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venerdì 9 settembre 2011

Manovra insufficiente, governo a rischio

Verso la fine del post precedente ho segnalato che, a fronte dell'attacco speculativo cui è esposto il nostro Paese, " si deve dare una risposta veloce ed efficace" ed ho aggiunto " la delicata manovra economica in fase di perfezionamento deve contemperare rigore, sviluppo ed equità. Il solo rigore senza sviluppo non convincerebbe i  mercati che affosserebbero il nostro debito pubblico. Il rigore senza equità porterebbe ad una rivolta sociale".
Usando una metafora scolastica si può ora assegnare una "pagella" alla manovra in funzione dei predetti criteri di valutazione. A mio avviso i voti appropriati sono i seguenti:

- Velocità : 10
- Rigore : 8
- Equità : 2
- Sviluppo : 0

Le luci e le ombre sono molto nette e contrastate e la manovra, risulta, in complesso, inadeguata.
I mercati ed anche le Istituzioni europee hanno reagito positivamente all'approvazione in Senato della manovra in quanto sono stati piacevolmente sorpresi dalla rapidità con cui l'iter è stato concluso, che non ha riscontri in sede europea e che non era prevedibile data la tradizionale lentezza dei nostri processi decisionali e i numerosi contrasti e cambi di posizione che si sono verificati in pochi giorni all'interno della maggioranza.
E' stato anche apprezzato l'indubbio rigore della stessa: si tratta della manovra di gran lunga più pesante che sia mai stata realizzata nel nostro Paese, che consentirà  quasi sicuramente di centrare uno dei due obiettivi primari perseguiti, cioè il pareggio di bilancio entro il 2013.
Se queste sono le luci, restano ombre pesanti in termini di equità ( che non  interessa molto ai mercati ) e di sviluppo (che è invece il fulcro della loro attenzione).
Sul piano dell'equità è stato fatto ben poco: le norme antievasione sono state abbondantemente annacquate  eliminando la pubblicazione online dei redditi di tutti nei siti dei comuni e l'inserimento obbligatorio delle coordinate bancarie nelle dichiarazioni dei redditi. Il peso della manovra continua a gravare sui "soliti noti" cioè sui lavoratori dipendenti e i pensionati che non possono occultare i loro guadagni. Inoltre l'inasprimento dell'IVA aggrava la situazione perchè essa incide in modo inversamente proporzionale ai redditi posseduti.
Sul piano dello sviluppo non è stato fatto praticamente nulla: le ipotesi di liberalizzazione degli esercizi commerciali. dei servizi e delle professioni fatte nella prima versione della manovra sono state eliminate in quella definitiva. Resta soltanto la generica dichiarazione "tutto ciò che non è vietato dalla legge è libero", che senza concrete norme di contenuto diventa sostanzialmente una presa in giro.
Dato che il tasso di sviluppo dell'economia ittaliana, certificato dall'OCSE, resta inferiore alla media europea, non vi è alcuna possibilitàdi ridurre il rapporto debito / PIL che è attualmente al 120%. Anche se il deficit di bilancio venisse azzerato, al masimo tale rapporto rimarrebbe stabile.
Permane quindi la debolezza strutturale della situazione finanziaria del nostro Paese ed è pertanto certo (lo ripeto e lo sottolineo è certo) che l'attacco speculativo nei nostri confronti riprenderà fiato: la tregua che ci hanno concessa i mercati non deve creare pericolose illusioni.
Ciò comporterà l'esigenza di ulteriori pesanti interventi correttivi dei conti pubblici per trovare le risorse ( e non solo le parole ) necessarie ad avviare un processo di sviluppo. A ciò ha d'altronde già  accennato il Presidente della Banca centrale europea in una recente dichiarazione.

Di fronte a questa non roseo quadro è assai improbabile che l'attuale governo, già messo in mora dagli elettori in occasione delle elezioni amministrative e dei referendum, possa portare a buon fine un'ulteriore pesante manovra.  Ciò spiega perchè anche nel centrodestra comincino ad emergere posizioni (la più nota è quella espressa da Beppe Pisanu, Presidente della Commissione antimafia in un'intervista a La Repubblica) favorevoli ad un governo di larghe intese guidato da una personalità super partes e di elevato prestigio che possa dar vita ad una manovra equa, condivisa da tutte le principali forze politiche e frutto di un ragionevole compromesso fra istanze diverse.. Altrimenti vi è il rischio molto concreto di rivolte sociali di piazza, evocate da Pisanu nella predetta intervista e da Gianpaolo Pansa in un articolo dell'8 settembre su Libero.
L'alternativa del ricorso ad elezioni anticipate è poco plausibile sia per l'impatto che tale prospettiva avrebbe sui mercati, sia per lo scarso interesse dei due diversi schierameti per questa soluzione: il centrodestra è dato da tutti i sondaggisti in svantaggio nelle intenzioni di voto espresse dagli elettori e il centrosinistra non è ancora in grado di esprimere una leadership ed un programma unitari e convincenti: le favorevoli intenzioni di voto potrebbero non tradursi in voti effettivi per questo schieramento.

L'ipotesi del governo di larghe intese troverebbe un'accelerazione nell'eventuale sviluppo delle inchieste giudiziarie in corso che riguardano, direttamente o indirettamente, membri del governo e che potrebbero influire sensibilmente sulla sua sopravvivenza.

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