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sabato 2 febbraio 2013

Memento per i partiti

E’ fisiologico che, nella prima fase della campagna elettorale i partiti si pongano soprattutto problemi di “posizionamento”: come tutti gli animali, anche l’uomo ha un’atavica tendenza a “marcare il territorio”, tendenza che, in politica, significa delimitare il proprio bacino elettorale  in modo tale  da formulare un ‘ ”offerta politica” appetibile per gli abitanti di quello spazio.
E’ meno accettabile che la campagna sia attuata più a forza di slogan e di vuote promesse  che attraverso articolate  e sostenibili proposte sui contenuti;  ciò sta creando una forte irritazione negli elettori  e non stimola al voto gli indecisi e coloro che hanno sviluppato un forte scetticismo verso la politica.
Anche i toni costantemente sopra le righe non aiutano ed anzi contribuiscono ad aumentare il disagio. Un esempio in questo senso è  la richiesta di dimissioni di Bersani, a seguito della vicenda Montepaschi , fatta da Beppe Grillo e frutto della sua nota verve polemica. Il PD non può certo  chiamarsi fuori dalle responsabilità  derivanti dal fatto che la Fondazione Montepaschi, azionista di controllo della banca, è espressione  delle istituzioni locali, a loro volta controllate dal predetto partito.  L’argomentazione di Bersani “il partito è una cosa, la banca un’altra” è, come ho scritto in un commento al post precedente,  “una foglia di fico”. Anche la sua rabbiosa reazione “non si azzardassero …..altrimenti li sbraniamo” non è una risposta adeguata ai quesiti che gli vanno legittimamente  posti:  cosa sapeva il Partito, a livello centrale,  delle anomale commistioni  e rotazioni fra incarichi  politico- istituzionali e incarichi manageriali nella Fondazione e nella banca? Cosa intende fare per porre fine alla relazione incestuosa  fra politica locale e affari e per evitare il ripetersi di queste pesantissime anomalie  ?
Questo a  prescindere  dalle indagini che la magistratura sta conducendo: quale che sia l’esito delle stesse, il tema politico della questione è quello del controllo da parte degli organi del partito sui comportamenti dei suoi membri e la capacità di sanzionare quelli inadeguati, anche se non avessero rilevanza penale. Chiedere le dimissioni del segretario del PD, senza porre le giuste domande,  significa buttare fumo negli occhi  e lasciare le cose come stanno.
Ora, comunque, è il momento di ricordare quali sono alcune fra le principali attese che i cittadini hanno nei confronti delle forze politiche in termini di contenuto, alle  quali  i partiti dovrebbero dare qualche significativa e credibile risposta  prima della tornata elettorale. Naturalmente  quelle che esporrò sono una mia sintesi di elementi raccolti attraverso il  dibattito nel blog e da altre fonti, sulla quale si può, ovviamente, dissentire. Ma su questo lascio la parola ai lettori:
1 – Tagliare i costi della politica: è l’aspetto da cui deve partire la riduzione delle spese pubbliche e si concretizza in questi punti: riduzione dei membri delle assemblee elettive e dei loro emolumenti e privilegi, eliminazione o accorpamento delle province, drastica riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti, controllo da parte dello Stato delle spese delle Regioni e altri enti locali.
2 – Eliminare la commistione fra politica e affari: la vicenda Montepaschi deve essere lo stimolo a varare finalmente la legge sul funzionamento dei partiti, prevista dalla Costituzione ma mai attuata, in cui prevedere, fra l’altro, il divieto d’ingerenza dei partiti nelle nomine di amministratori pubblici e privati, con pesanti sanzioni penali e civili per chi non lo rispetta.
3 – Reperire le risorse per rilanciare le imprese, il lavoro  e i consumi : non potendo ricorrere ad ulteriori imposte, pena la rivoluzione del popolo, né ad ulteriore debito, pena la dura sanzione dei mercati,  è giocoforza tagliare le spese improduttive e recuperare le imposte evase. I partiti dicano quali e come.
4 - Tutelare le fasce deboli: la crisi ha inciso troppo duramente su chi non ha un lavoro, su chi lo ha perso e su chi è esodato. Pur nei limiti delle risorse pubbliche, questo tema non può essere eluso. Particolare attenzione va data alla drammatica situazione dei giovani.
5 – Riformare la legge elettorale : gli elettori sono stati espropriati, con il “porcellum”, del basilare diritto di scegliere i propri rappresentanti, e un Parlamento di nominati che non sapesse dar vita a questa riforma,  dovrebbe essere sciolto per manifesta inadeguatezza
6 – Semplificare la macchina burocratica e liberalizzare: fare impresa, attrarre investitori esteri e realizzare investimenti pubblici e privati  è difficile perché troppo lunghi e costosi sono gli adempimenti burocratici e troppo forti le resistenze corporative ad una maggiore efficienza dello Stato, degli enti locali, delle professioni.
7 – Riformare la giustizia: la lentezza della giustizia, dovuta anche alla numerosità dei gradi di giudizio, è un’altra causa della scarsa competitività del Sistema Italia, alla quale va posto rimedio.
Come si può notare, molti dei punti predetti sono a costo zero ed, anzi, tali da far recuperare  risorse economiche o di contesto capaci di favorire il buon funzionamento dell’economia e della società.
Ovviamente ciascuno schieramento politico potrà dare un peso diverso alle componenti segnalate ma nessun programma politico risolverà, a mio avviso,  la crisi italiana se non conterrà un ragionevole mix delle stesse.
Un’ultima considerazione: ho detto in precedenza che nuove manovre sul lato della tassazione sono improponibili, visto il grado estremo di pressione fiscale esistente nel nostro Paese, ma, nella malaugurata ipotesi che ciò dovesse avvenire in futuro ed essendo stati tartassati finora i ceti medi e bassi,  sarebbe opportuno che venissero colpiti i più abbienti. Cito al riguardo il pensiero di un illustre personaggio, al di sopra di ogni sospetto, che ho tratto dalla interessante newsletter online “Contrappunti” redatta da Massimo Ferrario:
 􀀉 PATRIMONIALE, i liberali (quelli seri, di una volta) (1.328)
Le ragioni le quali possono consigliare una imposta patrimoniale non sono di giustizia tributaria. Sono
ragioni politiche e psicologiche. Si vuole creare un ambiente di sacrificio nelle classi proprietarie e risparmiatrici,
sicché le classi non proprietarie rimangano convinte che ai tributi sui consumi da esse prevalentemente
pagati si contrappongono imposte sui patrimoni pagate dai ricchi? Si crede che all’uopo
giovi più una imposta straordinaria pagata una volta tanto che un aumento alla imposta annua sul reddito?...
Se questi scopi un governo crede seriamente di poter raggiungere; se esso è sicuro di riuscire a
rimettere poi altrimenti il bilancio in pareggio così da potere realmente consacrare tutto il provento dell’imposta
patrimoniale allo scopo di ridurre il debito pubblico a cifra meno formidabile, esso è giustificato
nello stabilire il tributo. (􀃆 Luigi EINAUDI, 1874-1961, giornalista, economista, politico, 2^ presidente della Repubblicanel periodo 1948-1955, da Cronache economiche e politiche di un trentennio, 1919-20, Einaudi, citato in ‘Sillabario’, ‘la Repubblica’,
‘R2 Diario’, 10 gennaio 2013).
􀀉

16 commenti:

Paolo Spinoglio ha detto...

Come contributo ai punti 4 e 6 della Sua sintesi, Le invio in allegato una mia proposta di come andrebbe fatto un contratto di lavoro per i giovani. Forse per la mentalità sindacale risulta un pò scandaloso, ma per i giovani forse un pò meno. Sono curioso di esaminare i vari commenti dai lettori del tuo blog.
Cordiali saluti.
Paolo Spinoglio

roberto ha detto...

Dato che non si possono inserire allegati nei commenti e che il tuo documento è lungo, proverò a pubblicarlo io in due o tre parti.
Le tue proposte, come dici, sono un pò "scandalose" secondo una logica diffusa, non solo in ambito sindacale, ma sono comunque un'utile provocazione.

Roberto

Paolo Spinoglio ha detto...

CONTRATTO DI LAVORO PER I GIOVANI DAI 18 AI 35 ANNI

Nota: Anche se c’è poco lavoro perché non poterlo offrire in modo regolare (cioè non in nero) ai giovani? Questo tipo di contratto tranquillizza il datore di lavoro in quanto rende praticamente impossibili le vertenze e quindi crea le condizioni migliori per l’incremento del lavoro regolare. Inoltre mettendo sullo stesso piano datore di lavoro e collaboratore contribuisce a rafforzare per entrambi diritti e doveri, ristabilendo la dignità di questo fondamentale rapporto nella nostra società.
----------

Libero contratto di lavoro per i giovani dai 18 ai 35 anni, indipendente dall’attività svolta e con retribuzione esclusivamente tramite i buoni lavoro tassati alla fonte.


Il contratto che segue può essere adottato per libera scelta tra le parti in sostituzione di uno dei contratti di lavoro vigenti. Può essere applicato anche per periodi tempo brevissimi, al limite per una sola ora ed alla fine di ogni anno è rinnovabile secondo le nuove esigenze delle parti.
Il presente contratto di lavoro, tra datare di lavoro e collaboratore, è un accordo scritto di tipo civilistico ed in quanto tale lascia libere le parti di sottoscrivere i reciproci impegni rispettando solo i punti che seguono oltre, naturalmente, gli articoli dei vigenti Codici Civile e Penale.
Per le parti che sottoscrivono questo contratto vengono meno, per il periodo di durata di questo contratto, tutte le disposizioni e normative vigenti in tema di lavoro.

01) - Retribuzione oraria lorda è di euro 6,00 (importo stabilito annualmente dal Governo)
02) - Giorni lavorativi annui 287 (287= 52x7-52-20-5 ) 20 sono le ferie, 5 le festività nazionali
03) - Orario giornaliero effettivo: 8 ore
04) - La retribuzione per ore straordinarie è di 1,2 volte la retribuzione normale
05) - La retribuzione festiva e notturna è di 1,5 volte la retribuzione normale
06) - Le ore da considerarsi notturne sono quelle dalle ore 24 alle 6
07) - Nell’ambito dell’anno turni ed orari di lavoro sono liberamente concordati dalle parti in
relazione alle esigenze della attività da svolgere.
08) - La retribuzione sarà conteggiata sulla base di un foglio di presenza mensile siglato dalle parti.
09) - I giorni di ferie e le festività dovranno essere goduti possibilmente entro l’anno.
10) - La corresponsione della retribuzione avviene per legge esclusivamente con buoni lavoro
tassati alla fonte. L’ aliquota di tassazione è omnicomprensiva ed è del 15% (detta aliquota
è fissata annualmente dal Governo).
(SEGUE IN UN PROSSIMO COMMENTO)

Paolo Spinoglio ha detto...


SEGUE contratto di lavoro per i giovani dai 18 ai 35 anni

11) - Il collaboratore è esente da dichiarazione dei redditi fino ad un importo annuo complessivo
netto di euro 30.000 provenienti da uno o più datori di lavoro. (detta soglia è fissata
annualmente dal Governo)
12) - Il presente contratto deve essere rinnovato annualmente tra le parti.
13) - Ogni miglioramento contrattuale e retributivo è lasciato liberamente alle parti, così come la
corresponsione della tredicesima e/o del premio di produttività.
14) - Il preavviso, per ambo le parti, è di 3 giorni solari se c’è accordo tra le parti o in caso di
disaccordo il risarcimento monetario è di 3 giorni lavorativi normali pari ad un massimo di 24
ore se non diversamente specificato.
15) - Relativamente alle eventuali esigenze di maternità per le donne ed alle conseguenti necessità
per il coniuge, si lascia alle parti il raggiungimento di un responsabile accordo che serva a non
compromettere questo essenziale evento per la sopravvivenza della nostra società civile.
16) - Entrambe le parti sono responsabili in solido del buon fine delle procedure amministrative.
Nel senso che se una parte ha sentore dell’inadempienza dell’altra deve denunciarlo entro 30
gg, pena essere in solido coinvolto nelle sanzioni che ne scaturiscono (da precisare).
17) - Lo spirito del contratto è di stimolare il giovane ad un continuo percorso di formazione che lo
porti ad una crescente professionalità e responsabilità tale da consentirgli una qualificazione
con la quale contrattare al meglio sia la sua retribuzione che la durata indeterminata del
rapporto in relazione alla flessibilità del mercato. Parallelamente lo spirito è anche quello di
migliorare il datore di lavoro, responsabilizzandolo ed orientandolo verso il lavoro regolare
senza rischiare le vertenze che rappresentano oggi la principale paura di dare lavoro.

18) – Liberi accordi aggiuntivi tra le parti: …………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
19) – Eventuali vertenze possono scaturire solo dal non rispetto dai vigenti Codici Civile e Penale.
Il Foro territorialmente competente è quello della Sede del datore di lavoro.



Premesso quanto sopra, tra il Sig. …………………..(datore di lavoro) Cod. Fisc………………e P.IVA ……………….. residente in Via ………………………………………….Città ……………………………

ed il Sig. …………………(collaboratore) Cod. Fisc. ………………..residente in Via……………………………..

si attiva la predetta collaborazione a partire dal ……………………………………………………………………..




Roma, data…………………




Firma del datore di lavoro Firma del collaboratore





Francesco Mancini ha detto...

Il punto 1 i COSTI DELLA POLITICA è secondo me il punto più importante perchè è da li' che derivano tutti i problemi italiani.
Voterei senza se e senza ma per un partito che proponesse ciò:
uno stipendio anche molto generoso 5000,6000,7000 euro ai parlamentari,assessori ecc. e BASTA!!!!
Per il resto sono cittadini normali, BASTA con i doppi lavori,BASTA con la messa in aspettativa, BASTA con vitalizi e pensionamenti particolari, BASTA con i finanziamenti, BASTA con qualsiasi privilegio.
Se riuscissimo ad ottenere ciò a cascata anche tutta la "burocrazia" sarebbe ridimenzionata e veramente i costi della politica tutta diventerebbero normali.
Mancini

roberto ha detto...


Anch'io sono convinto che tutto parta da lì: se non si aggredisce questo problema, è impossibile agire sull'altra spesa pubblica.
Non sarà facile portare i politici a diventare normali cittadini, sia pure ben pagati, ma bisogna insistere.
Noi andremo avanti.

Raffaello ha detto...

Ciao Roberto,

i punti 1 e 3 della tua proposta sono 'centrali'. Aggiungerei che, oltre a controllare le spese nelle Regioni e negli enti locali e ad eliminare le spese improduttive, va effettuato un controllo costante del livello di servizio offerto al cittadino (vedasi anche altro mio post in un blog di gennaio). L'equazione non deve essere "meno trasferimenti/finanziamenti = meno servizi" ma "meno trasferimenti/finanziamenti + revisioni organizzative e analisi del valore dei singoli processi = servizi almeno uguali a quelli precedenti". Bisogna passare da un semplice controllo della spesa ad un controllo sia della spesa che della qualità dei servizi erogati da tutti gli enti della PA.
Circa gli slogan e ai duelli tra i contendenti, che non sono fatti certo con il fioretto, evidenzio come purtroppo questo clima stia facendo perdere un po' di stile anche a Monti, che mi sembra sempre più attratto da schemi di dialogo da seconda, pessima, repubblica. Mi spiace molto anche perché non mi pare che questo cambio di registro gli stia giovando molto (stando ai sondaggi). Se anche lui comincia a parlare alla pancia della gente, anziché alla testa, siamo punto e a capo. E credo che questo nuovo stile neanche gli serva anche perché, con ogni probabilità, Bersani avrà bisogno di lui anche se fosse al 10-12%, per avere una maggioranza sufficiente al Senato (ammesso che i Renziani delle primarie votino PD....)

roberto ha detto...

Sono d'accordo con l'equazione che proponi: non basta controllare le spese ma va curata anche la qualità del servizio ai cittadini attraverso un miglioramento dei processi della Pubblica Amministrazione.

Concordo anche con le tue osservazioni su Monti: ho già scritto, in un commento ad un post precedente, che forse Monti è mal consigliato dal superconsulente di Obama e si è lasciato trascinare in schemi di confronto obsoleti,perdendo in parte il suo stile che aveva fatto la differenza rispetto ai politici tradizionali.
Anche sui contenuti c'è qualcosa da dire: sarebbe stato meglio che non promettesse ribassi delle imposte, anche se guaduali e a fronte di tagli di spese, per non alimentare ulteriori illusioni nei cittadini. Lui sa meglio di noi che la stagione dei sacrifici non è finita. Il linguaggio della verità è più serio e, a mio avviso, pagante.

Mario ha detto...

Caro Roberto,

ho letto le tue riflessioni e ne condivido i contenuti e lo spirito.

Ritengo che all’avvicinarsi del voto, di fronte all’offensiva del Cavaliere che ha “sbracato” e “sbancato” oltre ogni pudore e in presenza di estremità rampanti (Grillo e Ingroia, ma non solo), occorra scommettere sulla capacità di fare breccia con proposte serie e sostenibili.

Lo dico in particolare per Monti; gli elettori che gli attribuiscono fiducia sono elettori disincantati che condividono, con pochi distinguo, quell’elenco di priorità che hai descritto nel tuo ultimo riepilogo.

Sono elettori che ritengono che il Cavaliere abbia soprattutto “stancato”.

In termini elettorali il tentativo di contendere voti utilizzando i suoi argomenti è del tutto vano e forse anche un po’ goffo. Su quel piano, la battaglia la fa Grillo.

Meglio puntare su proposte solide che esaltino il nesso certo tra impegno e risultato. A mio parere occorre che Monti insista nel richiamare il ‘senso’ della fatica fatta sin qui, finalizzata a costruire un futuro possibile al nostro Paese. La maturità degli italiani, ancora una volta, avrà modo di manifestarsi.

Mario

roberto ha detto...

Concordo pienamente con l'identikit dell'elettore montiano e con la possibilità di fare breccia con proposte serie e credibili, senza inseguire il Cavaliere nelle sua insostenibili promesse.
Credo che molti sottovalutino la maturità dmgli italiani e la lezione da loro appresa nell'ultimo anno.
Roberto

Umberto Burani ha detto...

Concordo con chi lamenta una caduta di stile di Monti nella campagna elettorale. Se è vero che ha un consigliere americano, lo licenzi subito e si affidi alla sua sensibilità e buona educazione: dopo essere salito in politica, non scenda sul terreno degli attacchi personali. Non guadagna un solo voto e rischia di perdere qualcuno di quelli che ha già. Spieghi piuttosto quel che vuol fare e la ragioni di quello che ha fatto, rimanendo su un terreno che gli è familiare. E' il solo modo che ha per conservare prestigio e popolarità. Naturalmente, non ha nessuna speranza di vincere, ma conserverà influenza e forse ci salverà, ancora una volta, dal diventare lo zimbello del tresto del mondo.

Circa Montepaschi e PD, ha pari Bersani a minacciare stragi e sfracelli, i politici ci sono dentro fino al collo. O per meglio dire: fino al collo c'è dentro il PD senese. Bersani e il partito romano veramente non c'entrano, non perché non lo vogliano e non l'abbiano voluto, ma semplicemente perché non sono mai riusciti ad avere voce in capitolo. Chi conosce Siena sa che comune, provincia, fondazione, PD e Montepaschi sono un tutt'uno, una fortezza chiusa a riccio contro ogni influenza esterna, in groviglio di interessi incrociati e scambiati, di favori dati e ricevuti, di poteri che magari cambiano di mano ma rimangono sempre e fermamente in mani senesi. A Siena ogni contrada è un mondo a sé, e l'insieme delle contrade forma un blocco ermeticamente chiuso; la città è sempre stata rossa e dello stesso colore sono i suoi governanti, comunque si chiamino. Il localismo esasperato, e per certi versi invidiabile, è sempre stato la forza della città; ora è la sua debolezza, ma non aspettiamoci atti di contrizione: abbandonato l'orgoglio, tutti sono ad accusare tutti – salvo se stessi. E in questo, riconosciamolo, non c'è più localismo: lo sport del mudslinging è nazionale.

Umberto

roberto ha detto...


I suggerimenti che dai a Monti sono perfetti.
Circa il Montepaschi, trovo molto interessante la tua disamina dell'estremo localismo senese e sulle implicazioni che hai nei rapporti fra il PD territoriale e quello centrale.
Resta comunque il fatto che un grande Partito deve mettersi in grado di non subire lo strapotere dei cacicchi locali, anche perchè altrimenti può andare a sbattere duramente, come potrebbe succedere al PD in questa occasione.

Paolo Della Sala ha detto...

Non si tratta tanto dei "costi" della politica, quanto dei poteri della politica (e degli altri poteri dello Stato), evidentemente di tipo ancora feudale e (quindi) per nulla consci della sussidiarietà né del libero mercato. Siamo ancora in una cultura della co-gestione in salsa titoina (Yugoslavia)e SPD tedesca. Dare meno poteri a Stato e partiti e creare la Big SOciety di parlava lo splendido programma elettorale di David Cameron nel Regno Unito...
2. Seconda questione che qui non viene citata: creare una cultura ambientalista riformata o 2.0. In nome della difesa dell'ambiente -che in realtà è difesa di Stato e partiti- permettiamo sciagure continue e crescenti: a forza di rimanere fermi e immobili per non fare errori con infrastrutture, termovalorizzatori etc., ci siamo ridotti con la spazzatura di Napoli spedita in Svezia, dove la trasformano in elettricità; con il gas (niente pale eoliche e niente rigassificatori, in nome dell'ambiente) più caro del mondo; con la benzina più cara del mondo; col nucleare comprato a caro prezzo in Francia, cioé a pochi km. da casa (ripaghiamo il costo di una centrale nuova ogni anno ai francesi…). Gli esempi sono infiniti.

roberto ha detto...

Certo, i costi della politica sono solo la punta dell'iceberg, che è costituito da una cultura vetero-statalista che va modificata, ma ciò richiede uno sforzo di tutta la società, a partire dal basso e quindi anche dal voto: scegliere forze olitiche che non si ispirino a quella cultura è dovere di chi vuole un cambiamento reale.
Mi piace l'idea di una cultura ambientalista 2.0, che tuteli il patrimonio naturale senza le posizioni demagogiche, oggi prevalenti, che ci portano solo a pagare di più le risorse e a dipendere maggiormanete dagli altri Paesi.
Mi dai un suggerimento o un link per trovare il programma Big Society di Cameron, che non conosco? Grazie.

Unknown ha detto...

Paolo introduce un concetto nuovo ed interessante: includere nei costi della politica i costi delle azioni fatte e delle occasioni mancate, generate dalle ideologie sostenute per mantenere indirizzi "politicamente corretti". Potremmo cosi' includere il costo del mancato nucleare, dei ritardi della TAV, della spazzatura mandata in Svezia e dei rigassificatori inesistenti, e via elencando all'infinito. Che ne dite?

roberto ha detto...


E' un'idea stimolante anche se c'è il problema di come valorizzare gli ulteriori costi sostenuti per i ritardi dovuti a resistense e le mancate opportunità. Forse bisognerebbe trattarne in un post ad hoc.
Circa gli esempi che porti, credo che le opinioni possano differenziarsi; ad esempio io sono favorevole ad un moderno trattamento dei rifiuti, come fatto nel Paesi nordici che non sono certo autolesionisti, mentre sul nucleare ho molte riserve, non solo perchè è stato bocciato da un referendum.