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lunedì 5 dicembre 2016

New York Times e Wall Street Journal ancora uniti nell'errore



Durante la campagna elettorale  per le elezioni presidenziali  americane,  I due grandi giornali hanno capitanato la quasi unanime schiera delle pubblicazioni USA che contrastavano il candidato Trump.
Dopo le elezioni hanno dovuto ammettere di non aver capito cosa volesse il popolo americano ed uno di loro si è pubblicamente scusato per lo sbaglio commesso, ma evidentemente la lezione avuta in patria non è servita, oppure l’Italia è ritenuta non meritevole di altrettanta attenzione. Leggete cosa hanno scritto dopo il referendum costituzionale italiano:
-          New York Times : “Renzi  incassa la sconfitta per mano del  populismo: Italia nell’incertezza”
-          Wall Street Journal: “ Una vittoria del populismo nel cuore dell’Europa” e “l’Unione nell’incertezza”
Questo modo di commentare è una grave offesa del  popolo italiano che ha votato in piena libertà e si è espresso con una massiccia, indiscutibile e inequivocabile maggioranza sia contro la riforma sia contro il Premier che aveva preso l’azzardo di usare il cambiamento della carta fondamentale dello stato  per cercare un plebiscito a suo favore.
Etichettare, con tono dispregiativo, come populismo l’espressione della volontà popolare è indice di un atteggiamento elitario che  la maggioranza dei  cittadini in tutti i paesi occidentali non può  più sopportare.  Il  popolo è sovrano e le sue decisioni devono essere rispettate, non ridicolizzate o viste come fattore destabilizzante. Se c’è una cosa sicura, infatti, è che il risultato del voto referendario italiano è un fattore di stabilità perché indica che il popolo, al di la delle legittime posizioni di parte, è unito nelle valutazioni fondamentali che concernono il bene comune. A dimostrazione di questo, scommetto che i mercati finanziari, cui non manca la capacità di valutare i contesti sociopolitici, apprezzeranno la scelta fatta dagli italiani e, dopo piccole turbolenze iniziali, premieranno la chiarezza del verdetto.
E’ utile ricordare il significato di populismo, cioè un “atteggiamento ideologico che esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi”, che non ha evidentemente nulla da spartire con l’espressione della volontà popolare, a meno che non si intenda  dire, come qualcuno ha fatto dopo l’elezione di Trump, che forse bisognerebbe togliere il suffragio universale perché il popolo non sarebbe in grado di esprimere giudizi ponderati.
Il grave errore commesso dai due giornali statunitensi e replicato da alcune  testate nazionali indica l’inderogabile esigenza di evidenziare in modo comprensibile anche ai giornalisti e agli intellettuali, la cui cieca alterigia ho già stigmatizzato in un recente post, che cosa sia davvero la democrazia.
Lo farò nel prossimo post in cui riporterà la sintesi di un dibattito avvenuto nell’associazione “Le forme della politica”.



17 commenti:

Unknown ha detto...

Certo, l'esito del voto popolare va rispettato, soprattutto se espresso da più del 70% degli aventi diritto; e questa percentuale conferma il fatto che la volontà popolare si sia espressa.

Con riferimento alle cantonate prese da tanti nel caso dell'elezione di Trump, può essere interessante analizzare le sfaccettatture della votazione in Italia per capire, ad esempio, se e in che misura:
- sia stata bocciata questa riforma costituzionale
- sia stata bocciata questa riforma costituzionale abbinata alla legge elettorale corrente
- si sia manifestata volontà contraria a qualunque riforma costituzionale
- si sia manifestata volontà contraria in genere alle riforme promosse da questo governo e questa maggioranza
- si sia manifestata volontà contraria in genere alle riforme "tout court"
- si sia manifestata volontà contraria alla gestione delle emergenze Italiane in merito a immigrazione e occuoazione
- ecc.

Dalle risposte che verranno date a queste analisi potranno derivare indicazioni sul nostro futuro immdiato.

Giorgio


Unknown ha detto...

Rettifica: non "più del 70%" ma "quasi il 70%".

roberto ha detto...

A mio avviso è buona la seconda, ma ovviamente ha giocato anche il giudizio sull'operato del Premier, che ha esplicitamente richiesto un giudizio sul suo governo.
Ciao.
Roberto

Giuseppe47 ha detto...


In Inglese mi pare si dica * wishfull tinking". Ovvero si pensa ( e si scrive ) non la verità, ma ciò che si desidera sia vero


roberto ha detto...


Sono d'accordo. Il problema è che, continuando a vendere i loro desideri anzichè la verità, alla fine nessuno " se li fila più". Come è accaduto con la Brexit, l'elezione di Trump e il referedum italiano, gli elettori fanno esattamente l'opposto di ciò che è consigliato dai "giornaloni". Quindi i mezzi d'informaziobne, che sembravano i "dominus " della vita politica, sono diventati controproducenti e autolesionisti.
Come ho scritto tempo fa, l'eccessiva esposizione mediatica è un boomerang: anche Renzi ora ne sa qualcosa..

Roberto

Dario Lodi ha detto...

Sono con te, con la tua analisi. Grazie, Dario



roberto ha detto...

grazie a te, ciao.
roberto

consulente ha detto...

La tua analisi,con sempre, non fa una grinza. Mi associo totalmente. Ciao Fausto

Gian Franco Goeta ha detto...

Senz'altro la maggioranza dei votanti ha espresso un voto negativo sulla riforma costituzionale proposta da Renzi e i suoi alleati. Cio' non toglie che sia piu' che legittimo esprimere opinioni sul voto e sui comportamenti dei votanti. Dire che il risultato e' espressione di populismo non e' offensivo, ma e' l'utilizzo di un'etichetta comunemente usata per i movimenti diffusi in Europa e nel mondo che attaccano l'establishment politico senz'altro con molte ragioni ma con formule programmatiche non molto chiare in termini propositivi e progettuali e sopratutto molto disattente alle compatibilita' economiche. Senza dubbio le posizioni di Salvini e Grillo e i loro seguaci appartengono a questa categoria, e costituiscono la parte maggioritaria del fronte del No. Quindi non vedo alcuna alterigia nella lettura offerta dei giornali citati. Anzi sara' interessante vedere ora come i vincitori, bravissimi nel distruggere, riusciranno a esprimere una qualche soluzione realistica ai grossi problemi in cui si dibatte il nostro paese. Ora hanno loro la patata bollente: vedremo come se la cavano a costruire.
Peraltro Renza ha perso il referendum, ma ha dietro di se il 41% dei votanti, percentuale ben lontana da quella raggiungibile dalle singole forze dei partiti o movimenti suoi oppositori, poco disposti a coalizzarsi fra di loro, a cominciare dai grillini.
Infine voglio ricordare a tutti che Hitler vinse le elezioni che gli consentirono di andare al potere. Siamo cosi sicuri che gli elettori abbiano sempre ragione?
Gli elettori spesso si innamorano dei loro leader cosi come rapidamente se ne disamorano. Ricordo l'esultanza degli elettori di Holland, oggi precipitato a livelli minimi storici di apprezzamento dei cittadini francesi. La vera sfida sta non tanto nel raccogliere voti, ma nel tradurli in una performance decorosa di governo. Gian Franco Goeta

roberto ha detto...


Rispondo a Fausto

Mi fa piacere il tuo consenso, grazie.

Roberto

roberto ha detto...


Rispondo a Gianfranco

Il fatto che i media etichettino come populisti i movimenti che si oppongono all'establishment è, a mio avviso, un chiaro tentativo di delegittimarli perché populismo vuol dire fare appello, in modo manipolatorio, alla "pancia" delle persone, il che è offensivo non solo per i movimenti predetti ma soprattutto per chi li vota, che non è ritenuto dai media "capace di intendere e di volere", tanto che molti giornalisti e opinionisti, dopo la Brexit e la vittoria di Trump hanno messo in dubbio l'opportunità del suffragio universale, il che la dice lunga sul concetto distorto che hanno della democrazia.

Il problema è che i media sono al soldo dell'establishment e quindi dei potentati economico-finanziari: se ne è avuta la prova lampante negli USA dove ben 105 quotidiani su 107 erano contro Trump, senza capire ( o forse capendo troppo bene) che il Nostro, per quanto si esprimesse in modo sguaiato, toccava problemi veri dei "cittadini dimenticati". Ma il popolo americano si è stufato di essere impoverito per arricchire le multinazionali e le banche d'affari che, fra l'altro, non pagano spesso le tasse in patria, potendo scegliersi, ad esempio in Irlanda, un fisco-burletta con aliquote dello zero virgola. Hanno quindi deciso (come hanno fatto gli elettori italiani in occasione del referendum) di "mandare a quel Paese" i media e i loro mandanti. E' un atto liberatorio di portata storica che i soggetti predetti farebbero bene a non dimenticare, anche se i due giornali citati nel post sembrano refrattari ad accettare la realtà.

Circa la capacità dei movimenti e partiti etichettati come "populisti" di assumere responsabilità di governo, si possono legittimamente avere dubbi, ma anche qui bisogna stare attenti al "gioco sporco" dei media che, ad esempio, hanno fatto alla sindaca Raggi un trattamento autenticamente vessatorio , mai visto con precedenti sindaci, distorcendo in modo plateale i fatti come quando hanno attribuito al Vaticano, che aveva parlato di "mali profondi" della città di Roma, una critica contro la nuova amministrazione che era stata insediata solo da due mesi ed era quindi totalmente estranea a quanto denunciato da fonti vaticane, come poi dalle stesse confermato. La Sindaca Cinque Stelle di Torino ha già dimostrato capacità gestionali e senso dell'istituzione che non sono certo inferiori a quelli di chi l'ha preceduta.

Circa l'esempio di Hitler, non è certamente il fatto di aver vinto le elezioni la causa di quello che è poi avvenuto, ma il fatto che il sistema politico- istituzionale non avesse contrappesi sufficienti a impedire una deriva autoritaria. Fortunatamente oggi noi in Italia abbiamo una confermata Costituzione che è certamente migliorabile ma che i contrappesi li ha sicuramente.
La scelta di un leader può portare ad un innamoramento e poi ad un repentino disamoramento, come tu dici citando il caso di Hollande, ma ciò dipende proprio dalle performance che egli produce e su questo solo il popolo è legittimato a giudicare, come è avvenuto peraltro anche con Renzi.

Ti ringrazio dello stimolante contributo.

Roberto

Umberto ha detto...

Così, i giudizi espressi dai due quotidiani sarebbero “infondati”, “fuori strada”, gravemente offensivi per il popolo italiano? Si dà il caso che 13 milioni e rotti di italiani la pensino allo stesso modo, senza per questo avere avuto l’intenzione di offendere gravemente chi non la pensa allo stesso modo. E come italiano democratico riconosco ai media stranieri il diritto di esprimere la loro opinione – anche quando non è la mia.

Se poi si pensa che i giornali stranieri (insieme a me, cittadino italiano) si siano espressi con “cieca alterigia” e che insieme meritiamo lezioni di “che cosa sia la democrazia”, è meglio che ciascuno rimanga sulle proprie posizioni: siamo su pianeti diversi.

Ciao, buona serata.

Umberto



roberto ha detto...

Vediamo se riesco ad essere più chiaro.

Come ho scritto nella risposta a Gianfranco, la mia obiezione ai giornali americani ( e agli omologhi italiani) è di etichettare con il termine dispregiativo di "populisti" i movimenti che si oppongono all'establishment ( nello specifico a quello rappresentato da Renzi) col fine di trasmettere l'idea che li segue sia uno sprovveduto o uno che ragiona con "la pancia"., facile preda di politici illusionisti e semplificatori. Questo reiterato e poco intelligente tentativo di delegittimazione ha ormai mostrato la corda e rinforza sempre più nella maggioranza dei cittadini la convinzione che le oligarchie dei poteri finanziario economico e politico, stiano cercando di manipolarli tramite i media per i loro interessi economici e di potere.
Di conseguenza gli organi d'informazione stanno perdendo ovunque credibilità, tanto che i consigli interessati da loro dati ,direttamente o indirettamente, vengono sistematicamente rispediti al mittente: in effetti la maggioranza dei cittadini nelle recenti consultazioni avvenute in Inghilterra, in America ed ora in Italia ha fatto esattamente l'opposto di quanto auspicato dalle elite e dai loro megafoni.

Circa i 13 milioni e mezzo di italiani, da te citati, che hanno votato Sì, non credo che ritengano plagiati dai " populisti" gli oltre 20 milioni di connazionali che hanno votato No.

Non pretendo di convincerti ma solo di spiegarmi.
Ciao.

Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

“Populista” è la qualifica di chi manda un messaggio, non di chi lo ascolta; quindi se chi ha votato in un senso o nell’altro si sente offeso è solo per un errore semantico. Tanto Grillo quanto Salvini quanto Renzi sono dei populisti, ciascuno a suo modo e con diverso stile; i loro elettori non hanno niente a che fare con questa qualifica.

Quanto poi a risentirsi dell’espressione di “populismo” che etichetterebbe l’espressione della volontà popolare, o a non accettare che le decisioni del popolo sovrano siano ridicolizzate o viste come fattore destabilizzante: credevo che la libertà di opinione (e quando è il caso di satira) fosse garantita dalla nostra Costituzione. A mio avviso dovrebbero invece essere punite severamente le offese, quelle vere, i vaffa e affini; ma mi rendo conto che in questo caso a certi personaggi dovrebbero dare l’ergastolo.

Ciao,

Umberto



roberto ha detto...

Caro Umberto,
sono d'accordo che " populista" è un epiteto attribuito al mittente e non al ricevente, ma il ricevente può seccarsi nel sentir qualificare come populista un movimento o un partito che ritiene "popolare", cioè vicino al popolo ed alle sue esigenze.
La libertà di opinione e di satira sono certamente importanti ma l'opinione manipolata che spesso i media veicolano (vedi il caro Raggi / Vaticano citato nella risposta a Gianfranco) è un'altra cosa.
Sulle offese concordo al 100%: sarei disposto a costituire un gruppo di lavoro finalizzato a "costringere" i politici a smetterla: lo so che è un po' utopistico, ma è un tema che andrebbe affrontato seriamente.
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...


Come avevo previsto nel blog,il risultato referendario si è rivelato un fattore di stabilità ed è stato ben accolto dai mercati finanziari: lo spread che era a 192 il giorno del voto, è sceso a 156 ieri e la borsa, nello stesso giorno. è stata di gran lunga la migliore d'Europa con un + 4,15%.

roberto ha detto...

In un recente articolo sul Corriere della Sera sul tema delle disuguaglianze crescenti e sulle forti reazioni che possono alimentare, Dario Di Vico ha scritto:
" Evito accuratamente di usare il termine "populismo" perché nell'ultimo periodo è diventato un contenitore di troppe cose diverse fra di loro, compreso il vecchio tic della superiorità antropologica che come è noto porta a definire deplorevoli tutti quelli che non fanno parte dell'universo dei colti"

Auspico che altri giornalisti e opinionisti assumano un analogo atteggiamento a proposito delle scelte elettorali fatte dai cittadini
Ribadisco che la vittoria del NO al referendum non è, come sostenuto dai due grandi giornali americani, una vittoria del populismo ma del popolo e quindi, se la vogliamo aggettivare è una vittoria popolare.