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venerdì 24 agosto 2018

Le vergogne intorno al ponte crollato

Elenco le principali magagne che, al di là degli aspetti tecnici oggetto d’indagine,  hanno concorso a causare il dramma di Genova e che potrebbero rendere più difficile fare giustizia e rinnovare le necessarie infrastrutture. Ne traggo poi alcune conclusioni in base alla forma “ sotto / sopra” che ho indicato nel precedente post come chiave di lettura necessaria per capire quanto sta avvenendo.
 
1 – Lo Stato ha abdicato alle sue funzioni essenziali di gestione e controllo a netto favore dei privati
Come risulta dalla parte pubblica della convenzione con Autostrade per l’Italia è stato ceduto a questa società un autentico monopolio a condizioni economiche per essa vantaggiosissime, tali da eliminare, come ha detto l’ex Ministro alle Infrastrutture Lupi, il rischio d’impresa (ad esempio la clausola aberrante che aumenta automaticamente le tariffe se il traffico diminuisce, come avvenuto nel periodo più acuto della crisi economica). C’è poi una parte assurdamente secretata    ( gli allegati) in un accordo che dovrebbe essere all’insegna della massima trasparenza . L’ex Ministro alle Infrastrutture Di Pietro, che ha sottoscritto la convenzione, ha affermato di non essere l’autore della secretazione ed ha fatto un appello affinché si indaghi su chi ha l’ha decisa, per quali motivi e con quale atto formale. Mi unisco a questa richiesta rivolta all’attuale Ministro competente Toninelli che si è dichiarato favorevole alla desecretazione ed  ha giustamente affermato “è inconcepibile che una tragedia del genere rimanga senza sanzioni esemplari”. Esse dovrebbero riguardare  non solo il concessionario, ma anche chi, a livello istituzionale, ne avesse consentito omissioni e iniziative improprie o tardive. Toninelli ha aggiunto, a proposito di possibili scambi di favori fra concessionari e politica,  che possono essere alla base della scarsa trasparenza degli accordi: “Ci sono finanziamenti ai partiti alla luce del sole di cui tutti sanno e poi valzer di poltrone che hanno interessato gli ultimi governi. Ma poi ci sono bilanci segreti di molte fondazioni politiche, in cui sarebbe interessante andare a mettere il naso”.
In merito all’abdicazione dello Stato alla funzione di controllo, riporto alcuni passaggi di un’intervista rilasciata dal procuratore della Repubblica di Genova Cozzi cui competono le indagini sul caso: “ho qualche difficoltà ad accettare l’idea che il tema della sicurezza pubblica stradale sia rimesso nelle mani dei privati. La filosofia del nostro sistema vede oggi uno Stato espropriato dei suoi poteri, una sorta di proprietario assenteista che ha abdicato al ruolo di garante della sicurezza. Come se avesse detto al privato: veditela tu………….Cercheremo di capire quali sono esattamente i poteri degli organi di controllo del ministero anche se temo che siano molto blandi. Il concessionario è come se fosse diventato il proprietario  delle autostrade, non l’inquilino che deve gestirle.. Se la suona e se la canta, decide che spese fare, quando intervenire, fa  controlli periodici sulla rete che gestisce…”.
Richiesto di dire se è d’accordo che le pene previste per i reati presi in considerazione siano risibili, ha risposto: “ Purtroppo sì. Per esempio la pena del disastro va da uno a cinque anni.. Un anno, come il furto in abitazione ….”.
Per prevenire altri disastri, sarà necessario mettere mano alle lerggi e prevedere pene  più congrue. Altrimenti c’è il rischio che la tragedia si trasformi in una beffa, come già avvenuto in passato per altri  eventi in cui nessuno ha pagato.

2 -  Autostrade per l’Italia ha consapevolmente messo a repentaglio la vita degli utenti autostradali per aumentare i suoi profitti.
I difetti del Ponte Morandi erano ben noti fino dagli anni 70 tanto che il suo progettista aveva indicato una serie di manutenzioni indispensabili ed erano stati certificati da appositi studi negli anni 90  e poi nel 2001 e nel 2017. Ma di fronte alle esplicite richieste dei cittadini e delle autorità locali, la Società aveva sempre minimizzato i problemi e dato rassicurazioni.
Fra le parti secretate della convenzione fra la Società e il Ministero dei Trasporti vi sono i piani finanziari per le manutenzioni e gli investimenti sui quali nessun controllo viene di fatto esercitato e/o reso pubblico. Nel 2017 a fronte di spese di manutenzione calanti la Società ha registrato un utile netto di 980 milioni di euro, con un’incidenza sul fatturato di quasi il 30%, fra le maggiori al mondo.
L’investimento fatto nel 2003 da Atlantia, la Società che controlla Autostrade per l’Italia,  per passare dal 30% del capitale all’84% è stato ripagato in soli tre anni dagli utili conseguiti.
Il Direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, Roberto Cingolani, che percorreva da 15 anni  per ragioni di lavoro il ponte Morandi più volte al giorno ha detto: “  Da quando sono arrivato sento parlare del Morandi come di un ponte inadeguato perché progettato per traffici inferiori e mezzi più leggeri …….   Ora che è accaduta una catastrofe epocale scopro che i ponti fatti con la stessa tecnologia e dallo stesso ingegnere erano 6 o 7 e sono tutti chiusi o crollati. La scuola di ingegneria di Genova, che è di assoluto livello, già negli anni Novanta diceva che il Morandi era pericoloso. Ci hanno mandato a rischiare la pelle ogni giorno, pagando un pedaggio?”.

3 – Presunti esperti di varia estrazione hanno cercato di fermare l’azione sanzionatoria del Governo verso il concessionario palesemente inadempiente
Sul versante economico è stato espresso dalla Consob un parere circa l’inopportunità di turbare i mercati, essendo Atlantia una società quotata. Un imprenditore esponente di Confindustria, Paolo Scudieri, ha detto che questo Governo, ipotizzando la revoca della concessione,  è irresponsabile e  pericoloso, precisando: “Siamo davanti all’aggravarsi di una situazione anti imprenditoriale senza precedenti: c’è troppa leggerezza e superficialità”. Evidentemente, a chi ragiona solo con il portafoglio proprio e altrui, poco importa della sicurezza dei cittadini e della responsabilità di chi la mette a rischio.
Ciò dimostra anche l’inopportunità di mettere in mani private il bene pubblico.
Sul  versante giuridico, è stato da più parti espressa l’idea che prima di agire il governo debba attendere i risultati delle indagini e le sentenze dei magistrati. E’ un approccio aberrante, frutto della storica  e distorta subordinazione della politica e delle istituzioni dello Stato rispetto al potere giudiziario, quasi che il potere esecutivo non possedesse facoltà decisionali autonome e dovesse aspettare il placet dei giudici. Il potere sanzionatorio del concedente rispetto al concessionario è previsto dal Codice civile, da quello degli appalti e, nello specifico, dall’art 7 della Convenzione fra Ministero e Autostrade per l’Italia.
Va anche detto che le indagini  avviate a Genova mirano ad accertare le responsabilità penali del disastro e che “la responsabilità penale è personale”, riguarda cioè gli individui, mentre l‘accertamento delle responsabilità della società Autostrade per l’Italia in quanto concesssionaria, sono di competenza del Ministero, non della magistratura, alla quale eventualmente la società potrà rivolgersi in caso di revoca. Dato che questi principi  sono ovviamente  ben noti ai giuristi, c’è da domandarsi per quale motivo il Presidente emerito della Consulta ed ex Ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick abbia parlato addirittura, a proposito dell’iniziativa di revoca,  di  “un tentativo di disapplicare la Carta costituzionale” ed abbia affermato “ mi lascia perplesso l’assunzione di un ruolo molto autoritario e di dogmatica condanna preventiva, fra l’altro sostituendosi alla autorità giudiziaria”. In realtà, lo ripeto, non c’è alcuna sostituzione ma solo l’esercizio del potere  valutativo e sanzionatorio che compete all’esecutivo in base alle leggi vigenti.

4-  Conclusioni
Le privatizzazioni  favoriscono il grande capitale e spesso non portano benefici agli utenti ( si veda, a titolo di esempio, la concorrenza puramente fittizia nei servizi di acqua, luce e gas e nel settore telefonico, dove gli operatori fanno il bello e il cattivo tempo con accordi di cartello e la benevola negligenza delle Autorità di controllo). Non possono quindi essere considerate azioni di sinistra , eppure sono state realizzate in Italia da governi di centro-sinistra. La convenzione con Autostrade per l’Italia è stata attivata dal Governo D’Alema e modificata dai governi Prodi e Letta.
L’apparente contraddizione si scioglie se si adotta la forma “sotto/sopra” perché, con tutta evidenza, il maggiore partito della sinistra ha sposato da un paio di decenni l’ideologia del globalismo, del liberismo ad oltranza, della flessibilità del lavoro che aumenta la competitività delle imprese  ma precarizza la situazione economica dei più. Si è collocato quindi a supporto di chi sta “sopra” ed ha lasciato un enorme spazio vuoto, che è stato occupato da forze totalmente o parzialmente nuove che non solo hanno colto il profondo disagio di chi sta “sotto”, ma hanno capito che, in un periodo di rapida ed estrema concentrazione della ricchezza e del potere, si ritrovavano “sotto” anche ampie fasce imprenditoriali e professionali e  categorie più vaste come gli utenti di servizi pubblici, fra cui quello autostradale.  Oggi quindi il PD è diffusamente percepito come l’ ”amico  dei potenti” ed a ciò si deve il suo tracollo elettorale ed anche i fischi che il suo Segretario ha ricevuto al funerale delle vittime del ponte.
Come ha ben scritto Massimo Gramellini in merito a quanto avvenuto al funerale : “ Il bersaglio della rabbia non è dunque lo Stato ma la politica che si fa dare ordini dalla finanza, ne subisce il fascino e ha pero il contatto con la realtà quotidiana dei suoi elettori”:
E’ su questo che le forze di sinistra devono riflettere: la notizia  che PD e LEU  mostrano aperture all’ipotesi di nazionalizzazione delle autostrade indica che forse hanno iniziato a farlo.

32 commenti:

L. SGARBI ha detto...

Ho lavorato per 44 anni (di cui 35 come responsabile)su dei cantieri di cemento armato ed ben altri. In generale una grande opera (ma anche piccola)
ha un controllo molto accurato ogni 30 anni. Tuttavia ne ho viste di tutti i colori: calcestruzzo con armature "dimenticate" o ancora con l'aspetto "grasso" ma a 3mesi era ancora a 70 kg ovvero un cm3 si schiacciava a 70kg invece di 350-400kg.
Qui rimango a bocca aperta....aspetto le conclusioni!

GMG ha detto...

Il problema non riguarda solo le concessioni dal pubblico al privato, ma tutte le cosiddette terziarizzazioni. Da anni tutte le grandi aziende, manifatturiere o di servizi, affidano a terzi funzioni di gestione post vendita, come l'assistenza in garanzia o le manutenzioni. La gestione di queste fasi ricade completamente sull'utente/cliente. Questo aspetto del mercato andrebbe approfondito. Mi sembra invece che i vari soggetti oggi implicati affrontino l'argomento come si trattasse di un singolo caso di malaffare, traendone vantaggio di immagine anziché vantaggio di tutti

roberto ha detto...


Rispondo a Sgarbi:
Mi pare che le tue valutazioni "da tecnico" confermino che c'è in giro poca serietà come dimostra, al limite, il caso del ponte crollato in Sicilia una settimana dopo l'inaugurazione.
Il nuovo governo esmbra che si muova nell'ottica di ripristinare o stabilire un adeguato livello di controlli e di sanzioni per chi risulta inadempiente.
Di fronte alle vicende genovesi anch'io rimango a bocca aperta. Vediamo le conclusioni delle indagini ministeriali e giudiziarie.

roberto ha detto...


Rispondo a GMG:

Sono d'accordo circa i problemi derivanti dalla terziarizzazione ed aggiungo che ciò vale anche per i subappalti per l'esecuzione dei lavori, dati ad imprese non sempre qualificate. Un approfondimento sarebbe certamente opportuno.

Unknown ha detto...

ciao Roberto, come al solito la tua analisi non fa una piega. Sono esterefatta nel vedere in TV tanta malafede e ipocrisia e spero che la concessione sia revocata al più presto e i responsabili di tanto menefreghismo paghino per le loro colpe.
Ciao!
eddi

Paola BERNETTI ha detto...

Secondo me il governo ha preferito abdicare ai suoi poteri(e doveri) per ignavia e magari per consapevolezza della propria incapacità che avrebbe rappresentato un rischio: della serie chi me lo fa fare tipico degli impiegati pubblici, evidentemente anche ai vertici. Non credo che se il ponte Morandi fosse stato sotto responsabilità dello stato, ovvero non in concessione, non sarebbe caduto.

Unknown ha detto...

Per quanto allibito da quanto successo, confido che il nostro sistema giudiziario abbia tutti i requisiti per poter ottenere giustizia nei confronti di Autostrade sia dal punto di vista civile che penale. Moretti, FS, è stato condannato a 7 anni (e assicuro, per aver fatto consulenza in quegli anni a Ferrovie, che le eventuali colpe di Moretti sono assolutamente lievi rispetto a quelle della dirigenza Autostrade). Qui ci sono premesse per condanne esemplari. Vediamo.

Dal punto di vista civilistico poi ci sono tutti gli strumenti per ottenere i maxi risarcimenti auspicabili, sia alle persone che agli enti interessati.

Non sono certo che la revoca della concessione sia legittima e soprattutto che sia la migliore strada da percorrere dal punto di vista civilistico. Deve essere perseguita la strada che risulta più confacente all'interesse generale.

Certo che il sistema delle concessioni deve cambiare, che lo Stato deve essere messo in grado di controllare e verificare.


L'azienda si difende come può. Non c'è da scandalizzarsi. Tutti hanno diritto alla difesa. Consob da parte sua porta solo l'attenzione sul tema degli annunci pubblici, poiché siamo in presenza di una società quotata. Il Governo può prendere le decisioni che ritiene più opportune, e una volta prese le annunci. E' inopportuno invece rilasciare annunci intempestivi, poco chiari e mutevoli. E' chiaro che ci sarà un contenzioso che durerà decenni.

Anonimo ha detto...

Le analisi ed i commenti sono totalmente condivisibili. Peccato che le pecche costate a vittime innocenti, siano state focalizzate siano state tardivamente e prevalentemente sulle tecniche per garantire la stabilità, quindi la sicurezza dei passeggeri, senza considerare il flusso del traffico previsto 50/60 anni fa, in crescita del 30%. In realtà, leggendo i giornali il traffico su gomma è salito del 300%. Il Ministero delle Infrastrutture e il Concessionario non potevano non conoscere i dati. Da 5/10 anni si vedono nelle nostre Autostrade più TIR che vetture civili. imperdonabile non correlare l’obsoloescenza delle infrastrutture alla esplosione dei camion con rimorchi. Chi mai, media compresi, hanno denuncuato una anomalia così macroscopiche alle funzioni ministeriali, Interni in primis. Chi si occupa di spiegare questo traffico con targhe di Europa dell’Est? Cosa trasportano? Sono bloccati dalla Polizia Stradale per i controlli? Cosa rilevano i controlli? Da dove vengono e dove vanno? La pubblica opinione, appena emergono le prime verità, non potrà accontentarsi di un fulmine cattivo o un ponte esausto per il cemento usurato o I tondini arrugginiti. Bisogna far luce su chi ha tollerato questo traffico pesante sempre in colonna giorno e notte, senza dire BASTA!

roberto ha detto...


Rispondo a Edvige Cambiaghi:
Cara Eddi,
condivido il tuo pensiero : malgrado l'evidenza, il Dirigente della tratta genovese di Autostrade per l?Italia continua a dire che, in base ai loro controlli, non esistevano motivi urgenti di allarme. Se non è malafede, certamente inadeguatezza. Perciò non si deve ascoltare chi, come Ferruccio de Bortoli, in un editoriale sul Corriere, inneggia allo "spirito di Genova" (essere uniti nello sforzo di rilancio) per proporre, fra le righe, di trovare un compromesso con chi ha sbagliato.

roberto ha detto...


Rispondo a Paola Bernetti:
la tua ipotesi dello scariabarile è intrigante. Va detto, però, che l'ANAS, che gestisce 17000 Km di strade statali e oltre 2000 Km di Autostrade non è mai incorsa in problemi così macroscopici. Aggiungo anche che, non esssendo possibile avere gestori in concorrenza nelle strade, esse non dovrebbero mai essere cedute a privati, che fanno prevalere i loro interessi su quelli collettivvi.

roberto ha detto...


Rispondo a Unknown:

condivido l'idea che si debba lasciar lavorare i magistrati ma ritengo che altrettanto si debba fare per il Governo. Spesso in passato i nostri governi hanno rinunciato ad esercitare il potere esecutivo che deriva dalla Costituzione e dalle leggi ordinarie, per varie ragioni più o meno commendevoli. Ora ne abbiamo uno che non si tira indietro. Forse, come dici, esagera un pò con gli annunci e non sempre le sue voci sono concordanti, ma è apprezzabile che abbia deciso di smetterla con l'ipocrisia e con l'opacità che prevalevano in precedenza.
Sulla qualità delle decisioni giudicheremo più avanti.

roberto ha detto...


Rispondo a Anonimo:

quando è stato costruito il ponte Morandi circolavano in Italia 4 milioni di vetture, oggi ne circolano 40 e il nodo di Genova è uno dei più trafficati per via del porto. Inoltre non esisteva il grande traffico pesante internazionale che hai citato e che si somma a quello nazionale. Certamente, sia la Società Autostrade che il Ministero sapevano come stavano le cose, ma la "macchina del profitto" punta intrinsecamente a trovare soluzioni tampone per non penalizzare, di fronte agli azionisti e ai mercati azionari, le performnce aziendali.
I controllori pubblici sono stati depotenziati e la combinazione dei due fattori porta necessariamente al disastro.
Ora è davvero l'ora di cambiare e i cittadini devono osservare attentamente come si muovono i partiti di maggioranza e di opposizione su questo tema primario, per inviare opportuni messaggi alle forze politiche e fare poi scelte elettorali appropriate.



Dario Lodi ha detto...

Caro Roberto,

troppa corruzione, troppa incuria, menefreghismo. Vale per il privato come per il pubblico. Non esiste moralità, serietà: prova numero uno, la pochezza generale dei politici. Non siamo capaci, né vogliamo farlo, di creare una classe politica decente. Ciao,

Dario

roberto ha detto...


Caro Dario,

nella risposta al commento di Sgarbi, ho citato il problema della mancanza di serietà su cui sono quindi d'accordo con te, così come sul tema della corruzione. Ma a me non piace fare di tutta l'erba un fascio.
Come tu stesso hai notato in altre occasioni,i Cinque Stelle non sono, almeno finora, incappati in vicende di corruzione; inoltre hanno dimostrato, partendo da una totale impreparazione, buone capacità di apprendimento. La Legs,che in passato ha vuto problemi per lo scorretto uso dei finanziamenti pubbliici, ha mostrato, con il salto dalla posizione localistica a quella nazionale, una grande abilità di cogliere i disagi sentiti da molti cittadini.
Ciao.
Roberto

Unknown ha detto...

Le considerazioni contenute nell' articolo sono interessanti. Il tema della progettazione interna nella P.a. trascurata a favore dei privati ha un valore strategico per dare più qualità al ruolo del settore pubblico.

Unknown ha detto...

Tuttavia sbaglia profondamente il presidente Conte quando afferma che la concessione autostradale va revocata perché non si possono aspettare i tempi della giustizia penale. Se questo è l'avvocato del popolo italiano, aridatece Cirino Pomicino!

roberto ha detto...


Non capisco perché, a tuo avviso, Conte sbaglia; ti pregherei di chiarire.
Come ho cercato di spiegare nel post non c'è, nel nostro ordinamento giuridico, alcuna subordinazione del potere esecutivo a quello giudiziario (nè viceversa) anche se nei fatti, dopo Tangentopoli, i politici si sono spesso accodati agli imperativi di una giustizia che invadeva il campo politico pretendendo di legiferare in modo surrettizio.
Il potere esecutivo, cioè il governo nelle sue varie articolazioni ministeriali ha poteri del tutto autonomi, fra cui quello di sanzionare i concessionari inadempientii, i quali possono ovviamente ricorrere contro le decisioni del governo sia in sede amministrativa che civile.

Fulvia Steardo ha detto...

Concordo pienamente con le conclusioni del post anche perchè sono scaturite da basi storiche. Un'altro atteggiamento tenuto in queste settimane dalle sinistre tutte a parer mio auto-lesionista è la difesa a spada tratta delle navi o natanti che favoriscono sbarchi illeciti. Anche qui si dimostrano lontani dalla realtà del nostro Paese. È dal 1990 (legge Martelli) che i flussi incontrollati interessano soprattutto l'Italia. In questo ventennio le "risorse" a suon di condoni si sono bene o male integrate nel tessuto urbano. MA ATTUALMENTE detto tessuto è saturo come è satura la pazienza degli italiani. (altro discorso per i rifugiati che siamo tenuti ad ospitare in base ai trattati). Senza entrare nel merito della problematica ed evitare lungaggini, appare ridicolo ai più che un segretario di un partito (Martina) vada su un molo a difendere i diritti di persone che tentano di entrare in Europa in modo illecito e che pagano peraltro somme alte per intraprendere il viaggio. Tutto ciò non fa che far perdere loro credibilità in uno Stato di diritto e nulla vale il loro richiamo a norme di principio che peraltro erano antefatti del sistema normativo italiano. Buon pomeriggio Fulvia

roberto ha detto...

L'osservazione finale del tuo commento che condivido ( un Segretario di Partito che va sul molo a perorare i diritti di persone che cercano di entrate illegalmente in Italia) solleva un enorme problema del PD ma in genere di tutta la sinistra, quello dell'incapacità di accettare il principio per cui, in uno Stato di diritto, le leggi vanno rispettate. La Sinistra tende invece a giustificare e talvolta a stimolare azioni illegali (clandestinità, occupazioniabusive di case, accattonaggio molesto, ecc.) per considerazioni "sociali" ma così facendo crea condizioni di vita impossibili per chi rispetta le norme di legge e della civile convivenza.
Oltre alla revisione dell'ideologia globalista e liberista che la permea, la sinistra, se vuol competere efficacemente nell'agone politico, deve rivedere profondamente l'ideologia "buonista" che l'ha resa invisa ai più.

carlo giulio lorenzetti ha detto...


Caro Roberto, nessun dubbio che la concessione fosse troppo sbilanciata economicamente a favore di Autostrade; che lo Stato non abbia esercitato efficacemente i controlli dovuti e che la società concessionaria abbia gravi responsabilità per quanto accaduto. Peraltro, non sono affatto sicuro che le cose sarebbero andate diversamente se la gestione della rete autostradale e, in particolare, il tratto coinvolto nel crollo del ponte Morandi, fosse rimasta in capo allo Stato. E' amaro dover constatare ogni giorno l'inadeguatezza della nostra pubblica amministrazione, lo scadimento della sua capacità di fornire servizi di un certo valore, i ritardi costanti nel provvedere, l'incapacità di prevenire e pianificare con una logica di lungo termine.
In termini generali, sono sempre stato favorevole ad una proficua collaborazione tra pubblico e privato nella realizzazione e nella gestione di opere e servizi di interesse collettivo. Ma questa formula, che in altri Paesi ha dato ottimi frutti, richiede uno Stato che sappia assolvere ai compiti essenziali di regolatore e controllore e che abbia la capacità di negoziare con i privati condizioni eque e soprattutto volte alla tutela degli interessi collettivi per i quali l'opera o i servizi sono stai progettati.
Una risposta forte del governo alla tragedia di Genova era ed è necessaria; ma la revoca pura e semplice della concessione (caducazione) senza che siano pronte e ben studiate valide alternative rischia di ottenere risultati poco rassicuranti proprio per quanto riguarda la sicurezza, la manutenzione ordinaria e straordinaria e la gestione complessiva del servizio.

roberto ha detto...


Caro Carlo Giulio,

come giustamente dici, la collaborazione fra pubblico e privato "richiede uno Stato che sappia assolvere ai compiti essenziali di regolatore e copntrollore e che abbia la capacità di negoziare con i privati....". Il problema è che lo Stato, per scarsa volontà politica, diventa spesso ostaggio dei privati i quali negoziano da posizioni di forza anche in virtù dei lauti profitti loro garantiti dallo sfruttare, come nel caso di Autostrade, una situazione di monopolio. In una audizione in Parlamento, il Capo del Settore Ispettivo del Ministero delle Infrastrutture ha denunciato una situazione di sostanziale impotenza del suo settore nei confronti di Autostrade perché gli ispettori non godono della tutela legale e devono anticipare le spese per le loro missioni, dovendosi confrontare con potenti studi legali che affiancano la controparte. Io credo che ai privati non possano essere affidati servizi essenziali che operano in condizioni di monopolio.
I tuoi dubbi sull'esito della vicenda qualora il ponte Morandi fosse stato gestito dalla P.A. sono legittimi ma credo che i problemi non dipenderebbero da incompetenza bensì dalla disattenzione della politica per la sicurezza del territorio compresa la viabilità. Se il nuovo Governo si propone di mettere questo punto come prioritario è una buona cosa.

roberto ha detto...


L' amico Michele Sacerdoti, che ringrazio, mi ha segnalato un recentissimo e incisivo articolo di Giorgio Ragazzi sul tema autostrade che può essere letto utilizzando il seguente indirizzo:

http://www.lavoce.info/archives/54644/autostrade-i-vantaggi-della-nazionalizzazione/

Ne pubblico un significativo stralcio:
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Tutti i profitti dei concessionari

La tragedia del ponte Morandi ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, italiana ed estera, sulle disfunzioni del nostro sistema di concessioni autostradali, che da anni – inutilmente – pochi economisti hanno continuato a denunciare. Mentre le tariffe aumentano con regolarità, la maggior parte dei pedaggi finisce in imposte e profitti dei concessionari. Nel 2017, su 8 miliardi di pedaggi pagati 2 sono andati in Iva e canoni allo stato e 6 alle concessionarie, che hanno però fatto investimenti per meno di un miliardo. Autostrade per l’Italia (Aspi) ha avuto un margine operativo di 2.450 milioni, ma ha investito nella rete soli 517 milioni.

In questi giorni si è diffusa una critica radicale alla funzione stessa e all’utilità sociale delle concessionarie. L’istituto della concessione si giustifica in teoria perché opere pubbliche possano essere finanziate con capitali privati e poi devolute allo stato a fine concessione, senza oneri per il bilancio. Ma questo non è mai avvenuto in Italia.

Fin dall’inizio gli azionisti delle concessionarie – l’Iri, i Gavio e gli enti azionisti di tutte le altre autostrade – non hanno versato capitali – se non irrisori -, tutto è stato finanziato a debito e quasi sempre con garanzia dello stato. I capitali iscritti a bilancio sono stati centuplicati con le rivalutazioni monetarie e poi, una volta rimborsati i debiti attorno alla fine degli anni Novanta, invece di devolvere le opere allo stato come previsto dai contratti di concessione, per agevolare la privatizzazione delle Autostrade, i pedaggi sono stati mantenuti e le concessioni prorogate più volte, dando origine a un flusso di profitti elevatissimo e ingiustificato. Si può dire che la rete autostradale sia stata sostanzialmente regalata ai concessionari dallo stato (inteso come rappresentante della collettività che paga i pedaggi). Ciò è potuto avvenire perché, come scrivevo nella premessa al mio libro (“I Signori delle Autostrade”, il Mulino), non esiste nessun altro settore dove un governo o un ministro possa fare regali tanto imponenti a società, pubbliche o private, mediante la proroga di concessioni e la regolazione delle tariffe, senza che gli utenti ne percepiscano nemmeno i costi addizionali. E nessuno dei ministri che si sono succeduti è stato un eroe, anzi.

Umberto ha detto...

Caro Roberto,
Ho aspettato un po’ prima di rispondere al tuo appello perché volevo cercare di apportare alla discussione qualche serio elemento di riflessione; in materia di lamentazioni, di invettive, di accuse e di fantapolitica mi pare che tutto sia stato ormai detto.

Che il viadotto (non è un ponte!) sia caduto per colpa di qualcuno sembrerebbe ormai pacifico; improbabile che c’entri la fatalità. Il tempo che la magistratura impiega nelle indagini preliminari fa presagire che l’elenco sarà che sarà lungo, spettacolare e a largo raggio; tu e io, pesci piccolissimi, speriamo che ce la caviamo.

Se consideriamo i fatti, è evidente che il ministro Di Maio considera come colpevole principale, se non unico, Autostrade e il suo stato maggiore; lo prova il fatto che un paio di giorni dopo il crollo aveva già annunciato la disdetta della concessione. Ora, non c’è dubbio che Autostrade abbia colpa, di che genere e a quali livelli starà alla magistratura di giudicare; ma temo che con la sua iniziativa il ministro abbia confuso gli aspetti di giustizia civile con quelli di giustizia penale, due discipline che gli sono ignote ma che non dovrebbero esserlo ai suoi consiglieri, supponendo che li abbia.

Sotto il profilo civilistico sono evidenti le responsabilità di Autostrade nella persona del suo presidente; ma potrebbero essere chiamata in causa anche la nutrita schiera di tecnici che hanno fatto le verifiche e quello che le hanno controllate, i firmatari delle relazioni ad Autostrade e al MIT, le aziende che hanno effettuato interventi e tutti coloro che a diverso titolo sono intervenuti sul manufatto. E, last but not least, il proprietario del viadotto, il Ministero, alla stregua di qualsiasi proprietario di immobile che oltre ad essere responsabile dei danni provocati a terzi dall’inquilino se quest’ultimo è insolvente. Ma il MIT ha anche l’obbligo e la responsabilità di controllare in ogni dettaglio la gestione delle autostrade, gli interventi di manutenzione, e può ordinare interventi urgenti, chiusure al traffico, qualsiasi atto inerente alla sicurezza dei trasporti; chissà se di questi aspetti Di Maio era al corrente a quando ha disdetto, lui solo, la convenzione.

( il teso, per la sua lunghezza non sta in un solo commento e prosegue nel prossimo )

Umberto ha detto...

Sotto il profilo penale le responsabilità dei tecnici di ogni livello potrebbero essere relativamente facili da provare; per quanto riguarda la responsabilità penale dei dirigenti di Autostrade qualche debbio potrebbe però insorgere: nessuna relazione tecnica ha mai parlato dell’esigenza, imperativa o meno, urgente o meno, di chiudere il viadotto; da qualcuno di era stato suggerito, ma non in modo imperativo, di alleggerire il volume del traffico, suggerimento impossibile da adottare date le caratteristiche della viabilità. Ci vorrà molta buona volontà per trovare un arzigogolo tale da mandare in galera gli alti responsabili dell’azienda, colpevoli di non aver preso un’iniziativa, la chiusura immediata del ponte, mai suggerita e tanto meno imposta dalle decine di tecnici, professori, esperti e controllori, i soli che avevano, in diversa misura, il dovere di conoscere le reali condizioni del viadotto.
Se i vertici di Autostrade saranno assolti dalle imputazioni penali, sarà difficile per Di Maio provare la “giusta causa” che lo ha condotto a disdire la concessione, visto che secondo lui il management si è rivelato incapace di gestire la rete (quanto all’insufficienza di investimenti, vi sarà largamente materia per contendere). Se in sede di giustizia amministrativa la disdetta fesse bocciata per insufficienza di giusta causa e altre minuzie giuridiche, si aprirebbe per lo Stato un contenzioso infinito, un vaso di Pandora di cui gli apprendisti stregoni non hanno ancora nemmeno intravisto il fondo.

Gli esperti di ogni genere e livello concordano su un fatto: il viadotto è crollato per l’usura provocata dagli eccessivi volumi di traffico, e la Gronda (il bypass dell’attraversamento di Genova) avrebbe alleggerito del 60-70% il traffico sul viadotto. L’opera è stata discussa per decine d’anni e finalmente approvata e finanziata nel 2011; tutto era pronto per partire quando frange varie della sinistra, Verdi ma in primissima linea Grillo e tutti i suoi si misero di traverso, e l’opera è ancora lì ad aspettare. In un comizio oceanico a Roma, Grillo disse testualmente (ho la registrazione) che “bisogna mandare l’esercito italiano” contro gli “assassini” che volevano la Gronda. Né Grillo né Di Maio né nessun grillino ha mai pronunciato una parola di scusa, meno che mai di riconoscimento di responsabilità morale; si sono anzi premurati di cancellare dai loro blog ogni accenno alla Gronda.

Che altro dire? Ci sarebbe molto, ma già mi sono troppo dilungato, e ti chiedo scusa (non pubblicare, se credi).

Buona serata,
Umberto

Unknown ha detto...

Caro Roberto, vedo che il tema ti scalda molto. Io vorrei portare alcune considerazioni un po' in dissintonia dalle tue, per amor del dibattito e della miglior comprensione di questi giorni tremendi e convulsi.

1 Tu dici "Lo Stato ha abdicato alle sue funzioni essenziali di gestione e controllo a netto favore dei privati": io penso che l'abdicazione non sia avvenuta specificamente per favorire i privati a danno degli utenti ma sia avvenuta come regola di comportamento generale verso le strutture pubbliche o private affidatarie di servizi. Perchè? Per buonismo? Per calcolo elettorale? Per evitare pericolosi contenziosi? Per collusione sistematica? Questo è uno dei grosdi motivi di malcostume in Italia.

2 Non sopporto tutte le esternazioni di esecrazione verso Autostrade, chiaramente autopropagandistica in stile vaffa day. In primis perché trovo orribile sfruttare le tragedie per farsi belli e in secundis perché prima di parlare sarebbe meglio essersi informati bene, come diró piú avanti.

3 Se Conte ha dei poteri per gestire il rapporto con Autostrade in base al codice civile, meglio per tutti. Ma la frase "noi non possiamo aspettare i tempi della giustizia penale" non doveva dirla, anche lui è soggetto alla legge.

4 La vicenda dei ripetuti allarmi ignorati e delle soluzioni alternative sfrontatamente sbeffeggiate non fa che sottolineare l'ignavia e la faciloneria di tutte le figure private e pubbliche coinvolte nel tempo nella vicenda: io cercherei qui le colpe, invece che scatenarmi con Autostrade perché amica del PD.

5 Prima di accusare Autostrade di non aver fatto manutenzioni per realizzare piú utili, vorrei conoscere il contratto di concessione, il piano economico finanziario, le procedure previste per i casi eccezionali, il piano dei riscontri...Ma temo di saper giá la risposta: un contratto sbilanciato, utili folli previsti, controlli ridicoli, emergenze non previste, revisioni assenti, riscontri assenti. Allora il colpevole non è Autostrade che magari ha rispettato il contratto ma chi il contratto l'ha steso e l'ha approvato e l'ha disapplicato. Un piano per rinforzare a breve il pilone crollato c'era: allora la colpa di Autostrade è stata quella di sottostimare l'urgenza, non quella di fare troppi utili.

6 Una pubblica autoritá che guida il Paese non puó parlare a vanvera solo perché gli scappa il "vaffa", ma deve parlare a ragion veduta, contemporaneamente tranquillizzando cittadini ed operatori economici.

7 Non approfittiamo della tragedia per riportare l'orologio indietro ri-nazionalizzando tutto e ritrovarci le note inefficienze, ma cerchiamo di mettere a fuoco una giusta collaborazione pubblico-privato, che riconosca al privato il giusto utile in cambio dell'efficienza e degli investimenti (che gli sono propri) e al pubblico i doverosi compiti di controllo (che sono la garanzia per il cittadino). Riscopriamo anche un rapporto virtuoso tra politica e finanza, che rimetta al centro i cittadini, perchè senza finanza la politica non ha mezzi e senza politica la finanza strozza.

Un caro saluto.

roberto ha detto...


Rispondo a Umberto:

Caro Umberto,
la tua acuta ed articolata disamina delle implicazioni civilistiche e penali della vicenda genovese dimostra che anche il MIT potrebbe essere chiamato a rispondere, in sede civile, per omissione nei controlli e nelle azioni di prevenzione, mentre i Dirigenti di Autostrade potrebbero cavarsela sul piano penale per non aver disposto la chiusura immediata del ponte perché, come dici, questa iniziativa non è stata “mai suggerita e tanto meno imposta dalle decine di tecnici, professori, esperti e controllori. i soli che avevano, in diversa misura, il dovere di conoscere le reali condizioni del viadotto”.
Il fatto è , come è emerso da varie fonti, che i controllori del Ministero erano in posizione di debolezza di fonte allo strapotere della controparte Autostrade la quale, come ha detto il Procuratore di Genova “se la cantava e se la suonava” e in posizione analoga erano i vari tecnici esterni che, essendo pagati da Autostrade, segnalavano i rischi, ma non si spingevano più di tanto, probabilmente per non perdere futuri incarichi. C’è poi lo stato generale della Giustizia, assai malandato e descritto impietosamente da Ernesto Galli della Loggia nell’editoriale del Corriere del 17 agosto intitolato “Le tragedie italiane e lo Stato che ci manca”, da cui traggo le seguenti amare considerazioni che concludono l’articolo: “ è una giustizia che non riesce a mandare e far restare in prigione che i poveracci, è una giustizia che lascia alla lunga praticamente sempre impuniti chi ha commesso i reati che commettono i ricchi e i potenti. Vorrei sbagliarmi, ma se sedessi ai vertici di Autostrade per l’Italia, credo proprio che continuerei a dormire sonni tranquilli”.
In questo contesto, il fatto che il Governo abbia deciso di esercitare il potere sanzionatorio che gli compete mi pare cosa buona e necessaria anche perché i cittadini-elettori non gli perdonerebbero una “soluzione all’italiana” .
Circa la Gronda , condivido il tuo severo giudizio sulla posizione assunta in passato da Grillo e dai suoi seguaci e sul mancato esplicito riconoscimento dell’errore commesso, ma ho notato con piacere che, dopo il dramma del ponte, la posizione è nettamente cambiata, il che conferma quanto ho scritto rispondendo a Dario Lodi e cioè che i Cinque Stelle, partiti da una assoluta impreparazione, dimostrano buone capacità di apprendimento.
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...

Caro Giorgio,
mi piacciono le tue stimolanti osservazioni e rispondo punto per punto:

1- Abdicazione dello Stato: nel caso dei privati penso che vi sia un misto di collusione e di paura dei contenziosi; ti invito a leggere l’articolo di Giorgio Ragazzi di cui ho pubblicato una parte in un precedente commento e quello di un anno fa, dello stesso autore, riguardante specificamente la Gronda di Genova, in cui le collusioni risultano più che evidenti:
http://www.lavoce.info/archives/50310/passante-genova-un-regalo-ad-autostrade/

2 - Esecrazione di Autostrade: condivido il fastidio per il risvolto propagandistico, ma l’accertamento delle sue indubbie responsabilità va fatto in tutte le sedi deputate

3 – Affermazione di Conte: condivido la tua osservazione. Avrebbe dovuto dire “ le nostre valutazioni sono autonome , per legge, rispetto alle inchieste giudiziarie”

4 – Ripetuti allarmi ignorati: su questo punto ti rimando al commento di Umberto, che precede il tuo ed alla mia risposta

5 – Colpa di Autostrade: i contratti si fanno in due e quando la parte privata è fortemente favorita, c’è certamente ignavia del contraente pubblico, probabilmente collusione politica magari con scambio di utilità economiche ed anche il forte potere contrattuale del concessiorario. Il privato, soprattutto se quotato, come Atlantia che controlla Autostrade, deve massimizzare “il valore per l’azionista” e ciò porta inevitabilmente a ridurre i costi e talvolta a sottovalutare i segnali di allarme

6 – Parlare a vanvera: la logica del “vaffa”, come ha osservato anche Umberto, è ancora presente, sia pur ridimensionata e può portare a scivoloni di chi ha delicati ruoli istituzionali. Su questo si a M5S che Lega devono migliorare se non vogliono alienarsi i consensi d chii aupica il cambiamento ma con modi appropriati.

7 – Nazionalizzazione: la tua tesi è simile a quella di Carlo Giulio Lorenzetti e ti rimando pertanto alla risposta che ho dato al suo commento.

Grazie del contributo critico.
Roberto

Matteo Zambelli ha detto...

Condivido, capisco e comprendo i commenti sopra postati. Esiste anche, dal mio punto di vista, un problema storico antico e forse più profondo. Il Capitalismo Italiano (che in realtà andrebbe scritto con le minuscole, per quanto "pusillanime è stato) storicamente non ha quasi mai dato buona "mostra" di se. Con le dovute eccezioni, la ricca borghesia imprenditoriale ha sempre preferito agire in mercati protetti, con la certezza del guadagno dovuto a monopoli e ad accordi di spartizione. Per chiarire il concetto, la borghesia liberale ed imprenditoriale non sarebbe dovuta essere oggetto di “lotta proletaria” (con il nemmeno malcelato desiderio di essere eliminata fisicamente dal bolscevismo ideologico dei primi partiti comunisti); avrebbe dovuto essere obbligata a FARE quello che ha fatto in quasi tutti i paesi democratici-occidentali. Ovvero a FARE IMPRESA in condizioni di regole uguali per tutti, di CONCORRENZA, spingendo verso l’innovazione competitiva. Quello che è successo nel Nord-America, ma anche in Nord-Europa. Con il peccato originale di essere sostanzialmente anticapitalista, la Sinistra “nostrana” ha di fatto abdicato i suoi utili ideali valoriali per dare segno del suo superamento dell’anticapitalismo. Ha cercato, colpevolmente, di accreditarsi come forza politica progressista-liberale dando libero sfogo ad una classe di imprenditori decisamente incapaci di agire nei mercati. Quando affermo questo, intendo dire che SE i mercati fossero stati correttamente “governati” da regole comuni, giustizia efficace e concorrenza, molti dei nostri “capitani d’Industria” (mi riferisco a proprietari e ad ex proprietari di squadre di calcio famose) sarebbero falliti. La colpa della sinistra è stata, a mio avviso, quella di combattere il SISTEMA Capitalistico; quello della destra (o quantomeno il Pentapartito) fu di NON combattere QUEI Capitalisti; incapaci ed inetti a prosperare nei mercati concorrenziali. Si arriva quindi al paradosso che la Sinistra, per cercare di far dimenticare il suo “peccato originale” anticapitalista, ha favorito il “peggio” del Capitalismo. Lo vediamo quando Renzi difende i vertici bancari legati alla Boschi; ma lo dovremmo vedere anche quando Craxi (in accordo con Forlani ed Andreotti) regalò di fatto a Berlusconi il “monopolio pubblicitario” delle TV, favorendo una azienda che stava in piedi solo attraverso il lavarage bancario concesso da Casse di Risparmio a nomina politica (socialista). Non difendo i Benetton e coloro che gli diedero una concessione così vergognosa (per gli utenti italiani); dico solo che sono in colpevole ed affollata compagnia.

roberto ha detto...

Caro Matteo,

è proprio come dici: ci sono profonde ragioni storiche che spiegano la cronica incapacità dei nostri pseudo capitalisti a operare in termini realmente concorrenziali, quindi assumendo i rischi relativi al fare impresa. Una delle manifestazioni più evidenti di tale incapacità è la cronica sottocapitalizzazione delle nostre imprese, che lavorano soprattutto con finanziamenti bancari . Anche le privatizzazioni iniziate negli anni 80 sono state fatte a debito: i “capitalisti” (con la c minuscola e fra virgolette) hanno evitato, quando più possibile, di mettere a rischio i propri soldi e, una volta acquisito il controllo delle aziende ex pubbliche, hanno accollato alle stesse i debiti fatti per comprarle. Una specie di “gioco delle tre tavolette”.

Ne è venuto fuori un assetto economico che qualcuno ha chiamato “capitalismo assistenziale” il cui motto è: “privatizzare i profitti e socializzare le perdite”. Questo assetto e Il retroterra socio-culturale che tu hai efficacemente descritto ci dicono che deve essere posta molta attenzione ai rapporti fra Stato e privati in quanto, per i motivi predetti, c’è il forte rischio che i secondi tendano ad approfittare delle posizioni di potere conquistate per garantirsi risultati economici molto elevati, azzerando i rischi tramite accordi opachi, come la convenzione con Autostrade che non a caso era stata in parte secretata: evidentemente c’era qualcosa da nascondere. E’ quindi opportuno che si indaghi, a livello giudiziario e politico, sulle eventuali connivenza o corruttele che hanno portato ad una situazione così squilibreta e penalizzante per la collettività.

Matteo Zambelli ha detto...

Condivido tutto, Roberto, ma aggiungo una considerazione che deriva dai discorsi che affrontiamo con FdP; in particolare quando si discusse della riforma Costituzionale per il superamento del Bicameralismo perfetto.
A prescindere da quanto brutta fosse la riscrizione dell'art. 70 (ed era veramente brutta), uno dei rilievi che veniva fatta alla riforma era il "troppo" potere ad una singola figura politica (PdC) rispetto alla collegialità ed alla divisione dei poteri cara alla tradizione democratica. Segnalo questo caso come esempio in cui si può facilmente evincere quanto la politica sia debole e molto poco coercitiva, nei confronti del potere economico; o meglio di una classe economica capitalistica abituata ad ottenere dalla politica favori e rendite. Ricordiamocene quando decretiamo l'annullamento del finanziamento pubblico ai partiti; di fatto affidando completamente al lobbismo di QUESTO capitalismo la possibilità di tenere in vita partiti e personaggi politici che poi... dovranno... pagarne... gli interessi.

roberto ha detto...


Certamente la politica è stata debole nei confronti dell'economia perchè, con la riduzione del finanziamento pubblico, è stata condizionata economicamente dalle lobby,che ovviamente hanno chiesto contropartite.
Il tema del finanziamento della politica va ripreso e deve vedere i cittadini (magari in tutto o in parte sorteggiati) come protagonisti diretti in organi di controllo dei bilanci di partiti e fondazioni. Va anche approfondito il modo con cui i Cinque Stelle sono riusciti a diventare il primo partito italiano rinunziando ai finanziamenti. Possiamo fare un dibattito nell'associazione "Le forme della politica" oppure nel mio blog. Ne riparleremo. Grazie per aver sollevato la questione,

Marcello ha detto...

Caro Roberto,
Elogio il tuo invito di ottenere opinioni dai due fronti, privati e P.A. Purtroppo nel nostro Paese vi sono due tipi di business per entrambi le parti, legali ed illegale che si fronteggiano e a volte prosperano. Dai tempi di Educazione Civica e Religione, si imparava tanto, ad esempio i tipi di peccati: parole (false), opere (malfatte) ed omissione (non controllare). Certo che d’allora le cose sono più sofisticate e diffuse. Difficile escludere i settori dalla contaminazione, ovvero corrotti. Credo che la maggioranza degli operatori sia sana, ma soprattutto nelle fasi economiche calanti, le tentazione aumentano e la P.A. si trova in conflitto d’interesse. Basta vedere la corruzione stimata da operatori professionali diffusi annualmente. Stiamo assistendo agli inquinamenti delle vetture truccate dai costruttori, alle vendite di obbligazioni agli sprovveduti (solo quelli veri) ai deragliamenti dei treni, Puglia e TreNord, fino a cadute da moto e bici per le buche sulle strade, ponti compresi. Ma richiamando reminiscenze scolastiche nell’ora di religione: “Chi è senza peccato tiri la prima pietra.
Se esiste una probabilità di ”imboccare la giusta strada” sono i politici che in passato non si sono sporcati le mani. Speruma.