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lunedì 6 maggio 2013

Senso del pericolo e responsabilità: fattori determinanti delle fortune politiche


Ho deciso di trattare questo tema perché mi sono convinto, in base agli eventi degli ultimi mesi, che un lungo ciclo politico, fatto di promesse non mantenute, si sia concluso in quanto i cittadini – pressati dalla crisi economica – si sono stancati di vane parole e chiedono soluzioni.  Ciò ha prodotto un’estrema mobilità dei voti  perché molti elettori non sono più condizionati da pregiudiziali ideologiche e sono disposti a cambiare anche radicalmente le proprie scelte politiche se si sentono “traditi”. Questo è un fenomeno assolutamente nuovo, di portata storica.

Cito alcuni fatti a supporto della mia tesi:
-          Il Movimento 5 Stelle si è presentato alle elezioni politiche per la prima volta ed ha ottenuto oltre un quarto dei voti, fatto mai avvenuto in alcun paese del mondo
-          Il PDL, dato quasi per morto a gennaio (12% nei sondaggi) è oggi, nelle intenzioni di voto, la prima forza politica
-          Il PD che a gennaio era, nelle intenzioni di voto, sopra di oltre 10 punti al PDL , non solo non ha vinto le elezioni ma, se si facessero nuove consultazioni a breve, rischierebbe una sonora sconfitta
La conseguenza di questo fenomeno è che nessun partito può più contare su rendite di posizione e deve convincersi che, o contribuisce alla soluzione dei problemi del Paese, oppure verrà “bastonato” dagli elettori.
In una recente trasmissione televisiva Giuliano Ferrara, parlando a proposito dell’elezione del Presidente della Repubblica, ha detto che Berlusconi “se l’è cavata per un pelo” in quanto ha rischiato davvero di essere spazzato via dalla scena politica, se sul nome di Prodi non ci fosse stata la manovra dei “101 traditori” nel PD.
Concordo con lui e ritengo opportuno evidenziare che, oltre a un pizzico di fortuna, nell’esito per Berlusconi positivo della vicenda ha giocato molto il suo acuto senso del pericolo.
Già molto prima di questa elezione, sentendo avvicinarsi uno tsunami, Berlusconi ha dismesso i panni del leader barricadero e ha indossato quelli dello statista, compreso dei gravi problemi del Paese e interessato soprattutto alla loro soluzione. In occasione dell’elezione del Presidente ha indotto anche i suoi più fidati collaboratori a mettere la sordina alle polemiche e a seguirlo nella “logica della responsabilità”: è significativo al riguardo il mutato atteggiamento delle “amazzoni” e, in particolare di Daniela Santanchè.
Sapendo che la partita era dura, ha giocato la carta della massima disponibilità, consentendo che a tutte le principali cariche del Paese ( Presidenti di Camera e Senato, della Repubblica e del Consiglio) arrivassero esponenti della sinistra. Non facendo resistenza ha impedito che questa parte politica si compattasse contro di lui; ciò ha favorito la divisione del PD sul nome di Prodi, la cui eventuale elezione avrebbe significato la fine politica di Berlusconi, e poi la virtuale scomparsa del suo  partito.
A differenza di Berlusconi, Grillo – inebriato dall’improvviso e inatteso successo elettorale - ha ritenuto di dover continuare,  anche dopo che i suoi eletti sono entrati in Parlamento, a inveire contro tutti e a mantenere un atteggiamento di totale rifiuto (“con loro non ci mescoleremo mai”), non capendo che in questo modo perdeva un’occasione storica di porre fine all’epoca berlusconiana e correva il grave rischio di un futuro clamoroso flop elettorale, di cui una chiara avvisaglia è venuta nelle elezioni in Friuli – Venezia Giulia, dove il M5S ha perso un terzo dei consensi ottenuti alle politiche. Il problema è che, in politica, i treni spesso passano una volta sola e, se non li si prende al volo, diventa impossibile recuperare.
Nella trasmissione  “Servizio pubblico” Massimo Cacciari, di cui apprezzo spesso le acute analisi politiche, ha detto che Grillo ha ottenuto ciò che voleva : cioè indurre PD e PDL all’inciucio , su cui lucrare alle prossime elezioni.  L’ipotesi è suggestiva, ma presenta notevoli rischi. Lascio la parola, al riguardo a Luca Ricolfi che, nell’articolo  “Il vantaggio del velo d’ignoranza” su La Stampa del 26 aprile ha scritto opportunamente: “Se il governo Letta fallisse, e i partiti maggiori rimandassero in scena il mortificante spettacolo di questi anni, Grillo potrebbe anche puntare al 51%, naturalmente dopo essersi trasformato in un partito di governo , con un programma e una squadra credibili. Se invece il governo letta dovesse avere successo, e il PD trovasse il modo di restare sulla scena (magari con due partiti), al movimento di Grillo potrebbe toccare un destino non molto migliore di quello dell’Uomo Qualunque, una meteora improvvisamente apparsa nel cielo della politica italiana e poi inabissatasi per sempre”.
Il rischio maggiore che accomuna i due leader è la difficoltà di tenere a freno il proprio narcisismo, che in entrambi è molto sviluppato. Questo atteggiamento di autocompiacimento ha fatto sì che Grillo, chiudendosi a ogni accordo,  offrisse a Berlusconi un formidabile “assist” che ha consentito a quest’ultimo di “mettere in rete”, diventando il vincitore di fatto del post-elezioni. Ma Berlusconi potrebbe restituire il favore se non controllasse la tentazione sua e dei suoi  di stravincere, che si è manifestata chiaramente nella vicenda dell’IMU, con la pretesa di una cancellazione immediata e totale dell’imposta sulla prima casa, senza indicare i modi per finanziarla.
Quanto al PD, è evidente che deve sviluppare la percezione del pericolo, che gli è completamente mancata in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica ,e che lo ha indotto ad un clamoroso autogol.
Chi vuole acquisire il consenso dei cittadini deve dimostrare (come ha fatto Berlusconi in una prima fase) di essere disposto a “fare un passo indietro” , non puntando al proprio immediato tornaconto, in nome del senso di  responsabilità,  ma deve poi dar seguito a tale intenzione con i fatti. Se gli elettori scoprono di essere davanti ad una finzione ( come spesso  è accaduto con le promesse berlusconiane) ritireranno la fiducia e “cambieranno cavallo”. Le scelte fatte per puri  motivi elettorali si riveleranno un “boomerang”.
In questa situazione, se si dovesse arrivare a elezioni anticipate, verrà premiato chi saprà dimostrarsi più coerente, agli occhi degli elettori, nel rapporto fra un “ dire” ragionevole e un “ fare” effettivo.

18 commenti:

Dario Lodi ha detto...

Caro Roberto,

mi sembra che il PD e M5S abbiano perso un'occasione più unica che rara per abbattere il PDL. Più gravi gli errori del PD per via della sua maggiore esperienza politica. Bersani era figura impresentabile, per evidenti carenze personali (brava persona, ma uomo politico assai mediocre), Renzi eccessivo ed ondivago a pelle. Occorreva un referente piddino nuovo. Allora, sarebbe stata necessaria una decisione coraggiosa in luogo di manovre secondarie, timorose, indecise, messe in campo dal PD dove fra le figure di spicco c'è la solita Bindi, un catenaccio (con tutto il rispetto possibile) del vecchio andazzo centrista, gelatinoso e paralizzante, buono per un'amministrazione condominiale di periferia.
Trovo pertinenti le tue osservazioni sulle decisioni energiche di Berlusconi. Sarà un venditore di tappeti, ma non esita ad usare il suo "talento". Non credo che Grillo sia tanto scaltro da ritenere cavalcabile un probabile disastro dell'inciucio. L'Italia è un Paese nelle mani della destra/centro, gli altri possono solo protestare. La scelta del PD è quindi una scelta sciagurata: rischia di polverizzarsi con il PDL. Tanto è vero che già da oggi i sondaggi danno Berlusconi di nuovo in sella. In quanto al M5S non ritengo possa sbancare.

Ciao, Dario


roberto ha detto...


Caro Dario,

certamente hanno perso un'occasione storica e il PD ha fatto più gravi errori.
Anche Renzi fa errori, talvolta per impazienza, ma per me ha stoffa per rinnovare un partito troppo basato su vecchie ideologie e liturgie.
Berlusconi non è solo una "vecchia volpe" ma anche un coraggioso perchè sa rompere gli schemi e prendersi grossi rischi.
Grillo deve cambiare presto registro, passando dalla protesta alla proposta, sennò gli elettori lo scaricano.


Ciao, Roberto

Laura Banchelli ha detto...

Caro Roberto,come ripeto ,io non sono un'analista politica,ma il mio pensiero collima con quello di Cacciari.Grillo ha dato una mano all'inciucio,che ha determinato anche la fine del PD e contemporaneamente la vittoria di Berlusconi.sono convinta che quest'ultimo non abbia mai fatto" passi indietro",ma solo attuato un'attenta e furba strategia per non uscire dalla scena politica.cosa che avrebbe avuto x lui conseguenze inaccettabili. L'attuale panorama politico e',a dir poco,deprimente..Come Cacciari,mi auguro che questo governo Letta ce la faccia a varare quelle 3o4 cose urgenti( compresa la legge elettorale),ma personalmente sono convinta che,finche'ci sarà in campo Berlusconi,questo paese non progredira'.e troppa gente non l'ha ancora capito.e non possiamo nemmeno contare su un vero centro- sinistra,ormai allo sfascio.

roberto ha detto...


Cara Laura,
condivido la maggior parte di quanto dici,compresa l'idea che Berlusconi "abbia fatto un'attenta e furba strategia per non uscire dalla scena politica". Tuttavia, a mio avviso, il passo indietro l'ha fatto: certo per ragioni strumentali e non per generosità, ma aver consentito alla sinistra di occupare tutte le posizioni istituzionali ne è la riprova. Si è preso un grosso rischio e la sua azzardata scommessa ha pagato.
Nella sinistra non sarebbero stati capaci di fare altrettanto.
Il Governo Letta avrà una strada difficile ma non è escluso che le 3 o 4 cose cui fai riferimento, possa portarle a casa.
Molto dipendere da quanto i partiti al governo avranno appreso la lezione sulla "volubilità". dell'elettorato.
Grazie. Roberto

Francesco Mancini ha detto...

Caro Roberto,
una cosa è certa: i partiti(p minuscola) continuano a non pensare al Paese ma soltanto al loro interesse personale in vista delle prossime elezioni.
Spero che Napolitano rientri in campo dettando le priorità del Paese a questo Governo.
Un saluto
Francesco

roberto ha detto...


Caro Francesco,
sono in parte d'accordo con te: alcune polemiche in atto (es: IMU) confermano un'attenzione al proprio interesse particolare, ma il programma esposto da Letta appare abbastanza credibile e anche la sua posizione rispetto alle polemiche: sull'IMU ha detto che il programma su cui ha ottenuto la fiducia prevede la sospensione dell'imposta sulla prima casa in vista di una revisione complessiva, non l'immediata abolizione. Mi sembra una posizione ferma e corretta.
L'aiuto di Napolitano è auspicabile e certamente non mancherà ma, nelle difficili circostanze di un governo di larghe intese nato dopo una lotta feroce fra destra e sinistra, il premier si sta muovendo piuttosto bene.
Ciao. Roberto

Diana Ambanelli ha detto...

ciao Roberto
secondo me tu e tanti altri non avete capito bene il movimento 5 stelle.

non si tratta di un'aggregato disposto alla mediazione, di una forza politica che vuole pian pianino cambiare qualcosina un po' alla volta, giocando al giochino del sistema.
il m5s si sottrae a questo tira e molla, che ha portato il pd e il pdl ad essere ormai così simili nelle idee e nei programmi (oltre che compatti quando si tratta di svuotare le carceri, fare condoni edilizi o spazzare via l'articolo 18) da rendere impossibile distinguerli osservano i fatti.

il m5s è una forza rivoluzionaria e non deve trarre in inganno il fatto che non sia a favore della ghigliottina :)
è molto serio nel suo intento rivoluzionario che si evince chiaramente dallo slogan TUTTI A CASA e non è quindi per noi proprio possibile PER NULLA AL MONDO allearsi con la casta. su questo ci vuole una coerenza estrema, nonostante le "tentazioni" che ci sono passate sotto il naso. ma sarebbe stato per noi un errore gravissimo se qualcuno dei nostri avesse fatto eleggere prodi a dispetto di rodotà, col voto del male minore, come tra grasso e schifani.

il m5s non manda in parlamento delle persone delegate a decidere autonomamente, il m5s vuole essere una forza collettiva in cui il singolo eletto sa fare il portavoce, cioè sa farsi da parte a vantaggio del comune sentire. quindi sono sicura che a qualcuno sarà personalmente dispiaciuto non votare prodi, ma è stato giusto così. noi li abbiamo solo delegati a fare valere le NOSTRE DECISIONI. Non devono prendere iniziative personali che smentiscano la volontà dei tanti di cui sono portavoce!

La coerenza è una delle cose in cui il m5s vuole mostrarsi diverso, come fosse addirittura una nuova specie.

Tutto ciò premesso, data l'eccezionalità del fatto che spontaneamente gli iscritti hanno scelto Rodotà, il fondatore dell'ulivo, come sai il m5s si è addirittura spinto fino a una concretissima apertura sul governo col pd, ma a fronte di una loro convinta convergenza su rodotà, che MOLTO PIU' DI PRODI avrebbe costituito una cesura netta col passato. e avrebbe dato un forte segno a tutta la nazione sulla volontà del pd di tornare a fare il partito serio (nelle sedi pd stanno ancora cercando di placare iscritti che a migliaia hanno strappato le tessere dopo questa vicenda).

la convergenza su Rodotà non è successa perchè al pd va benissimo così, cioè continuare col governo di prima e tirare a campare. anzi come noi dicevamo da tempo, era già tutto pianificato. solo che gli è riuscito un po' più difficile arrivarci, stavolta.


osservando i fatti, vien da dire che il m5s sia in questo momento l'unica forza di sinistra che esiste in italia, con una visione che può piacere o no ma è molto chiara. l'ineleggibilità di B, il ruolo dello stato, che direzione fare prendere alla nazione, in quali settori investire, come giostrare i numeri dell'economia a vantaggio della gente, delle pmi e non più solo delle banche e della grande industria, quale visione abbiamo per il trasporto, per il futuro dello sviluppo, crescita e decrescita.... cose che riguardano tutti noi.

non so se hai notato che praticamente siamo da due mesi col fiato sospeso e investiti da quotidiani stress politici, ma in realtà queste elezioni non hanno cambiato una virgola, si direbbe che sono state fatte solo per agguantare un bel po' di milioncini come rimborsi elettorali, che finora, nessuno tranne il m5s ha restituito.

prossimi commenti e insight sul m5s al tuo prossimo post!

ciao Diana

roberto ha detto...

Ciao Diana,
molte grazie per l'articolato commento che certamente aiuta a capire la natura del movimento e le sue intenzioni.
Personalmente condivido l'idea di una critica radicale all'attuale sistema in cui, facendo finta di litigare, i partiti tradizionali si sono sempre accordati per "spartirsi la torta" e buggerare i cittadini.
Questo sistema va indubbiamente cassato e la testimonianza che il Movimento 5 Stelle ha dato in merito al taglio dei costi della politica è importante anche se le discussioni in atto sui "rimborsi spese" l'hanno un pò appannata.
In un sistema democratico la "rivoluzione" la fanno gli elettori modificando le loro preferenze: oggi l'estrema mobilità del voto, di cui ho parlato nel post, indica che il corpo elettorale, pur fra spinte contrapposte, sta cercando un forte cambiamento;la direzione che prenderà dipende dal comportamento delle forze politiche. Al momento attuale il Paese esprime l'esigenza primaria di un rilancio economico oltre che di una riforma della politica. Il Governo Letta si è formato con questi due obiettivi, mettendo insieme una compagine disomogenea e potenzialmente conflittuale. Forse una minore intransigenza del M5S avrebbe consentito una coalizione più omogenea, connotata a sinistra .
Sono d'accordo che è stato un errore del PD non aver votato Rodotà ma confermo che, a mio avviso, è stato un errore del M5S non votare Prodi.
Anche se voi dite di non volervi mescolare con la casta, la politica è compromesso (non inciucio!): senza questa consapevolezza si rischia l'isolamento e l'inefficacia, con potenziali, negative ricadute elettorali.

Ciao. Roberto

Fausto ha detto...

Caro Roberto,

mi trovo interamente d'accordo con il commento di Dario. Il PD, allo stato, si trova di fronte ad un bivio:
o si rigenera con volti nuovi capaci di tenere unire il partito od è destinato a perdere ulteriori consensi.
La vecchia nomenclatura deve avere il coraggio di farsi da parte; è ancora legata ad ideali politici che appartengono al passato e fatica ad interpretare le vere esigenze dei propri elettori e/o simpatizzanti.
Ho più volte sottolineato che Bersani, seppur persona stimabile, non era e non è sicuramente l'uomo più adatto a sostenere le problematiche di un partito che risulta la sommatoria di correnti, tra le più svariate che tendono a compromettere seriamente l'unità del partito medesimo.
Nella bagarre in cui ci troviamo, tre minoranze, di cui nessuna in grado di governare da sola, il vero vincitore risulta essere il cavaliere che silenziosamente è riuscito, ancora una volta, a primeggiare ed a porre il veto
ad un governo di salute pubblica che, con tutta probabilità, avrà seri problemi di garantire la sua agenda.

Dall'altra parte il M5S pare disorientato e sempre più calato nella routine politica tanto deprecata.

A questo punto risulta plausibile domandarsi se il nostro è un paese normale, incapace di rendersi conto che il baratro è sempre più vicino e che il così detto popolo potrebbe ribellarsi materialmente ad una casta che non intende agire per il bene di questo povero paese.

Basterebbe che Berlusconi uscisse definitivamente dalla scena politica per ritrovare quella serenità che favorirebbe, attraverso serie modificazioni delle leggi esistenti, di ripartire e dare un minimo di fiducia a quella fascia imprenditoriale dedita a nuovi investimenti. In buon sostanza, io personalmente mi auguro che venga riconfermata la condanna al cavaliere, tale da escluderlo, in modo definitivo dagli uffici pubblici.

Fausto

roberto ha detto...


Caro Fausto,
sull'esigenza che il PD si rinnovi profondamente non ci piove, altrimenti scompare. Mi pare che tu, come Dario, non punti molto su Renzi mentre io lo vedo bene, non come segretario ma come candidato premier, pur avendo anche lui i suoi difetti.
Sul Movimento 5 stelle rimando al commento di Diana e alla mia risposta.
Anch'io vorrei che Berlusconi uscisse di scena ma, francamente vorrei che venisse battuto "sul campo" ( e Renzi, per me, potrebbe farlo); la scorciatoia giudiziaria non mi convince e non mi convince dal primo avviso di garanzia mandatogli platealmente nel 93 dal pool Mani Pulite quando il cavaliere presiedeva a Napoli un' importante sessione internazionale,seguito dalla famosa frase di Di Pietro "io quello lo sfascio", che con l'esercizio della giustizia ha ben poco a che far e giudicato molto severamente dal Presidente Scalfaro (non certo amico di Berlusconi) in un intervento al CSM
Roberto

roberto ha detto...

L'avviso di garanzia citato nel commento precedente è del 94, quando Berlusconi era al governo.

Messaggero ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Diana Ambanelli ha detto...

tutto vero. un'unica cosa: il m5s esprime il suo spirito rivoluzionario proprio nel non contemplare il compromesso.

segui la logica: gli eletti del m5s sono in realtà le "leve di potere" su cui noi tutti cittadini, associazioni, comitati di cittadini ecc, possiamo finalmente contare per fare valere la nostra opinione.
infatti in tantissime cose il m5s non ha un'idea precostituita, ma ascolta dalla "base" (operatori, comitati, volontari, ecc) i problemi e fa sue le proposte che trova coerenti coi suoi valori, proposte già belle e pronte, in quanto individuate da professionisti dei vari settori.

quindi spiego in che senso il m5s aspira al famoso 100%, nel senso che si spera che sempre più gente normale capirà che nessuno cura i suoi interessi da diversi decenni, che la nostra vita è peggiorata in 10 anni e si renderà conto in futuro che sarà anche peggio, quindi necessariamente prima o poi sarà chiaro a tutti (o diciamo almeno alla maggioranza) che un'alternativa ad ammazzarli tutti c'è, ed è "la forza delle moltitudini" in questo caso espressa dal m5s, che è solo un mezzo per restituire il potere alla gente.

lasciami tornare al "compromesso impossibile" con un esempio pratico.

la gente non vuole la TAV (per esempio), decine di professori spiegano che non ha alcun senso costo/beneficio, che la tratta è in calo, che comunque mancherebbero le infrastrutture, ma la TAV si deve fare anche se costa 23 miliardi perchè evidentemente conviene a qualcuno, che non sono nè i residenti, nè i passeggeri (sarebbe merci) nè i commercianti, dato che le poche merci che arrivano dal portogallo (in calo) non hanno alcun bisogno dell'alta velocità nè i commercianti ne trarrebbero beneficio.

ora che compromesso vuoi fare sulla TAV. non c'è compromesso! la tav come le altre grandi opere inutili (parcheggi sotterranei, ecomostri, ecc) non va fatta, tanto meno va continuata nel momento in cui il paese è in crisi e i tetti degli asili e delle scuole cadono periodicamente, in cui ad ogni pioggia vien giù una montagna, in cui migliaia di capolavori sono lasciati ad deteriorarsi nei sottoscala invece che essere curati, esposti e valorizzati per far crescere la cultura e il PIL.

(il testo continua nel prossimo commento)

Diana Ambanelli ha detto...

non ci sono compromessi da fare nella direzione da far prendere alle cose, e con questo esempio direi che è lapalissiano. il m5s ha delle linee guida che definiscono i suoi massimi principi, ma lascia decidere il dettaglio delle politiche alla gente di cui fa da portavoce. quindi il compromesso o meglio la scelta da fare viene dopo quando bisogna decidere a chi dare la priorità (asili? dissesto idrogeologico? assegno di sostentamento?).

ma non puoi barattare la TAV per il MES o per qualche altra orribile schifezza. questo è il compromesso che noi non vogliamo. hai realizzato che nella prima stesura del dl 35 quello dei 40 miliardi ai fornitori della PA se ne è accorto solo il m5s che la priorità dei pagamenti veniva data agli istituti di credito?

se anche in una cosa del genere - sbandierata come un "salva italia" - ci nascondono il particolare che saranno pagate solo le banche e corrono ai ripari dopo che sono stati beccati in flagrante, ti immagini il livello degli interlocutori?

il pd a furia di compromessi si è spalmeto sul pdl. in italia in questo momento "i cittadini" sono soli contro tutti e non possono fare alleanze nè compromessi. l'idea è "o al governo o all'opposizione" ma in un modo talmente nuovo e diverso che sono convinta nonostante tutta la grancassa mediatica faccia il possibile per tirare fuori uno scandalo al giorno... sono sicura che pian pianotto altra gente capirà. :)

sul discorso delle diarie (che sono comunque una frazione del compenso, alla cui massima parte hanno rinunciato) che vuoi che ti dica, è l'umana debolezza, qualcuno ci prova a dire va beh, sti 3500 li teniamo anche se non li spendiamo tutti, e di questo parlano tutti i tg e i giornali. voglio vedere se daranno lo stesso risalto quando avranno tutti definito di rendere la quota eccedente (cosa di cui io personalmente non dubito vada assolutamente fatta, e so che verrà fatta anche a costo di grosse litigate).

nel m5s non puoi fare come ti pare solo perchè sei stato eletto. hai avuto un'occasione unica ma con delle regole, non è che appena ti siedi li ti accorgi che 2500 euro al mese sono meno del tuo precedente stipendio. lo sapevi prima di candidarti quali erano le condizioni. il m5s vuole essere l'esempio dell'onesta, quindi se per disgrazia qualcuno non volesse restare nelle regole preferendo la vile pecunia, sono certa verrebbero presi provvedimenti espulsivi immediati!

ciao ciao
Diana

Fausto ha detto...

Roberto,
in risposta al tuo commento, gradirei sottolineare, come peraltro fatto in altre circostanze, che Renzi gode della mia considerazione. Lo considero un giovane carico di buone idee, ma scarico di esperienza. Per essere leader non basta disporre di una ottima facilità di parola; non dimentichiamo che qualora assumesse la funzione di segretario del partito e quindi, secondo lo statuto, di candidato al premierato, il PD si sgretolerebbe, come un gelato al sole.
ciao e grazie
Fausto

roberto ha detto...

Rispondo a Diana:

Il desiderio di “mandare a casa” una classe politica in larga misura screditata è diffusissimo fra gli italiani ( me compreso) e quindi vi sono teoricamente le basi perché il Movimento 5 Stelle possa ottenere la maggioranza dei voti. Perché ciò avvenga devono però verificarsi contemporaneamente due condizioni:
- che i partiti tradizionali perdano totalmente l’istinto di sopravvivenza: è vero che il PD ha mostrato una fortissima propensione al suicidio, ma il centrodestra ha mostrato, invece, forti capace di reazione. Non è escluso inoltre che il PD abbia imparato la lezione.
L’istinto di sopravvivenza, unitamente all’estremo bisogno che il Paese ha di decisioni per un rilancio, potrebbero far durare l’attuale governo assai di più di quanto facciano pensare le attuali fibrillazioni

- che il M5S riesca a superare la “sindrome del migliore” di cui ho parlato nel post “Perché il PD è esploso e come rimediare” e che è l’autentica maledizione della sinistra: si tratta della presunzione, infondata, di una superiorità morale che porta ad affermazioni del tipo: “noi siamo onesti, loro sono disonesti”, “noi diciamo la verità, loro menzogne”, che non sono corrette neppure se riferite genericamente ai politici e, ancor meno, se fatte con riferimento alla loro base elettorale. Questo atteggiamento produce, nella maggioranza della società italiana un’autentica reazione di rigetto e relega la sinistra ad una posizione largamente minoritaria.

Solo in Italia, dove l’inciucio è stato diffusissimo, la parola “compromesso” ha assunto il sapore della parolaccia; in realtà è l’essenza stessa della politica intesa come “arte del possibile”, che si confronta con le diverse e spesso conflittuali istanze della società e cerca di pervenire ad una sintesi. Se non accetta il compromesso il M5S si colloca necessariamente all’opposizione, dove la sua intransigenza può esser utile per “fare le pulci” a chi governa, ma se vorrà, in futuro, aspirare a un ruolo di governo dovrà accettare questa fondamentale legge della politica.
Ciao. Roberto

roberto ha detto...


Rispondo a Fausto:

anche se lo statuto del PD prevede che il segretario sia il candidato premier, qualcosa potrebbe cambiare sotto la spinta del "rischio sparizione". Credo che il prossimo congresso porterà novità.
Ciao. Roberto

roberto ha detto...


Integro la risposta a Diana:

Nella riunione di ieri alla Camera con i parlamentari del Movimento 5 Stelle, Rodotà ha detto testualmente:

"Il conflitto serve in politica ma bisogna saperlo gestire. Non fare i pompieri ma cercare soluzioni nuove.
Biisogna saper dosare mediazione, compromesso e conflitto. Non sempre il compromesso è inciucio."