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mercoledì 10 dicembre 2014

Mafia capitale: come reagire




In una bella vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera ad  una persona  che dice a proposito dello scandalo romano“sembra che abbia fatto tutto “er cecato” “ un’altra chiede: “ma gli altri che facevano?”  e la risposta è “ beh, chiudevano un occhio”. Questa vignetta, con l’humour e la concisione della satira, centra  in pieno il cuore del problema: cioè la totale assenza di controlli da parte di chi avrebbe dovuto e potuto accorgersi di quanto avveniva sotto i suoi occhi. Parafrasando un famoso detto popolare  si potrebbe dire che“non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere”.
Una possibile causa di questa distorsione che ha consentito il proliferare di comportamenti corruttivi  e criminali e di  un enorme spreco del denaro pubblico è, ovviamente, la collusione, cioè la copertura data da chi , pur non partecipando al sodalizio criminale,  non lo ha ostacolato perché ritiene di poterne trarre vantaggi  diretti o indiretti.  Ma certamente la causa principale è, come ha affermato il magistrato e Presidente della Commissione  Anticorruzione, Raffaele Cantone, di tipo culturale. Cito a memoria quanto da lui detto in un’intervista televisiva” quando una persona condannata per corruzione gira liberamente negli uffici comunali, ottiene l’affidamento di appalti pubblici e nessuno ha niente da ridire, c’è qualcosa che non va”.  Aggiungerei che quella persona, cioè Salvatore Buzzi, è anche stato condannato a 24 anni di reclusione per omicidio ed è poi stato graziato dall’ex Presidente Scalfaro.  Esiste una norma che prevede l’impossibilità di affidare appalti pubblici a chi manchi dei  requisiti di “onorabilità e correttezza”, che è stata totalmente ignorata.
La  diagnosi di Cantone è  confermata dal fatto che, pur avendo molti chiesto il commissariamento o le dimissioni della giunta comunale,  nessuno ha chiesto esplicitamente ai vertici dell’amministrazione romana  di spiegare perché  siano stati omessi  i controlli  sugli appalti  e sui servizi sociali affidati alla Cooperativa 29 giugno, e quali provvedimenti s’intenda prendere contro chi ha mancato al proprio dovere. Il Sindaco Marino ha cercato di difendere il proprio operato citando diverse e sue azioni di respingimento di personaggi equivoci  che avevano rapporti con vari assessorati, ma non ha detto una sola parola sui doveri di vigilanza di tali organismi e sulle azioni da  prendere nei confronti di chi li ha disattesi.  A parte l’ assessore alla Casa e quello alla Trasparenza , che sono  stati arrestati, non c’è nulla da chiedere e da dire, a titolo di esempio,  all’Assessore alle politiche sociali che non ha visto le condizioni  degradanti dei campi Rom per i quali il Comune dava a Buzzi molte decine di milioni di euro? Ciò indica che manca proprio una cultura della legalità e la conoscenza dei principi base su cui deve fondarsi una corretta amministrazione pubblica.
E’ ovvio che il desolante spettacolo di carenza istituzionale al quale stiamo assistendo potrebbe indurre allo scoramento e al desiderio di rinunciare a qualsiasi iniziativa, limitandosi a sfogare la propria giusta indignazione con anatemi o magari con l’astensione elettorale. Ma ciò non farebbe che perpetuare le ragioni di fondo della debolezza attuale.
Come sanno i miei lettori abituali, questo blog è nato per dar voce ai cittadini desiderosi di portare un contributo d’idee tese a migliorare il nostro sistema politico.  Ora mi pare che i tempi siano maturi  per valutare se oltre alle idee non sia il caso di pensare  anche ad azioni concrete.  Ne cito solo una come esempio : verificare quali leggi vengano  sistematicamente disattese dai pubblici poteri e poi presentare denuncia alla Magistratura contro le Amministrazioni  a vari livelli ( non solo quelle comunali) che ne sono colpevoli.
Mi piacerebbe sentire l’opinione di lettori su questa  o su altre ipotesi  , nonché sulla propria disponibilità a partecipare allo studio e alla realizzazione delle iniziative che venissero concordate.

18 commenti:

Dario Lodi ha detto...

I guai stanno a monte, nel sistema politico, nelle regole d’ingaggio dei suoi rappresentanti. Valgano per tutte le figure di Scilipoti e Razzi. La gente può anche eleggere il suo partito e lasciare che questi elegga a sua volta il dato politico, ma deve pretendere regole di affidabilità, secondo per lo meno decoro morale, senso dello stato e volontà d’impegno. Se lasciamo che le cose vadano come vadano è evidente che avverrà continuamente la carica degli incapaci, ovvero di coloro che fanno solo i propri interessi e quelli del partito di riferimento. In sostanza, manca totalmente la maturità individuale nelle questioni politiche (da polis, governo della cosa pubblica), ma manca – ed è al momento più grave – la volontà del sistema di fare da coscienza maggiore, così come è previsto dalla “piramide”. Le istituzioni, comprese quelle degli intellettuali, stanno a “mezza botta” (come diceva Totò della neve italiana rispetto a quella siberiana), preoccupate dei loro privilegi. La massa è considerata alla stregua di bestiame da macello o da pascolo verso il burrone: a differenza del passato, ma è un caso, o una malizia opportunistica, glielo fa rasentare e pazienza se qualche “bestia” o molte oggi ci cadono dentro.



Dario

roberto ha detto...

Le considerazioni che fai sulla necessità di regole di affidabilità nella scelta dei politici, che oggi non vengono espresse nè rispettate, fanno il paio con le mie sulla necessità di una cultura della legalità nella scelta degli amministratori pubblici e nelle valutazioni sulla loro gestione.
Il punto è stabilire se i cittadini possono andare al di là delle mere scelte elettorali spingendosi ad esercitare un controllo sugli eletti.
La differenza fra noi e i Paesi nordici, dove la corruzione è minima, sta soprattutto nel fatto che in essi i cittadini pretendono di vedere online tutti gli atti della Pubblica Amministrazione e chiedono conto di ciò che non quadra.
Anche in Italia ci sono leggi che impongono la trasparenza ma i cittadi9ni non agiscono per garantire che vengano applicate.

Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Quando sono venuto ad abitare a Roma per la prima volta (1959) si parlava apertamente della scandalosa speculazione edilizia di Monte Mario: là dove erano sterpeti e prati sorgevano case e palazzine lungo strade disegnate a casaccio, tortuose e già strette per la circolazione delle auto di allora. Circolavano voci e notizie di “bustarelle” (allora si chiamavano così), in Comune l’opposizione faceva dichiarazioni roboanti e senza esito, e la vita continuava come prima. Sono passati tanti anni e la vita romana è stata puntualmente vivacizzata da scandali, pettegolezzi, liti fra i vari partiti che a nulla hanno portato: i cantieri non si aprono mai e quando si aprono durano decenni, la circolazione in centro è animata da centinaia di macchine con permessi di circolazione abusivi o falsi, i criteri di applicazione delle multe rispondono a criteri ignoti a tutti, il commercio abusivo ha raggiunto proporzioni assurde, l’ospitalità dei rifugiati, Rom e altri è un business milionario che chiunque può vedere. Tutto questo, sotto gli occhi di tutti, e tutti sanno che l’intreccio di affari, politica e burocrazia è stretto, solidale e inestricabile. La stampa ne parla ogni giorno, la gente ne chiacchiera e ne discute, e nessuno al potere si è mai mosso seriamente.

Che fare? Domandiamoci in primo luogo se qualcuno nella magistratura legge mai i giornali, vede la televisione o ascolta le chiacchiere nei bar: certe situazioni abnormi che non sono oggetto di smentite o di chiarimenti costituiscono, non un semplice fumus commissi delicti ma concreti indizi di reato che meriterebbero almeno l’avvio di una procedura giudiziaria. E’ successo per le escort di Berlusconi, non è mai successo quando certi casi eclatanti avrebbero meritato almeno qualche intercettazione con un seguito. E che dire della Corte dei Conti? Ha dimenticato di avere i poteri di una qualsiasi magistratura, anzi di più? Nelle sue relazioni troviamo elenchi infiniti di irregolarità, omissioni, indizi di disonestà gravi: raramente i magistrati contabili danno un seguito giudiziario ai loro rilievi.

A questo punto, tu Roberto chiedi che cosa fare; se guardiamo in faccia la situazione, vediamo che sarebbe da ingenui sperare di sciogliere il nodo che lega i tre poli, affari, politica e burocrazia confidando nell’efficacia della vigilanza degli stessi interessati; lo si potrà fare quando sarà stata fatta pulizia a fondo, ma per questo ci vorranno anni di lavoro e un cambiamento epocale della moralità pubblica e privata. In concreto, una vera ed efficace sorveglianza deriverebbe dall’affidare compiti di intervento e di giudizio ad una magistratura specializzata assistita da un corpo di polizia altrettanto specializzato, un corpo senza contatti con i tre poli (in particolare quello politico) che si regga su tre pilastri: ampi poteri d’indagine, uso responsabile ma costante dell’obbligatorietà dell’azione penale, riservatezza. Non sono tollerabili i giudici che chiudono gli occhi e si tappano le orecchie, ma ancor meno lo sono quelli che aprono la bocca (e i cassetti) per alimentare indegne gazzarre mediatiche e politiche.

Non mi nascondo che un tale progetto ha diverse pecche e non è facile da realizzare, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. Sempre disposto comunque a collaborare a qualsiasi progetto alternativo, comunque, a condizione che abbia una sia pur minima probabilità di successo.

Un coriale saluto,

Umberto





roberto ha detto...

Caro Umberto,
le tue riflessioni dimostrano chiaramente che il problema di cui parliamo viene da lontano ed è molto complesso e che non esistono facili e rapide soluzioni. Convengo che sarebbe ingenuo e velleitario sperare che il cambiamento possa avvenire autonomamente dall’interno dei tre poli (affari, politica e burocrazia) cui fai riferimento.
Sono d’accordo anche sul ruolo che potrebbero avere una magistratura e un corpo di polizia specializzati ma mi domando chi potrebbe farsi promotore di questa iniziativa ( la magistratura stessa, il Parlamento,…?) e se i cittadini potrebbero farsi utilmente sentire al proposito. Se hai delle idee al riguardo, ti prego di esprimerle.
Circa un eventuale progetto alternativo che abbia i requisiti da te richiesti (“una pur minima probabilità di successo”) penso , ad esempio, ad un “Progetto Trasparenza” che si proponga l’obiettivo di garantire ai cittadini tutte le informazioni previste dalla legge, utili a controllare l’operato della Pubblica Amministrazione, e ad esercitare i propri diritti. Faccio un esempio che viene dalla mia lotta contro gli ecomostri: volendo contattare gli Assessori all’edilizia dei principali comuni italiani, ho cercato informazioni nei loro siti ed ho trovato che alcuni di essi i pubblicano, per ogni assessore, l’indirizzo postale e quello mail, il telefono fisso e il cellulare, dimostrando quindi ampia disponibilità al contatto con i cittadini; altri solo una parte di quei dati; altri ancora nessuna di quelle informazioni; infine ho scoperto, tramite verifica telefonica con la segreteria del Sindaco, che in certi comuni l’Assessore all’ edilizia non ha ufficialmente un indirizzo mail ma può essere contattato solo via fax. E’ evidente la disparità di trasparenza e la chiara possibilità, fatti gli opportuni accertamenti su quanto prevedono le leggi vigenti, di chiedere che i comuni meno virtuosi si adeguino a quelli più efficaci. Un altro esempio riguarda i parlamentari, che hanno l’obbligo di dichiarare la loro situazione patrimoniale, ma molti non lo fanno: anche qui c’è materia per esigere il rispetto della legge.
Naturalmente un’azione di questo tipo , che può essere avviata anche da poche persone, può avere successo solo se ottiene consensi. Un’azione rivolta alle Amministrazioni comunali potrebbe cercare una sponda nelle Associazioni che tutelano gli utenti dei pubblici servizi; un’azione rivolta ai parlamentari potrebbe ottenere il supporto delle forze politiche che fanno della trasparenza la loro bandiera ( ad esempio il Movimento 5 Stelle ).
Il punto di partenza, in ogni caso, sarebbe la ricerca e lo studio accurato, magari con l’ausilio di un legale, delle norme di legge vigenti in materia.
Un caro saluto.
Roberto



Vittorio Bossi ha detto...

Ciao Roberto,

anche quest'ultimo caso dopo MOSE'-EXPO dice che è necessario riscrivere le regole del gioco inasprire le pene non serve a nulla, abolire il sistema
che demanda alle cooperative i lavori che dovrebbero fare i comuni, chi è coinvolto in scandali espulso per sempre dalla politica, è ultimo chi ruba restituisce il maltolto con gli interessi (no carcere ci costerebbe troppo)


roberto ha detto...


Ciao Vittorio,
anche il commissario anticorruzione Raffaele Cantone sostiene che la restituzione del maltolto avrebbe un effetto deterrente maggiore della carcerazione.
Circa la riscrittura delle regole del gioco, pensi che i cittadini possano dare un contributo per sollecitare i necessari cambiamenti?
Roberto

Edvige Cambiaghi ha detto...

Ho letto e concordo: per studiare le carte e interessare la Magistratura ci vogliono però grandi avvocati con gli attributi: ci sono? Io mi ritrovo a pagare una bella cifra senza aver ottenuto nulla, eppure chissà cosa c'è sotto l'affare dei box privati sotterranei a Milano spartiti fra destra e Coop. E l'affare M4? metro strenuamente voluta da Lupi (il nome parla da solo!) chissà quante tangenti nasconde .....

Sono molto avvilita
ciao

eddi

roberto ha detto...


Gli avvocati per ora non ci sono, ma si possono interpellare, ad esempio, quelli delle Associazioni Consumatori e Utenti, che dovrebbero dare un gratuito patrocinio. In ogni caso, mentre il loro contributo è essenziale per le cause civili e amministrative,non è necessario per eventuali denunce penali, che possono essere presentate autonomamente dai cittadini, come avvenuto con successo per i box di Via Ampere per i quali vi è stata la condanna di progettisti e costruttori.

Come sai, sono spiacente per l'esito negativo della vostra battaglia.
ciao.
Roberto

Unknown ha detto...

L'Italia entri in guerra: guerra al malaffare dotandosi, un po' come diceva Umberto poco sopra, di strumenti eccezionali che deve avere chi è in guerra. E la guerra, che certamente genererà danni collaterali, consiste nell' "affamare la bestia", con bombardamenti a tappeto, ad es.: 1) dove la magistratura scopre illeciti, dare per scontata la collusione della catena di comando ed allontanarne gli esponenti dalla vita pubblica, 2) chiudere le partecipate in passivo ed allontanare per sempre le strutture apicali, 3) bloccare i rinnovi automatici dei contratti di appalto in essere e le modifiche in corso d'opera, 4) non fare più gare d'appalto ma assegnare i lavori a rotazione tra gli appaltatori qualificati ad un prezzo equo, su progetti tecnicamente approvati da terzi estranei 5) commissariare tutti gli appaltatori le cui figure apicali non posseggano le corrispendenti competenze, secondo giudizio delle major in head hunting, 6) non ripianare più nessun buco di bilancio di nessuno e chi deve fallire fallisca rapidamente, ecc. ecc. continuando così su questa linea.
Troppo duro? Lesi i diritti acquisiti?
Ma qui è leso il diritto prioritario degli italiani ad essere amministrati con giustizia; e politici ed amministratori dovrebbero dar priorità alla gestione della spesa invece che alla gestione del consenso: perciò, laddove la spesa non è controllata, tutti a casa, indipendentemente dagli interventi della magistratura.
Qui siamo in guerra e ... à la guerre comme à la guerre!
Questo vorrei comunicare a Renzi per il CDM di domani.

roberto ha detto...

Mi piace lo spirito della tua proposta, che è un invito al Governo a rompere gli indugi e affrontare alla radice il problema, con misure draconiane come l'allontanamento, per scelta politica e non per via giudiziaria,di chi non ha saputo controllare i propri sottoposti.
La proposta è indubbiamente forte ma è buona e Renzi ama le sfide.
Circa le azioni che hai indicato come esmpio, penso che alcune, come quella predetta, possano essere attuate dal Governo in autonomia, altre richiedono necessariamente il cambiamento di leggi (ad.es. quelle sugli appalti).
Dato che questo blog è seguito da diversi parlamentari e, penso, anche da esponenti del Governo, c'è da sperare che si valuti quanto in esso proposto.
Ma a te, come ho fatto con Umberto, chiedo cos'altro possono fare concretamente i cittadini per spingere nella direzione del cambiamento auspicato.
Personalmente, sono convinto che si possa partire anche con iniziative non particolarmente eclatanti ma di sostanza, come quella da me citata della trasparenza che è il principio base della legalità; iniziative che siano ben documentate e che non lascino scampo a chi deve dare risposte.

Roberto



Laura Banchelli ha detto...

Hai proprio ragione,caro Roberto.anche questa mattina,a radio 3 ,sentivo Conchita deGregorio prima e a" Tutta la città' ne parla"poi altri illustri intervenuti,parlare proprio in questo senso.anche in risposta al grido di dolore e di denuncia di Napolitano.l' astensionismo sarebbe la fine della democrazia,poiché' lascerebbe spazio al peggio

roberto ha detto...


Si possono anche capire i motivi della protesta astensionista dato che gli scandali toccano quasi tutte le forze politiche, eccetto forse i 5 Stelle, che però perdono appeal perchè non vogliono entrare realmente in gioco, almeno per ora.
Però è vero che così facendo si dà un enorme e ingiustificato potere a delle minoranze, che ottengono molti seggi ma non sono realmente rappresentative del Paese.
Credo che i cittadini, se non sono contenti, debbano spendersi in prima persona per modificare le cose in meglio (con il voto, ma non solo).
Il cambiamento parte da noi.

Roberto

pinolive ha detto...

Voglio esprimere il mio più vivo compiacimento per l'articolo e le idee in esso contenute, che condivido in pieno. E' proprio giunto il momento di pensare di intraprendere una azione di classe contro corrotti e collusi.
Ti do la mia disponibilità a dar corso allo studio di iniziative concrete.

roberto ha detto...

Ti ringrazio molto delle gentili parole e dell'adesione all'iniziativa.
Sei il primo a darla esplicitamente e spero che altri si uniscano a noi.
Il passo successivo sarà uno scambio d'idee fra gli aderenti, fuori dal blog, per identificare con chiarezza i temi da affrontare, gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere e le modalità di studio delle problematiche. Una volta completato lo studio, passeremo all'azione, cercando alleati disposti a sostenere la causa.
Un cordiale saluto.
Roberto

roberto ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
roberto ha detto...

Nel post ho segnalato che a Roma non è stato chiesto a chi doveva controllare perchè non l'ha fatto e mi domandavo perchè non sono stati presi provvedimenti nei confronti di chi ha disatteso i propri doveri.
Ora apprendo dalla stampa che il Sindaco Marino ha sostituito l'Assessore alle Politiche sociali, colpevole di non aver visto quanto avveniva nei campi Rom.
Qualcosa si muove dunque nella direzione giusta.

16 dicembre 2014 16:28

Giorgio Dodero ha detto...

Caro Roberto,

Avendo vissuto e lavorato in molti paesi oltre all’ Italia vorrei sottolineare le caratteristiche del ns paese che spingono molti cittadini Italiani ad entrare nell’illegalità. ( ovviamente non sono in nessun modo giustificabili ).
Qualche esempio :

· Mondo degli affari : In molti paesi ( USA, Belgio, paesi Arabi,etc ) ci sono le lobby riconosciute dallo stato che pagano le tasse e che devono fare contratti ufficiali per ogni lavoro di intermediazione

· Maggiore difficoltà oggi di entrare in contatto con i responsabili delle società anche a seguito della deverticalizzazione e della destrutturazione delle società : anche ai medio alti livelli se non si ha il cellulare o l’indirizzo Email dell’interessato, è difficile entrare in contatto e perciò serve un intermediario che apra la strada.

Oggi per esempio dovevo parlare con urgenza con un responsabile Direttore di un importante società, ma non avendo il numero del suo cellulare non sono riuscito per il momento a rintracciarlo, anche perché le segreterie di importanti manager non funzionano come in passato.

Con le liberalizzazioni , ristrutturazioni e recessione il numero dei manager è stato ridotto e la struttura delle società ridimensionata con notevole riduzione della Sua efficienza.

· ILVA : Lo stato ristruttura con soldi Italiani e poi ritrasferirà ai privati ( stranieri ) ?

· La tassazione esagerata ( studio di settore ) distrugge le piccole e medie società, che spesso per sopravvivere entrano in circuiti illegali

· Stipendi spesso non adeguati alle esigenze di una famiglia

· Scarsa meritocrazia

· Lenta distruzione della struttura sociale da parte della Information Technology IT, che costringe anche a tenee due archivi ( di cui uno cartaceo).

· Pratica dei sub-appalti a cascata da parte delle importanti società : la corporate A, appalta ad un scatola B ( che guadagna moltissimo ), che a Sua volta appalta ad una società C che esegue il lavoro a basso prezzo e spesso con risultati scadenti e con pochi controlli o lo passa ad una società D,etc.

Quando lavoravo in ENEL fino agli anni 80 l’ENEL poteva effettuare subappalti solo per importi ( se ben ricordo ) superiori a 100 milioni di Lire. Questa normativa inoltre costringeva le società a mantenere una forza lavoro interna, che offriva lavori stabili e ben retribuiti.

· Amministratori condomini : In Italia un Amministratore guadagna un quinto o un sesto rispetto ai paesi del Nord Europa, ma spesso purtroppo si arrangia. Ma le spese condominiali nel Nord Europa sono inferiori.

A volte andando in centro a Milano mi sono chiesto chi può comprare una banale borsa di pelle a 2000 Euro o una di coccodrillo a 5000 Euro. Borse che fino a qualche anno fa costavano anche un decimo e che per esempio a Berlino, Koln,etc costano molto meno.

Ovviamente questi acquirenti guadagnano i soldi molto facilmente in un sistema che degrada lentamente o rapidamente a seconda dei paesi.
Con i migliori saluti ed Auguri per le prossime feste Giorgio Dodero

roberto ha detto...


Caro Giorgio,

hai toccato molti aspetti significativi e delicati che aiutano a capire il perchè del nostro degrado.
Ci sono in effetti alla base della corruzione grossi cambiamenti nel mondo produttivo e in quello del lavoro, spesso nella direzione di un sottodimensionamento strutturale ed economico. Ci sono poi normative, soprattutto in campo fiscale, che svantaggiano chi opera in modo pienamente legale.

A tutto questo aggiungerei che esiste una diffusa rassegnazione al malaffare, come se questo vizio fosse ormai endemico e ineliminabile. Ma, come sai, io credo che ci sia spazio e tempo per mutare le cose, purchè non si pensi che il cambiamento possa venire dall'alto: è la società civile che deve reagire, non limitandosi alla lamentazione per ciò che non va, ma agendo concretamente per esigere dal basso il cambiamento nelle istituzioni.
Ora tocca a noi. Non ci sono più alibi.

Contraccambio di cuore gli auguri e i saluti.
Roberto