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martedì 24 dicembre 2013

Libertà non vuol dire licenza



Nel dibattito  seguito al post precedente  un lettore ha scritto il seguente pensiero, che condivido pienamente:

“Dato che si parla di principi liberali, dobbiamo ricordare che "la mia libertà finisce dove comincia la tua".
In Italia invece, soprattutto nell'ultimo ventennio, libertà ha spesso significato licenza di fare i propri comodi anche a scapito della collettività. Basta pensare ai ripetuti condoni fiscali, alla svendita di aziende pubbliche a capitalisti senza capitali, alle norme edilizie favorevoli agli speculatori.
Vorrei essere sicuro che chi è "in cammino per cambiare" tenga conto che queste prassi non devono ripetersi.”
Ho messo in grassetto  il concetto distorto di libertà , che ha prevalso non solo durante i governi di centrodestra ma anche durante quello delle larghe intese , in cui la sinistra è stata acquiescente, se non connivente, con l’impostazione data dal PDL.
Del  Far West edilizio, reso possibile da norme troppo permissive, questo blog si è occupato ripetutamente : solo nel 2013 sono stati  già pubblicati 5 post contenenti  i  ripetuti appelli lanciati dalla Rete dei Comitati per la Qualità Urbanistica al Governo, al Parlamento, alle Autorità regionali e comunali per denunciare i rischi derivanti da questa tremenda distorsione dei principi liberali. Il maggior fautore di una liberalizzazione senza limiti e senza  sostanziali controlli è l’attuale Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi, che dispone pure della delega all’edilizia , il quale, anche per la sua vicinanza alla Compagnia delle Opere, è stato sempre  molto ben disposto verso i costruttori.
Alcune norme del  Decreto del fare che consentono alle Regioni di legiferare  superando a piè pari  gli strumenti urbanistici in vigore, hanno aperto la strada (anzi, un’autostrada)  allo scempio edilizio più sfrenato. Uno dei maggiori giornalisti italiani d’inchiesta, Gianantonio Stella che insieme a Sergio Rizzo ha iniziato la critica alla classe politica con il famosissimo libro “La Casta”, si è recentemente occupato con un articolo su “Il Corriere della Sera”  che propongo di seguito, del  Piano Casa del Veneto che, sulla scia del predetto Decreto, prevede possibilità edilizie che hanno  creato gravissimo allarme. E’ una lettura molto istruttiva:

Il cemento del Veneto e l’offesa al territorio
di Gian Antonio Stella   02 Dicembre 2013


Perfino i sindaci leghisti: perfino loro sono saltati su contro il nuovo«Piano Casa» della «loro» Regione Veneto. Che razza di federalismo è se toglie ai sindaci la possibilità di opporsi a eventuali nefandezze e consente a chi vuole non solo di aumentare liberamente la cubatura in deroga ai piani regolatori ma anche di trasferirla, udite udite, in un raggio di 200 metri? Che la crisi pesi sul mattone, per carità, è ovvio. Ma può essere il «vecchio» cemento la soluzione? Per cominciare, un dossier dell’urbanista Tiziano Tempesta dimostra che l’edilizia occupa ancora oggi (dati 2011) l’8,2% degli occupati veneti e cioè un puntoe mezzo più che nell’«Età dell’Oro» degli anni Novanta. Non basta: già oggi il 59,6% dei veneti vivono in ville o villini uni o plurifamiliari contro una media italiana 16 punti più bassa: 42,9%. E abitano per il 64,9% (dati Istat) in case sottoutilizzate: gli altri italiani stanno dieci punti sotto. Di più, dopo la Lombardia il Veneto è la regione più cementificata con l’11,3% del territorio urbanizzato: il triplo della media europea, pari al 4,3%.

Non basta ancora. Quella di Zaia è la prima regione turistica nostrana. E anche nel 2012 ha registrato 15.818.525 arrivi per un totale di 62.351.657 presenze, per quasi il 65% di stranieri. Di fatto, ogni sei pernottamenti in Italia, uno è nel Veneto. Dove i soli stranieri hanno speso l’anno scorso 5 miliardi di euro. Più che in tutto il Sud messo insieme. Vale la pena di mettere a rischio questo patrimonio aggiungendo mattoni, mattoni, mattoni?

No, rispose qualche anno fa l’allora governatore berlusconiano Giancarlo Galan: «Basta col cemento». No, aveva ripetuto un anno fa Luca Zaia: «Nel Veneto si è costruito troppo, non possiamo continuare così. È necessario fermarci. Questo vale per i capannoni industriali, ma a maggior ragione per le abitazioni. È assurdo continuare ad approvare nuove lottizzazioni quando esistono già abbastanza case per tutti».

L’altra sera la maggioranza di destra ha fatto il contrario. Nonostante gli appelli preoccupatissimi dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e delle associazioni ambientaliste. Nonostante la contrarietà dei sindaci (destrorsi, leghisti e sinistrorsi) di tutti e sette i capoluoghi, dal veronese Flavio Tosi al padovano Ivo Rossi: «Una cosa da pazzi. Anche nei centri storici magari resta tutelato quello specifico palazzo ma accanto si potrà fare qualunque schifezza. Fatte le somme (un tot per l’adeguamento energetico, un tot per il fotovoltaico, un tot per l’antisismico e così via…) saranno permessi ampliamenti del 140%. Un mucchio di soldi ed energie per fare piani regolatori seri ed ecco una leggina che dice: fate come vi pare».

«Ma non è vero! Al massimo l’ampliamento potrà essere del 80%. Qui si è fatta troppa demagogia — ribatte Zaia —. È una legge che va di pari passo con quella sulla cubatura zero. E non esautora affatto i sindaci. Pone fine a un eccesso di discrezionalità. Quanto allo spostamento di 200 metri, mi dicono fosse un emendamento della sinistra…».

Colpisce, però, che la maggioranza abbia tirato dritto nonostante la rivolta, come dicevamo, di moltissimi sindaci leghisti. «È chiaro l’intento degli alleati di forzare la mano per estromettere dal controllo del territorio i sindaci, da sempre baluardo della politica nazionale della Lega», aveva tuonato giorni fa Ivano Faoro, Responsabile Nazionale Enti Locali. E aveva chiuso invitando i consiglieri regionali leghisti a «votare secondo il chiaro indirizzo espresso dal partito». Macché. Contro il piano ha votato solo Matteo Toscani: «Mi ha convinto l’ostinazione dei miei colleghi nel voler esautorare i Comuni da ogni possibilità di intervento. Il piano casa viene imposto ai 581 comuni veneti d’imperio, senza alcuna possibilità di aggiustamenti locali». Un delitto: «Le amministrazioni comunali avranno buttato alle ortiche milioni di euro di risorse utilizzate per redigere i vari Prg, Pat e Pi. Ora si potrà edificare quasi ovunque cancellando decenni di pianificazione urbanistica».

Ma cosa prevede, questo piano, accolto con entusiasmo dall’Ance che pure ai convegni sostiene la necessità di riconvertire ciò che c’è? Prevede fino al maggio 2017, per tradurlo dal burocratese con le parole del Sole 24 Ore , una «norma che toglie ai Comuni la possibilità di limitare o escludere l’applicazione del piano casa nei centri storici» e «permette di operare in deroga alle norme urbanistiche ordinarie» e «in deroga ai piani urbanistici e ai piani ambientali dei parchi regionali anche se in questo caso», grazie a Dio, «è necessario il parere vincolante della Soprintendenza».

Ma ecco, abracadabra, la regola più stupefacente: «Gli ampliamenti potranno essere realizzati anche su un lotto adiacente, sino a 200 metri di distanza dall’edificio principale e su un diverso corpo di fabbrica». Come cantava Patty Pravo: «Oggi qui, domani là…». Più molti altri incentivi (basterà portare la residenza sul posto per 42 mesi: sai che fatica…) da far accapponare la pelle ai sindaci dei Comuni turistici più esposti. Come quello di Cortina Andrea Franceschi e di Asiago Andrea Gios, che pur essendo di destra avevano già dato battaglia contro il piano precedente portando il caso, ad esempio, di paesi come Roana (79% di seconde case), Gallio (82%) o Tonezza, dove le case abitate tutto l’anno sono solo il 13%. Con enormi problemi di gestione del territorio.

«È una pazzia: il nostro municipio per tagliare dieci metri quadrati di pino mugo deve presentare uno studio di impatto ambientale e invece ora per fare un ampliamento in zona agricola non serve niente di niente — attacca Gios —. È un intervento barbaro di deregulation che va contro ogni strategia organica di sviluppo e che sembra finalizzato solo a spronare meri interventi speculativi. Quella facoltà di spostare la cubatura supplementare nel raggio di 200 metri, poi! Abbiamo fatto una simulazione: ad Asiago potremmo ritrovarci dei villini a ridosso dell’Ossario. Un insulto, alla vigilia del centenario della prima guerra mondiale».

«Non ci volevo credere», confessa Tiziano Tempesta, che già aveva dimostrato come nei dintorni immediati delle meravigliose ville venete sia stato costruito il triplo della media, «è un ulteriore incentivo a favorire l’insediamento sparso». Cioè la sprawltown , quella poltiglia di case, campi, capannoni, sottopassi, villette, condomini che ha assassinato la campagna veneta.

«Non è un piano casa: è un “piano scempi”», accusa Stefano Deliperi, l’anima del Gruppo di intervento giuridico che si è fatto spazio facendo guerra ai nemici dell’ambiente non con gli striscioni ma con le carte da bollo, «un minuto dopo la pubblicazione, impugneremo tutto: qui rischiamo un Far West urbanistico». E se qualcuno esagerasse andando oltre perfino alle già generose concessioni? «Sarà costretto a pagare il 200% degli oneri di urbanizzazione che però non esistono», ride amaro Tempesta. Cioè, secondo gli ambientalisti, il doppio dello zero…

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Recentemente il Coordinamento nazionale dei comitati (CIVU) ha inviato al Ministro Lupi la seguente lettera che ripropone le preoccupazioni di chi ha interesse alla tutela del territorio e della qualità della vita e chiede al Governo di rivedere le norme nazionali che hanno dato il via a questa deriva; analoga richiesta è stata fatta a tutti i Parlamentari.



19 dicembre 2013

Lettera aperta al Ministro Lupi
Pc: Presidente e Vicepresidente del Consiglio – Membri del Governo
Esponenti di Istituzioni  ed Associazioni centrali e territoriali 
Organi d'informazione
Gentile Ministro,
come Lei ben sa, le recenti norme sulla semplificazione edilizia contenute nel Decreto del Fare hanno suscitato forti perplessità durante il dibattito in Parlamento sia da parte delle forze d’opposizione che all’interno della stessa maggioranza. Tanto che Lei ha ritenuto di spendersi, per farle approvare, non solo nella Camera dei Deputati in cui siede, ma anche al Senato, prendendo parte alle riunioni finali della Commissione preposta, quando all’interno della stessa era emersa una maggioranza trasversale che ne avrebbe fatto decadere alcune.
Dopo aver informato, con la lettera acclusa rivolta ai Presidenti delle Regioni  e inviata per conoscenza a numerosi attori istituzionali, dei gravi rischi per la qualità urbanistica delle nostre città e per la qualità della vita dei loro abitanti conseguenti alle norme predette, abbiamo poi segnalato, con la seconda lettera, rivolta ai Sindaci delle città capoluogo, delle gravi anomalie del Piano Casa della Regione Veneto, che amplifica a dismisura i rischi predetti e che ha suscitato un grave allarme fra i Sindaci di numerose città venete, che temono forti danni al territorio.
Siamo fermamente convinti che non è con la liberalizzazione indiscriminata in campo edilizio che si può riavviare l’economia nazionale e le sorti di questo settore penalizzato dalla crisi: essendo le nostre città uno degli “asset“ fondamentali del patrimonio economico, culturale e turistico nazionale, un’aggressione alla loro forma e al loro equilibrio urbanistico si tradurrebbe in una perdita secca per il Paese e in una forte perdita di consenso delle forze politiche che ne hanno la responsabilità.
Invitiamo pertanto Lei e l’intero Governo a valutare l’opportunità di correggere le disposizioni normative che hanno creato i rischi e l’allarme segnalati, ascoltando non solo i suggerimenti dei costruttori ma anche quelli dei cittadini e degli urbanisti, che hanno espresso forte contrarietà.
Il nostro Coordinamento nazionale,  su cui trova informazioni al seguente link:
sta raccogliendo adesioni in tutto il Paese e continuerà ad attivarsi per monitorare gli sviluppi della normativa a livello statale, regionale e comunale in modo da attivare le opportune e sinergiche azioni di contrasto, in ogni sede, alle ulteriori iniziative edilizie che dovessero danneggiare la vivibilità urbana.
Siamo a Sua disposizione per un confronto su questo argomento.
RingraziandoLa dell’ attenzione, La salutiamo cordialmente.

Per il Coordinamento CIVU:
I Portavoce
Roberto Barabino (Rete dei Comitati per la Qualità Urbanistica) - Milano
Anna Maria Bianchi ( Laboratorio Carteinregola) – Roma




12 commenti:

Stefano ha detto...


Sono lusingato per la citazione che hai fatta di una mia frase e ti ringrazio.
Sia l'articolo che la lettera dicono che ci sono molti abusi alimentati da norme di legge e questa non è certo libertà.
Non capisco come facciano i consiglieri del veneto a non capire che continuando così si danno la zappa sui piedi.
Stefano

Dario ha detto...

Tutto questo è il risultato della politica che si è autoemarginata rispetto alle decisione del sistema capitalistico. Senza regole - parlo di quelle ameno elementari, sancite dai Diritti dell'Uomo mille volte - l'anarchia è inevifabile, così come la legge del più forte. I mali a valle sono prodotti a monte. Ecco perchè dico che è difficile metterci mano, ed è impossibile farlo con il classico cucchiaio con cui si pretende di svuotare l'oceano. Occorre più impegno intellettuale, più orgoglio e maggiore dignità individuale e sociale: siamo maturi per farlo? Siamo pronti ad usare l'umiltà in luogo della presunzione?

roberto ha detto...

Rispondo a Stefano:

Grazie a te per gli interessanti contributi che dai al dibattito.
Concordo con quanto dici, in particolare sul Veneto. Evidentemente in quella regione ci sono contrasti interni al partito che producono clamorosi autogol e una forte contraddizione con i principi del federalismo e della sussidiarietà cui la Lega si ispira ( o s'ispirava?).
Roberto

roberto ha detto...


Rispondo a Dario:
Sono d'accordo sul fatto che la politica si sia resa serva del capitale finanziario e non solo in Italia e sul fatto che, per venirne fuori, occorrano doti morali forti.
Non so dirti se siamo maturi per farlo, ma so che ci dobbiamo provare, ognuno per quanto gli compete: la maturità sociale è una derivata del comportamento dei singoli.
Roberto

Fernando Fancelli ha detto...


Caro Roberto, diceva il mio caro babbo, la libertà nel vero senso della parola, non esiste, poiche esisterebbe, se ogni nostra azione, non causasse una reazione! Fernando Fancelli.



roberto ha detto...


In fondo il tuo babbo diceva quello che ha detto Stefano nella frase che ho citato "la mia libertà finisce dove comincia la tua". La reazione degli altri pone limiti a ciò che possiamo fare ma ciò è anche un bene perchè una società civile si basa sul fatto che nessuno possa fare i suoi comodi a piacimento.
E' quando viene superato questo limite, come nelle leggi citate, che la convivenza diventa difficile.
Roberto

Giuseppe Nava ha detto...

Il problema sono le Regioni.
Federalismo... una bella parola in astratto che nei fatti ha portato ad avere 20 ministeri del turismo 20 ministeri della sanità, centinaia(?) di ambasciate regionali ecc.
Un operatore economico, intervistato in tv circa le nostre possibilità di commercio con la Cina disse: “l’Italia ha una grande reputazione storica... Marco Polo, padre Matteo Ricci ecc. Poi nei fatti anzichè avere un interlocuore unico per la nazione Italia (ICE) ne hanno 20 e allora non ci capiscono più niente e se ne vanno.
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Fino al 1973 , a parte le sciagurate regioni a statuto speciale (Sicilia !!!) , le spese per le regioni erano uguali a 0.
Ora la “virtuosa Lombardia” ha creato una sede centrale con 85.000 mq. di slp + grattacielo Pirelli.
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Per inseguire un politico illuminato come Bossi, hanno perfino dato autononmia legislativa alle regioni così il dedalo delle norme è completo.
gn

roberto ha detto...


Visti i costi e lo sperpero , le sovrapposizioni con lo Stato, le sciocchezze legislative che talvolta le Regioni producono, la tua idea di ripensare anche questa Istituzione è sensata.
Dobbiamo vedere, circa lo specifico tema trattato nel post, quante Regioni seguiranno il folle disegno di "liberismo edilizio selvaggio" del Veneto.
Spero che il buon senso e un sussulto di dignità prevalgano; altrimenti bisognerà sollevare il problema nelle sedi opportune.

Roberto

Gigi ha detto...

Caro Roberto
non ero al corrente di queste oscenità legislative e sono rimasto basito. Va bene che i politici sono spesso corrotti, ma per produrre le leggi ci vuole il voto di una maggioranza: è possibile che siano tutti consenzienti? Siamo a questo punto? E’ un vero schifo!
Comunque apprezzo la vostra battaglia: tenete duro.
Gigi

roberto ha detto...

Caro Gigi,
non so come sono andate le cose in Veneto (salvo il fatto che i consiglieri regionali hanno votato contro le direttive nazionali della Lega), ma so che in Parlamento sul Decreto del Fare ci sono stati forti dissensi, oltre che dal M5S, anche da parte di alcuni Deputati e Senatori del PD: una senatrice era riuscita in Commissione a far cancellare alcune norme ma poi l'intervento di Lupi ha ribaltato la cosa. Sta di fatto che il "partito del mattone" ha adepti sia a destra che a sinistra e che la lobby dei costruttori è forte.
Ma noi non demordiamo: ora lottiamo sul territorio regionale e poi torneremo all'attacco su quello statale. Ciao. Roberto

Laura ha detto...

Come non essere d'accordo? Ma la lotta e' dura...

roberto ha detto...


Certo, ma il nostro motto è "Lotta dura senza paura"...