La schiacciante vittoria alle primarie del PD dà a
Renzi un potere ed una responsabilità straordinari per trasformare questa forza
politica in un partito capace di superare le barriere ideologiche e candidarsi
finalmente ad una vittoria elettorale vera e non drogata e resa fasulla dai
premi di maggioranza. Gli attribuisce anche la responsabilità di "cambiare
verso" al Paese, come ama dire e come i cittadini, non solo di
sinistra, in larga maggioranza chiedono.
Ha le doti per realizzare questi obiettivi, come
sostenevo nel blog che gli ho dedicato nella scorsa primavera e che ripropongo
di seguito integralmente perché il suo contenuto mi sembra del tutto attuale.
Assisteremo, nei prossimi
mesi, ad una straordinaria accelerazione dei processi politici, che saranno il
lievito per un rilancio di quelli economici: forse siamo a un definitivo punto
di svolta. Naturalmente purchè Renzi riesca a superare il "muro di gomma" della politica romana di cui parla acutamente e, come al solito, brillantemente Massimo Gramellini nell'articolo apparso su La Stampa, che riporto dopo il post.
Dalle prime mosse direi che è decisamente sulla buona strada.la nomina lampo di una segreteria totalmente rinnovata è un importante segnale di discontinuità nel partito; l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti indica che, stimolato opportunamente, il Governo è in grado di cambiare passo; il passaggio alla Camera della discussione sulla legge elettorale è la dimostrazione di una notevole abilità di "sparigliare lecarte" in un agone politico sclerotizzato: usare maggioranze variabili per definire le "regole del gioco" è assolutamente legittimo e, in fondo, è strano che nessuno ci abbia pensato prima. Con questa mossa è anche sdoganato il Movimento 5 Stelle che forse ora uscirà dal ruolo di oppositore " a prescindere": Staremo a vedere, ma la partita si fa interessante.
Dalle prime mosse direi che è decisamente sulla buona strada.la nomina lampo di una segreteria totalmente rinnovata è un importante segnale di discontinuità nel partito; l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti indica che, stimolato opportunamente, il Governo è in grado di cambiare passo; il passaggio alla Camera della discussione sulla legge elettorale è la dimostrazione di una notevole abilità di "sparigliare lecarte" in un agone politico sclerotizzato: usare maggioranze variabili per definire le "regole del gioco" è assolutamente legittimo e, in fondo, è strano che nessuno ci abbia pensato prima. Con questa mossa è anche sdoganato il Movimento 5 Stelle che forse ora uscirà dal ruolo di oppositore " a prescindere": Staremo a vedere, ma la partita si fa interessante.
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sabato 6 aprile 2013
Renzi: un leader nazionale
Nel post del 21 novembre 2011 “Matteo Renzi: un potenziale leader nazionale?” (visibile cliccando sul seguente link: http://civicum.blogspot.it/2011/11/matteo-renzi-un-potenziale-leader.html)
ho analizzato pro e contro della sua candidatura ad un ruolo di primo
piano nella politica italiana ed ho messo in evidenza il singolare
apprezzamento della sua figura da parte di elettori di diverse parti
politiche, che ne facevano un caso unico nel panorama del nostro Paese.
Oggi, a un anno e mezzo di distanza, la sua popolarità è aumentata ( ha fiducia in lui il 56% degli italiani; Bersani è al 29%), a mio avviso per queste ragioni: ha confermato ad alta voce ciò che pensa la gente e cioè che il taglio dei costi della politica, a partire dal finanziamento pubblico ai partiti, è la priorità numero uno, senza la quale è impossibile procedere, in modo credibile, ai tagli della spesa pubblica ed alle riforme; ha superato l’ambiguità iniziale sui suoi destini politici affermando chiaramente la sua intenzione di candidarsi alla guida del Paese, ha mantenuto, dopo le primarie, un atteggiamento assolutamente leale nei confronti del vincitore delle stesse, cosa rara in politica, ha preso una netta posizione contro il “corteggiamento” del Movimento 5 Stelle, che ha portato Bersani in situazioni imbarazzanti e talvolta umilianti senza produrre risultati.
Oggi, a un anno e mezzo di distanza, la sua popolarità è aumentata ( ha fiducia in lui il 56% degli italiani; Bersani è al 29%), a mio avviso per queste ragioni: ha confermato ad alta voce ciò che pensa la gente e cioè che il taglio dei costi della politica, a partire dal finanziamento pubblico ai partiti, è la priorità numero uno, senza la quale è impossibile procedere, in modo credibile, ai tagli della spesa pubblica ed alle riforme; ha superato l’ambiguità iniziale sui suoi destini politici affermando chiaramente la sua intenzione di candidarsi alla guida del Paese, ha mantenuto, dopo le primarie, un atteggiamento assolutamente leale nei confronti del vincitore delle stesse, cosa rara in politica, ha preso una netta posizione contro il “corteggiamento” del Movimento 5 Stelle, che ha portato Bersani in situazioni imbarazzanti e talvolta umilianti senza produrre risultati.
E’ stato ridimensionato anche il
principale dei punti deboli da me segnalati, cioè la posizione di
“ispiratore” assunta, nel suo entourage, da Giorgio Gori , per 11 anni
coordinatore delle reti Mediaset, a mio avviso inquietante. Gori non è
stato eletto al Parlamento ed ha lamentato scarso supporto da parte del leader.
Nei giorni scorsi, di
fronte alla continua “melina” con cui si stavano svolgendo i riti della
politica, Renzi ha rotto gli indugi e chiesto al Partito di prendere una
decisione: o un accordo con Berlusconi (accordo, non inciucio),
legittimato dal fatto che circa 10 milioni di persone hanno votato per
il centrodestra e dall’inesistenza di serie alternative, oppure il voto.
Questa mossa conferma il suo
ben noto coraggio e ne dimostra l’acquisita maturità politica: Renzi sa
bene che il timore per la sua discesa in campo può portare a un accordo Bersani-Berlusconi
tale da tagliarlo fuori dai giochi, almeno per un certo tempo, ma ha
deciso di correrlo per far uscire il PD dalla china discendente in cui
si è avviato con l’assurda rincorsa ai grillini (e l’altrettanto assurda esclusione pregiudiziale nei confronti del centrodestra) e che è pienamente confermata
dai sondaggi. Con ciò ha dimostrato di saper anteporre gli interessi
del Paese e del partito a quelli personali. Come ha ben detto su “La
Stampa” di ieri Luca Ricolfi “è curioso che a restituire l’onore al PD non siano i pasdaran
di Bersani che sulle “radici” e sull’identità del partito avevano
puntato tutte le loro carte, ma questo ragazzino bizzoso e un po’
strafottente che però della politica pare avere un’idea alta. Un’idea
secondo cui la parola data si mantiene, quel che si pensa lo si dice,
gli avversari si battono in campo aperto, gli elettori – tutti gli
elettori – meritano rispetto”.
Quale che sia l’esito,
a lui più o meno favorevole, delle trattative in corso fra le forze
politiche, Renzi ha dimostrato una statura tale da giustificare
pienamente le sue aspirazioni alla premiership. Tolgo quindi il punto
interrogativo che avevo posto nel titolo del mio precedente post a lui
dedicato e affermo, con il titolo di quello presente, la sua
legittimazione a guidare il Paese.
Se il PD avrà
l’accortezza di affidarsi a lui, potrà vincere, alla prossima tornata
elettorale, in entrambi i rami del Parlamento; se non lo farà, dovrà
probabilmente affrontare una dolorosa scissione.
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Il segretario fiorentino
(Massimo Gramellini,
La Stampa) Come
tutti i conquistatori di Roma, Matteo Renzi ha il problema di non venire
conquistato. Lo si è capito già durante la prima visita alla cittadella
espugnata. Il sovrano etrusco (venticinque secoli dopo Tarquinio il Superbo,
che come denuncia il soprannome aveva in comune con Renzi una certa autostima)
ha incrociato i muri di gomma contro cui va a scornarsi il decisionismo di
tutti gli invasori dell’Urbe. Giornalisti smagati, burocrati inaffondabili e
politici inafferrabili, categoria di cui Enrico Letta è il campione. Va dato atto a Renzi di essersi difeso
abbastanza bene. Ha nominato la segreteria in mezz’ora, neanche fosse il
consiglio di amministrazione di una società svizzera di consulenza. Ha saltato
il pranzo per evitare di finire attovagliato (direbbe Dagospia) in uno di quei
ristoranti del centro che la romanità utilizza per fare precipitare in
catalessi chiunque si sia messo in testa di cambiare qualcosa. E ha tenuto una
conferenza stampa brevissima e sincopata pur di sottrarsi alle domande
avvolgenti dei volponi di Palazzo, gente che ha visto passare papi, presidenti,
capipopolo e marziani senza mai altra reazione che un lieve inarcamento di
sopracciglia. Infine ha incontrato Letta cercando di rimanere sveglio e in
parte riuscendoci addirittura. A quel punto è scappato a Firenze sano e salvo.
Ma fino a quando? Roma è paziente e di solito vince sempre. Stavolta, per il
bene di tutti, speriamo almeno in un pareggio.
25 commenti:
Speriamo in RENZI, speriamo possa passare prima possibile dalle parole ai fatti (Berlusconi docet)
Non ho mai sentito Renzi parlare di LIBERALIZZAZIONI.
Hai qualche informazione in merito?
Un saluto
Renzi ha parlato il 22 novembre delle privatizzazioni annunciate dal governo. "Il tema è se fai le privatizzazioni bene o no, non è l'idea privatizzo o no - ha detto il sindaco di Firenze -. Se crescono ricchezza o occupati va bene", ha detto ancora sottolineando: "Se aumentano posti lavoro ti fa capire se hai fatto bene. Questo è il tema".
Renzi è entrato nel merito: "La privatizzazione Telecom l'hanno fatta male, l'ha fatta il governo D'Alema. L'Alitalia è stata una vergogna, l'ha fatta Berlusconi. Così siamo uno a uno. Le Ferrovie, Moretti è stato bravo. Quella dell'Ilva è stata una buona privatizzazione? La privatizzazione dell'Eni è solo per fare un po' di cassa. La Telecom puoi darla a chi vuoi, ma mi interessa che si scorpori la rete".
Queste sono le notizie che ho trovato su un quotidiano: non è un pensiero molto articolato ma coglie un punto: le privatizzazioni non sono un valore in sè, ma servono se creano valore per l'azienda e per i lavoratori.
Ciao.
Roberto
io spero che anche a destra nasca un renzi...in due si lavora meglio. Fin'ora hanno lavorato solo a...
Non ho be capito a cosa hanno lavorato finora, ma sono d'accordo che ci vuole un rinnovamento generazionale anche a destra.
Nel Nuovo centrodestra c'è Alfano, che è relativamente giovane ma non è esattamente nuovo. In Forza Italia per il momento non s'intravede un candidato credibile a questo scopo.
Non so cosa intendi per cambiamento. Secondo me, la vittoria d Renzi è una buona notizia, ma come onda lunga, ovvero qualcosa finalmente si muove nel mondo del PD. Le incrostazioni nel partito (che è ormai un coacervo di più interessi) fanno pari e patta con quelle del Paese, dove la politica è ormai una sovrastruttura: non riesce a fare niente, non sa decidere: e questo per tanti motivi reali e per altri - più gravi - artificiali costituiti dalla presenza di personaggi che escono a uova pasua improvvisate. Manca competenza, manca senso dello Stato, manca impegno vero, mancano personalità. Vorrei tanto avere torto, ma ascoltare Renzi - e credimi l'ho fatto con molta attenzione più volte - non si sa se piangere o ridere. Se il PD riesce ad esprimere un ragazzotto che sa ripetere formule usurate, siamo messi proprio male. Ma, ripeto, sogno ad occhi aperti di essere smentito al più presto. Non sono affatto un disfattista, ma un realista (alla nostra età tocca assumere le caratteristiche di Giano bifronte. fiducia sì, ma anche prudenza).
Dario
Su cosa intendo per cambiamento, in questo frangente, cito quanto ho scritto nel recente post " Letta & Alfano: ora serve coraggio":
"poche scelte precise che diano il segno di un vero “cambio di passo” che gli italiani aspettano e che è fatto di tre cose: 1) un taglio netto dei privilegi, del numero di eletti e dei costi della politica 2) una riduzione marcata e non lineare della spesa improduttiva della Pubblica Amministrazione, dedicando i risparmi alla riduzione delle tasse, soprattutto sul lavoro 3) una legge elettorale che superi il porcellum ma non ricrei un proporzionalismo puro."
In appena una settimana l'entrata in scena di Renzi ha portato ad affrontare, pare seriamente, il primo e terzo punto, il che non è poco.
Sono pienamente d'accordo con te che bisogna abbinare fiducia e prudenza perchè la storia passata ha insegnato che ci possono essere cocenti delusioni.
Non mi nascondo i limiti di Renzi, ma già due anni fa avevo intravisto un potenziale che ora si sta esprimendo: l'inizio è promettente e...se son rose fioriranno.
Roberto
Bene attendiamo i fatti, di parole, proclami e intenzioni negli ultimi vent'anni ne abbiamo sentite molte troppe
Parole sante.
Roberto
ha scritto Roberto in un commento:
"non è un pensiero molto articolato ma..."
direi che riassume bene il personaggio Renzi, su cui appunto i maggiori dubbi sono sui contenuti delle sue proposte. :)
Personalmente saluto con speranza l'avvento di Renzi e per ora mi è bastato vedere facce giovani al posto dei soliti fossili al vertice del PD.
Su Renzi ho le mie riserve ma per ora me le tengo e gli concedo un po' di tempo per dimostrare di segnali concreti di cambiamento.
A criticarlo faremo in tempo anche tra 3 mesi.
Sono d'accordo e aggiungo che non ci vorrà molto tempo a capire come si mettono le cose perchè fra i difetti di Renzi non vi è certamente la lentezza; anche in questo segna un taglio netto rispetto alla maggior parte dei politici attuali.
Il punto interrogativo sui contenuti esiste, ma Renzi non farà melina. Fra poco presenterà un piano di lavoro e allora potremo cominciare a valutarne la consistenza e l'efficacia.
Caro Roberto,
mi voglio agganciare al tuo commento circa la legittimità di "sparigliare le carte"usando maggioranze variabili per definire le "regole del gioco" per riprendere un’idea che coltivo da tempo.
Purtroppo non solo in Italia, ma soprattutto in Italia (visto che, quando si tratta di malfunzionamento, spesso primeggiamo), c’è un malinteso senso della democrazia, che io chiamerei il suo male oscuro: il concetto, cioè che i partiti che escono sconfitti alle elezioni - ovvero quelli che non si infilano, più o meno dignitosamente, nella coalizione di Governo - debbano automaticamente passare all’opposizione, senza se e senza ma.
Che cosa significa? Perché chi ha preso ad esempio il 20%, sostenendo delle idee che spesso nelle sue linee di fondo non si discostano troppo da quelle di chi ha preso il 30% (e che grazie al porcellum o a coalizioni più o meno raffazzonate), debba per principio votare contro le proposte dell’altro? E, viceversa, se avanza una proposta,perché questa deve per forza essere osteggiata dalla maggioranza? Dove sta scritto? Chi ha dato i voti al partito del 20% ha una visione generale diversa da quella di coloro che hanno votato per la maggioranza, ma non per questo vuole bloccare le iniziative che possono giovare al Paese,soprattutto non ha votato per fare opposizione per principio.
Sono certo che fra i cittadini il contrasto sui temi concreti si potrebbe sanare molto più facilmente con formule di compromesso di quanto i parlamentari dimostrino di essere capaci di fare.
La ragione è duplice: in primo luogo i parlamentari vedono la loro partecipazione ai lavori come una battaglia di cui non interessa il risultato finale per il Paese, ma la loro vittoria personale; il nostro destino è nelle mani di persone che, dal momento in cui arrivano al Parlamento, invece di rappresentarci iniziano a preoccuparsi in primis del proprio potere personale e per questo dedicano la maggior parte del loro tempo a tessere alleanze o ad accoltellarsi alla schiena. In secondo luogo, come avviene spesso nelle strutture dove vengono concesse delle deleghe, il delegato finisce per essere più realista del re e tende ad interpretare le “istruzioni” ricevute in modo massimalista per timore di essere sconfessato (e non rieletto), laddove il delegante saprebbe probabilmente, con l’utilizzo di in minimo di buon senso, trovare la soluzione al problema.
Ben vengano quindi le maggioranze variabili! Che i nostri rappresentanti si facciano onore per la qualità delle proposte che sostengono, non per la difesa dei colori di una parte o dell’altra. Quello lasciamolo fare ai calciatori delle nostre squadre preferite …
Ciao
Guido
Caro Guido,
le difficoltà a trovare ragionevoli compromessi che tu evidenzi dipendono da due problemi centrali del nostro Paese: il primo è l'affermazione negli ultimi venti anni di un bipolarismo "muscolare" caratterizzato da una contrapposizione ed una litigiosità esasperate che mirano a "far colpo" sull'elettore cavalcando temi più o meno emotivi, più che alla soluzione dei problemi reali: siamo sempre in campagna elettorale.Lo abbiamo visto anche recentemente con tanto tempo ed energie perse per il problema dell'IMU mentre nulla si è fatto per le imprese e per il lavoro.
Il secondo problema è che, sotto la superficie del conflitto ad oltranza, spesso si nasconde un altro difetto italiano, cioè un sostanziale consociativismo teso a spartirsi le risorse pubbliche a spese dei cittadini.
Le maggioranza variabili, pur non potendo, a mio avviso, assurgere a regola perchè alimenterebbero troppo il "trasformismo" politico ( altro difetto italiano), possono essere usate, oltre che per fissare le regole del gioco, per evitare che una maggioranza venga troppo ricattata da sparute minoranze. Quando è in gioco il futuro del Paese, come in questo momento, bisogna usare anche strumenti politici straordinari.
Renzi lo ha capito.
Ciao Roberto, ho letto tutti i tuoi "interventi" sull'attuale situazione e posso dire che concordo su tutto,
muro di gomma compreso; mi sembra infatti che l'aria romana sia ancora troppo inquinata visto i
personaggi che la respirano e credo che le tossine possano aggredire tutti i quasi "ex" che macerati
dall'invidia e dall'attuale impotenza ma soprattutto dal timore di perdere la seggiola dorata possano
tentare di tutto : cosa penseranno i Dalema e le Bindi ? Non credo che si mettano da parte come a suo
tempo fecero Bertinotti ed altri. E quali saranno i comportamenti dei vari Casini, Fini, Gasparri, Larussa ?
........E poi esiste questo nuovo movimento dei Forconi che non si capisce da che sia finanziato ed ha
una composizione così trasversale ? E le minacce di rivoluzione dell'ex ducetto possiamo del tutto
ignorarle ? Ricordiamoci che esiste sempre una starnazzante Santachè ed il livore del suo uomo....
Caro Giorgio,
tocchi un punto fondamentale: che cosa faranno le forze conservatrici per fermare il cambiamento.
Personalmente credo che le resistenze interne nel PD, per quanto forti, verranno piegate perchè agiranno nell'ombra, come è consuetudine di quel partito, mentre la tecnica politica di Renzi (dire quello che si pensa, fare quello che si dice e farlo subito, rifiutare i riti della politica)è troppo spiazzante per i "brontosauri" della sinistra e troppo gradita all'opinione pubblica.
Non sottovaluteri invece Berlusconi, che pure molto ammaccato e, in questo periodo, anche piuttosto confuso, potrebbe - cavalcando la demagogia - ottenere un risultato elettorale non indifferente.
I Forconi sono veramente un punto interrogativo: sul Corriere di oggi c'è un articolo di Marco Imarisio che evidenzia lo iato fra il numero molto limitato dei manifestanti e il clamore mediatico sollevato. Il punto interessante però non è il numero ma la capacità di attivare la protesta in cosi tante località del territorio per tanto tempo, in pieno inverno, e la composizione così eterogenea dei manifestanti che spaziano dall'estrema destra all'estrema sinistra, spesso nella stessa piazza. E' un fenomeno nuovo, da studiare e da non criminalizzare, anche se alcune forme di pressione violenta ci sono state e vanno censurate. Stiamo a vedere, con gli occhi ben aperti per capire fra l'altro, come dici, chi li organizza e li finanzia.
Casini, maestro nel galleggiare senza decidere. ha detto, riguardo al passaggio delle legge elettorale dal Senato alla Camera che è stato "un atto di prepotenza"; io dico invece che è stato un atto di buon senso. La sua reazione quindi mi conforta.
UNA PRECISAZIONE
Nella mail che annunciava questo post ho affermato che il post scritto nella scosa primavera è:
"tuttora attuale anche nel definire la probabile evoluzione dei rapporti fra Renzi e Letta".
In realtà di questi rapporti ho trattato in uno scritto successivo ("Letta e Renzi: una coppia vincente" del 22 settembre) dove ho affermato:
"I modi della loro collaborazione possono essere diversi, ma quello che mi pare più probabile è il seguente: Renzi futuro Segretario del PD e Letta a capo del Governo fino alla fine del mandato all’Italia di presiedere il consesso europeo nel secondo semestre 2014, poi Renzi premier e Letta in un primario incarico governativo ".
Le vicende di questo periodo mi pare che confermino, al di là delle quotidiane fibrillazioni, che questa ipotesi resta la più credibile, perchè Renzi, pur essendo ambizioso e certamente desideroso di fare il premier, sa benissimo che far cadere il governo sarebbe, per il PD e per lui stesso, il più clamoroso autogol. Inoltre coloro che il voto anticipato lo vorrebbero ( o dicono di volerlo) non hanno la forza per realizzare questo auspicio, malgrado i tentativi più o meno sgangherati di mettere in difficoltà il Governo e il Quirinale.
Se lor signori partoriranno la nuova legge elettorale, anche Renzo, come altri, opteranno per le elezioni anticipate quindi ogni accordo trai due cadrà' nel nulla.
Fausto
E' un'ipotesi diffusa e rispettabile, direi persino probabile.
Ma io non la condivido per le ragioni dette nel commento precedente, cui aggiungo tre altri motivi:
- il fatto che se si votasse a maggio in concomitanza con le europee, il "nuovo corso" di Renzi non avrebbe tempo per concretizzare alcuni risultati tali da favorirne una consistente affermazione elettorale, cui lui mira ovviamente.
- Letta, politico navigato, ha ormai capito l'antifona e sa che, per durare tutto il prossimo anno deve muoversi, e lo farà per non dare adito a una "giusta causa" di "licenziamento"
- il semestre di guida italiana dell'Unione Europea inizia a giugno e non si può correre il rischio di non avere un governo per quella data. I nostri politici sono spesso masochisti, ma non credo fino a quel punto.
Si accettano scommesse.
Il tuo e' il commento di una persona razionale, ma quanta razionalità' regna tra i politici ?
Oggi è' rosso e domani potrebbe essere viola non credi? Berlusconi e non solo insegnano.
Fausto
Hai ragione: la politica è spesso irrazionale ed è per questo che ho definito l'ipotesi di elezioni anticipate "persino probabile" (la dò al 40%).
Ma la mia preferenza per l'altra ipotesi ( che dò al 60%) sta nel fatto che i due personaggi chiave della politica italiana, Napolitano e Renzi, sono razionali.
E' difficile indicarne i motivi; io ci spero soltanto, ma non ne sono del tutto sicuro, anche se le prime mosse mi sembrano abbastanza buone. In particolare mi sembra da elogiare il fatto che non voglia farsi crescere l'erba sotto i piedi, anche perché il suo modo di agire sembra catalizzare anche la velocità di quello del governo (malgrado tutto mi piace anche Enrico Letta, che chiacchera meno ma deve gestire una situazione quasi impossibile, superando i ricatti fatti prima da Berlusconi, ed ora da Alfano, sia pure in misura minore). Il suo prgramma non è chiarissimo, perché è distribuito in un mare di troppe parole, talvolta in contraddizione, e perché pensa che solo l'inesperienza dei giovani possa portare a buoni risultati. La sua segreteria è composta per lo più da gente modesta, e la giovinezza da sola non è sufficiente: io penso a De Gasperi in Italia e ad Adenauer in Germania, capaci di fare cose incredibili anche se erano molto vecchi (e vogliamo dimenticare Napolitano?). E non mi sembra che Kim Jong Un sia un gande statista anche se è molto giovane. Mi rendo conto che il mio modo di pensare è sicuramente influenzato dall'età e dalla mia precedente attività, ma trovo che ancora una volta, come hanno fatto tutti i suoi predecessori, Renzi si sia dmenticato che solo una profonda conoscenza delle diverse cose consentirebbe di dare un indirizzo corretto alle attività di governo. Non ha chiamato nessuno con vere competenze scientifiche, secondo la normale prassi italica, secondo cui la cultura si riferisce solo alle discipline "umane", mentre le discipline scientifiche sono qualcosa di secondario (avete letto l'articolo 9 delle Costituzione?). Ho sotto gli occhi un articolo di Williams J. Sutherland, professore di Biologia della conservazione all'Università di Cambridge U.K. (apparso su Nature, il 14 novembre 2013, pag. 167) che inizia con queste parole: "Society increasingly demands that policies are based on scientific evidence, as it should. Yet policy-makers rarely refer to journal papers - the actual evidence - instead preferring to base decisions on summaries, review and assessements". (In inglese Policy significa tante cose, ma l'autore si riferiva proprio alle attività governaive). A chi si rivolge Renzi per le questioni ambientali? a Ermete Realacci che ha tanta buona volontà, ma sulle questioni ambientali ha idee molto approssimative. Nonostante tutto Renzi mi dà qualche speranza, perché è comunque migliore di quelli che lo hanno preceduto.
Giulio
Caro Giulio,
come sempre il tuo intervento è ponderato e saggio, esprimendo una moderata fiducia accompagnata da una ragionevole prudenza.
Credo, come ho già detto rispondendo a Dario, che questo sia l'atteggiamento giusto: bisogna cogliere i segnali positivi, in un contesto politico in cui sono stati prevalenti quelli di segno opposto, per favorirne lo sviluppo e, nel contempo, non abbassare la guardia per evitare le possibili delusioni.
Come te, anch'io apprezzo Letta, che ha dovuto lavorare in condizioni pressocchè impossibili e che, però , senza la propulsione di Renzi sarebbe rimasto probabilmente impantanato nella melma delle grandi-piccole intese. E' forse con un respiro di sollievo che il Capo del Governo ha detto ieri "uniti non ci batte nessuno": è quello che penso anch'io avendo recentemente scritto un post dal titolo "Letta e Renzi: coppia vincente".
L'unico punto sul quale parzialmente dissento da te è l'affermazione " la sua segretaria è composta per lo più da gente modesta": è vero che la giovane età non basta e che ad essa si accompagna spesso inesperienza, ma la gioventù è garanzia di rapidità nell'apprendimento e, quindi, i giovani potranno imparare velocemente senza perdere la spinta tipica dell'età. Non conosco titoli ed esperienze dei membri della segreteria, ma ho sentito parlare alla radio il Responsabile dell'Economia e l'ho trovato di notevole spessore.
Non va certo sottovalutato il contributo delle persone esperte e sarebbe aupicabile un approccio più scientifico alle "policies"", ma l'urgenza di questo momento è il ricambio generazionale che, fra l'altro, è stato molto ben accolto dai nostri partner e dai mercati, con una significativa discesa dello spread.
Roberto
Un lettore, Mauro, mi ha trasmesso senza commenti l'aticolo seguente, di un giornalista straniero che vive in Italia e che è su posizioni diametralmente opposte alle mie.
Lo pubblico per far sentire un'altra campana.
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Renzi è il nulla sotto vuoto molto ben confezionato
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di Wolfgang Achtner
[29 Oct 2013 |
Sinora, come nella favola del re nudo, nessuno tra politici e giornalisti ha mai osato mettere in dubbio la sua preparazione. Matteo Renzi è giovane e simpatico, piace alla gente e ogni tot mesi se ne esce con uno slogan che fa presa: la rottamazione, asfaltare il Pdl, il partito “cool”, e via discorrendo. L'aitante sindaco di Firenze ha terrorizzato la dirigenza del PD perché non sono riusciti a trovare nelle proprie fila qualcuno che non appartenga alla vecchia nomenklatura che sia credibile e in grado di fronteggiarlo. Adesso, è sin troppo facile dire che il Pd paga la strategia voluta da D'Alema e co., in base alla quale ogni volta che all'interno s'affacciava un giovane dirigente promettente veniva immediatamente "eliminato", in modo che non desse ombra alle vecchie cariatidi che tuttora compongono la dirigenza.
Ora, tra i colleghi giornalisti (ma solo tra quelli giovani, ancora in grado di guardare ai fatti con i propri occhi e mal disposti a seguire a prescindere una "linea" che li porterebbe ad appoggiare apriorisiticamente colui che è quasi riuscito a convincere la sinistra a coronarlo segretario del partito e candidarlo come premier) - purtroppo sono ancora in pochi - c'è qualcuno che si sta accorgendo che, dopo i suoi comizi o gli interventi alle feste, Renzi non risponde mai alle domande della stampa perché non sa niente e non ha niente da dire!
Renzi se la cava col discorsetto preparato, sempre quello e ripetuto più volte sino alla nausea, ed è bravo ad infarcirlo di slogan ma non può esporsi ad una serie di domande non precedentemente concordate della stampa perché non ha un esperienza concreta o una consolidata militanza politica di alcun genere alle spalle, non conosce a fondo gli argomenti e veramente non saprebbe cosa dire.
A prescindere dalla preparazione politica insufficiente c’è un problema di fondo, mai affrontato con chiarezza dalla dirigenza del partito, che tuttavia preoccupa molto un grande numero degli elettori. Se si dice che il PD è un partito di sinistra, Renzi non c'entra nulla; se si dice che il PD è "un partito di centro aperto a qualsiasi compromesso pur di condividere il potere con chiunque altro lo detenga", come ha sentenziato un mio amico già militante del PCI, “allora il fantoccio Renzi o chiunque serva allo scopo può andar bene”. Come dice il mio amico, “se Renzi è la risposta, è sbagliata la domanda”!
Caro Roberto
Rispondo sulla “prospettiva Renzi” solo dopo la sua investitura ed il suo discorso di ieri.
Specialmente sul “piano gigantesco per l’occupazione”.
Staremo a vedere, con la massima curiosità e, personalmente, con anche un certo ottimismo.
Spero di non sbagliarmi.
Con tutta cordialità.
Gianfranco
Caro Gianfranco,
mi fa piacere che anche tu condivida un cauto ottimismo.
Scriverò a Renzi, cui ho già segnalato il post, per suggerire la lettura del dibattito in corso nel blog, che può offrire utili stimoli di riflessione.
Ciao.
Roberto
Pubblico la mail inviata a Renzi:
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Gentile Sindaco,
a seguito della recente pubblicazione nel mio blog “La politica dei cittadini” (www.civicum.blogspot.com)
del post “Il ciclone Renzi: ora si cambia davvero”, si è sviluppato un interessante dibattito nella sezione “commenti” che si trova in fondo al documento.
Tale dibattito segnala, in generale, un atteggiamento di favorevole e prudente attesa nei confronti della Sua azione come Segretario politico del PD.
Ritengo che la lettura dei commenti possa fornire interessanti spunti di riflessione.
Cordiali saluti.
Roberto Barabino
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