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domenica 19 maggio 2013

Il governo durerà


Molti commentatori politici sottolineano le contraddizioni esistenti nell’attuale maggioranza, sia fra i Partiti maggiori (ad esempio le posizioni  molto divergenti assunte inizialmente sulla vicenda IMU), sia all’interno degli stessi (ad esempio la surreale richiesta di ineleggibilità di Berlusconi fatta dal Capogruppo  PD al Senato Zanda “ a titolo personale” (sic!),  dopo che su questo punto non si è eccepito per 20 anni e appena dopo aver fatto un governo con Berlusconi) e nel PDL ( le iniziative di piazza contro la magistratura con la presenza di ministri).
Queste contraddizioni, a detta di tali osservatori,  potrebbero logorare rapidamente il fragile equilibrio che si è creato con l’”assunzione di responsabilità” che i maggiori partiti hanno dichiarato per dare vita al governo di larghe intese.
Non si può certo negare che esistano fibrillazioni e che queste rendano il percorso del Governo Letta più “in salita” di quanto inizialmente previsto, ma da qui a pensare che tali malesseri possano mettere seriamente a repentaglio la sopravvivenza del Governo ce ne corre e parecchio.
La situazione in cui si trovano attualmente PD e PDL ricorda “in piccolo” ( molto in piccolo) il rapporto fra URSS e USA ai tempi della Guerra Fredda: malgrado le fortissime tensioni, nessuna possibilità concreta di superare il “punto di non ritorno” perché entrambe in possesso di un deterrente micidiale.
Ma qual è il deterrente di cui dispongono i due contendenti nostrani?
Nel caso del PDL è il  rilevante e crescente consenso che questa forza ha ( malgrado tutti processi in corso e forse anche a causa di essi) in base all’unanime valutazione  delle intenzioni di voto fatte dai diversi Istituti che producono sondaggi politici. Se il PD volesse sfidare il PDL in una prova elettorale in tempi brevi e medi potrebbe uscirne frantumato, soprattutto se si votasse ancora con il porcellum.
Nel caso del PD il fatto che il Presidente Napolitano non consentirebbe mai una conclusione del Governo Letta prima del raggiungimento degli obiettivi di minima che sono stati i motivi della sua nascita. Se Napolitano si dimettesse, vi sarebbe la quasi certezza che, nell’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica, il PD e il M5S non ripeterebbero i clamorosi errori di strategia che li ha portati a far vincere Berlusconi. E per lui sarebbe davvero la fine.
C’è poi un altro potente fattore che lavora contro l’ipotesi di una caduta del Governo ed è la “pubblica opinione”, cioè quei molti milioni di cittadini di diversi orientamenti politici che, pur contestando la corruzione e la intrinseca debolezza della classe politica, hanno  compreso e accettato, sia pure a malincuore,  la necessità di dare il “via libera” alle larghe intese, in un contesto in cui sono presenti tre forze politiche di peso quasi equivalente, di cui una ha deciso di tenersi fuori dai giochi, sperando nel fallimento delle altre due.
In effetti se i partiti tradizionali fallissero anche in questo ultimo tentativo, il Movimento 5 Stelle potrebbe ottenere un successo elettorale travolgente che cambierebbe in modo radicale il quadro politico nazionale, con rilevanti ricadute anche a livello internazionale, e con i rischi che sono connaturati ad una forza politica nuovissima,  che presenta rilevanti elementi di interesse ma non ha ancora compiuto il processo di maturazione necessario per guidare la “Nave Italia” nel mare procelloso che stiamo attraversando.
Data l’estrema consistenza e serietà di questi argomenti, i partiti che supportano il Governo hanno l’assoluta convenienza a far cessare una volta per tutte i toni stucchevolmente  preelettorali che tuttora permangono nelle loro comunicazioni pubbliche, adottare un approccio di “basso profilo” e concentrarsi nel trovare soluzioni sostenibili. Non c’è dubbio che il cumulo di attese che si è creato e si è scaricato sul governo  ( IMU, cassintegrati in deroga, esodati, precari, rimborsi alle imprese,  ecc) comporta il rischio di far saltare i vincoli  e gli impegni presi in sede europea. Come ha detto giustamente Letta “non possiamo fare miracoli”.
Se  invece prevalesse la logica del’ “assalto alla diligenza”, la pagherebbero carissima.


12 commenti:

Mancini Francesco ha detto...

Vedi Roberto, non è tanto quanto durerà ma piuttosto quanto riuscirà a fare. Infatti se con i pochissimi soldi a disposizione risolveranno problemi di propaganda politica (vedi IMU ),rimarremo nella m... !!
Un saluto
Francesco

roberto ha detto...


Sono d'accordo che conta ciò che si fa e che la questione IMU è un provvedimento di ppropaganda, ma per fare le cose giuste ci vuole tempo.
Il mio post voleva evidenziare che il tempo non manca, anche se stringe, perchè o i due contendenti regalano la vittoria delle prossime elezioni a Grillo oppure sono costretti a fare qualcosa di utile ed hanno la possibilità di farlo.
Qualche segnale positivo c'è: il PDL, che pure ha cercato di appropriarsi del "successo IMU" ( che poi è assai relativo), ha però
assicurato (intervista di Alfano al Corriere di ieri) di non legare la durata del governo all'esito dei processi e che intende fare solo le riforme condivise, lasciando quelle più controverse a chi vincerà le prossime elezioni.



Giulio Mainoldi ha detto...

Caro Roberto, qualche tempo fa hai sollecitato un mio contributo sulla situazione politica italiana. E’ passato qualche giorno e, visto anche questo appello ai parlamentari, ti mando alcune mie considerazioni.
A me sembra che tutto il dibattito si sia orientato sulla crisi dei partiti e i costi della politica. Sono convinto che sia solo un aspetto del problema Italia. La crisi dei partiti è ormai datata, la democrazia rappresentativa, che è in realtà un ossimoro, ha funzionato quando Dc e Pci rappresentavano seriamente pezzi importanti del Paese. Questo rapporto si è logorato con l’irruzione, ben segnalata da Pasolini, del
Consumismo che ha lacerato i valori fondanti di quel sistema, che aveva retto il paese negli anni del miracolo economico.
Alla fine la Dc è scomparsa, così come il Pci, i cui eredi avevano smarrito i loro riferimenti sociali e non furono capaci di comprendere il nuovo. Si è affermata una democrazia del pubblico, per usare un termine di Bernard Manin, cioè di persone incapaci, anche culturalmente, di qualsiasi controllo sulla nuova politica che si andava affermando, populista e propagandista.
Rimanevano intatte tutte le storture del sistema, che il miracolo economico aveva messo in secondo piano, ma che ora tornavano aggravate: inefficienza grave della pubblica amministrazione, arretratezza e arcaicità di settori decisivi,come ad esempio, il commercio, mancanza di politiche industriali con premi spesso ad aziende inefficaci ma politicamente vicine ai centri di potere, ‘ incapacità di controllo dei bilanci, le politiche dello spreco, ecc. Di qui la corruzione e l’ inefficacia dello Stato, per esempio, nel perseguire l’ evasione fiscale, una piaga che nel nostro paese ha assunto dei livelli sconosciuti in Europa (Grecia a parte), nel sostenere i cittadini meritevoli e capaci, premiando al contrario i furbi, i disonesti, gli arrivisti, i mediocri fedeli.
Ora che i partiti abbiano fatto male non è in discussione, ma pensare che il costo della politica sia stata la magagna principale fa a pugni con la realtà. I partiti hanno incassato in 20 anni due miliardi di euro, tanti tantissimi, ma assai pochi in confronto, ad esempio, a quelli erogati senza consenso (cioè a nome degli Italiani che non avevano apposto nessuna firma) dell’ 8 per Mille, per circa 14 miliardi di euro nello stesso periodo.
Non voglio rifarmi al pessimismo di Machiavelli e di Leopardi, ma credo che bisogna scavare a fondo nelle pieghe della nostra società e recuperare i valori appannati o addirittura vilipesi.
Certo la liquidazione delle province e dell’ attuale Senato devono essere vissuti come un momento della modernizzazione del Paese, ma bisogna recuperare la fiducia dei nostri imprenditori migliori, dei giovani, puntare sul merito, fermando i figli di papà e le enormi clientele
Cresciute all’ ombra di una corruzione enorme.
Scusa Roberto la lunghezza, in realtà ci sarebbe ancora molto da dire.
Giulio


roberto ha detto...

Caro Giulio,
ti ringrazio per l'incisivo e appassionato contributo, la cui lunghezza è solo un pregio.
Condivido pienamente l'idea che la crisi dei partiti e i costi della politica siano solo un aspetto del problema Italia: ne abbiamo discusso in modo approfondito nel neocostituito Gruppo di lavoro ed abbiamo convenuto di porre attenzione anche ad aspetti più cuciali per il miglioramento del Paese; resto dell'avviso, tuttavia, che i temi predetti abbiano una notevole importanza per ricreare condizioni minimali di fiducia in chi è chiamato a rappresentarci e a governare e per affrontare "le storture del sistema" che tu hai opportunamente ricordato ,su una base di credibilità che oggi le forze politiche non hanno.
Sono d'accordo che si debba "scavare a fondo nelle pieghe della nostra società e recuperare i valori appannati o addirittura vilipesi": è un compito che non può essere delegato totalmente e al quale il dibattito fra cittadini attivi può dare un contributoì significativo.





Gianfranco Quadrio ha detto...

Concordo pienamente con i contenuti della lettera ai Parlamentari.

Parlando di mercato del lavoro, OK ridurre il cuneo fiscale/contributivo. Ma per invogliare il datore di lavoro (specialmente la PMI) ad assumere a tempo indeterminato, se si togliesse la parola “reintegro” dall’art.18?

Ovviamente lasciando l’”indennizzo”.

Cordiali saluti.

Gianfranco Quadrio

roberto ha detto...

Io sono dell'avviso che il modello opportuno per coniugare flessibilità e sicurezza sia quello dei paesi nordici (Danimarca in testa) che favorisce la libertà dell'imprenditore di adattare la forza lavoro alle condizioni di mercato e tutela il lavoratore nella fase di transizione a nuove attività sia in chiave formativa che di supporto economico. E' il modello proposto da Ichino e mai digerito dal PD, suo ex-partito.
Il solo indennizzo non è, a mio avviso, sufficiente .
Nell'attuale grave crisi del mercato del lavoro c'è poi il problema delle risorse che mancano per fare una politica efficace di "flexsecurity"
Roberto

Paola Fava ha detto...

E la legge elettorale definita una porcata da chi l'ha inventata ??? continua a piacere a tutti oppure è compresa nei punti da voi individuati ??? Coraggio Roberto a te non manca - e non ti mancano neppure fiiducia e costanza- credo che dovremmo tutti partecipare al tuo gruppo !! anche chi mai si è interessato di politica pur essendo un elettore...."convinto". Un caro saluto . Paola

roberto ha detto...

Dell'esigenza di cambiare la legge elettorale come precondizione per future elezioni ho parlato più volte; ad esempio nel post del 15 aprile "Berlusconi,, Bersani, Grillo e Monti: L'Italia vi guarda", scrivevo:

" L’eventuale successivo ricorso alle urne per ristabilire condizioni di piena dialettica fra le forze politiche non potrà avvenire prima della modifica della legge elettorale e della riforma della politica, a partire dal finanziamento pubblico ai partiti."

Come vedi, qui tenevo separata la legge elettorale dalla riforma della politica ma in realtà ora penso che tu abbia ragione: questo punto andrebbe aggiunto agli 11 elencati nella lettera ai parlamentari.
Ti manderò un invito per aderire al Gruppo al quale dovrai rispondere per accettazione.
Grazie. Roberto

Fausto ha detto...

Ho seri dubbi che l'attuale governo possa avere lunga vita; non tanto per la capacità del buon Enrico Letta, quanto per le difficoltà che potranno manifestarsi nell'affrontare le così dette riforme. Die grosse Koalition tedesca è tutt'altra cosa rispetto a quella ammucchiata che è nata nel nostro paese. Abbiamo già assistito al penoso scontro tra Alfano e Letta e, tra tre mesi quando il problema IMU riemergerà insieme all'ipotetico incremento dell'IVA saranno scintille. Purtroppo, contrariamente a quanto accaduto nella democratica Germania, dove il governo si è prodigato e si prodiga unicamente per l'interesse del paese, in Italia permangono solo gli interessi personali che, come sempre, rallentano il processo di cambiamento, di cui il paese ha assoluta necessità.
Fausto

roberto ha detto...

I dubbi sono più che legittimi e i problemi che sottolinei significativi. Tuttavia, al di là del "teatrino" che si svilupperà intorno a difficili scelte, resta il fatto, a mio avviso, che l'istinto di sopravvivenza prevarrà: l'ammucchiata, come tu la definisci, fra PD e PDL non regalerà una facile vittoria a Grillo perchè,se il PD ha già mostrato di avere vocazioni suicide, il PDL è di altra pasta e non si farà trascinare nell'abisso. Per quanto male si possa dire di Berlusconi, gli si deve riconoscere almeno l'intelligenza politica e il tempismo.

Mario ha detto...

Caro Roberto,

condivido le tue riflessioni sul fatto che il governo, per quanto il suo cammino possa risultare difficoltoso, possa durare.

Rispetto alle considerazioni che hai esposto, mi azzardo a dire che durerà almeno fino a quando i sondaggi non metteranno in risalto una caduta del M5S nelle preferenze degli italiani.

A mio parere il vero spauracchio del PDL sta proprio lì: d’istinto Berlusconi avverte che se si rendesse responsabile di una crisi di governo in questa fase, Grillo potrebbe sfondare del tutto.

Più rischiosa la vicenda a sinistra dove non si può escludere che in virtù di qualche ‘sacro’ principio integralista, una componente non piccola del PD decida di giocarsela con SEL e M5S, spaccando formalmente il partito. Temo che Grillo, di fronte a un’ipotesi di questo tipo, scenderebbe a patti, accarezzando l’idea di potersi presentare alle prossime elezioni con un solo avversario: il Caimano.

Le cose potrebbero andare meglio per la strana maggioranza se solo vi fosse qualche segnale di ripresa economica o se procedesse spedita sulla strada delle riforme; purtroppo la proroga alla soppressione dei piccoli tribunali non va in questa direzione

Un caro saluto.

Mario

roberto ha detto...


Caro Mario,
penso che la tua ipotesi sulla durata del governo, legata anche alle fortune "sondaggistiche" di Grillo, sia fondata visto che è lui il principale avversario del Cavaliere ( ma bisogna tener conto anche della variabile Renzi). Tuttavia ritengo più probabile che il PDL voglia evitare questa strada per vari motivi, oltre al precedente: rischio delle dimissioni di Napolitano con l'incubo dell'accordo fra parti del PD,SEL e M5S,che tu hai evidenziato, venir meno della copertura che l'appartenenza al Governo dà a Berlusconi, percezione del Cavaliere che la politica della responsabilità possa dare frutti da molti punti di vista.
Certo, le difficoltà a far partire ripresa e riforme non aiuta.

Roberto