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venerdì 8 marzo 2013

Stoppare la spirale perversa del "tutto dipende da Grillo"

Lo shock dei risultati elettorali ha indotto Bersani a commettere un grave errore:
Dicendo “Mai più con Berlusconi” ha violato il principio fondamentale della politica che afferma “mai dire mai”. Anche chi, come me, ritiene Berlusconi un’autentica calamità e la causa prima dei guai del nostro Paese, non può non tener conto realisticamente che, essendoci in campo tre forze politiche di peso quasi equivalente, non è possibile escludere a priori nessuna delle tre se non si vuole creare  una situazione di stallo. Con l’affermazione che l’unica possibilità per fare un governo è l’accordo con il Movimento 5 Stelle e che non esiste alcun “Piano B”, Bersani si è consegnato mani e piedi a Grillo, rendendolo arbitro assoluto della situazione e innescando un rischio che ho denunciato in precedenza, cioè quello di alimentare la “sindrome di onnipotenza” dell’ex comico genovese.
Tale sindrome si è manifestata chiaramente ieri quando Grillo ha affermato che il suo movimento mira a raggiungere il 100% dei consensi e che, a tale punto, tutti i partiti verranno sciolti, compreso il suo.  E’ un’ipotesi di sapore autoritario, chiaramente irrealizzabile, ma comunque indicativa di una pericolosa deriva che si mette inevitabilmente in moto quando si affida, anche involontariamente,  ad un ‘unica persona i destini del Paese.
Come ho detto più volte, io simpatizzo per il Movimento 5 Stelle, pur non avendolo votato, perché lo ritengo l’unica forza in grado di porre fine ad un sistema di potere basato sulla corruzione, sull’arricchimento personale, sulla sistematica collusione fra destra, centro e sinistra, finalizzata a “spartirsi la torta”. Ma ciò non significa che non veda i rischi di un’operazione politica, ideata  da due sole persone, poco propense ad accettare il dissenso,  e condotta  in termini che assomigliano, in vari aspetti, ad un’azienda più che a una forza politica.
Se il Paese ha sbagliato affidandosi per quasi un ventennio ad uno spregiudicato imprenditore che ha illuso con facili promesse, pensando soprattutto ai propri interessi, non può ripetere l’errore con un altro imprenditore che, pur essendo mosso da intenti più nobili, dimostra una simile propensione a promettere l’impossibile.
Il tentativo di Bersani di agganciare il Movimento 5 Stelle con i suoi otto punti programmatici è destinato a fallire non solo perché si tratta di un “brodino insipido” ma anche perché Grillo non ha alcuna convenienza , in questa fase, a mescolarsi con i partiti tradizionali.
Il quadro va resettato in vista di un possibile “Governo del Presidente”, composto non da uomini di partito, ma da personalità fuori dalla mischia politica, su un programma essenziale volto a ridimensionare la casta e rifare la legge elettorale per  poi tornare alle urne in un contesto istituzionale che consenta di trovare una governabilità. Di fronte ad una proposta di questo tipo nessun giocatore potrà essere escluso dal campo e Grillo non potrà tirarsi indietro, altrimenti dimostrerà di pensare più ai propri interessi che a quelli del Paese.

14 commenti:

Marco Donzelli ha detto...

bisogna rompere per ricostruire in politica

roberto ha detto...

sono d'accordo, però bisogna creare le condizioni per fare entrambe le cose; se si mette il pallino in mano ad uno solo, la ricostruzione diventa impossibile.
Roberto

Manuela ha detto...

Bersani ha rifiutato Berlusconi perchè, se fa l'inciucio, il PD può perdere molto consenso. Quindi la sua scelta mi sembra razionale, anche se ha delle controindicazioni.
Manuela

roberto ha detto...

C'è della logica nel ragionamento dei Bersani ma, purtroppo, le controindicazioni superano i vantaggi. Se l'accordo con Grillo non riesce, la carriera di Bersani è finita.
Con Berlusconi non bisogna fare un inciucio ma solo accordarsi sulla riforma della legge elettorale e sul ridimensionamento della casta; Bersani però non ci sente sull'eliminazione dei finanziamenti pubblici, mentre Berlusconi è d'accordo. Il testardo rifiuto di soddisfare questa richiesta prioritaria costerà carissima al PD nella prossima tornata elettorale: di questo assurdo rifiuto ha ben scritto Luca Ricolfi su La Stampa di ieri.

Raffaello ha detto...

Ciao Roberto,
vedendo il comportamento recente di Bersani mi sono domandato se è un autolesionista, un miope o un politico sopraffino. Mi spiego. Credo sia evidente che Grillo non si apparenterà mai con nessuno, neanche con il PD. A questo punto, poiché ritengo che l’obiettivo di Bersani sia quello di assicurare al PD la guida del Paese, e partendo dal presupposto che si tratta di persona intelligente, immagino che in cuor suo egli abbia ben chiaro di non avere alcuna probabilità di successo, con quel che ne consegue anche in termini di equilibrio all’interno del partito. Io vedo questo scenario: Bersani ‘toppa’; preso atto di ciò e dei diversi veti incrociati, Napolitano conferisce un incarico ad altra figura con mandato circoscritto nel tempo e nei contenuti, con priorità assoluta associata alla riforma della Legge elettorale; nel frattempo si organizzano nuove elezioni; Bersani fa un passo indietro e indice le primarie; Renzi stavolta ce la fa e, come nuovo candidato premier, alle prossime politiche fa man bassa di voti, recuperando incerti e insoddisfatti sia sul fronte PDL (mettendo ko il cavaliere) che su quello del M5S e alleandosi con Monti. E forse allora si potrebbe cominciare a ragionare. Se questo si avvera, Bersani è davvero un politico sopraffino e tutto sommato con alto senso di responsabilità. Dico questo perché lo stimo, anche se poi non ha avuto il mio voto.
Un caro saluto

Raffaello

roberto ha detto...

Caro Raffaello,
la tua analisi è molto stimolante.
Se le cose andassero come tu dici si avrebbe finalmente il ricambio generazionale che molti auspicano (non solo nelPD ma forse anche nel PDL), una sinistra finalmente appetibile anche per i moderati e quindi in grado di vincere e, con Renzi, un formidabile concorrente a Grillo, con il vantaggio di attivare il rinnovamento della politica senza mettere in discussione alcune scelte fondamentali, come quella europea.
Se questo fosse il disegno di Bersani, dovremmo dirgli: chapeau!
Non ti nascondo, però, che ho qualche dubbio al riguardo.

Manuela ha detto...

Non ho trovato su La Stampa online l'articolo di Ricolfi. Mi dici cosa sostiene?
Grazie.
Manuela

roberto ha detto...


A proposito del programma in 8 punti di Bersani, Ricolfi ha scritto:

" Che cosa ci troviamo, infatti? Fondamentalmente due cose.
Primo, un umiliante strizzare l'occhio a Grillo, con la ripresa di alcuni temi cari al Movimento 5 Stelle (misure anti-casta, "banda larga", "ottimizzazione ciclo dei rifiuti", "recupero aree dismesse", ecc.), ma silenzio assoluto sulla sua proposta chiave (condivisa anche da Matteo Renzi), e cioè l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Su questo il punto 8 di Bersani si limita a dire "Legge sui partiti con riferimento alla democrazia interna, ai codici etici, all'accesso alle candidature e al finanziamento": Formulazione farraginosa e vuota, da cui si può dedurre solo che il finanziamento resta in piedi, e si tratta unicamente di fissarne l'entità, in totale spregio del risultato del referendum che lo aveva abolito giusto venti anni fa".

E'un pensiero che condivido totalmente.

Gianmaria Scapin ha detto...

Ciao a tutti,

non colgo dai commenti e dalle analisi post elezioni il vero motivo per cui oggi il movimento 5S è il primo partito e alle prossime probabilmente rimarrà il solo con un Renzi a fare da scudiero della vecchia politica.
Qualunque sia la soluzione del governo a breve la strada futura è già segnata. Il M5S ha un' autostrada deserta su cui correre per arrivare alle prossime elezioni a conquistarsi la maggioranza del parlamento.

Il vantaggio competitivo accumulato in questi anni sul cambiamento antropologico (e, si badi bene, non sociale che ne è una conseguenza) è abissale. Da anni M5S parla di democrazia diretta e intelligenza collettiva per affrontare i problemi e risolverli.
A sinistra si parla di leader pensando che sostituendo Renzi con Bersani cambi qualcosa (cambierà semmai l'elettorato di sostegno). Ma il solo pensare che con Renzi cambi qualcosa fa capire che non vi è la più pallida idea del cambiamento anropologico in atto(un es. x tutti "Wiki" senza capo ma tutti a migliorarla.)
Benchè siano in molti ad ammettere il cambiamento in atto sento che ancora in pochi han capito i motivi alla base del cambiamento.
Io lavoro con la rete e sulla rete dal '95 e non sono più lo stesso nonostante l'ètà avanzata. E questo cambiamento moltiplicato per n.individui determinerà dei cambiamenti sociali molto rapidamente. Ma il punto di arrivo non può essere un nuovo rappresentante (Renzi) perchè sarebbe la negazione dell'intelligenza collettiva che si sta affermando.
Godiamoci le ultime scaramucce da barbarie del passato "la democrazia rappresentativa" perchè il futuro che si sta palesando è la democrazia partecipativa. Meglio capirlo in fretta altrimenti si rischia di parlare con i vecchi paradigmi e si rimane tagliati fuori.
Un caro saluto a tutti
Gianmaria

roberto ha detto...


Le tue riflessioni offrono una prospettiva inusuale e sfidante: mi piacerebbe che anche altri lettori le commentassero.

Personalmente sono d'accordo sul fatto che la rete consenta forme di confronto, collaborazione e decisione comune - senza mediazioni, veloce e a basso costo- che la vita nel mondo fisico non permette.
Oltre alle esperienze wiki da te citate, mirate ala sistematizzazione e allo sviluppo della conoscenza, ho trovato interessanti le iniziative politiche fatte in rete e in modo partecipato dal M5S (es: le parlamentarie)che, pur essendo state da alcuni criticate per il numero relativamente ridotto di partecipanti, hanno comunque prodotto scelte certamente più condivisi di quelle maturate all'interno delle segreterie dei partiti tradizionali.
Mi pare anche positivo che i cittadini del M5S continuino a essere e farsi chiamare tali anche quando entrano nelle istituzioni, a riprova del fatto
che il loro ruolo è un servizio transitorio e non una professione.
Queste novità comporteranno un forte stimolo affinchè anche i partiti tradizionali abbandonino i loro farraginosi e costosi apparati buroctatici e si diano una struttura leggera , evitando fra l'altro i finanziamenti pubblici.
Detto questo mi riesce effettivamente difficile immaginare una totale sostituzione della democrazia rappresentativa con quella partecipativa. Magari parlandone ancora mi si chiariranno le idee.
Grazie e ciao. Roberto

Pippo Oltranzi ha detto...

Una strategia che spesso funziona è quella di far credere a Grillo che si è disposti ad allearsi con il Banana per farlo diventare più morbido ed accomodante. Ma in questo caso non credo che avrebbe funzionato e forse Bersani si sarebbe ulteriormente sputtanato. La minaccia che se Grillo fa il rigido si vada a nuove elazioni è un'arma spuntata. Grillo ha la certezza che prenderebbe ancora più voti. Forse le elezioni con doppio turno delle due coalizioni più forti potrebbe essere utile se si abroga il porcellum ma non dà la garanzia assoluta che Grillo non resti dopo il primo turno. Quanto al 100% a cui aspira Grillo è evidentemente illusorio perché non voteranno mai per lui i berlusconiani doc che si sono arricchiti grazie al Banana né il pd-ini agganciati al partito che lavorano nei comuni o nelle province. Infatti l'abolizione delle province - cavallo di battaglia degli innovatori - non può piacere a tutti ed è un po' demagogica se non fatta con criterio. Se si creano doppioni anche nelle regioni e nei comuni il risparmio non si realizza. Come quando si crede che tutti vogliano la riduzione delle auto blu: alcuni - quelli che le usano - le vorrebbero mntenere.

Cordialmente.


roberto ha detto...

Se Bersani cercasse un accordo di legislatura con Berlusconi certamente perderebbe la faccia e lo pagherebbe caro in sede elettorale; ma io propongo solo un accordo per cambiare la legge elettorale e ridurre i privilegi della casta, sul quale si può, anzi si deve,cercare il consenso di tutte le forze politiche.
La tua ipotesi di elezioni a doppio turno mi sembra interessante ma richiede, appunto, che ci si accordi per sostituire il porcellum con qualcosa di meglio.
Condivido la tua valutazione su chi non voterebbe mai per Grillo e sulle relatice motivazioni; in particolare le considerazioni sull'abolizione delle province, che va fatta in modo accorto per evitare doppioni.
Ciao. Roberto

Mario Pasetti ha detto...

Gent. Roberto, mi permetto di dissentire sulla causa prima della crisi dell'Italia che è il risultato di un accordo tra USA e Cina con il quale i cinesi erano liberi di invadere con i loro prodotti, grazie alla globalizzazione, tutto l'occidente Europa compresa e gli Americani, sentinelle paganti del mondo occidentale, gli vendevano il loro debito pubblico. Logico no ? Quindi ridurre il tutto ad una faccenda solo Italiana di Berlusconi è sbagliato ! La politica Italiana ci ha messo del suo solo come aggravante del problema, sindacati miopi compresi ! Se non capiamo ciò come possiamo cercare la ricetta per uscire dalla crisi non comprendendone la causa ? Tutte queste chiacchere ai tolk-show dove pochi sanno di cosa si parla mi fanno venire il mal di pancia ! con simpatia Mario Pasetti

roberto ha detto...


Hai perfettamente ragione: le cause della crisi sono, anzitutto, internazionali e attengono in larga misura al fenomento della globalizzazione ( di cui ho trattato in precedenti post).

Il contributo di Berlusconi è stato soprattutto nella sua contradditoria gestione della crisi che ha aggravato la sfiducia dei mercati e ha portato al parziale commissariamento del nostro Paese da parte dell'Europa.Peraltro, come giustamente dici, ai problemi italiani hanno concorso anche altri attori.
Grazie di avermi permesso di precisare il mio pensiero. Roberto