di Giorgio Calderaro
Nel nostro osservare le
macro politiche e la loro corrispondenza a quanto riteniamo essere i macro
movimenti della nostra società, non ci è mai capitato di commentare come un “Patto
sociale” sia un ingrediente indispensabile per la convivenza civile.
Il “Patto sociale” è il
rispetto reciproco tra le componenti della convivenza: la società civile, forze
politiche, forse economiche, forze associative e media; ma questo rispetto è
pesantemente calpestato da troppo tempo, tanto da essere diventato il suo
contrario la norma prevalente dei comportamenti.
Finché si sottolinea che
la società civile debba essere rispettata dalle forze politiche, non avanziamo
nulla di nuovo. Ma qui voglio evidenziare come la società civile debba essere
rispettata anche dalle altre forze.
Non mi sta assolutamente
bene che la polemica politica si accenda con la disinformazione, come
recentemente ad esempio in materia di Europa e di lavoro: non c’è talk show in
cui i polemisti non suffraghino le loro tesi con dati e informazioni falsi o
inventati. Un conto è la libertà di opinione, un conto è la libertà di
menzogna. Questa è una grave mancanza di rispetto da parte delle forze
politiche e dei media verso la società civile; è una spregevole meschineria che
va a danno del Paese.
Non mi sta assolutamente
bene che le forze economiche sviluppino il loro business con pratiche quasi
truffaldine. Certamente mi riferisco alle banche, che hanno sviluppato
politiche degli impieghi suicide, a vantaggio di amici e direttori e a danno di
normali investitori e dei cittadini chiamati a rifinanziare con gli interventi
pubblici. Ma voglio anche riferirmi a quelle aziende, che pur avendo
sistematiche necessità di forza lavoro giovanile, usano spregiudicatamente i
contratti a termine reclutando e licenziando in continuazione i giovani. La
cifra di questi comportamenti è il disprezzo del potere verso la gente; ma
anche la complicità di chi sa e non denuncia e l’omertà di chi deve vigilare e
non lo fa. È impossibile conciliare le esigenze di crescita e di impiego
(giovanile e non) con la presenza di queste politiche gaglioffe, che
costituiscono una grave mancanza di rispetto da parte di alcune forze
economiche ed associative verso la società civile e verso le forze politiche; è
una spregevole meschineria che va a danno del Paese.
Non mi sta assolutamente bene che gruppi di
attivisti blocchino con le loro gesta opere pubbliche finalmente avviate dopo
lunghe mediazioni. Il tema è molto difficile, perché siamo tutti ambientalisti
a casa nostra e ci dimentichiamo troppo presto che se vogliamo lavoro e
sviluppo dobbiamo favorire gli investimenti. Purtroppo, inoltre, la nostra
storia recente è piena di opere che hanno devastato il territorio e che hanno
confermato a posteriori l’inutilità predetta (vedansi ed es. la Brebemi e
l’autostrada Pedemontana, che hanno un tracciato tale da disincentivarne
l’utilizzo) e di iniziative approvate che per fortuna poi sono state bloccate
grazie (anche?) alla mobilitazione popolare (vedasi ad es. il progetto dei
corsi d’acqua intorno all’EXPO, che avrebbero devastato i parchi a ovest di
Milano senza aggiungervi alcun valore); qui, a monte, vi sta palesemente
l’incapacità progettuale di chi ha concepito tali opere: per rispetto, queste
persone dovrebbero ritirarsi a vita privata. Il problema è che, apparentemente
per il TAP, vi è stato un ampio processo di coinvolgimento di tutti gli enti
interessati ed un’ampia convergenza su
tracciato e procedure si è raggiunta; eppoi, la pratica del ripristino
ambientale degli ulivi mi sembra che rappresenti un’ottimo compromesso tra
rispetto dell’ambiente e necessità di investimenti strategici. Non si capisce
proprio il perché di tante contestazioni: mi sembra una grave mancanza di rispetto
da parte di alcune facinorose forze sociali ed associative verso il resto della
società civile e verso le forze politiche ed economiche; è una spregevole
meschineria che va a danno del Paese.
In questi anni di crisi abbiamo capito che alcuni meccanismi che regolano i
rapporti tra le parti in Italia vanno modificati nel senso di rendere più
facile l'insediamento di nuove imprese, di favorire il lavoro in tutte le sue
forme anche in quelle moderne della sharing economy, di ridurre il costo
diretto ed indiretto della burocrazie semplificando adempimenti e
regolamentazioni, di favorire i finanziamenti alla imprese: in sintesi occorre
introdurre innovazioni strutturali. Il problema è che dietro ad ogni struttura
esistono gruppi di pressione che vedono a rischio il loro tradizionale potere e
che pertanto sono pronti a tutto, anche a far carte false, pur di boicottare i
cambiamenti, sia ex ante che ex post (es. "Jobs Act", Voucher, Uber,
banche, ecc.). Pertanto un "Conciliatore" che cerchi la mediazione
tra le parti in gioco non sembra possa innovare granché, mentre un
"Rottamatore" che disintermedi o abbia uno sguardo più ampio sembra
avere più successo. Però il Rottamatore di turno deve riuscire ad attuare
l'innovazione rispettando comunque la parte che di volta in volta appare
soccombente, perché comunque è costituita da cittadini come gli altri.
Manifestare disprezzo per chi difende posizioni in obsolescenza è una
spregevole meschineria che va a danno del Paese.
Certamente osserviamo che nei processi di innovazione strutturale vengano
spesso ignorati i cittadini, le loro libere associazioni e le associazioni dei
consumatori. Cosicché il dibattito resta all'interno di consolidati gruppi di
potere, con il sospetto di soluzioni pro casta invece che pro cittadini. E
questa è una spiacevole meschineria.
2 commenti:
Perdona l’eccesso, ma questa di Calderaro è la scoperta dell’acqua calda. Da sempre l’Italia è un coacervo di individualità, messo male anche per gli errori clamorosi della politica. Da noi la politica è un corpo a parte, non l’espressione del popolo. E’ una cricca che può spadroneggiare perché la gente comune non ha alcuna fiducia in personaggi improvvisati ed incapaci. Esempio luminoso odierno è Alfano. Secondo esempio clamoroso Razzi. Ma si potrebbe continuare quasi all’infinito. Se lo stato non fa da guida (al comando ci dovrebbero essere i migliori), specie con la scuola, l’individualismo scassato avrà sempre la meglio. Questo non significa tacere o arrendersi, ma reagire nella maniera meno superficiale possibile. Ciao, Dario
La politica dovrebbe essere la ricerca del bene comune, sia pure attraverso un intenso processo dialettico fra opinioni e interessi contrastanti ma , come emerge dal post ed anche dalle tue considerazioni, prevalgono gli interessi di parte, spesso assai miopi e controproducenti anche per chi cerca di difenderli.
Da questa situazione si esce, a mio avviso, non delegando i politici di professione a decidere per noi, ma attivando meccanismi robusti di democrazia diretta e di nuova democrazia rappresentativa , come stiamo cercando di fare nell'associazione "le Forme della politica"con l'iniziativa "International Sortition Project" e con un'altra, assai rilevante, che verrà presto annunciata ed alla quale possono contribuire tutti i cittadini di buona volontà disposti a spendere energie per migliorare la democrazia in Italia e non solo.
Ciao.
Roberto
Posta un commento