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mercoledì 8 agosto 2018

Il governo del cambiamento: un bluff o un nuovo paradigma?


Innumerevoli osservatori della scena politica hanno messo in evidenza le  contraddizioni su cui si basa il governo gialloverde, di cui le principali sono: la sproporzione fra quanto promesso in campagna elettorale e quanto realisticamente fattibile e la diversa colorazione politica dei due partiti che lo formano (più di sinistra i Cinque Stelle, più di destra la Lega). Su questa  base molti pronosticano una breve durata del governo che potrebbe entrare in crisi già a settembre quando si dovrà approvare la legge di stabilità, che farebbe esplodere le predette contraddizioni. E’ uno scenario che appare plausibile ma che è messo in dubbio dai seguenti fatti:
-         Il consenso ai partiti della coalizione è in crescita: non solo la Lega che, nelle intenzioni di voto, si colloca ormai oltre il 30% ma anche i Cinque Stelle, il cui decreto dignità riceve l’approvazione della maggioranza dei cittadini, con punte del 75% per alcuni aspetti quali la lotta alle delocalizzazioni produttive e alla pubblicità del  gioco d’azzardo e l’intenzione di modificare il “jobs act”

-                                                   La forma “destra/sinistra” è ormai obsoleta perché non consente di capire cosa sta avvenendo e va sostituita con la forma “sotto/sopra”, cioè: esclusi verso privilegiati. Con tale chiave di lettura si capisce che una delle due contraddizioni segnalate è del tutto inesistente: su questo piano la sintonia fra i due partiti è perfetta perche entrambi si collocano dalla parte degli esclusi. Va notato che per esclusi non vanno intesi solo i poveri o coloro che rischiano di diventarlo, ma tutti coloro che si sentono vessati da forze al di fuori del loro controllo ( la globalizzazione, l’immigrazione incontrollata, i privilegi di alcune categorie, la precarietà crescente, la burocrazia imperante ecc). Rientrano in questa categoria anche fasce imprenditoriali e professionali, oltre a lavoratori e disoccupati, che in passato  sarebbero stati su fronti opposti.

Il “contratto di governo” è percepito come impegno di lungo periodo. Se gli elettori si aspettassero una realizzazione in tempi brevi dei principali punti dello stesso sarebbero degli sciocchi, cosa da escludere se ci riferiamo alla maggioranza degli italiani, che ha votato o ha intenzione di votare i partiti di governo. Ne è riprova sia la posizione del Ministro dell’Economia che, confermando i punti programmatici, ne ha evidenziato la gradualità di realizzazione, sia quella del Capo del Governo che, in sede internazionale, ha riaffermato l’intenzione di “cambiare il sistema” senza rinnegare la vocazione europeista del nostro Paese.
Sulla base di quanto precede, risulta sconcertante la scelta autolesionista delle opposizioni ( PD e Forza Italia, principalmente) di insistere con la forma  “ tutto ciò che fa il governo è sbagliato”, anche quando il governo fa cose evidentemente vicine ai desiderata, almeno dichiarati, dell’opposizione: ha ragione Di Maio a dire che è inconcepibile che una forza che si dice di sinistra, il Partito Democratico, si dichiari pregiudizialmente contraria a provvedimenti che intendono ridurre la precarietà, fenomeno indiscutibile dato che il 90% dei nuovi contratti è a termine. L’ affermazione del Segretario PD Martina che, con il nuovo decreto, migliaia di insegnanti perderebbero nel 2019 il posto di lavoro per la scadenza del loro contratto biennale non giustifica ulteriori prolungamenti se i loro posti non sono più necessari; se invece lo sono, occorre un contratto a tempo indeterminato trattandosi di un lavoro stabile, non a termine. La riluttanza del PD ad ammettere  questo  è probabilmente dovuta alla difficoltà di riconoscere i propri errori (in particolare l’aver favorito l’uso improprio dei contratti a termine per ricoprire incarichi permanenti), ma, se non fa questo, chi ha perso le elezioni è destinato ad ulteriori sconfitte. Lo scollamento fra queste forze e l’elettorato è confermato dalle intenzioni di voto che collocano il PD al 17% e Forza Italia al 7,7% e dalle risposte al sondaggio sul Decreto Dignità, la maggior parte dei cui provvedimenti sono approvati anche dagli elettori del PD e di FI.

Il rischio maggiore che le forze di governo corrono non è tanto legato a ciò di cui vengono spesso accusate, ma piuttosto all’eventualità che il crescente consenso faccia “montare la testa” ai suoi dirigenti, inducendoli a compiere scelte troppo azzardate o intempestive, che è il difetto su cui è franato il potere di Renzi: non va dimenticato cha  Renzi  aveva ottenuto un grande  successo alle elezioni europee del 2014, con oltre il 40% dei consensi, ma ciò lo ha illuso di essere invincibile  e lo ha perduto. Che tale rischio esista  lo prova la decisione unilaterale di nominare Marcello Foa Presidente della RAI, che è un ruolo di garanzia richiedente il 75% dei consensi nella Commissione di Vigilanza, senza consultare l’opposizione. Altro esempio è l’ambiguo  rinvio dell’obbligo vaccinale che può esporre a gravi rischi la popolazione infantile più fragile.

Per le forze di opposizione il rischio è l’irrilevanza, invitabile se si continua  a svolgere tale ruolo in base a forme ormai obsolete  (destra/sinistra ,chiusura/apertura, respingimento/accoglimento ). Occorre trovare nuove forme che sintetizzino, in modo diverso da quello delle forze di governo, le plurime e variegate istanze di molte fasce della popolazione che, pur differenziate in termini economici e di status, sono accomunate da analoghi bisogni ( sicurezza fisica e sociale, lavoro tendenzialmente stabile, certezza del diritto e delle pene, tutela del territorio, ecc.).
Va segnalato che le modalità adottate da Lega e Cinque Stelle ( il contratto di governo e la coesistenza di esigenze disomogenee) potrebbero, se di successo, configurare la nuova forma dell “’Unito”, cioè una forza che accoglie programmaticamente istanze fortemente differenziate per dar luogo ad una sintesi che possa piacere ai più. Ciò segnerebbe la fine della forma “Partito”, che ha  dominato la scena politica dall’800 ad oggi, caratterizzata da una visione inevitabilmente di parte.


27 commenti:

GM ha detto...

potrei essere d'accordo con l'analisi però l'autore trascura il forte dissenso tra leghisti e pentastellati sul TAV ( mi sforzo inutilmente di far capire a questi deficienti che trattandosi del'acronimo " treno ad alta velocità" l'articolo va riferito al treno che è maschile e non alla velocità che è femminile); i leghisti sono per la continuazione dei lavori ( lo è anche la Camusso che lo vorrebbe estendere fino a Palermo) e i cinquestelle sono per l'annullamento del progetto, due posizioni che difficilmente possono trovare un compromesso, o Si o No. Perciò rinviano il momento della decisione. Per quel che questo governo sta facendo mi auguro che cada e che venga sostituito da un governo del presidente con gente competente e preparata. Gli italiani sono volubili e capiranno. buone vacanze GM

roberto ha detto...

Il fatto che ci siano opinioni anche molto diverse è vero ma mi risulta che sul progetto TAV i 5 Stelle non siano per l'annullamento ma per la revisione critica dello stesso soprattutto su due aspetti cruciali: i costi al km. che sembrano assai superiori a quell sostenuti in altri Paesi europei e i volumi di traffico ottenibili che paiono inferiori a quelli pevisti . Credo che si debba dare un giusto tempo per la verifica, dato che il progetto è in gestazione da molti anni ed è assai oneroso.
Buone vacanze anche a te

carlo giulio lorenzetti ha detto...


Nel valutare l'opera del governo (e le tante estemporanee e spesso contraddittorie dichiarazioni d'intenti dei ministri) sarebbe meglio attenersi ai fatti e non lasciarsi fuorviare dal consenso di cui godono oggi i 5 Stelle,la Lega e lo stesso Esecutivo; consenso indiscutibile ma che non può in alcun modo bilanciare un giudizio che resta a mio parere assai critico.
Lo spiegano bene Alesina e Giavazzi nel fondo di oggi sul Corriere, citando alcuni dei più importanti dossier sul tavolo : dall'Ilva alla Tav;dalla RAI ai vaccini ; dalla politica di bilancio a quella fiscale ; dal rispetto dei vincoli europei all'immigrazione.
L'impressione è di un dilettantismo preoccupante e dell'assenza di una chiara e consapevole visione d'insieme, oltre che di scarsa cultura giuridica ed istituzionale.

roberto ha detto...

Molte delle osservazioni di Alesina e Giavazzi sono ineccepibili se viste nell'ottica del modello di sviluppo esistente e meritano attenzione da parte delle forze di governo. Ma non possiamo ignorare che il patto di governo mira esplicitamente a modificare tale modello dando più spazio alle legittime istanze dei cittadini a partire dal bisogno di protezione (fisica, economica, sociale), negoziando regole diverse da quelle passate e affrontando di petto alcuni problemi incancreniti,come quello dell'immigrazione, anche a costo diaffrontare tensioni internazionali.
L'operazione non è semplice e un certo dilettantismo è presente (vedi il caso RAI e quello dei vaccini) ma su altri dossier, come TAV già citato in un precedente commmento, il governo si muove, a mio avviso con oculatezza.
Sono propenso a valutare caso per caso.

Paola BERNETTI ha detto...

Condivido l'analisi. Secondo me la vera incognita sarà dopo le europee. Di Maio e Salvini stanno ripetendo gli stessi errori di Renzi: risultare antipatici dopo un anno di ripetuti annunci di successi ottenuti, più o meno veritieri che siano.

Dario Lodi ha detto...

Caro Roberto,



credo che con l’affermazione globale della Finanza, non abbia alcun senso il balletto destra/sinistra. Fine di ogni ideologia. Tranne quella, di lungo corso, che continua a ragionare in termini di umanità e non di individuo. Fra i gialli e i veri, sono i primi (che finora non hanno rubato) a cercare di tenere in piedi questa “missione”, persino a loro insaputa. Allo stato attuale, un governo non può realisticamente che rimboccarsi le maniche per AMMINISTRARE (per avviare, cioè, una forma di governo “al risparmio”, senza voli pindarici). Riusciranno i nostri eroi …? Resto sempre dell’idea che a rappresentarci dovrebbero essere persone degne, umanamente preparate, responsabili e che il meccanismo partitico sia vecchio o troppo nuovo: infatti ci ha regalato, ultimamente, Renzi (la quintessenza della protervia da quattro soldi) e Salvini. Colpa di noi che votiamo? Sì, ma anche colpa, e maggiore, dei media che ci forniscono la matita. In Italia abbiamo una vistosa crasi fra Paese che fa e Paese che pretende di saperci far fare. Il secondo va cambiato, è ovvio, licenziando prima di tutto i servi sciocchi o in malafede. La casta politica è un’offesa, specie così concepita, all’intelligenza media, noi che in Italia abbiamo eccellenze. Se continuiamo a dire come dovrebbe essere la manovra e continuiamo a sopportare manovratori senza patente, finiremo contro il muro ad ogni curva.
Ciao, Dario

Franco Puglia ha detto...

Un post interessante, Roberto. Una cosa è certa, al di la delle opinioni personali : questa FORMA di governo, per l'Italia, forse è nuova; non lo è per la Germania (grosse koalition di Merkel) dove ha funzionato. Per la prima volta due forze politiche che parevano antitetiche governano insieme. Mi vien da pensare che forse anche i governi DC + PSI erano analoghi, ma i tempi sono diversi ed anche la natura delle forze politiche in campo.
M5S è "sinistra" ? In parte si ma diversa da quella che conosciamo?
LEGA è destra ? Si, ma un poco sui generis, se non altro per la storia della sua formazione.
Rappresentano una SOLUZIONE per il Paese? Non credo, perché poggia su basi molto fragili e su incompetenze piuttosto che su competenze, tuttavia queste forze cercano di interpretare, almeno, i bisogni della popolazione, e non decidono dall'alto di una torre ideologica di che cosa abbia bisogno il popolo.
E' un passo avanti. Con ogni probabilità prima o poi il conflitto latente emergerà e questo esperimento si frantumerà. Dove ci avrà portati non frattempo?
Le mie previsioni di qualche anno fa conducevano a un risultato assimilabile e ad un drammatico disastro. Oggi non so se confermare queste previsioni, perché il quadro politico ha aspetti di novità, e gli sbocchi potrebbero essere on ancora prevedibili.





roberto ha detto...


Rispondo a Paola Bernetti:
condivido l'idea che le elezioni europee del prossimo anno saranno cruciali: se i pentaleghisti otterrenno il successo annunciato dai sondaggi avranno, da un lato, una grande "potenza d fuoco" per trattare in Europa regole più adeguate ai tempi ma, dall'altro, potrebbero cadere nella "sindrome di onnipotenza" che ha prodotto la fine del governo Renzi. Per affrontare un eventuale forte successo elettorale ci vorrà molta umiltà, altrimenti si renderanno antipatici ai più, come hai giustsamente affermato.

roberto ha detto...


Rispondo a Dario Lodi:

Caro Dario,
la fine delle ideologie ci ha fatto un grande regalo: la totale fluidità elettorale, per cui nessuna forza politica può vivere di rendita. Ciò vale ovviamente anche per le forze che oggi sono sulla cresta dell'onda che verranno giudicate, nelle prossime tornate elettorali, in base a quanto avranno prodotto e, se insoddisfacente, verranno cassate.
Sono d'accordo che dovranno "amministrare", senza voli pindarici,ma dovranno farlo cercando di abbattere i fattori di disuguaglianzae di disordine che tanto si sono acuiti negli ultimi tempi e che hanno esasperato gran parte dei cittadini.
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...

Rispondo a Franco Puglia:

Condivido largamente la tua riflessone anche, se, come sai, io sono un pò più ottimista di te sui possibili esiti.
E' vero che c'èancora una certa incompetenz ma ho notato, ascoltando in trasmissioni radiofoniche di dibattito con gli ascoltatori, diversi ministri e sottosegretari del nuovo governo, che lo studio dei dossier da parte loro è sempre più approfondito e che c'è una buona sintonia fra pentsstellati e leghisti sulle linee di fondo del "contratto di governo" che molti osservatori hanno irriso ma che si sta rivelando una potente forma per contenere i dissensi inevitabili fra forze diverse e incanalarli verso soluzioni concordate.

GMG ha detto...

Sono in difficoltà rispetto ad alcune considerazioni contenute nell'articolo. La prima riguarda il superamento dell'antitesi sinistra-destra in favore di alto-basso. L'esclusione della prima distinzione comporta certamente la convergenza tra 5S e Lega, ma il modo di intendere l'alto-basso è diverso tra di essi proprio perchè è da loro concepito diversamente, collocandosi l'uno certamente a destra della specie estrema e l'altro con qualche sentore maggiore di sinistra. Inoltre, la democrazia non prevede una distinzione tra alto e basso se non in termini di superamento degli impedimenti che impediscano il miglioramento delle condizioni di chi sta in basso, ma certamente considera la diversità di visioni fondamentale per avere un confronto utile. Peraltro, la realtà politica della popolazione si configura proprio in questo modo. Si tratta quindi di capire cosa significhi oggi questa distinzione in un mondo che non risponde ormai da tempo ai canoni ottocenteschi, non certo di negarla. In secondo luogo ho difficoltà a cogliere nel M5S altro che un sintomo della necessità di smuoverci collettivamente dai vecchi canoni di riferimento, ma non la strada utile a perseguirlo. Questo non certamente per una sorta di preconcetto, ma per la constatazione di una serie di elementi di fatto, alcuni dei quali confortati da quanto documentato nel libro "Supernova", in cui elementi critici già emersi da tempo nelle nostre conversazioni trovano fondamento sperimentale. Una strada verso nuovi obiettivi trova se non altro, con i 5S, un cancello d'ingresso, ma le troppe contraddittorie mancanze di trasparenza e di chiarezza fanno presagire, quando verranno al pettine, non solo una spaccatura tra Lega e 5S, ma anche una spaccatura interna ai 5S. Con grande vantaggio della Lega.

carlo giulio lorenzetti ha detto...


Caro Roberto, cambiare il modello di sviluppo è un'impresa assai ambiziosa ben al di sopra delle forze di questo governo e che richiederebbe una visione strategica di cui non vedo traccia nei programmi e soprattutto nella cultura dei partiti che lo sostengono.
Si può certo migliorare la funzionalità del sistema e correggerne le maggiori storture, ridurre le disuguaglianze, accrescere la sicurezza e assicurare condizioni di vita dignitosa alla parte più estesa possibile della popolazione, garantire condizioni di partenza e opportunità eguali per tutti, una giustizia che sia davvero giusta e
così via. Ma soprattutto governare avendo presenti non solo gli elettori di oggi ma i cittadini e gli uomini di domani e diffondere una coscienza civile che solo la scuola e l'università possono aiutare a formare.

Anonimo ha detto...

Qualunque coalizione di Governo formata da partiti diversi, la Storia ce lo insegna, subisce la necessità di dare visibilità elettorale ai diversi membri della coalizione stessa; i partiti. Se pensiamo alla famosa staffetta tra Craxi-De Mita, dove il PSI si proponeva come Sinistra di Governo ed era contemporaneamente alleato e concorrente della DC. Gli attriti tra Lega e 5Stelle saranno “fisiologici”. Che poi a livello globale la deideologizzazione valoriale della politica e della sua comunicazione sia una attività in atto, credo sia visibile e condivisibile da tutti. Il panorama italiano, a mio avviso, ha alcune caratteristiche tutte sue. Provo a sintetizzare per slogan, giusto per dare un filo logico al discorso. Dal crollo delle ideologie, che potrei convenzionalmente datare al 1989 (muro d i Berlino), abbiamo avuto un ventennio caratterizzato dal Berlusconismo (con pregi e difetti) che potrei riassumere in questo modo: “lasciatemi fare ed avvererò i vostri sogni”. Contrapposto al sogno berlusconiano abbiamo avuto Prodi con la politica “ulivista” (differenziata i tutti i suoi ramoscelli) riassumibile in questo slogan: “tutti insieme ce la facciamo”. In considerazione del fatto che Berlusconi NON è riuscito a trasformare i “sogni … in solide realtà” e che l’Ulivo non era una coalizione dei “tuttinsieme” ma al massimo dei “tutti-contro-tutti”, arriviamo al Governo Monti. L’unico che non dovendo “pagare” il ticket del consenso popolare per essere rieletto, ha usato il machete per ridimensionare le false promesse di prosperità e le “cattive” abitudini italiche a vivere al disopra delle concrete possibilità socio-economiche. Il superamento dell’ideologia è visibile già nel Renzismo. Il PdC e Segretario del PD ha attuato una politica che voleva provare a realizzare molti dei “sogni” berlusconiani. Arriviamo ai giorni nostri. La Lega, con estremo pragmatismo e con una buona classe di amministratori locali capaci, credibili e radicati sul territorio, ha espresso una efficacissima opposizione al Renzismo; ovvero ha SEMPRE preso la posizione esattamente contraria a quella di Renzi; raccogliendo in modo scientifico il consenso di ogni singolo elettore deluso. Abbandonato il mantra “Padania Libera”, ha iniziato ad indicare l’Euro e l’Europa come il nemico comune esterno alla felicità nazional-sovranista. Caduto l’appeal del NO-Euro, ha indicato la sicurezza dei cittadini, messa in discussione prima dai ROM, poi dall’immigrazione clandestina e “delinquente”. I 5 Stelle invece hanno semplificato il discorso politico proponendo una propaganda ancora più basica. Non riusciamo a realizzare la “felicità” di tutti perché sono le persone che “usurpano” il potere (popolare) ad impedircelo. L’economia va male? Le amministrazioni sono inefficienti? Gli impiegati pubblici hanno una redditività ed una produttività da terzo mondo? Sempre colpa della Casta e dei suoi privilegi. L’IDEM sentire che ha permesso la coalizione “gialloverde” di nascere è dovuta alla convergenza di due fattori: la Lega si opponeva sempre e comunque a Renzi; i 5 Stelle si opponevano sempre e comunque a chi governa. Renzi stava al governo… trovata l’intesa. Quello che mi preoccupa è la SEMPLIFICAZIONE del messaggio e delle soluzioni proposte. Ogni volta che qualcuno si propone di risolvere problemi di grande complessità con soluzioni facili e “semplici”, poi la conseguenza è una grande “presa… in giro”. Mi stupisco del fatto che con una sempre crescente scolarizzazione, con un evidente ampliamento all’accesso delle informazioni, con una quasi totale libertà di dibattito/confronto/approfondimento, l’elettorato italiano si comporta molto più “emotivamente”, nelle scelte elettorali, di come si comportava negli anni ’70. Si è perso il “gusto” della complessità. Si vuole la risposta semplice ed immediata. Ti dà fastidio il TAV perché abiti in Val Susa? Via il TAV. Ti infastidisce il rigassificatore in Puglia perché sei pugliese? Via la TAP. Ti danno fastidio i ROM (oggettivamente incompatibili col modello cultural-comportamentale occidentale)? Ruspa. Che problema c’è?

roberto ha detto...


Rispondo a GMG:

In passato la destra si distingueva dalla sinistra perché rappresentava e tutelava soprattutto le istanze dei detentori di capitale, grandi e piccoli( i "padroni" e i"padroncini") mentre la sinistra tutelava soprattutto gli interessi dei lavoratori: da un lato c'erano i forti e dall'altro i deboli. Con la globalizzazione tutto è cambiato: i padroni e soprattutto i padroncini sono stati spiazzati dalla concorrenza irresistibile di multinazionali occidentali e asiatiche, che si avvalevano, a seconda dei casi, di delocalizzazioni in Paesi a baso costo del lavoro, dumping, protezioni di Stato, evasone fiscale, ecc, mentre predicavano a tutto il mondo le virtù del libero scambio. Così, in Paesi come il nostro, anche i forti di un tempo sono diventati deboli e le carte si sono rimescolate: Lega e Cinque Stelle hanno percepito il problema e si sono posti a tutela dei deboli, altri non l'hanno capito e si sono schierati, magari a loro insaputa, con gli oligopoli transnazionali, che corrispondono, in campo economico, al concetto di "Alto". Nel "Basso" ci sono soggetti diversi: la Lega
è più vicina, ad esempio, alla categoria delle "partite IVA", i Cinque Stelle ai "precari", ma entrambi sono dalla parte di coloro che, in maggiore o minore misura si sentono esclusi o vessati.
Condivido alcuni tuoi dubbi sui Cinque Stelle:sono una porta d'ingresso ma hanno molte ambiguità e contraddizion) ma non credo che potranno produrr ela spaccatura con la Lega e al proprio interno, se riusciranno a segnalar


roberto ha detto...

la precedente risposta aGMG è stata pubblicata incompleta: la intgroe la concludo:

....se riusciranno a segnalare, con fatti concreto anche piccoli, l'avvio di un processo, ormai ineludibile, di cambiamento della situazione insostenibile per cui i cittadini votano le forze politiche ma poi queste, divenute governo, non possono agire concretamente sui parametri opportuni per dare risposta alle aspettative.

roberto ha detto...


Rispondo a Carlo Giulio Lorenzetti:

Caro Carlo Giulio,
si può certamente dubitare della capacità delle attuali forze di governo di perseguire i loro obiettivi ma è necessario, per giudicarne l'azione, uscire un pò dagli schemi abituali. Come ho scritto nell'integrazione alla risposta data a GMG, gli elettori aspettano segnali, anche piccoli, di cambiamento e, aggiungo, devono riguardare il modello di sviluppo, che non sta più in piedi. E' per questo che, in precedenti post, ho parlato di un passaggio dal "globalismo" al "sovranismo ben temperato" come prospettiva per iprossimi trenta anni.
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...


Rispondo a Anonimo - Unknowsn che in realtà è Matteo Zambelli, come lui stesso mi ha segnalato:

Trovo stimolante la tua articolata analisi e in particolare le considerazioni sulla ricerca ossessiva del consenso, cui si deve, fra l'altro, la crescita smisurata del nostro debito pubblico. Questo problema, come dici, è presente anche per l'attuale coalizione di governo e potrebbe spingerla a comportamenti azzardati e semplicistici tali da acuire il peso del debito e sminuire la nostra credibilità a livello internazionale.
Ritengo che ciò che ha unito i leghisti e i pentastellati, oltre al fattore da te citato
( convergenza del sentimento antirenziano dei primi e di quello antigovernativo dei secondi) sia stata anche la comune attenzione a ciò che avviene nel Paese reale ( tramite il territorio per i primi e la rete per i secondi) attenzione inesistente e tuttora latitante in altre forze politiche che contnuano a riferirsi a un mondo che non esiste più.

Unknown ha detto...

Trovo molto chiarificatrice la tua espressione "sopra / sotto" per indicare le aree politiche in competizione. Questa espressione ben si sposa con quanto andavo analizzando volendo dare una definizione di "populismo". Ho pensato che i cittadini possono essere divisi in due gruppi, quelli che partecipano alla gestione del Paese e quelli che non partecipano. Questi ultimi sono i cittadini normali, che osservano e giudicano le cose partendo dal vissuto di tutti i giorni: la spesa, la sicurezza, la casa, il lavoro, i privilegi degli altri e le fatiche proprie, le "mangiatoie" intorno ai lavori pubblici, ... Questo è il "popolo", e chi ne difende gli interessi quotidiani è populista e lavora per l'area "di sotto" di quelle che dicevi tu. Il governo pentaleghista sta adesso operando proprio in chiave di lotta contro i privilegi (i vitalizi, l'aereo di Renzi, il taglio delle pensioni d'oro, il taglio delle grandi opere, ecc.) e di tutela del popolo (lotta contro l'immigrazione clandestina, quota 100 per le pensioni, decreto dignitá, ecc.) perché questi sono i temi piú visibili "dal basso" e quindi piú importanti.
Ció che osservo io è che la visione dal basso genera un elenco di istanze concrete alle volte di facile risposta ma alle volte scoordinate, contadditorie e prive di prospettiva; alle volte la parte visibile "dal basso" di un certo problema è frutto di cause lontane e lente da correggere e di cui occorre avere consapevolezza: il populista, che guarda solo il basso e si nutre delle proprie ideologie, rifiuta questi nessi causali e prospettici e li sostituisce con "la volontá politica" o con l'ostilitá dei "poteri forti": cosí non sa pronunciarsi sui vaccini, sulla tav, sull'illva, sullo spread, sul vincolo del 3%, sul debito pubblico, sullo sviluppo industriale, sull'Europa ... rischiando di alimentare per inconsapevolezza e miopia i fenomeni i cui effetti vorrebbe invece correggere.

Su questo terreno l'opposizione puó aver spazi, purché sviluppi una sua convicente "vista dal basso" e una sua convincente visione prospettica.

Quanto alle previsioni sulla durata del governo, Roberto, sono d'accordo con te. A meno che, come dici tu, accecati dal successo e dalle proprie ideologie, procurino danni o assenza di risposte efficaci al loro stesso elettorato.

Quanto alle considerazioni sull" "unito" come contrapposto al "partito" sono incuriosito anch'io. Ti ricordi come qualcuno reagiva all'ipotesi di accordi PD - FI?

Giorgio


Vittorio Bossi ha detto...


Buon giorno Roberto,

un pensiero, il cambiamento sarà effettivo quando si farà una seria - SPENDING REVIEW- che sarà necessariamente il motore per realizzare i programmi di governo, in Italia se non ricordo male la CORTE DEI CONTI ha stimato circa 8 mld di sprechi all'anno, in aggiunta 70/80 mld di evasione fiscale, se poi leviamo i privilegi quali i doppi incarichi di alte cariche dello stato, gli enti inutili che devono essere tagliati, le gestioni allegre di regioni (SICILIA su tutte), l'accorpamento dei piccoli comuni (in Italia più di 8000...) ecco un piccolo esempio di come l'Italia cambierebbe se realizzasse almeno una parte di queste assurdità, e per ultimo nonostante tutto questo scenario abbiamo il coraggio di chiedere all'Europa uno sforamento del patto di solidarietà?

Vedremo e soprattutto giudicheremo in base ai fatti,

Buone vacanze Vittorio

roberto ha detto...


Rispondo a Giorgio Calderaro:

Hai fatto un quadro efficace delle aspettativesimboliche e concrete, in parte contradditorie, del popolo, e delle risposte molto dirette e a volte semplicistiche delle forze populiste. ed hai toccato un punto chiave: le forze che vogliono fare opposizione non possono prescindere da una "visione dal basso". Coloro che continuerranno a seguire le logiche portate avanti da chi sta davvero in alto avranno un ruolo marginale nella competizione politica. E' anche vero che i limiti mostrati dalle forze populiste lasciano spazio a forze dotate di una maggiore visione prospettica. In ogni caso la carta vincente sarà la capacità di sintesi fra istanze diverse e non più il tentativo di far prevalere le proposte di una sola parte.
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...


Risponso a Vittorio Bossi:

Ciaoo Vittorio,

la spending review sarebbe la via maestra non solo per recuperare risorse economiche ma anche per affermare un principio base di giustizia sociale: il buon uso dei soldi dei cittadini.
Per ora il governo pentaleghista ha avviato alcune misure (taglio dei vitalizi, dismissione dell'aereo presidenziale, ecc.) che hanno scarso peso economico ma un indubbio valore simbolico. Se si fermerà a cose di questo tipo, vorrà dire che ha un intento propagandistico e ciò ne ridurrà la credibilità;se andrà più al sodo, vincendo le indubbie resistenze dei detentori di rendite di posizione, dimostrerà di volere un cambiamento reale.
Stiamo a vedere gli sviluppi. Per ora lascerei il giudizio in sospeso.
Buone vacanze anche a te.
Roberto

Matteo Zambelli ha detto...

Esiste un problema centrale riguardante la spending review, ed in generale tutte quelle misure di rispetto delle regole di mercato che dovrebbero obbligare l’Italia ad una accelerazione verso l’efficienza produttiva e la diminuzione della spesa (pubblica). Premetto che il principio di rimodulazione ed efficientamento della spesa pubblica è sacrosanto e doveroso. Chiederei, ai sostenitori (ripeto: virtuosi) della Spending Review (che da adesso abbrevio in SR), se hanno pensato all’impatto che avrebbe sull’economia locale e sull’impiego in particolar nel Sud dell’Italia. Faccio un esempio per chiarire il problema. Un siringa alla sanità lombarda costa X. A quella campana costa 5X. Assurdo, ovviamente; ma chiediamoci dove vanno a finire quelle 4X di differenziale di costo. Corruzione? Sicuramente. Accumulo di patrimonio nella classe imprenditoriale campana? Possibile, ma non vedo molto gli esempi di una classe imprenditoriale borghese che cresce a dismisura sulla Spesa Pubblica. Il mio timore è che una gran parte di quelle 4X vada a mantenere in vita aziende che SENZA quel differenziale di prezzo NON riuscirebbe a rimanere sul mercato. Per poter vendere una siringa a x €, bisogna saperla produrre ad un costo inferiore; il che significa, in termini economici, avere sistemi di produzione moderni, competenze elevate in ricerca e sviluppo, personale altamente qualificato che sappia far funzionare macchinari e linee di produzione automatizzate (ind 4.0?). Il paradosso della spesa centralizzata, che teoricamente potrebbe ridurre i costi di approvvigionamento attraverso economie di scala e costi di acquisto competitivi, è questo. La sanità riduce i costi acquistando beni (e servizi) da aziende che vendono (e che quindi SANNO PRODURRE) a costi competitivi. Molte aziende che a quel livello di efficienza NON sono in grado di arrivare, dovrebbero chiudere. Licenziando. Questo concetto è ancor più facilmente identificabile nel famoso paradosso del forestale Siculo/Calabrese. Con 20.000 forestali in Sicilia, le foreste della Trinacria hanno 5 volte i controllori delle foreste dell’intero Canada (confrontate superficie e dimensioni!). Riduciamo quello che viene definito SPRECO, mentre in realtà è effettivamente un sistema di TRASFERIMENTI di denaro dal Nord al Sud del paese. Una volta diminuiti a 3.000 unità, COSA facciamo fare a 17.000 ex forestali siciliani? Come gli facciamo mantenere la famiglia, a 17.000 individui disoccupati? Concludo ripetendo che la SR è doverosa e necessaria; ma ancora nessuna delle forze politiche che promette di effettuarla, ha mai avuto il coraggio di affrontare questo aspetto. Forse è proprio per questo che nessuno ha ancora fatto seriamente la SR.

roberto ha detto...

In una economia sociale di mercato, quale dovrebbe essere la nostra, dovrebbero stare nel mercato solo le aziende competitive ma i lavoratori non possono essere lasciati soli ad affrontarne le conseguenze.
Se un'azienda non ce la fa dovrebbe essere ceduta a chi è capace di risanarla o riconvertirla (tipo Embraco)anche puntando sul "buy out", cioè la cessione a dipendnti tramite finanziamenti agevolati. Se ciò non è possibile, va chiusa.
Per i lavoratori si può procedere in vari modi, fra loro complemenatari

- fsacilitare la ricerca di un nuovo impiego tramite un meccanismo che renda possibili l'incontro fra domanda e offerta. E? vero che in Italia c'è disoccupazione ma ci sono anche settori (ad es: il meccanico e quello turistico) che hanno un'etrema difficoltà a trovare lavoratori qualificati e disponibili (molti rifiutano impieghi nel turismo perché si lavora anche nei festici e con orari particolari). C'è anche una cronica carenza di artigiani in tutta Italia. Bene ha fatto il nuovo governo a porre la rivitalizzazione dei centri per l'impiego al primo posto del suo impegno per il lavoro.

- favorire la riconversione professionale dei lavoratori in esubero, attraverso percorsi formativi qualificati accompagnati da periodiche valutazioni dei risultati di apprendimento e di assiduità nella partecipazione

- dare assistenza finanziaria nelle fasi di transizione per le esigenze familiari e per l'eventuale avvio di attività in proprio o di partecipazione a possibili "buy out"

Ciò che non si può fare è tenere in vita imprese decotte solo per salvare posti di lavoro (come Alitalia, in cui lo Stato ha bruciato oltre 10 miliardi in 10 anni):
Neppure è tollerabile il trasferimento di risorse mascherato da falso lavoro (vedi i forestali)perché è altamente diseducativo e può produrre conseguenza nefaste (alcuni forestali davano fuoco ai boschi per giustificare il proprio "lavoro"): il lavoro è una cosa, l'asssistena, che pure ci vuole in vari casi, è un'altra.
Potrei continuare ma, per ora, mi fermo qui.
Roberto

Unknown ha detto...

Matteo il tuo commento induce al non possiamo fare molto sulla SR perché gli effetti collaterali sarebbero politicamente ingestibile. Alcuni esempi per potere partire con tagli realizzabili
Tetto stipendi (anche per la magistratura) doppi impieghi alte cariche e consulenze (toccato l'egoismo nessun licenziamento) Taglio auto blu programma da realizzare in 3 anni Aste per prodotti sanitari no massimo ribasso Ricetta Marchionne nella pubblica amministrazione ridurre processi decisionali per atti pubblici
Concludo perché il tema è indubbiamente complesso ma p.f. partiamo dal punto che come è ora impostato il sistema non funziona è caro ed inefficiente è necessaria una svolta e una scossa non possiamo fermare il cambiamento per l'azienda inefficiente o vetusta che non può competere sennò diciamo chiaramente che in Italia non si può cambiare nulla

roberto ha detto...


Segnalo che il precedente commento è di Vittorio Bossi, che ha introdotto in un intervento recente il tema della spending review.

Unknown ha detto...

Ciao Roberto, grazie per l'analisi sempre precisa, che condivido. Ti auguro buone vacanze e buon Ferragosto!
Ciao. Eddi

roberto ha detto...


Ciao Eddi,
ti ringrazio per l'apprezamento e ricambio vivissimi auguri.

Roberto