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martedì 2 maggio 2017

Patto sociale e meschinerie



di Giorgio Calderaro
Nel nostro osservare le macro politiche e la loro corrispondenza a quanto riteniamo essere i macro movimenti della nostra società, non ci è mai capitato di commentare come un “Patto sociale” sia un ingrediente indispensabile per la convivenza civile.
Il “Patto sociale” è il rispetto reciproco tra le componenti della convivenza: la società civile, forze politiche, forse economiche, forze associative e media; ma questo rispetto è pesantemente calpestato da troppo tempo, tanto da essere diventato il suo contrario la norma prevalente dei comportamenti.
Finché si sottolinea che la società civile debba essere rispettata dalle forze politiche, non avanziamo nulla di nuovo. Ma qui voglio evidenziare come la società civile debba essere rispettata anche dalle altre forze.

Non mi sta assolutamente bene che la polemica politica si accenda con la disinformazione, come recentemente ad esempio in materia di Europa e di lavoro: non c’è talk show in cui i polemisti non suffraghino le loro tesi con dati e informazioni falsi o inventati. Un conto è la libertà di opinione, un conto è la libertà di menzogna. Questa è una grave mancanza di rispetto da parte delle forze politiche e dei media verso la società civile; è una spregevole meschineria che va a danno del Paese.

Non mi sta assolutamente bene che le forze economiche sviluppino il loro business con pratiche quasi truffaldine. Certamente mi riferisco alle banche, che hanno sviluppato politiche degli impieghi suicide, a vantaggio di amici e direttori e a danno di normali investitori e dei cittadini chiamati a rifinanziare con gli interventi pubblici. Ma voglio anche riferirmi a quelle aziende, che pur avendo sistematiche necessità di forza lavoro giovanile, usano spregiudicatamente i contratti a termine reclutando e licenziando in continuazione i giovani. La cifra di questi comportamenti è il disprezzo del potere verso la gente; ma anche la complicità di chi sa e non denuncia e l’omertà di chi deve vigilare e non lo fa. È impossibile conciliare le esigenze di crescita e di impiego (giovanile e non) con la presenza di queste politiche gaglioffe, che costituiscono una grave mancanza di rispetto da parte di alcune forze economiche ed associative verso la società civile e verso le forze politiche; è una spregevole meschineria che va a danno del Paese.

Non mi sta assolutamente bene che gruppi di attivisti blocchino con le loro gesta opere pubbliche finalmente avviate dopo lunghe mediazioni. Il tema è molto difficile, perché siamo tutti ambientalisti a casa nostra e ci dimentichiamo troppo presto che se vogliamo lavoro e sviluppo dobbiamo favorire gli investimenti. Purtroppo, inoltre, la nostra storia recente è piena di opere che hanno devastato il territorio e che hanno confermato a posteriori l’inutilità predetta (vedansi ed es. la Brebemi e l’autostrada Pedemontana, che hanno un tracciato tale da disincentivarne l’utilizzo) e di iniziative approvate che per fortuna poi sono state bloccate grazie (anche?) alla mobilitazione popolare (vedasi ad es. il progetto dei corsi d’acqua intorno all’EXPO, che avrebbero devastato i parchi a ovest di Milano senza aggiungervi alcun valore); qui, a monte, vi sta palesemente l’incapacità progettuale di chi ha concepito tali opere: per rispetto, queste persone dovrebbero ritirarsi a vita privata. Il problema è che, apparentemente per il TAP, vi è stato un ampio processo di coinvolgimento di tutti gli enti interessati  ed un’ampia convergenza su tracciato e procedure si è raggiunta; eppoi, la pratica del ripristino ambientale degli ulivi mi sembra che rappresenti un’ottimo compromesso tra rispetto dell’ambiente e necessità di investimenti strategici. Non si capisce proprio il perché di tante contestazioni: mi sembra una grave mancanza di rispetto da parte di alcune facinorose forze sociali ed associative verso il resto della società civile e verso le forze politiche ed economiche; è una spregevole meschineria che va a danno del Paese.
 
In questi anni di crisi abbiamo capito che alcuni meccanismi che regolano i rapporti tra le parti in Italia vanno modificati nel senso di rendere più facile l'insediamento di nuove imprese, di favorire il lavoro in tutte le sue forme anche in quelle moderne della sharing economy, di ridurre il costo diretto ed indiretto della burocrazie semplificando adempimenti e regolamentazioni, di favorire i finanziamenti alla imprese: in sintesi occorre introdurre innovazioni strutturali. Il problema è che dietro ad ogni struttura esistono gruppi di pressione che vedono a rischio il loro tradizionale potere e che pertanto sono pronti a tutto, anche a far carte false, pur di boicottare i cambiamenti, sia ex ante che ex post (es. "Jobs Act", Voucher, Uber, banche, ecc.). Pertanto un "Conciliatore" che cerchi la mediazione tra le parti in gioco non sembra possa innovare granché, mentre un "Rottamatore" che disintermedi o abbia uno sguardo più ampio sembra avere più successo. Però il Rottamatore di turno deve riuscire ad attuare l'innovazione rispettando comunque la parte che di volta in volta appare soccombente, perché comunque è costituita da cittadini come gli altri. Manifestare disprezzo per chi difende posizioni in obsolescenza è una spregevole meschineria che va a danno del Paese.

Certamente osserviamo che nei processi di innovazione strutturale vengano spesso ignorati i cittadini, le loro libere associazioni e le associazioni dei consumatori. Cosicché il dibattito resta all'interno di consolidati gruppi di potere, con il sospetto di soluzioni pro casta invece che pro cittadini. E questa è una spiacevole meschineria.


2 commenti:

Dario Lodi ha detto...

Perdona l’eccesso, ma questa di Calderaro è la scoperta dell’acqua calda. Da sempre l’Italia è un coacervo di individualità, messo male anche per gli errori clamorosi della politica. Da noi la politica è un corpo a parte, non l’espressione del popolo. E’ una cricca che può spadroneggiare perché la gente comune non ha alcuna fiducia in personaggi improvvisati ed incapaci. Esempio luminoso odierno è Alfano. Secondo esempio clamoroso Razzi. Ma si potrebbe continuare quasi all’infinito. Se lo stato non fa da guida (al comando ci dovrebbero essere i migliori), specie con la scuola, l’individualismo scassato avrà sempre la meglio. Questo non significa tacere o arrendersi, ma reagire nella maniera meno superficiale possibile. Ciao, Dario



roberto ha detto...

La politica dovrebbe essere la ricerca del bene comune, sia pure attraverso un intenso processo dialettico fra opinioni e interessi contrastanti ma , come emerge dal post ed anche dalle tue considerazioni, prevalgono gli interessi di parte, spesso assai miopi e controproducenti anche per chi cerca di difenderli.
Da questa situazione si esce, a mio avviso, non delegando i politici di professione a decidere per noi, ma attivando meccanismi robusti di democrazia diretta e di nuova democrazia rappresentativa , come stiamo cercando di fare nell'associazione "le Forme della politica"con l'iniziativa "International Sortition Project" e con un'altra, assai rilevante, che verrà presto annunciata ed alla quale possono contribuire tutti i cittadini di buona volontà disposti a spendere energie per migliorare la democrazia in Italia e non solo.
Ciao.

Roberto