L’annuncio, dato dagli organi d’informazione, del raggiunto accordo politico fra le forze di maggioranza per una legge che abolisca il finanziamento pubblico ai partiti, in tutte le sue forme, per introdurre un sistema agevolato di finanziamento volontario da parte dei cittadini è non solo un’ottima notizia ma il segnale di una svolta che può avere un ruolo epocale.
L’abolizione del finanziamento pubblico è il “chiodo fisso” di questo blog, tanto che un lettore mi ha accusato di essere troppo ripetitivo. In realtà conosco bene, per lunga esperienza professionale nel campo del Change Management, le virtù dell’adagio latino “repetita iuvant”: i pensieri seri, riproposti con serenità e costanza, fanno breccia – prima o poi - anche negli scettici più incalliti. L’aver sentito riecheggiare, nelle parole di alcuni leader, argomentazioni usate in questo blog, mi induce a ritenere che un contributo al mutato orientamento delle forze politiche sia ascrivibile, senza falsa modestia, anche alla nostra battaglia.
Abbiamo sempre affermato che l’abolizione del finanziamento pubblico è la “conditio sine qua non” per ricreare un rapporto di fiducia fra politica e cittadini, che si sono sentiti “imbrogliati” dal modo impudente e surrettizio con cui il finanziamento, abrogato da un referendum, è stato reintrodotto e moltiplicato, diventando lo strumento principe del degrado della politica. Senza risolvere questo problema sarebbe impossibile attuare credibilmente le importanti riforme che il Paese si attende per “uscire dal guado” , riguadagnare efficienza e competitività e offrire lavoro e dignità ai cittadini, soprattutto ai giovani.
Dando atto al Presidente Letta e alle forze che lo sostengono di aver mostrato sensibilità e coerenza, desidero sottolineare che il mutato orientamento è condiviso anche dalle forze di opposizione. Mi sembra opportuno proporre, senza commenti, quanto dichiarato dalle diverse forze politiche su questo argomento:
Partito Democratico
Ha presentato in aprile una proposta di legge al Senato e, in maggio, alla Camere. Cito la frase iniziale della relazione relativa alla seconda proposta :
“Il finanziamento pubblico ai partiti, che venne introdotto in Italia con la c.d. legge Piccoli n. 195 del 2 maggio 1974, anche per far emergere il finanziamento occulto che tutta la politica italiana riceveva nell’ambito della c.d. guerra fredda, mostra ormai palesemente i suoi limiti politici, economici e soprattutto sociali. Un finanziamento pubblico insostenibile, a maggior ragione di fronte a una politica che si mostra sempre più incapace di decidere ma che, al tempo stesso, continua ad autoalimentarsi senza una reale trasparente responsabilità e, per certi aspetti, pure non vedendo per nulla la necessità che la fase storica che stiamo vivendo ci impone, ossia quella di un cambio di parametro culturale nel rapporto tra denaro e politica, tra cittadini ed istituzioni, tra eletti ed elettori, mettendo al centro di questo criterio, appunto, il cittadino e la sua volontà di scegliere liberamente. Se si vuole, secondo un chiaro slogan: “scegli tu”.”
Movimento 5 Stelle
Dalla proposta di legge presentata alla Camera nell’aprile 2013
“Il finanziamento pubblico fu eliminato,per volontà popolare, dal risultato del
Referendum dell’aprile 1993, nel quale il 90,03 per cento dei cittadini italiani si
espresse in maniera inequivocabile negando tale forma di beneficio alle forma-
zioni politiche. Diversamente nominato e malamente celato nella legge n. 157 del 1999, il
finanziamento pubblico è tuttavia tornato, in qualità di rimborso elettorale
previsto per le elezioni della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica e
dei consigli regionali, nonché dei componenti del Parlamento europeo spettanti
all’Italia, con ciò aggirando la volontà popolare e vanificando il senso di un
istituto della democrazia diretta previsto dalla Costituzione.”
Lega Nord
Dalla proposta presentata al Senatonel marzo 2013:
“ E’ indubbio che esiste la necessità di intervenire sulla disciplina del finanziamento pubblico dei partiti, rispetto al quale, specie nell’ultimo periodo, numerose sono le contestazioni sollevate da parte dei cittadini.Non si può infatti disconoscere che il referendum abrogativo della legge allora vigente sul finanziamento pubblico ai partiti, nell’aprile 1993, ha visto ben il 90,3 per cento dei voti espressi a favore dell’abrogazione di questo sistema, nel clima di sfiducia seguito allo scandalo di “ tangentopoli”. E tuttavia la netta decisione popolare del 1993 è stata disattesa dal Parlamento che, anche dopo l’abrogazione degli articoli 3 e 9 della legge 2 maggio 1974 n. 195, ha reintrodotto nel 1996 il meccanismo del finanziamento pubblico sotto il nome di “rimborsi elettorali” “
Popolo delle Liberta’
l’On. Brunetta ha affermato che l’abolizione del finanziamento è oggetto di un disegno di legge del PDL, ma non mi risultano progetti formalizzati, presentati in Parlamento. Cito la recente dichiarazione del portavoce Daniele Capezzone:
“ L’abrogazione del finanziamento ai partiti è stato un punto della campagna del PDL e di Silvio Berlusconi. Bene quindi l’annuncio di Enrico Letta. Ora sarebbe saggio avvicinarci al modello americano : trasparenza delle lobbies e favore fiscale per le donazioni private. E’ questa, nell’Occidente avanzato, la strada maestra della buona politica: che non pesa sullo Stato, che ottiene soldi in modo libero, trasparente e rendicontabile, e che disciplina in modo aperto, liberale e conoscibile da tutti l’attività di lobbying”
Scelta civica
L’Agenda Monti proponeva “ la drastica riduzione del contributo pubblico, anche indiretto, ai partiti e ai gruppi parlamentari e dei rimborsi elettorali”. Alcuni deputati di questa forza politica hanno sottoscritto la proposta di legge presentata alla Camera nel maggio 2013 dal Partito Democratico.
La sostanziale convergenza raggiunta dalle forze politiche su questo tema indica che sarà possibile ottenere un consenso unanime, o quasi, in Parlamento quando verrà sottoposta ad approvazione la legge annunciata dal Premier e attualmente in gestazione.
Sarebbe un segnale molto potente per la rappacificazione fra politica e cittadini.