoltare alcune trasmissioni radiofoniche della RAI, ad esempio zapping su Raiuno alle 19,40 circa, per rendersi conto che anche il c.d. "uomo della strada" ha ormai strumenti culturali adeguati a tener testa a quelli che tu chiami gli "esperti" .
Circa questa categoria, bisogna registrare il mea culpa di Severgnini per non aver capito quello che stava succedendo in America malgrado la frequenti da oltre 40 anni.; che al riguardo ha parlato dei giornalisti "tratti in inganno da schiere di ignorantissimi esperti americani".
Ciao.

Roberto


Unknown ha detto...

sono molto d'accordo da quanto esposto ed aggiungo che il fascino del potere diventa sempre più forte con l'aumento della durata del mandato politico che, come tu esponi giustamente, va limitato nel tempo (basta carriere alla Napolitano!!!)

roberto ha detto...

Ti tingrazio e ti chiedo una cosa.
Un lettore del blog mi ha chiesto, in una mail privata, se è vero che i 5 Stelle sono favorevoli a separare i ruoli di partito da quelli istituzionali. Io so per certo che aono contrari ai doppi incarichi istituzionali (es; parlamentare e sindaco) ma ho dei dubbi sull'altro aspetto, anche perchè i 5 Stelle non hanno ruoli formalizzati tipo Presidente o Segretario politico.
Ne sai qualcosa o sei in grado di verificare come stanno le cose?
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...

Nell’introduzione al post ho parlato dell’arroganza degli intellettuali. Ora vorrei commentare quella del Presidente sella Commissione Europea , che si è permesso di dire a proposito del nuovo Presidente degli Stati Uniti: “ Con lui perderemo due anni, dovremo aspettare che faccia il giro del mondo che non conosce. Crede che il Belgio sia un villaggio”.

Gli ha risposto in modo esemplare Stefano Stefanini nell’editoriale odierno de La Stampa: “ Può darsi che Donald Trump non conosca il mondo. Certamente Jean-Claude Juncker non conosce l’America: Il suo attacco non farà altro che ravvicinare gli americani al Presidente appena eletto. Anche quelli che non l’hanno votato”.

La gaffe di Juncker è emblematica del distacco che esiste fra le Istituzioni europee non elette ,che non rispondono a nessuno , e i bisogni dei popoli . Il mancato rispetto per quello americano fa il paio con quello per il popolo italiano al quale è stata negata ogni concreta solidarietà a fronte dei terribili, ripetuti terremoti che l’hanno colpita.

Non ci sarà quindi da stupirsi se i diversi appuntamenti elettorali che sono previsto nel 2016 /2017 vedranno l’onda della protesta crescere a dismisura bel nostro continente.

Gianni Tirelli ha detto...

E’ una rivoluzione antropologica

La vittoria di Trump è uno schiaffo all’establishment, ai media, all’America puritana, falsa e materialista. E’ la prova che oggi i social sono più forti e attendibili della propaganda di regime, che il popolo ha preso coscienza della condizione di sottomissione in cui versa da decenni. Questa circostanza cambierà l’America e il mondo. Una vera rivoluzione antropologica , un grande vaffa al Sistema potere.

Qui non è in discussione il fatto se Donald Trump sia meglio di Hillary Clinton o viceversa. Il dato vero è che il popolo si è ribellato all’establishment e alle pressioni dei media e questo è rivoluzionario.

Gianni Tirelli

roberto ha detto...

Il commento precedente è il testo della lettera inviata oggia La Stampa dall'autore.
Ho ritenuto opportuno pubblicarla perché é, a mio avviso, eccezionale per incisività chiarezza e sintesi.
Esprime in poche parole il nocciolo di un cambiamento di straordinaria portata, che va molto al di la dell'elezione del Presidente USA.
Ora i popoli hanno la dimostrazione dipoter contare davvero e non vorranno certo limitarsi a farlo in occasioni di questo rilievo, ma anche incidere sulle decisioni politiche che influenzano la loro vita e il loro benessere.
E' perciò urgente studiare e promuovere nuovi strumenti di democrazia diretta.


Fausto Fanti ha detto...

Ciao Roberto,
sono da poco rientrato da un lungo e meraviglioso viaggio in America latina, per unirmi al pensiero di Dario che approfitto per
salutarlo cordialmente.
Un caro saluto ed a presto
Fausto


roberto ha detto...

Caro Fausto,

mi fa molto piacere sentirti dopo un certo tempo e spero di riprendere il nostro fruttuoso dialogo..
Complimenti per il tuo bel viaggio e a presto.

Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Arrivo in ritardo, ma ho il vantaggio di aver letto tutti i commenti e le tue risposte. Hai parlato dell’arroganza degli intellettuali ed hai ricevuto una quantità di consensi; meno evidenti sono stati i commenti sull’arroganza intellettuale dei giornalisti, in particolare degli opinionisti. Questi ultimi sono come i politici: vivono nel loro circoscritto mondo di clan (casta?) fra interviste, tavole rotonde, convegni, presentazione dei loro libri già pubblicizzati (gratis) da radio e televisione. Qualche volta tengono rubriche sui giornali e periodici, e trasudano condiscenda, sapere, previsioni e insegnamenti. Difficile trovarne qualcuno che degni parlare con la gente, dando di tanto in tanto ragione a chi non la pensa come loro.

Sbagliare è umano; quando l’errore viene provato questi signori trovano le migliori scuse per giustificarlo, mai che si scusino per la loro arroganza per ignoranza e, peggio, avere ignorato le idee degli altri.

Quanto all’attribuire saggezza alle decisioni del “popolo sovrano”, vedete i risultati delle elezioni americane - ma qui potrei sbagliarmi di grosso, nessuno sa che cosa accadrà.

Ciao,

Umberto

roberto ha detto...

Caro Umberto,

gli opinionisti sono proprio gli intellettuali più arroganti perché sono, si sentono e vogliono restare elite. Le eccezioni sono pochissime. Ammettere da parte loro gli errori è assai raro; un esempio l'ho citato rispondendo ad un altro lettore ed è Severgnini che ha fatto pubblica ammenda ed ha spiegato di essere stato vittima, come altri giornalisti, degli "ignorantissimo esperti" che pullulano nell'establishment americano. Questa è una specie di contrappasso perché coloro che, dall'alto della loro presunta sapienza, affermano l'incompetenza del popolo a trattare problemi complessi, dimostrano di essere incapaci di capire i bisogni fondamentali degli elettori.
Ciò è anche un forte argomento a favore della democrazia diretta: i cittadini comuni sono in grado di dare valutazioni spesso più sagge di coloro che si ergono a sapienti e pretendono di giudicarli.
Convengo con te che "nessuno sa che cosa accadrà" ma dopo l'esercizio di sovranità che il popolo americano ha mostrato, sono piuttosto ottimista.
Ciao.

Roberto

roberto ha detto...


A propositodi atteggiamento elitista leggete cosa ha detto Napolitano in un'intervista a La Zanzara:

“La vittoria di Trump è fra gli eventi più sconvolgenti della storia della democrazia europea e americana, e del suffragio universale che non è sempre stata una storia di avanzamento… ma anche foriero di grandissime conseguenze negative per il mondo”.

Da non credere.

Edvige Cambiaghi ha detto...

ciao Roberto! rispondo alla tua domanda di qualche giorno fa.
Come immaginavo, e il nostro consigliere in Municipio 3 mi ha confermato, il M5S non ha un segretario di partito. L'unica figura prevista dal regolamento è il ruolo di garante svolto da Beppe Grillo. Le persone che rappresentano il movimento nelle varie istituzioni, sono "portavoce" dei cittadini e cittadini "attivisti" che si danno da fare volontariamente. Il caso prospettato, del doppio incarico, pertanto al momento non si pone.
Un caro saluto.
Eddi

roberto ha detto...

Grazie Eddi della risposta, che ben chiarisce la posizione del Movimento.
Ciao.
Roberto

Franco Puglia ha detto...

5 Stelle è un CASO interessante sotto il profilo politico.
Il GARANTE (Grillo) non è eletto da nessuno, non è scalabile, e rappresenta una DITTATURA DI GARANZIA. I portavoce sono tali sino a quando il "garante" non decide che non lo sono più, perchè non esprimono correttamente la volontà della base.
E chi è questa "base" ? Chi partecipa ad un contenitore virtuale.
E cosa esprime questo contenitore virtuale? Potenzialmente qualsiasi cosa.
Esiste una linea politica di fondo, che dia al movimento una sua identità ideologica riconoscibile ? No. Gli eletti ad incarichi istituzionali sono liberi di esprimere la loro visione politica sui diversi temi perchè operano senza vincolo di mandato come previsto dalla Costituzione? No, almeno sino a quando vogliono continuare a far parte del gruppo parlamentare pentastellato; Grillo infatti non ha il potere di farli decadere dall'incarico parlamentare.
In questo BRUTTO sistema ci sono elementi di interesse ma ci sono sopratutto elementi di grave ambiguità. Assomigia ad un partito democratico, ma non lo è; sembra democrazia diretta, ma è altro.
Purtroppo è probabile che questo "partito" vada presto al potere, con conseguenze probailmente devastanti per il paese, ed inevitabile ricorso ad una rivolta sanguinosa. L'alternativa renziana è preoccupante per altri aspetti.
In conclusione: mala tempora currunt.