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lunedì 28 novembre 2011

Crisi finanziaria: ha ragione la Merkel

La cancelliera tedesca è sottoposta a fortissime pressioni, da parte di Governi, soprattutto americano e inglese,  di economisti e di opinionisti affinchè acconsenta a che la Banca Centrale Europea acquisti quantità illimitate di titoli di Stati europei per calmare i mercati e riportare i tassi d'interesse a livelli sopportabili. Dovrebbe, cioè, imitare quanto gia fanno la Federal Reserve negli USA e la Banca Centrale nel Regno Unito.
 Un'altra richiesta che le viene fatta dalla Commissione Europea e in particolare da Sarkozy, data la situazione di deterioramento del debito francese, è quella di aderire alla proposta di emissione degli eurobond che dovrebbero essere garantiti dall'insieme degli Stati.
La cancelliera ha finora detto no ripetutamente ad entrambe le richieste perchè la prima è contraria a quanto prevedono i trattati europei, stravolgerebbe il ruolo della BCE e metterebbe a rischio la stabilità della moneta unica; la seconda perchè accollerebbe in sostanza alla Germania la parte maggiore dei costi e dei rischi e produrrebbe inevitabilmente un abbassamento del rating del suo debito.
Data questa "ostinata" opposizione, la Merkel viene accusata di mancare di visione e/o di coraggio: la sua ostinazione metterebbe a repentaglio l'euro e la stessa costruzione europea.
Che esista un rischio d'implosione della moneta unica e dell'area Euro non v'è dubbio, ma la proposta di rendere la BCE il "prestatore di ultima istanza" è una soluzione di gran lunga peggiore del male che si deve affrontare, in quanto vorrebbe dire che si cerca di curare le economie drogate dal debito, non cercando di ridurlo, ma offrendo agli Stati indebitati i mezzi finanziari per perpetuarlo e creando le condizioni per un ulteriore indebitamento. Ciò aumenterebbe fortemente l'"azzardo morale", cioè la propensione a prendere ulteriori rischi.
Che questa ricetta sia pessima lo dimostra quanto sta avvenendo negli USA dove essa viene applicata: i mercati hanno reagito molto positivamente alla "monetizzazione del debito", fatta dalla Federal Reserve,  ma il debito ha continuato a salire producendo il declassamento degli Stati Uniti. Ormai il rapporto debito/pil in questo Paese ha raggiunto il 105% e, considerando l'elevatissimo deficit federale, il prossimo anno sarà molto vicino al livello attuale del debito italiano, il che comporterà certamente un ulteriore downgrading. Nel frattempo, stante l'apparentemente minore drammaticità della crisi finanziaria USA rispetto a quella europea, la ricerca di vere soluzioni viene sempre rinviata: i democratici e i repubblicani non sono infatti riusciti a trovare un accordo per la riduzione del deficit federale. Così negli USA si continua ad agire sugli effetti, ignorando le cause e aggravando le difficoltà.
Quindi il vero malato è  proprio l'America perchè ha sei problemi irrisolti che s'intrecciano in modo perverso e che possono produrre esiti letali: le conseguenze dei mutui subprime sul mercato immobiliare, la bolla dei derivati, la crisi del sistema bancario, l'elevato indebitamento delle famiglie, l'abnorme debito pubblico e un crescente deficit federale.
Ha quindi pienamente ragione la Merkel a diffidare dei consigli che le vengono d'oltreatlantico. L'unica via che può salvare l'Europa è, come lei sostiene, la creazione di un governo unico dell'economia, a livello  di saldi di bilancio ( non delle singole misure, che resterebbero di competenza degli Stati) e un sistema forte di controlli e sanzioni nei confronti degli Stati membri che sgarrano rispetto alla disciplina fiscale. A questa posizione si obietta che richiede tempi lunghi e che i mercati non sono disposti ad aspettare. Ma è una falsa obiezione anzitutto perchè, con la scorciatoia degli accordi bilaterali fra Stati, i tempi sarebbero molto  ridotti rispetto a quelli richiesti dalla modifica dei trattati europei e poi perchè i mercati vogliono vedere proposte di soluzione credibili, anche se di medio periodo. Se le proposte che Merkel e Sarkozy presenteranno al summit europeo di dicembre saranno contemporaneamente ambiziose e realistiche, i mercati si calmeranno, dato che è ormai chiaro che le soluzioni puramente monetarie danno un beneficio a breve, ma complicano i problemi in un'ottica più lunga. La concessione della liquidità necessaria nella fase di transizione al nuovo assetto dell'area Euro potrebbe essere fatta dal Fondo Monetario Internazionale il cui ruolo è proprio quello di aiutare gli Stati in difficoltà e che, a differenza della Federal Reserve, ha sempre strettamente condizionato il finanziamento a uno stringente piano di rientro dal debito, riducendo così l"azzardo morale" dei debitori.
 E a quel punto la Merkel potrebbe anche accettare, come ha lasciato in qualche modo intendere, l'emissione di eurobond perchè il sacrificio che essi comporterebbero per la Germania sarebbe compensato dal giusto e riconosciuto ruolo di leadership che essa dovrebbe assumere nel processo d'integrazione europea.

6 commenti:

Giuseppe Valoppi ha detto...

Ottimo articolo, l'analisi e precisa e puntuale.
Da Italiani vorremmo scaricarfe i ns problemi su BCE o partner europei ma è invece necessario fare prima le riforme e mettere i conti a posto.
Io penso che oggi con una patrimoniale intelligente si possa riportare il debito sotto il 90% del PIl e solo allora eventualmente si potrebbe eventualmente parlare di eurobond.

roberto ha detto...

Rispondo a Giuseppe:

Grazie delle Sue considerazioni.
Condivido l'idea della patrimoniale: è impensabile chiedere sacrifici ai pensionati e ai lavoratori e non toccare chi ha di più.
Un'altra assoluta priorità, come ben dice Gianantonio Stella nell'articolo di oggi 28/11 (prima pagina del Corriere della Sera)è mettere mano agli assurdi privilegi dei politici prima di toccare le fasce più deboli.
Vediamo se il Governo Monti sarà capace di tener fede al principio di equità cui ha dichiarato di ispirarsi.

Giuseppe Valoppi ha detto...

sono d'accordo ma dubito possa fare tanto perchè poi chi vota le leggi sono gli altri

roberto ha detto...

certo, c'è il rischio che lo blocchino, fra pochi giorni sapremo.

Anonimo ha detto...

Il Suo articolo mi è piaciuto perchè è una voce fuori dal coro e dimostra che gli americani hanno la coda di paglia e i tedeschi fanno bene a non fidarsi dei loro interessati consigli.
Tuttavia vedo un problema; se si adotta uno "stringente piano di rientro dal debito", cui Le accenna,si avranno effetti recessivi sull'economia e un conseguente aumento del rapporto fra debito e PIL: E' probabile pertanto un ulteriore attacco speculativo contro l'euro ed un aumento degli spread. Come se ne esce?
Gianfranco

roberto ha detto...

La ringrazio del commento che mi consente di fare un'utile precisazione.
Condivido quanto Lei dice a proposito degli effetti recessivi e del loro impatto sul rapporto debito/pil. Dico però che la recessione, pur dolorosa, è il meccanismo fisiologico che hanno le economie per depurarsi dagli eccessi. Inoltre un elevato rapporto debito/pil non è di per sè un fattore di attacco speculativo (altrimenti il Giappone, che ha un rapporto superiore al 230%, sarebbe già stato distrutto). Ciò che conta è la fiducia dei creditori nella capacità del debitore di onorare il suo debito.Come ha detto la Merkel "Chi investe in Europa ha bisogno di sapere che l'Europa è seria.Non tutti sono entusiasti delle modifiche ai contratti europei, ma tutti quelli che ci prestano dei soldi si aspettano che agiamo in modo più severo".

Credo che questa sia una buona risposta al Suo quesito.

Roberto