In attesa che la riunione dell'eurogruppo del 9 e 10 luglio dica se potranno venire risultati concreti dal vertice europeo di fine giugno, è opportuno fare qualche riflessione sulla reazione dei mercati, che è stata in un primo tempo entusiastica, poi si è gradualmente raffreddata, rimanendo però in territorio positivo.
A fronte di un vertice in cui non sono state prese decisioni univoche e chiare sui temi in corso (manovra anti spread, finanziamento e controllo degli istituti di credito, misure per la crescita) il dato più positivo è di natura psicologica: è cambiato il "clima" fra i principali leader europei, essendosi instaurata per la prima volta, dopo la diarchia Merkel-Sarkozy, una reale dialettica fra i paesi mediterranei (Francia, Italia, Spagna) e la Germania, in cui non sono mancati momenti di tensione come quando Monti ha minacciato il veto alle decisioni sulla crescita se non si fossero presi in considerazione anche i meccanismi anti-spread. Quindi, come ha giustamente osservato Andrea Bonanni in un editoriale su La Repubblica del 30 giugno, vi è stato "il ritorno della politica", che è fatta di confronto, anche duro, fra diverse posizioni in vista di una sintesi di comune interesse: la politica che, negli ultimi mesi aveva seguito timorosamente e passivamente le reazioni dei mercati, "si ripropone come interlocutore delle finanza: ne ascolta attentamente i segnali, ma si riserva il diritto sovrano di accettarli o meno". Inoltre è stata impostata una traccia per andare verso l'unione monetaria e politica, che finora la Francia aveva sempre osteggiato. Cito ancora Bonanni: " I mercati potranno cambiare idea tramutando l'euforia in depressione...... La road map verso l'unione economica e politica subirà ritardi, inciampi e anche batoste, come già avvenne per quella verso l'unione monetaria; Ma, almeno ieri, i capi di governo hanno dato l'idea di sapere dove vogliono andare e di averlo deciso tutti insieme, senza farsi dettare la strada dala sola Germania. E questo è certamente molto di più di quanto i mercati, e le stesse opinioni pubbliche europee, si potessero aspettare".
Un'interessante e concordante riflessione su questo punto è venuta da Francesco Giavazzi, nell'editoriale del Corriere della Sera del 3 luglio, che ha affermato " I risultati del vertice europeo della scorsa settimana potrebbero segnare un punto di svolta nella lunga crisi dell'eurozona. E tuttavia essi rendono ancor più urgente accelerare le riforme. Perchè fra gli annunci di Bruxelles e le azioni concrete che ora dovranno seguire trascorrerà molto tempo e i mercati si interrogano se alla fine tutto andrà come il comunicato di venerdì scorso ha lasciato intendere. In questa incertezza è solo la determinazione di ciasun Paese a fare i propri "compiti a casa" che può tranquillizzare gli investitori".
Su questa linea si sta muovendo con forza il Governo Monti che ha realizzato in tempi brevi la "spending review" ed avviato un serio programma di tagli alla spesa pubblica per presentarsi alle prossime scadenze europee con i "compiti a casa" ben eseguiti.
Di strada ne resta da fare molta, ma non si può negare che il cammino avviato sia virtuoso. Le nostre forze politiche hanno preso atto dei buoni risultati ottenuti da Monti in Europa e gli hanno assicurato, sia pure fra vari tormenti, un supporto adeguato. E' importante che tale responsabile orientamento venga mantenuto fino alla naturale scadenza dell'attuale legislatura, dato che i prossimi mesi saranno quelli in cui il negoziato fra i partner europei entrerà nel vivo e il Governo Monti dovrà essere ben saldo per portare a casa ulteriori risultati atti a facilitare la gestione del nostro abnorme debito pubblico.
4 commenti:
Mi sorprende che i mercati reagiscano positivamente a iniziative dei governi che ne limitano lo strapotere.
Come si spiega?
Ciao.
Aldo
Si spiega con il fatto che i mercati amano sporattutto la certezza politica e che le inziative prese dai governi europeri vanno proprio in questa direzione.
Ciao.
Roberto
Ho letto con interesse il tuo ultimo post e devo dire di concordare il suo contenuto sopra tutto alla luce di quanto accaduto nella ultima riunione tenutasi nella serata di ieri lunedì 9 luglio scorso, con l’ulteriore conferma che il meccanismo di stabilizzazione degli spread è oramai un dato acquisito, nonostante le resistenze di Olanda e Finlandia. Monti ha dato corso con determinazione alla “spending review”e mi auguro non debba essere ancora una volta, come accaduto con la "riforma del lavoro" condizionato dalla maggioranza che lo sostiene; deve procedere eludendo la concertazione che, come spesso accade, porta allo svilimento di qualunque proposta concreta. Quando Tu sottolinei che le nostre forze politiche, avendo preso atto dei buoni risultati ottenuti da Monti in Europa, hanno assicurato un supporto adeguato tale da consentirgli ulteriori risultati atti a facilitare la gestione del nostro debito pubblico, sono portato inevitabilmente a domandarmi quale sia la motivazione per la quale Monti non abbia ancora predisposto un meccanismo che consenta al nostro paese di ridurre il debito pubblico. Disponiamo di un patrimonio pubblico immobiliare che, se non vado errato, corrisponde a 700/800 mrd. di euro e che, se sommato, anche parzialmente, alle riserve auree di cui il paese dispone, potrebbe essere utilizzato a garanzia del nostro abnorme debito, con conseguenze sicuramente rassicuranti per il mercato finanziario mondiale. Una tale decisione, oltre ad abbattere lo spread ad una soglia più accettabile, visti i 18 milioni di euro di interessi corrisposti nel primo trimestre del corrente esercizio, consentirebbe al governo del paese di aggredire il debito con una maggiore tranquillità e con una tempistica più dilazionata nel tempo.
Un saluto e grato per un Tuo commento
Fausto
Ipotesi di valorizzazone del patrimonio pubblico ne sono già state fatte e le cifre sono quelle che tu hai indicato. Circa il fatto che non si sia ancora proceduto concretamente credo che giochino diversi fattori:
- un discorso di priorità: il contenimento della spesa pubblica è la "conditio sine qua non" per porre un freno all'aumento del debito
- i beni pubblici da valorizzare sono in mano prevalentemente agli enti locali, il che richiede modalità probabilmente negoziali e non imperative di smobilizzazione
- Monti ha mostrato di voler procedere un passo alla volta, non mettendo tutte le carte in tavola nello stesso momento, forse anche per non dover affrontare troppe resistenze contemporaneamente.
Ritengo che questo tema sarà il prossimo che verrà affrontato dal Governo. Come giustamente dici, è il passaggio fondamentale per ridurre in modo stabile lo spread e per aggredire con gradualità l'ingente debito pubblico.
Ciao.
Roberto
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