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venerdì 15 marzo 2013

Lettera aperta ai leader: Berlusconi, Bersani, Grillo, Monti

L’esito delle recenti elezioni ha confermato che l’attuale legge elettorale non consente di formare coalizioni in grado di governare malgrado il premio di maggioranza dia un vantaggio sproporzionato a chi ottiene più voti alla Camera.
Inoltre la forte affermazione del  Movimento 5 Stelle  indica, fra l’altro, la grave insoddisfazione dell’elettorato  nei confronti della classe politica tradizionale che, pur avendo avuto molto tempo a disposizione, in particolare durante la fase del governo tecnico, non ha mai voluto realmente ridimensionare i privilegi della casta.
Se non si pone rimedio a queste anomalie del nostro sistema politico è impensabile poter adottare misure atte a  contrastare la grave crisi economico-finanziaria in atto, che sta producendo danni gravissimi anche in termini di coesione sociale e di credibilità internazionale. Per il momento i mercati e i nostri partner mantengono una posizione attendista, ma – se le cose non evolveranno positivamente – è facile prevedere un netto peggioramento delle nostre finanze e la possibile insolvenza del Paese.
A fronte di questa situazione si sono levate, anzitutto dal Capo dello Stato e poi da numerosi osservatori della scena politica, appelli alla responsabilità affinchè si agisca rapidamente per dare al Paese la necessaria governabilità.  Tale obiettivo è prevalente anche rispetto a quello, pure altamente auspicabile, della formazione di un governo.
Se non si riuscisse a formare un nuovo esecutivo sulla base dell’attuale compagine parlamentare, e fatte salve le iniziative di competenza del Capo dello Stato, l’eventuale ricorso alle urne non potrà in alcun caso avvenire con l’attuale legge elettorale: i cittadini non sarebbero disposti ad accettare una situazione di questo tipo che avrebbe conseguenze devastanti.
Le vive contrapposizioni che vi sono state durante e dopo la campagna elettorale costituiscono oggettivamente un ostacolo alla ricerca di un accordo, anche solo di carattere istituzionale, ma non possono costituire un alibi per arroccarsi in posizioni di chiusura che  produrrebbero un grave danno alla collettività.
Sembra opportuno sintetizzare i requisiti che dovrebbero essere soddisfatti dalle riforma auspicate:

Legge elettorale
-          ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti

-          adottare un sistema che dia immediatamente la certezza di chi vince e  la possibilità di governare efficacemente , senza attribuire, come fa l’attuale premio di maggioranza, vantaggi eccessivi a chi ottiene più voti, rispetto ai consensi effettivamente ottenuti.

Riforma della  politica
-          dimezzamento del numero dei parlamentari

-          drastica riduzione degli emolumenti e privilegi

-          limitazione a due mandati dell’incarico parlamentare

-          eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti

I cittadini valuteranno certamente con grande attenzione le iniziative che verranno prese a questo riguardo e sapranno premiare le forze che dimostreranno con i fatti di agire nell’interesse del Paese, al di là dei tatticismi che sono parte integrante della politica ma che non possono diventarne il fine.
Cordiali saluti

Roberto Barabino – Blog “ La politica dei cittadini”



14 commenti:

Francesco Mancini ha detto...

Purtroppo i due principali attori, Berlusconi e Bersani sono quelli che hanno maggiore responsabilità della situazione attuale.
Basterebbe che entrambi si ritirassero perchè tutto si sistemerebbe!!!
Speriamo di costringerli in qualche modo!!!

roberto ha detto...

Se Bersani fallisse il suo tentativo di formare un governo,come è probabile, quasi certamente dovrebbe lasciare il posto a Renzi che è più in sintonia xon la aspettative dell'elettorato e che potrebbe rilanciare il PD
Berlusconi invece non ha concorrenti interni al Popolo della Libertà, quindi non cederà il posto a nessuno, a meno di eventi esterni.Se nulla di positivo venisse fuori dal Parlameto, le inevitabili elezioni cambieranno fortemente il quadro politico,a mio parere.

Vincenzo Ortolina ha detto...

Caro Barabino. Sono d’accordo quasi su tutto. Ne scrivo pure io da tempo, sui miei blog. Ho solo qualche perplessità sull’enfatizzazione del sistema delle “preferenze”, così come si pratica in Italia (inquinamenti ‘ndranghetani/mafiosi a parte, ovviamente). Con le preferenze affidate ai cittadini in generale, segnalo che il PD, che pure ha mandato in parlamento (fortunatamente) un sacco di donne, ha eletto nel consiglio della Regione Lombardia soltanto due consigliere su 17! Certo, imporre di votare obbligatoriamente e un uomo e una donna è una forzatura, ma così com’è non va bene. Eppoi, forse, il sistema generale migliore è il doppio turno di collegio, in collegi piccoli, preceduto da “primarie” per scegliere il candidato. In tal modo, col doppio turno l’elettore, nella prima tornata, si sfoga, votando magari anche il proprio piccolissimo partito personale. Nella seconda tornata, dopo averci riflettuto, se vuole, sceglie tra i due principali competitors.
Il problema, però, sulle riforme, è un altro: nella presente situazione, la possibilità di un accordo tra tutte le forze politiche principali è impossibile, è mia previsione: i diversi interessi di bottega, e Berlusconi imperante, che ha altri obiettivi, da una parte, e il Grillo incendiario e allergico al gradualismo, dall’altro, impediranno un accordo sulla legge elettorale, innanzitutto. Per il resto, più o meno uguale: difficile pensare che i nuovi eletti, tanto più nel centrodestra, decidano di suicidarsi subito (ipotesi di dimezzamento dei parlamentari- e relative prebende), e, poi, l’estremismo dei grillini (a riguardo per esempio dell’abolizione del “finanziamento pubblico” dei partiti, che forse è giusto, ma che va introdotto con ragionevole gradualità, considerato il punto di partenza), non preannunciano nulla di buono. Sto sostenendo da tempo che forse, per cambiare davvero, sarebbe necessaria una sorta di “nuova Costituente” (o come la vogliamo chiamare), slegata dalla contingenza.

Un saluto.

Vincenzo Ortolina

roberto ha detto...

Caro Vincenzo,
condivido le tue considerazioni sui limiti del sistema delle preferenze (che a suo tempo era stato cancellato da un referendum). Tuttavia superare la sconcezza del porcellum recuperando la possibilità di scelta dei candidati è già qualcosa anche se, in prospettiva, si dovrà vigilare sulle possibili distorsioni che ne possono derivare.
La tua proposta del doppio turno di collegio preceduto da primarie è, anche per me, una delle migliori soluzioni; io non sono entrato nel merito perchè le opinioni al riguardo sono molteplici ed è giusto lasciarle valutare alle forze politiche : mi sono limitato a dire che cosa il nuovo sistema dovrebbe garantire.
Certo, è difficile che tutte le riforme proposte vengano adottate, dati i diversi interessi in gioco, ma è altrettanto certo che se i Partiti tradizionali non faranno nulla, Grillo li spazzerà via. Ma anche Grillo corre i suoi rischi: se vuole tutto subito, senza gradualismi, potrà ritrovarsi con un pugno di mosche.
Ci sono quindi fondati motivi per ritenere che, dopo le scaramucce iniziali, qualcosa si muoverà, anche con l'aiuto del Capo dello Stato.
Ciao. Roberto

Dario Lodi ha detto...

Caro Roberto,

credo che la priorità sia quella di rimettere in moto l'economia. Questi politici non mi sembrano all'altezza di riuscirci anche perchè la crisi ha origini esterne (derivati, Euro, globalizzazione) mentre essi hanno una visione condominiale. Questo ha espresso l'Italia in 20 anni con il NOSTRO beneplacito! Va benissimo la riforma della legge elettorale, ma tocca anche "mettere mano" ai candidati, evitando le pastette di partito. Urgono visioni nuove, affondamento del'attuale burocrazia, coraggio, capacità, meritocrazia: altri 20 anni se tutto va bene. Intanto, però, la macchina andrebbe messa in moto subito, dotandola di un motore nuovo. Il resto mi sembrano francamente chiacchiere quasi oziose.

Un saluto,

Dario

roberto ha detto...


Caro Dario,
l'esigenza di rilanciare l'economia è certamente prioritaria, ma non può prescindere da una ragionevole governabilità, senza la quale i mercati ci metteranno alla gogna e la crescita sarà impossibile.
Se potremo soddisfare questo requisito minimo, i partner europei ci daranno una mano: le richieste che il Governo ha presentato a Bruxelles per avere un certo marggine di manovra pur nel rispetto della disciplina di bilancio, potrebbero essere accolte.
Ma la condizione da soddisfare è, appunto, quella predetta.
Sui tempi lunghi per una soluzione sostanziale dei nostri problemi, sono d'accordo.
Ciao.
Roberto

Umberto Burani ha detto...

Caro Roberto,

Ho letto la lettera e confesso di essere un po’ perplesso. Il programma politico è quello di Grillo, e in teoria è tale da raccogliere consensi unanimi, o quasi. In pratica…è qui che ti voglio: è facile, sin troppo facile, evocare programmi senza dire “come” attuarli, e senza parlare delle eventuali conseguenze. La tecnica di Grillo è da furbastro, ma non dobbiamo seguirlo su quella via. Tanto per dirne una: si può essere d’accordo sulla soppressione dei finanziamenti ai partiti (c’è già stato un referendum) e dei rimborsi elettorali, ma se non abbiamo in testa che cosa si vuole “invece”, siamo nella faciloneria totale. Abolire tutto sic et simpliciter può raccogliere i consensi delle masse, ma i partiti (necessari, qualunque cosa ne pensi Grillo e la sua banda) hanno bisogno di soldi per funzionare: come? Contributi trasparenti di terzi? Pagamento di quote associative o trasformazione in società senza fini di lucro? Se non sappiamo dare risposte, meglio non fare domande.

Detto questo, va bene una petizione ai Capi, ma personalmente non ritengo Grillo un capo, nemmeno con la “c” minuscola; lo ritengo invece un Eversore, con la ”e” maiuscola. Eversore magari a sua insaputa e senza volerlo, ma guardiamoci attorno, vediamo il caos che sta creando, godendone, e diamoci una risposta. Comunque la si pensi, la sua idea di uscire dall’Europa basta a metterlo nelle due categorie dei delinquenti politici e degli idioti economici. Punto.

Non volermene: rimango dell’idea che un governo di centro (Renzi-Monti-Casini) sarebbe stato l’deale e ci avrebbe dato delle speranze. Ora come ora, di speranze non ne ho più; il guaio è che in Europa condividono questi miei sentimenti. E quello che preoccupa di più è che prima, con Berlusconi, ridevano; oggi sono serissimi. E’ finito il Carnevale, siamo in Quaresima.

Cordialmente,

Umberto




roberto ha detto...

Caro Umberto,
molte delle proposte contenute nella mia lettera corrispondono al programma di Grillo perchè, su questi aspetti, sono d’accordo con lui ( non a caso gli ho dato due “10” nella pagella fatta ai Partiti, relativamente ai punti: “Tagliare i costi della politica” e “Eliminare la commistione fra politica e affari).
Non si tratta, comunque, di abolire il finanziamento ai partiti “sic et simpliciter” ma di studiare forme di finanziamento appropriate. Nel post “Lettera a Bersani sul finanziamento pubblico ai partiti”, pubblicata nel blog nel dicembre scorso e visibile cliccando su tale mese nella lista a destra del post, ho scritto, fra l’altro, quanto segue:

“ Le segnalo che un lettore del mio blog ha dato un utile suggerimento che potrebbe essere la base per la sostituzione del finanziamento pubblico con quello privato, che è la norma nelle attuali democrazie occidentali più mature: dare ai contribuenti la possibilità di destinare l’8 per mille del loro reddito Irpef anziché genericamente allo Stato, a specifiche forze politiche. Questa soluzione presenta diversi vantaggi:
- non aggiunge nuovi oneri ai contribuenti
- permette di focalizzare meglio il loro contributo
- sarebbe presumibilmente gradito alle forze politiche
- istituirebbe una forma di finanziamento continuativa, cui potrebbero affiancarsi ulteriori contributi privati volontari in occasione delle consultazioni elettorali”

Naturalmente sono possibili anche altre soluzioni. L’importante è, anzitutto, riparare il vulnus democratico prodotto da tutti i partiti,che, otto mesi dopo l’abolizione del finanziamento nel 1993, lo hanno ripristinato sotto le spoglie dei “rimborsi elettorali”:
Ti dico inoltre che, personalmente, accetterei anche una quota di finanziamento pubblico purchè sobrio e solo a fronte di spese istituzionali, trasparenti e rendicontate online, con pezze giustificative.
Sulla potenziale eversività, magari inconsapevole, di Grillo sono d’accordo, ma Grillo non è tutto il M5S: se si leggono i commenti che i militanti fanno sul suo blog , molto spesso fortemente critici verso il leader, risulta evidente la volontà di costruire, non di distruggere.
E Grillo non può tenere al guinzaglio i suoi parlamentari, come ha ben dimostrato il voto di ieri per l’elezione del Presidente del Senato.
Sono certamente d’accordo con te nello stigmatizzare la posizione di Grillo sull’Europa e nel ritenere preferibile un governo di Centro che sarà possibile se Renzi riuscirà nel suo intento di fare nuove primarie prima delle prossime elezioni. Ma la mossa vincente di Bersani nelle votazioni per i Presidenti delle due Camere allontana alquanto questa possibilità.
Ciao.
Roberto

Guido Noè ha detto...


Apprezzando quanto è stato scritto, desidero porre all'attenzione questa mia idea di "Democrazia":


PROPOSTA DI LEGGE POPOLARE
OGGETTO: “IL PARTITO DEGLI ASTENUTI”
Lasciando ad altri il compito di disquisire sulla “legge elettorale” è da tempo che mi frulla in testa l’idea della presente proposta.
Un partito raggiunge la rappresentatività se supera la soglia di sbarramento che gli consente di essere ammesso a far parte dei due rami del Parlamento. Perché allora non dovremmo ufficializzare l’importanza del “ Partito degli Astenuti “ che è il primo dei partiti oggi presente sulla piazza italiana?
Come dare dunque corpo a questo Partito che nell’immediatezza del dopo-elezioni appartiene ora a questo ora a quello e lo s’incolpa delle conseguenze più nefaste a seconda di chi lo giudica? Basta dare valore ai voti non espressi e, meglio ancora ai voti “bianchi” o volutamente resi nulli, oggi considerati inutili e criticabili.
Occorrerebbe che una legge Costituzionale, fissando un tetto minimo funzionale per il governo della Nazione, renderebbe variabile il numero dei Parlamentari. Oggi la Costituzione prevede un numero fisso degli stessi, e non c’è verso che vengano diminuiti.
Esso, infatti, dovrebbe essere proporzionale al numero di voti validi espressi per raggiungere il massimo (dimezzato rispetto a quello odierno) solo nell’ipotesi del 100% dei votanti.
Non è la rappresentanza che ha importanza? Non è anche così che il “Popolo” di cui tutti si ergono a “Paladini”, assumerebbe corpo e voce?
I seggi oggi sono assegnati con metodo proporzionale più o meno corretto. E allora perché non si dovrebbero detrarre i seggi di quelli che non vogliono rappresentanti di questo tipo?
Con questa norma, anziché discutere a posteriori dei motivi che hanno provocato l’astensionismo, ci si preoccuperebbe di operare in modo da evitare che accada! E questo metodo darebbe una risposta tangibile ed immediata evitando ai partiti di “autoattribuirsi” i voti non espressi
Forse, troppo semplicisticamente, penso che questa innovazione potrebbe servire a dare voce e”peso” a quella grande parte di elettorato che indignato, disamorato, o, peggio ancora, offeso dall’impudenza dimostrata negli ultimi tempi dai politici che vergognosamente, pensando solo al proprio tornaconto, pongono all’ultimo posto l’interesse pubblico , avrebbe finalmente la possibilità di poter dire: ”le ho provate tutte ma non cambia nulla, e allora tanto vale non farne eleggere con il mio contributo”.-
Si eviterebbe altresì il “così detto voto di protesta” che, non sortendo alcun effetto positivo, crea di fatto nuovi commensali seduti alla greppia della spartizione della torta del finanziamento alla politica (riammesso in barba alla volontà del “POPOLO”). Anche questo proporzionale ai voti espressi. Allora sì che diventerebbe un voto di protesta, e chi non ha meritato, vada a fare altro senza l’indecente “premio di reinserimento”!
Infine, se proprio si vuole dare ai partiti il minimo di “ossigeno” per gestire la politica, si potrebbe assegnare, per ogni deputato/senatore eletto, una somma ritenuta equa che, gestita dai partiti nelle cui liste figurano gli stessi, sia omnicomprensiva.
Ciascun organo direttivo stabilirebbe quanto spetterebbe a ciascun rappresentante e quanto sarebbe gestito dal partito. In tal modo si otterrebbero due risultati:
1. Sarebbe certa la spesa per la politica;
2. Ciascun deputato/senatore controllerebbe come verrebbero gestite le somme;
3. Il finanziamento sarebbe automaticamente e direttamente proporzionale al numero dei votanti.

Ci sarà mai alcun movimento o partito politico disponibile a prendere in esame una simile proposta? Purtroppo, credo proprio di no!
Cordiali saluti – Guido Noè –

roberto ha detto...


Grazie per la tua intelligente provocazione.Il tema che poni è serio e andrebbe valutato attentamente.
Probabilmente il tuo scetticismo sulla disponibilità delle forze politiche è fondato, ma non possiamo escludere del tutto che qualcuno possa sorprenderci.
Sotto la pressione dell'opinione pubblica anche i partiti tradizionali cominciano a trovare soluzioni impreviste e spiazzanti (vedi l'intelligente mossa vincente del PD perle elezioni dei Presidenti delle due Camere, con relative conseguenze sul Movimento 5 Stelle).
Stiamo a vedere.
Grazie e ciao. Roberto

Dario Lodi ha detto...

Penso inevitabile che i grillini un po' dovranno "sporcarsi le mani". E' accaduto per l'elezione di Grasso, ma non sarà sicuramente un caso isolato. Quindi sarà necessaria per loro una crescita rapida:, sì, ma nel rispetto il più possibile dei principi del movimento che rappresentano. D'altra parte, entrando in Parlamento, nel Parlamento di questa Italia reduce da vent'anni di pochezze imbarazzanti, Grillo deve mostrare coerenza e mettersi in gioco, cercando di cambiare le cose dall'interno: è impresa molto difficile, ma possibile, rispetto alla palese debolezza della protesta esterna.
Occorre, allora, una strategia realistica e coerente, cioè determinata, ma lucida e logica. Chi vede nel Movimento una buona occasione di novità civile s'aspetta tutto questo, a partire, una volta nella politica reale, dall'abbandono di utopie sballate, frutto di rabbia (una rabbia giustificabile, peraltro). La maturità, ottenuta con i voti, esige un impegno vero, fattivo e possibile.
Si pensa che ci si debba liberare dalla dittatura finanziaria e bancaria (l'impresa più ostica in assoluto): ci si concentri bene su questo obiettivo. Il resto, cioè una civiltà migliore, verrà da se. Ci si trasformi in uomini moderni e responsabili nei confronti della collettività.

Dario Lodi


roberto ha detto...


Dario,
condivido al 100% la tua opinione.
Grazie.
Roberto

Angelo Tirelli ha detto...

In merito al post in oggetto, trovo quasi banale esprimere il mio
accordo, tanto queste richieste sono di senso comune.
Ma tagliare le unghie alla casta è solo una sacrosanta "vendetta" per
i tanti anni di arroganza, sopraffazione ed egoismo sopportati senza
difese. Ma non basta a salvare la vita del nostro Paese.Occorrerebbero
ora persone oneste e capaci che prendano in mano il governo dello
Stato e trasformino le complicatissime leggi esistenti e ne creino di
nuove in grado di risollevare rapidamente economia, fiducia e morale
degli Italiani .I "grillini" sono solo onesti ma poco o nulla
"imparati", i vecchi partiti si sono convertiti al cambiamento obtorto
collo: mancano gli attori e senza attori lo spettacolo non può
iniziare (e se iniziasse lo stesso, si prospetterebbe l'ennesimo
fiasco).
Purtroppo io non ho soluzioni da consigliare, ma non riesco ad
accettare in silenzio neppure di vedere mezza Italia che crede di
saperle e spara sciocchezze a raffica.Ha scritto Bertolt Brecht:
Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate
serenamente e con rispetto chi
come moneta infida pesa la vostra parola!
Vorrei che foste accorti, che non deste
con troppa fiducia la vostra parola.
.....................................................
Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
che tale sei, perché hai dubitato
delle guide! E dunque a chi è guidato
permetti il dubbio!

Un'ultima domanda: qualcuno si è degnato di rispondere alla mail??
Cordialmente, Angelo

roberto ha detto...


Condivido la tua affermazione "tagliare le unghie alla casta è solo una sacrosanta "vendetta"..... ma non basta a salvare la vita del nostro Paese": é solo una precondizione, senza la quale è però impossibile andare alla sostanza dei problemi.
Un pò meno d'accordo sono sull'idea che manchino gli attori: Renzi, ad esempio, è un "uomo nuovo" che sta dimostrando indubbie qualità ( ne parlerò nel prossimo post), i "grillini" sono acerbi ma non sottovaluterei la loro capacità di apprendimento e la loro volontà di esercitare il ruolo parlamentare senza vincolo di mandato.
Certo, il "vecchio" ancora prevale ma "il fuoco si fa con la legna che si ha" ed io credo che la spinta al cambiamento che viene dal Paese produrrà, sia pure con fatica, un'evoluzione positiva. Sono, comunque, pienamente d'accordo sulla virtù del dubbio, anche perchè è la base di una reale dialettica sociale e politica.
Nessuno fra i leader ha risposto alla mia lettera, ma non era questo che mi aspettato; so per certo che l'hanno letta molti parlamentari, ed è quello che volevo.
Grazie. Roberto