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mercoledì 1 marzo 2017

Proposte per sviluppare i processi democratici



Lettera aperta ai Presidenti della Repubblica di Francia e  degli Stati Uniti d’America e ai Capi del Governo di Germania, Italia, Olanda e Regno Unito

Improving Democracy  è la sezione internazionale dell’associazione italiana apartitica “Le Forme della politica” che ha il fine di fare proposte per il miglior funzionamento della democrazia rappresentativa e per lo sviluppo +di quella diretta, temi che sono di particolare attualità  considerando le critiche diffuse ai sistemi politici ed i mutati orientamenti dell’elettorato in vari Paesi.
Il documento allegato  si propone di ampliare le possibilità di partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica in un’ottica di collaborazione con le Istituzioni e le forze politiche. Esso presenta una proposta  per integrare le assemblee elettive ed accenna a due nuovi strumenti di democrazia diretta che stiamo sviluppando e che verranno presentati  in un secondo momento.
Auspichiamo che il predetto documento  venga trasmesso agli Enti competenti  e che, in tal caso, ce ne venga data notizia.  Sarà comunque nostra cura prendere contatti, nei Paesi interessati, con diversi interlocutori che possono contribuire a promuovere o a valutare l’iniziativa.
Ringraziando dell’attenzione, restiamo a disposizione per ogni eventuale chiarimento .
Il Coordinatore
Roberto Barabino
14 febbraio 2017

id@improvingdemocracy.cloud

Proposte per sviluppare i processi democratici

Questo documento esprime lo scopo, le motivazioni e le caratteristiche di massima di alcune iniziative atte a favorire il rinnovamento dei sistemi di rappresentanza politica, che sono da tempo in profonda crisi, e la loro integrazione con strumenti di democrazia diretta.
Nei Paesi di più lunga tradizione democratica la percentuale di chi non si reca a votare alle elezioni è molto alta e in continuo aumento ed è elevato anche il numero di chi, pur recandosi a votare, vota scheda bianca o nulla. Ciò evidenzia un grave malessere delle nostre democrazie rappresentative, ossia il crescente distacco dei cittadini dalle forze politiche e dalle Istituzioni.  Per fronteggiare questo problema e offrire a tutti gli elettori una più ampia gamma di possibilità di maggiore partecipazione politica riteniamo opportuno proporre una serie di iniziative accomunate da un unico principio,  quello di dare ai cittadini altre possibilità oltre quella di delegare la rappresentanza a establishment politici.  Senza il venir meno delle tradizionali istituzioni della rappresentanza - e senza ovviamente escludere forme sempre più necessarie di partecipazione - questo implica alcune correzioni e integrazioni, come quella descritta di seguito:

·         “ Anche il cittadino diventa rappresentante del popolo”

L’iniziativa denominata “ISP – International Sortition Project”
riprende una modalità di scelta dei rappresentanti,  il “sorteggio”, già presente assieme alle elezioni, nell’antica democrazia ateniese e poi totalmente dimenticata per far posto a sistemi unicamente elettivi che però hanno dimostrato storicamente di favorire la creazione di elite spesso autoreferenziali, che seguono altre priorità rispetto al dare risposte urgenti ed efficaci ai bisogni dei popoli. La grave crisi politica che si è verificata in vari Paesi Occidentali a seguito di una globalizzazione non governata e del ritardo nell’affrontare l’impatto, che si preannuncia dirompente,  della digitalizzazione, dell’intelligenza artificiale e dell’industria 4.0, ne è una lampante dimostrazione.
Si propone che una quota minoritaria (ad es: il 10%)  dei membri delle assemblee elettive a vario livello (Parlamento, Consigli regionali, Consigli comunali, ecc.) sia riservata ai  cittadini, i quali potranno liberamente candidarsi a tali ruoli senza appartenere a forza politica organizzata. Dato che l’obiezione più comune al metodo del “sorteggio” è la presunta inadeguatezza del comune cittadino che risulterà sorteggiato, proponiamo che le candidature emergano da un sorteggio basato su un campionamento opportunamente stratificato e siano poi vagliate con strumenti idonei a verificare la presenza di alcuni requisiti, da definire preventivamente in funzione dei ruoli da ricoprire e dei diversi contesti culturali di riferimento, ma senza che il vaglio diventi discriminazione. I requisiti non dovrebbero essere troppo diversi da quelli previsti per gli attuali canditati alle elezioni.
Definiamo “sorteggio qualificato” il metodo che proponiamo perché si basa su  una modalità democratica antica ma punta a qualificarne il percorso e il risultato. La presenza nelle Istituzioni di una quota, anche piccola, di normali cittadini permetterà  un  confronto con i politici che sarà portatore di buoni frutti. Va detto che, sia pure a livello consultivo, esistono già positive esperienze di questo tipo. Un esempio  molto significativo  è stata la Commissione irlandese, composta da 66 cittadini sorteggiati e da 33 politici,  che ha proposto un’assai rilevante revisione della Costituzione, approvata poi a larghissima maggioranza tramite referendum nel 2015. L’esempio evidenzia che, nel percorso per raggiungere l’obiettivo  predetto, sarà anche da valutare l’ eventuale ingresso di cittadini nelle assemblee elettive con funzioni consultive e quindi privi di diritto di voto. Onde evitare che i sorteggiati possano essere oggetto di strumentalizzazioni  o cadere in altre situazioni negative, dovrebbero poi essere stabiliti alcuni vincoli; ad esempio: che si possa essere sorteggiati  solo una volta,  cosa non possa fare chi è stato scelto tramite sorteggio, ecc.
ID  intende inoltre elaborare proposte anche nel campo della democrazia diretta , caratterizzata attualmente  soprattutto dall’istituto referendario: l’obiettivo è sempre quello di apportare innovazioni che aumentino e qualifichino il livello di partecipazione effettiva dei cittadini con diverse modalità e gradazioni, trovando spazio, su materie sensibili che riguardano la coscienza individuale,  anche a forme di  “decisione diretta”con l’uso del voto elettronico.
Un’altra innovazione, che qui solo accenniamo e che svilupperemo successivamente,  è la possibilità di far contare, in una certa misura, la volontà di chi vota esprimendosi con  scheda bianca oppure nulla.

·        Diffusione e utilizzo del presente documento

Alcuni Paesi occidentali hanno avuto nel 2016 consultazioni politiche o referendarie che hanno dato risultati inattesi (Regno Unito, USA, Italia) accomunati da un’evidente contestazione delle scelte fatte dall’establishment.  Altri Paesi (Francia, Germania, Paesi Bassi) avranno consultazioni nel 2017.
Questa nota viene inviata anzitutto ai leader con potere esecutivo di tali Paesi,  che presumiamo potenzialmente interessati alle nostre proposte, ma dopo l’informazione  verrà estesa all’interno dei predetti Paesi ad altre Istituzioni democratiche e alle forze politiche, coinvolgendo gli organi d’informazione e i cittadini prevalentemente attraverso i social networks. Parallelamente si svilupperanno contatti con enti e persone particolarmente interessati, per avviare utili collaborazioni. L’iniziativa potrà essere proposta successivamente ad altri Paesi.
Precisiamo che ID – Improving Democracy è la sezione  internazionale di una associazione  italiana apartitica “Le Forme della politica “ (www.leformedellapolitica.it)  il cui sito, oggi in lingua italiana, prevede uno sviluppo in lingua inglese dedicato a ID.

14  febbraio 2017                                id@improvingdemocracy.cloud

12 commenti:

Peter Lorenzi ha detto...



…forse a te puo’ interessare maggiormente…


pe lo

roberto ha detto...


Certo, a me interessa particolarmente il successo dell'iniziativa essendone ideatore e copromotore, ma non l'eventuale sorteggio perché, per ragioni di età, non mi candiderei.

Ciao.
Roberto

Giuseppe Maria Greco ha detto...

Ringrazio Roberto per l'ottimo lavoro. Adesso occorre lavorare a fondo l'ottimo impasto che ha preparato.
GMG

roberto ha detto...


In effetti c'è molto da lavorare per far sì che l'idea del "sorteggio qualificato" diventi realtà in qualche Paese occidentale e ciò richiede le energie e la passione non solo di coloro che hanno sviluppato il concetto, ma anche di altri, sia all'interno che all'esterno di "Le Forme della Politica".
Rimbocchiamoci le maniche.

Roberto

Unknown ha detto...

C'è davvero di che impegnarsi a lungo e in varie direzioni.

roberto ha detto...

Oltre alle riflessioni che noi stiamo facendo all'interno di ID in merito agli sviluppi del progetto, sarebbe interessante ricevere suggerimenti da persone non coinvolte attualmente nello stesso dato che, proprio per questa ragione,possono vedere aspetti che noi non rileviamo.
Se qualche lettore del blog è interessato a darcene, lo invito caldamente a farlo.
Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Complimenti per la tua iniziativa, alla quale auspico il successo che merita – anche se con tante elezioni alle porte il momento è forse poco propizio alla riflessione. Concordo quasi interamente sulla proposta: dico “quasi” perchè il qualified draw potrebbe prestarsi a manipolazioni nella sua pratica attuazione – ma confesso di non avere una proposta alternativa, e nessun sistema è perfetto.

C’è peraltro un punto sul quale mi sento di essere in disaccordo: quello di portare il referendum italiano come esempio di volontà popolare che ha dato “unexpected results”, esprimendosi in senso contrario al voto del Parlamento. Non nascondiamoci dietro un dito, il voto non aveva nulla a che fare con il testo del quesito: è stata la somma di tutte le opposizioni contro Renzi, non una scelta consapevole di opposizione ad un testo di legge che ben pochi conoscevano e che interessava ad ancor meno votanti, come hanno messo in evidenza tutti i sondaggi. Come si giustificherebbe altrimenti un record di partecipazione, visto lo scarso interesse per l’argomento?

Io spero che la tua proposta venga presa in considerazione e messa in discussione: se ben sostenuta dalla parte di cittadini che hanno a cuore il bene di tutti potrà avere buone probabilità di essere realizzata. Io, e con me tanti altri che la pensano allo stesso modo senza dirlo, la sosterrò perché fra l’altro avrebbe il pregio di eliminare il referendum, uno strumento creato da un parossismo di democrazia e che invece ne è un potenziale nemico. In passato te ne ho spiegato le ragioni (le mie ragioni, beninteso).

Un cordialissimo saluto, e auguri!

Umberto

roberto ha detto...

Caro Umberto,

grazie per l'apprezzamento e per le utili considerazioni su possibili rischi del "qualified draw": cercheremo di fare attenzione a questo aspetto quando la proposta diventerà più concreta.

Sono d'accordo che il referendum italiano aveva il significato di un plebiscito pro o contro Renzi, ma è stato proprio lui a dargli questa accezione e poi ne ha pagato le conseguenze. Se non nell'esito, il risultato del referendum è stato inaspettato almeno per la dimensione ( Renzi ha correttamente ammesso al riguardo "non abbiamo perso, abbiamo straperso").

Mi fa molto piacere che tu sostenga l'iniziativa e conto di coinvolgerti nella stessa se lo riterrai opportuno, nei tempi e nei modi compatibili con i tuoi impegni.
A presto.

Roberto

Dario Lodi ha detto...

Seguo con molta attenzione le tue idee e apprezzo il tuo amore per la vera democrazia (che non esisteva neppure ad Atene, dato che i candidati dovevano appartenere a un determinato censo: i poveri e gli schiavi non potevano votare, cosa che più tardi il filosofo Alcidamante bollerà come fatto incivile). Questo amore nasce da un idealismo che ci accomuna. Tuttavia, la realtà non è ancora in grado di assuefarsi a un sano idealismo. Neppure noi stessi, credo, siamo, esenti da un umanismo zoppicante. E’ una questione di crescita razionale che mi pare ancora a mezza via. L’altra mezza, nel migliore dei casi, per la fretta di percorrerla, la costelliamo di buoni sentimenti, e di diritti più che di doveri. Dunque, il guaio sta nelle radici, ben conficcate nel suolo. Sono radici vecchie ma tenaci, quasi inattaccabili o, per lo meno, salve dall’interesse nei loro confronti. Noi vogliamo curare la pianta tagliando le foglie, invece di mettere mano al terreno. In un mondo sano, la proposta del sorteggio pilotato intelligentemente è quanto di meglio ci possa essere. Si potrebbe anche dare voce all’uomo comune (così crescerebbe), consentendogli di esprimere la propria opinione sulle azioni del governo (ovviamente bisogna evitare le opinioni di pancia). Sovente, tuttavia, l’ultima ruota del carro sta lì perché ce l’hanno messa, non per vocazione personale. o per ignoranza da minus habens. Non è possibile andare contro la storia. Essa ha creato delle barriere: chi le ha più possenti, così costruite nel tempo, non lascerà neanche uno spiraglio al vicino che non fa parte del suo clan. La mentalità tribale non esiste soltanto presso gli Arabi, ma è una caratteristica dell’uomo delle caverne, dalle quali siamo usciti solo con un piede. Su tutto ciò si dovrebbe meditare a fondo per trovare le giuste contrarie. Non è sufficiente parlarne per attuarle e per attuarle è indispensabile conoscere bene storia, psicologia, razionalismo. Scopriremo tanta energia istintiva ancora agente nella nostra personalità. Allora, prima le carte in tavola, poi le regole del gioco. Invece, in generale, si detta il gioco con le carte in mano. Gli idealisti, in sostanza, non sono affatto dei perdenti, anzi. Però devono prendere coscienza della realtà che li ingloba e in definitiva li deride. Qualunque forma di potere è attualmente in crisi perché abbiamo lasciato via libera alla finanza. Ma questa via libera è un portato storico, non un’invenzione del momento. Contro gli idealisti, non c’è solo la finanza, bensì c’è la burocrazia, ci sono le corporazioni che da tempo immemore si sono impossessati (persino a loro insaputa) di un pezzo della famosa radice. Poiché, quindi, il treno è ancora a vapore, sarà dura spingerlo a guadagnare la penisola e magari l’Europa in un batter d’occhio. Però si può cominciare a dotare il treno stesso di un carbone migliore. Procedere a piccoli passi, lasciando orme ben definite sul terreno. Immaginiamo una prima realtà formata da qualsivoglia governo (dittatoriale escluso, ovviamente), ma passibile di veto popolare su queste o quella iniziativa d’interesse generale, globale addirittura. Mettiamo dei probiviri provenienti dalle stesse istituzioni finanziare, affiancati dal mondo civile per eccellenza (imprenditori onesti – ce ne sono! – lavoratori, pensionati ecc.). Discutiamo prima di tutto di un reddito di cittadinanza che consenta a tutti di sopravvivere decorosamente. C’è tantissimo da fare. Mi fermo qui, se no faccio tutto io. Grazie caro Roberto.



roberto ha detto...

Caro Dario,

la tua acuta e profonda riflessione tocca giustamente alcuni problemi di fondo riguardanti la natura dell'uomo e le radici della società attuale, che vengono da molto lontano e che pongono forti vincoli , culturali e non solo ,a chi tenta di "modificare la pianta".
Sono d'accordo con te sul fatto che occorra agire sulle cause ultime e non solo sui sintomi e che si debba procedere con gradualità.

Tuttavia ritengo anche che ci siano momenti nella storia in cui i sistemi politici e sociali in crisi necessitano di un messaggio forte sulla necessità del cambiamento. perché ciò può risvegliare le coscienze apparentemente sopite e indurle a prendere posizione.
Non siamo condannati a delegare in eterno una classe politica spesso inadeguata, come ci è stato fatto credere, per oltre due secoli, da chi deteneva il potere. La sovranità, secondo le Costituzioni occidentali, appartiene ai popoli ed essi devono essere messi in grado di esercitarla, non di regalarla a politici di professione. Mi sembra opportuno riportare al riguardo quanto scriveva, con grande nettezza e precisione, Rousseau nel suo " Contratto sociale":


"La sovranità non può essere rappresentata per la medesima ragione per cui non può essere alienata; essa consiste essenzialmente nella volontà generale, e la volontà non si rappresenta: o è essa stessa o è diversa, non c'é una via di mezzo. I deputati del popolo non sono dunque, né possono essere, i suoi rappresentanti, ma soltanto i suoi commissari: non possono concludere nulla in maniera definitiva. Ogni legge che il popolo in persona non abbia ratificata è nulla, non è una legge. Il popolo inglese ritiene di esser libero: si sbaglia di molto; lo è soltanto durante l'elezione dei membri del parlamento. Appena questi sono eletti, esso è schiavo, non è nulla."

Come vedi l'opinione del filosofo francese sull'esigenza di una ratifica popolare di ogni legge corrisponde, grosso modo, a quanto viene oggi fatto in Svizzera , che è l'unico Paese realmente democratico.
La tua proposta dei probiviri è intrigante, ma essi soffrirebbero probabilmente dello stesso limite intrinseco degli eletti, cioè quello di diventare autoreferenziali e non controllabili. Comunque, se hai altre indicazioni al riguardo, ad esempio su come sceglierli e come verificarne l'operato, parliamone.
Grazie per il contributo.
Ciao.
Roberto

Giuseppe Nava ha detto...


Per cambiare l’attuale sistema “democratico” tanto bello solo in teoria, trovo interessante l’idea di estrarre a sorte tra persone qualificate la nomina a cariche pubbliche .
In Italia però vi è un problema: quello del mancato superamento delle ideologie. A me, per esempio, è capitato sovente di conoscere persone di indubbia cultura che quando parlano di “politica” non ragionano secondo logica ed il più banale buon senso. Nei loro discorsi assumono posizioni dettate solo dall’appartenenza a uno schieramento ideologico. Così si correrebbe il rischio di inserire negli elenchi dei potenziali eleggibili magari stimati docenti universitari che però, quando si tratterebbe di scelte politiche, sostituiscono senza dubbio la scelta ideologica al buon senso.
Questo ritengo sia il grande male dell’Italia. In passato i partiti o meglio le persone sovente poco per bene che hanno raggiunto il comando del Paese coprivano con l’ideologia le loro scorribande economiche. Bene , tale ideologizzazione è stata inculcata da decenni attraverso giornali e televisioni. Non passa giorno che non capiti di avere notizia di leggi demagogiche, per non parlare dell’atteggiamento di gran parte della magistratura. L’ultima sentenza ridicola, che però fa capire a che punto si arrivi, è la condanna della Lega per aver chiamato i clandestini clandestini...

Un saluto.
giuseppe nava

roberto ha detto...

Il problema dell'ideologia, che sollevi, è vero e grave , anche se non ci sono più le "Chiese " politiche del passato.
Lo è perché alle "fedi" ideologiche di destra o di sinistra si è sostituita una fede trasversale ancor più pericolosa: quella del conformismo e del "politicamente corretto" che inducono a falsificare sistematicamente la realtà e a mettere all'indice chi non si adegua al dogma.
E' un problema non solo italiano ma universale, che è stato alimentato scientificamente dalle forze che dominano il pianeta e che avevano interesse a predicare la necessità di una indiscriminata apertura delle frontiere, dei mercati, dei capitali al fine di accumulare profitti a scapito della forza lavoro: ne è indiscutibile testimonianza il parossistico e sempre crescente divario fra la ricchezza dell'1% della popolazione e quella del restante 99%.
Ma, come è stato detto, con la Brexit e l'elezione di Trump "Lo spirito è uscito dalla bottiglia e non potrà più rientravi": fuor di metafora, i popoli hanno capito di essere stati imbrogliati, si sono ribellati e non intendono tornare indietro.
Se i poteri forti non vogliono essere travolti da fenomeni autenticamente rivoluzionari, faranno bene a prendere seriamente in considerazione la voce dei popoli . In questo contesto,la nostra proposta di coinvolgerli direttamente nella gestione del potere pubblico tramite il sorteggio, può rappresentare una via d'uscita.

Grazie e ciao.
Roberto