Pubblico con piacere un interessante articolo di Lorenzo Borla, membro del Partito Democratico, tratto dalla sua newsletter online " Zibaldone", che evidenzia i motivi del successo elettorale del Movimento 5 Stelle e la lezione che deve trarne la sua parte politica. Segue un mio commento.
Fenomenologia del grillo
Il risultato elettorale è stato, per noi della sinistra, uno schiaffo pesante. Per ragioni umane: eravamo convinti di avere il sorcio in bocca e questo, all’ultimo minuto, si è dileguato. Ragione per la quale non abbiamo ben compreso, secondo me, la portata della vittoria di Grillo. Il “fenomeno Grillo” non è Grillo: è il venticinque per cento dei votanti che ha scelto il suo movimento. Grillo è un mezzo, non un fine; è un autobus che stava passando al momento giusto, ed è venuto comodo saltarci sopra, per manifestare rifiuto, e sdegno per la politica così come è praticata oggi in Italia. Rifiuto per come la politica ha affrontato la crisi economica che ha segnato non poco la vita di molte persone. E invece, quale spettacolo di benessere materiale, quale opulenza di mezzi, ci ha inflitto la sfilata quotidiana dei politici in televisione... Grillo, vorrei aggiungere, non è simile alla Lega, anche se allo stato nascente hanno punti i comune: ma la Lega si basava sull’egoismo, sul razzismo, latente di alcune parti del Nord.
Grillo è invece è un fenomeno trasversale che si è diffuso a valanga. Non ha granché importanza quello che dice Grillo: infatti l’espressione comune è: <Dice “anche” cose giuste...>. Grillo non è particolarmente simpatico, nemmeno ai suoi followers, ma quello che importa è che ha offerto un modo e un mezzo di ribellarsi. Avrei delle riserve a definire il fenomeno Grillo “populismo”. Populismo è quello di Berlusconi, Bossi e altri, che vellicano bassi sentimenti e usano proposte indecenti per attirare i voti, collocarsi nella vita politica e sfruttarne i vantaggi. Il movimento di Grillo è seriamente intenzionato a far valere le proprie ragioni, che sono nell’insieme ragioni nobili, almeno per il momento, anche se riflettono astratti furori e obiettivi impossibili. Insomma, il venticinque per cento dei votanti, ci ha colto di sorpresa perché mina alle base le procedure, i rituali, i balletti, gli scambi, di cui è fatta la politica, e che noi abbiamo finora accettato solo perché siamo abituati così. Grillo mette in crisi l’accademia, lontana dalla gente comune: il politichese di cui ci nutriamo, le sofisticate analisi che svolgiamo, le discussioni sul nulla che alimentiamo, i “bisognerebbe”, “occorre”, “ci vuole” “dobbiamo”, ipotesi sempre assai astratte, perché non si capisce bene a quali armate napoleoniche ci potremmo rivolgere per realizzare questi obiettivi.
Condivido l'affermazione "Grillo è un mezzo non un fine":molti elettori hanno usato il voto al Movimento 5 Stelle per esprimere la loro profonda insoddisfazione verso la politica tradizionale, incapace di risolvere i problemi, ma capace di arricchirsi a spese dei contribuenti. Se i partiti non chiudessero rapidamente la "stagione della casta" potrebbero avere peggiori sorprese in futuro.
Ma anche Grilllo deve stare attento a quello che fa: che il suo Movimento non voglia arricchirsi è un innegabile titolo di merito agli occhi dei più, ma se insiste a non voler contribuire ad alcuna soluzione politica per non "sporcarsi le mani" con la partitocrazia, potrebbe avere anche lui, nelle prossime elezioni, un brusco risveglio, soprattutto se dovesse confrontarsi con un concorrente come Renzi, capace di prospettare una forte innovazione, ma in una logica costruttiva