Definizione:
è un sistema
di governo fondato sulla sovranità popolare, che può essere esercitata
direttamente dai cittadini, tipicamente tramite referendum, o parzialmente
delegata a organismi rappresentativi, soggetti a controllo non solo al termine
del mandato ricevuto ma anche durante il suo svolgimento.
Caratteristiche originali
e mutamenti successivi
La
democrazia (letteralmente:” governo del popolo”) è stata inventata e realizzata
ad Atene nel quinto secolo a.c. e si avvaleva di quattro organismi principali:
-
l’Assemblea,
cui spettavano le decisioni maggiori ed era aperta a tutti i cittadini maschi e maggiorenni
-
il
Consiglio, che aveva funzioni preparatorie ed esecutive e rispondeva
all’assemblea: era sorteggiato fra tutti coloro che vi si proponevano
-
le
Magistrature, cioè gli organismi politici e tecnici di gestione, che venivano in parte sorteggiate e in parte elette, come
le gerarchie militari.
-
i Tribunali, che amministravano la giustizia e
che venivano sorteggiati
Nella Grecia
antica vi era la piena consapevolezza che le elezioni producono elite che
tendono a dar vita ad oligarchie e quindi era previsto e spesso esercitato il
potere di revoca, spettante all’assemblea, quando le elite trascendevano il
loro mandato.
Dopo
l’esperienza greca il termine democrazia è scomparso dal vocabolario politico
ed è riemerso solo nel settecento in occasione delle rivoluzioni americana e
francese che hanno dato vita alle rispettiva repubbliche: questo termine è
stato evocato dalle due sponde dell’atlantico come il “nemico da battere”: i
fondatori delle due repubbliche erano assolutamente contrari a dare il potere a
popolo, ritenuto incapace di esercitare razionalmente un ruolo di guida e
foriero di minacce per la classe
borghese emergente. Sia l’elettorato attivo che quello passivo vennero quindi
assegnati ad una minoranza della popolazione. Si instaurarono quindi delle
“oligarchie elettive”.
Nei primi
decenni dell’800, a seguito del graduale aumento della platea di cittadini
ammessi al suffragio, si avviò un’opera di consolidamento del potere
oligarchico etichettandolo con il termine democrazia e sviluppando in Occidente
una vasta campagna mirante a convincere le popolazioni di essere portatrici di
una sovranità che in realtà rimaneva appannaggio delle elite.
L’adozione nel 900 del suffragio universale ha
completato tale illusione che è durata a
lungo ma che è progressivamente sfumata man mano che i popoli si rendevano conto
di non poter esercitare un’effettiva
influenza: il caso italiano è emblematico perché la massima espressione della
volontà popolare cioè il referendum è stata spesso successivamente bypassata
dalle forze politiche, come è avvenuto ad esempio con il finanziamento ai
partiti, eliminato con una consultazione popolare e surrettiziamente ripristinato sotto forma di
“rimborso spese”.
Il crescente
aumento dell’astensionismo che coinvolge ormai, in vari Paesi, la maggioranza
della popolazione è la testimonianza del rifiuto crescente di un sistema pseudo
democratico.
L’evoluzione in prospettiva
Oggi siamo
consapevoli che la cosiddetta “democrazia rappresentativa” ha il peccato
originale dell’elitismo e che urge un
cambiamento nelle forme della politica, in più direzioni:
-
la fine del “professionismo politico” , con un limite inderogabile ai mandati
rappresentativi per tagliare alla radice le fondamenta del potere oligarchico
-
la separazione fra potere
legislativo e potere esecutivo, per mantenere
l’equilibrio dei poteri ed evitarne l’eccessiva concentrazione
l’introduzione della democrazia nei partiti politici, per garantire una corretta scelta
della classe dirigente
-
la creazione di sistemi di controllo democratico degli eletti durante il loro
mandato, con la possibilità di revoca dell’incarico in caso di gravi deviazioni
-
l’ampliamento degli istituti di
democrazia diretta:
è ovvio che non si possa aspirare ad una democrazia assembleare come quella
dell’antica Grecia ma è possibile
aumentare in modo oculato e mirato l’uso dell’istituto referendario, studiare
e sviluppare le esperienze di utilizzo della rete per far
crescere la partecipazione, sperimentare il sorteggio come mezzo per
dare realmente a tutti i cittadini la possibilità di accedere ad incarichi
pubblici dopo un’adeguata informazione e formazione sui temi da trattare,
ampliare l’uso di strumenti di consultazione
come il “dibattito pubblico” inventato in Francia e già positivamente utilizzato
anche nel nostro Paese per la valutazione da parte dei cittadini interessati dell’impatto
delle grandi opere sulle comunità coinvolte.
Oltre
all’evoluzione nelle forme della politica occorre un’azione di tipo culturale mirante a superare la logica
esasperatamente conflittuale del nostro sistema politico, frutto di un passato
contrasto ideologico profondo di cui ormai si sono persi i contenuti ma si è
mantenuta la mentalità, che porta alla frequente delegittimazione reciproca fra
le forze politiche. Occorre adottare un approccio laico, cioè non ideologico,
che consenta di guardare al bene comune, al di là della fisiologica dialettica
politica, cosa che avviene già nei sistemi democratici più evoluti.Tutto ciò
vale anche tra i cittadini, specie nell’utilizzo di internet e dei social media.
Occorre
anche ridurre le distanze reali e simboliche fra eletti ed elettori, garantendo a tutti i cittadini la pari dignità
sociale e l’uguaglianza di fronte alla legge, come previsto dall’art. 3 della
Costituzione
4 novembre
2016
11 commenti:
Sai che questa è sempre stata la mia idea. Grazie, ciao Dario
Ormai siamo sintonizzati, grazie.
Roberto
Roberto buone feste,
dopo gli ultimi show del PD e 5 stelle è meglio ritirarsi dalla politica e pensare alla salute , sono molto deluso ma questo è
abbiamo una classe dirigente che pensa solo a potere fine a se stesso e arricchirsi, del bene comune chissenefrega.
Buona vita,
Vittorio
Capisco la tua delusione: anche i 5 Stelle, che si dicevano puri e predicavano "onestà, onestà ", hanno mostrato molte magagne, oltre all'incompetenza.
Ritirarsi dalla politica è legittimo e lo fanno in molti ma io, come sai, non sono fra loro.
Per me vale sempre la pena combattere. Un motivo fondato di speranza è la capacità dimostrata dal popolo, in Gran Bretagna, USA ed Italia, di punire i politici incapaci. In futuro ne vedremo delle belle.
Ciao e buone feste anche a te.
Roberto
Complimenti a te e all'associazione per l'analisi davvero illuminante e le interessanti proposte.
A questo punto mi viene spontanea una domanda: da dove partire per produrre un cambiamento?
Buone feste e buon anno.
Angelo
La nostra associazione ha da tempo preparato una proposta di legge sulla regolamentazione dei partiti, a norma dell'art. 49 della Costituzione, col fine di garantirne un funzionamento democratico; tale ipotesi andrà confrontata con quelle ( sono diverse) presentate dai partiti, per valutarne la congruenza e le possibili sinergie.
Stiamo lavorando, inoltre, per presentare al Comune di Milano una proposta di applicazione del sorteggio per la composizione di alcune commissioni che trattano problemi di immediato interesse per la generalità dei cittadini.
Sto anche riflettendo sulla possibilità di un'iniziativa, in tema di sorteggio, a livello internazionale: ne darò notizia nel blog quando avrò le idee più chiare.
Grazie degli auguri, che ricambio, e un caro saluto.
Roberto
Caro Roberto un particolare augurio per le prossime festività' a te e famiglia.
A presto
Fausto
Caro Fausto,
ti ringrazio molto degli auguri, che contraccambio di cuore a te e Famiglia.
Approfitto per estenderli a tutti i lettori del blog.
Roberto
Su La Stampa di oggi il Direttore Maurizio Molinari dà l'" Addio all'anno rivoluzionario" che è stato tale soprattutto sul piano politico, in merito al quale scrive:
" Sul fronte della politica l'Unione Europea per la prima volta ha perso una nazione - la Gran Bretagna - per volontà dichiarata dei suoi elettori, gli Stati Uniti hanno eletto presidente Donald J. Trump, ovvero un tycoon estraneo ad ogni partito politico e quasi il 70 per cento degli italiani ha colto l'occasione di un referendum per esprimere in maniera schiacciante scontento nei confronti del governo innescando un cambio di premier: si tratta di tre frutti del crescente scontento del ceto medio nelle democrazie avanzate dovuto a impoverimento, disagi e carenza di protezione locale"
Condivido queste considerazioni salvo il riferimento alle "democrazie avanzate". Il problema in realtà, come ho messo in evidenza nel post sta nel fatto che le democrazie occidentali sono tutto meno che avanzate: c'è in esse un deficit democratico irrimediabile all'interno del quadro della c.d. "democrazia rappresentativa", che produce inevitabilmente elite autoreferenziali e scollate dalla realtà, , come già scriveva il sociologo tedesco Michels nel lontano 1911, nel suo celebre libro " La legge ferrea delle oligarchie".
L'unico rimedio possibile è iniettare nelle false democrazie attuali robuste dosi di "democrazia diretta". Farò prossimamente una preposta al riguardo.
Roberto.
Anche se un po' in ritardo, volevo aggiungere comunque un commento, magari per riprenderne i concetti in qualche altro post.
Secondo me l'azione di tipo culturale a cui ti riferisci non può prescindere da una riflessione sull' "informazione": su come oggi è prodotta e fruita. Senza informazione non c'è cultura, non c'è dibattito, non c'è opinione consapevole, non c'è democrazia.
La società "liquida" descritta da Zygmunt Bauman oggi si è estesa dal rapporto tra persone ed oggetti al rapporto tra persone ed informazione. Vista la distanza sempre maggiore oggi esistente tra realtà ed informazione distribuita dai mass media e presente sui social, oggi è più facile ottener consensi con veloci "verità" emotivamente attrattive che non con accurate analisi; così come è più facile formarsi un'opinione con verità emotivamente gradite che con lo studio e la ricerca. Pertanto oggi il percorso che porta alle opinioni consapevoli oggi appare bruciato a favore delle opinioni costurite di volta in volta a seonda del gradimento del momento.
Ma così la democrazia diretta diventa una lotteria.
Occorre trovare il modo di fare "macchina indietro" e diffondere il gusto dell'analisi, della ricerca dei fatti, della ricerca delle relazioni di causa effetto tra i fenomeni; così si sostiene il circolo virtuso della cultura, del dibattito, dell'opinione consapevole, della democrazia rispettosa.
Giorgio
Condivido la tua analisi sul degrado dell'informazione e sulla necessità di ripristinare il gusto per l'analisi, la ricerca dei fatti e la relazione fra i fenomeni.
La recente triste vicenda dei 5 Stelle a Bruxelles, approvata con consenso bulgaro dagli iscritti, dimostra che, senza questo approccio, anche la democrazia diretta è una farsa.
Se vorrai scrivere un "pezzo" sul tema, ne sarò lieto.
Grazie.
Roberto
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