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mercoledì 3 febbraio 2016

Dove sbaglia Angela Merkel



Chi legge da tempo il mio blog sa che, nel 2011-2012, ho scritto alcuni articoli favorevoli alla politica di rigore nei bilanci propugnata da Angela Merkel  che è servita, a mio avviso,  ad evitare il default del nostro Paese e, di conseguenza, la disgregazione della Zona Euro, anche se la ricetta è stata per noi  molto dolorosa e non sono mancati gli errori anche gravi (vedi: esodati).
Nel periodo successivo ho notato però  che tale politica veniva mantenuta, con rigidità teutonica,  anche a fronte di evidenti variazioni nel contesto economico-finanziario e in particolare della situazione deflattiva che rischiava di portare ad un avvitamento dell’economia della Zona Euro e in particolare dei paesi ad alto debito come il nostro.  Ciò mi ha insinuato dubbi sulla capacità della Cancelliera di governare una situazione complessa che richiede prontezza di reazione e unità d’intenti. Invece di condividere con i partner europei le mosse da fare, la Cancelliera ha fatto sua l’indicazione data alcuni anni fa da un esponente politico tedesco in un dibattito parlamentare sull’Europa: “Wir mussen fuhren”, cioè  “noi dobbiamo comandare”. E lo ha fatto, volta a volta, in solitudine o con l’appoggio ancillare della Francia o con improvvisati ed improvvidi vertici a tre o a quattro: si veda ad esempio il vertice sull’immigrazione con Hollande /Juncker e senza l’Italia, che in quel momento stava sopportando l’onere maggiore della pressione migratoria.
Altro punto critico del rapporto della Germania con i partner è il modo come è stata gestita la crisi bancaria a seguito dello shock iniziato nel 2008: questo Paese ha messo a disposizione risorse pubbliche pari a 260 miliardi di euro per salvare il dissestato sistema delle Landesbanken ma, dopo aver compiuto questa operazione ha fatto adottare da Bruxelles norme che vietano il ricorso ad aiuti di Stato per le banche e non solo, il che mette in difficoltà il nostro Paese che ha speso appena  4 miliardi per il Monte dei Paschi ed ora si trova alle prese con il problema ILVA sul quale non abbiamo margini di manovra.
Altro provvedimento sponsorizzato dalla Cancelliera è stato il famigerato “bail-in” che comporta il concorso nel salvataggio delle banche non solo degli azionisti e dei creditori possessori di obbligazioni  di tali istituti ma addirittura dei correntisti che non sono affatto dei creditori, ma solo dei depositanti come i detentori di un deposito titoli e che non possono pertanto essere penalizzati in una grande ammucchiata.
C’è poi il macroscopico errore compiuto sul tema dell’immigrazione: poco dopo aver detto ad una giovane profuga siriana che stava per essere espulsa “non possiamo accogliere tutti”, ha cambiato totalmente direzione dicendo “accoglieremo tutti i profughi siriani” il che ha messo in moto in Siria e in altri  Paesi dove regnano guerre e instabilità, una corsa verso l’Europa che potrebbe travolgere, oltre al trattato di Schengen già sospeso in vari  Paesi, anche l’intera costruzione europea. Mentre un leader religioso può, appellandosi alle coscienze, predicare un’accoglienza senza limiti, un leader politico deve tenere in conto le possibili conseguenze di quanto afferma. Cosa che non è avvenuta.
E si potrebbe continuare.
A fronte di questa situazione bene ha fatto il premier Renzi a mettere dei paletti che ripristinino quella condivisione che è indispensabile in una aggregazione di Stati sovrani e  a ribadirli nell’incontro bilaterale con la Cancelliera tedesca del 29 gennaio. La Germania può e deve esercitare l’influenza che deriva dalla sua dimensione e dalla sua potenza economica, ma non può e non deve comandare da sola, neppure con le buone  maniere come suggerito  in un articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung del giugno 2015  “La Germania deve pertanto comandare da sola in Europa , con dolcezza e senza ostentazione” .

19 commenti:

Franco Puglia ha detto...

Riflessioni condivisibili. Peraltro credo che Merkel abbia legittimamente tutelato gli interessi tedeschi e che il punto debole stia nella incapacità degli altri partnership europei di tutelare i loro interessi in un confronto serio, con determinazione, quella che oggi Renzi cerca tardivamente di manifestare con atteggiamenti guasconi. L'autorevolezza non si raggiunge alzando la voce e neppure aumentando l'indebitamento del Paese.

roberto ha detto...

Condivido quanto dici sui punti deboli di Renzi: l'atteggiamento guascone, che irrita gli interlocutori e il non aver dimostrato di saper contenere il debito pubblico che pesa come un macigno sulla nostra testa e riduce molto la sua forza contrattuale. Detto questo però credo che nella sostanza abbia molte ragioni: non si può accettare da chi pretende e in fondo deve esercitare la leadership, cioè la Germania, si comporti con un'ottica solo di parte: in qualunque gruppo umano il leader deve saper cogliere e perseguire il bene comune. Se non vuole o non sa farlo è meglio che riduca le sue ambizioni.

Marcello Mancini ha detto...

Caro Roberto,

Riconosco l'esistenza in Italia dei problemi indicati, insieme a tanti altri soprattutto il colossale debito pubblico di € 2.3bn, sempre in crescita anche se con l'approvazIine EU
1) AIUTI DI STATO MPS/ILVA
2) BAIL IN
3) IMMIGRAZIONE

Trovo invece deviante la colpevolizzazione della Merkel. La reputo addirittura nociva perché autoassolutoria e quindi ostacolo alla ricerca delle soluzioni. Assomiglia al transfert psicologico, o peggio ancora al ditino che si agita, più lo fa più distrae dalla analisi della luna. Quante volte abbiamo sentito dire "ce lo chiede l'Europa" (colpa non nostra) o non ce lo concede l'Europa (colpa loro).

Tutto ciò è un giochino facile e d'effetto ma annichilisce gli Stati membri che si sentono spesso citati come nemici e che, soprattutto negli ultimi tempi, ci giudicano con sospetto. Un recente titolo dell'Economist definisce Renzi "Troublemaker", avvicinandolo ad un suo predecessore definito "Unfit to govern".

Il peso del debito pubblico e la sua sostenibilità e' diventato nell'ultimo anno in Europa il rischio più temuto. Terribile perché noi, I diretti interessati, non diamo segni di preoccuparci per ridurlo.

Torniamo ai singoli punti:
1) AIUTI DI STATO
In una economia di mercato, selettiva e competitiva e' il drago da uccidire come fonte di concorrenza sleale. Nei momenti di crisi conclamata, diventa pero' unica speranza purche' in periodo imitato. Cosi' e' stato per i salvataggi bancari effettuati in vari Paesi con i soldi pubblici. Da noi non esistevano fino a quando Monti istitui' i Monti Bond, appunto, utilizzati da un gruppetto sparuto, MPS compreso che ha pagato gli interessi, ma non il capitale, transformato in azioni dal valore ora frazionato. Le Banche in Germania hanno ottenuto 30 volte tanto? Si. Le nostre son state alla finestra perche erano solide? Si, forse. Saremmo stati in grado di fare altrattanto? No non avremmo Mai potato di iniettsre nel Sistema €200 bn. Sarebbe venuto a la Troika: lo spread sul Bund veleggiava a 500 bp. BCE non interveniva allora Sui mercati.
ILVA e' ed e' stata aiutata dallo Stato. Gli azionisti esclusi e commissariata. Acquirenti spaventati. Prezzi acciaio a picco come il petrolio. Che si fa? Si finanzia con denaro bancario, debitamente garantito, non utilizzato per bonificare ma per produrre in perdita du decine di milioni al mese. Cosa dove a fare EU? Stare a guardare?

(il testo prosegue in un alktro commento)

Marcello Mancini ha detto...

2) BAIL IN
La lezione della grande crisi bancaria, a salvataggi conclusi, doveva rettificare le storture precedenti dove le banche erano di fatto garantite dallo Stato. Dopo il rafforzamento si devette evitare che i soldi dei contribuenti fossero nuovamente utilizzati per sbagli altrui. La Banca si equipara ad una azienda normale: se fallisce ci rimettono prima gli azionisti poi I creditori. Il bail in ammette pero' che i depositanti potranno essere garantiti max €100.000 e protetti anche dai soldi degli obbligazionisti che sono remunerati di piu. Sbagliato? No, e' giusto. Cosa e' sbagliato? Non avere illustrato a tutti le novita' a favore dei contribuenti, ed a sfavore dei clienti, e non aver illustrato agli investitori i rischi delle obbligazioni incautamente a clienti ignari. Colpa del Bail in? Colpa della Merkel? No davvero. Italia si porta da anni un rating ad un passo dei junk bonds. Colpa Delia EU? No, anzi se non fosse per la BCE i nostri oneri finanziari salirebbero di oltre € 250bn all'anno. Ed altretranto aumentano I costi delle industrie italiane. Ce lo illustustra qualcuno questo quadro? No.
3) IMMIGRAZIONE
Noi riceviamo ca 100.000/150.000 migranti, di cui solo 30.000 si trattengono. Abbiamo condiviso da EU di condividere lo sforzo del pattugliamento e soccorso nel Mediterraneo meridionale. Molti migranti sono stati salvati da bar che non italiane. Riceviamo soldi da EU per sostenere l'onere. Abbiamo l'obbligo di identificarli, ma non lo facciamo. Dovremmo respingere chi non ha diritto, ma non lo facciamo. Si profila una sanzione dopo l'infrazione. Non so giudicare se i rimborsi siano congrui e se siano stati spese per lo scopo predefinito. Certo che e' incongruo il peso di €3,5bn inseriti nella L. di Stabilita', rispetto lo stesso importo da pagarsi alla Turchia che invece ospita in permanenza 3 milioni di migranti. Le cifra non tornano, le intese franano, ma non mi sento di attribuire le colpe ad Angela Merkel che finora ha accolto piu' profughi in un anno che noi in dieci.
4) ALTRO PROBLEMA:
Se l'Italia diventa, come ha chiesto, il Paese che coordina la missione militare in Libia, con quali soldi viene finanziata. Da quelli richiesti (abnormi) per i migranti?


Cordiali saluti.

Marcello Mancini

roberto ha detto...

Caro Marcello,
prendo atto che non siamo d’accordo su vari punti anche se sui rischi connessi al nostro abnorme debito pubblico diciamo quasi le stesse cose.
Non voglio ribattere alle tue argomentazioni ma mi limito a ribadire alcuni concetti che a mio avviso fanno sorgere forti dubbi sulla capacità di chi dirige attualmente l’Europa di svolgere questo ruolo in modo credibile.
E’ vero che le banche non possono essere indefinitamente salvate dai contribuenti perché ciò aumenta il “moral hazard” e le induce a comportamenti sempre più rischiosi ma il passaggio ad un regime da azienda normale non si può fare in modo improvvisato, fra l’altro coinvolgendo i correntisti che non c’entrano proprio niente qualunque sia la somma da loro depositata e gravando ignari risparmiatori spesso abbindolati da coloro in cui riponevano la loro fiducia. Portare brutalmente alla rovina chi si è fidato delle Istituzioni finanziarie è più grave che spalmare l’onere sulla platea amplissima dei contribuenti, come ha tranquillamente fatto la Germania prima di cambiare, per gli altri, le regole del gioco.
I fenomeni migratori sono una realtà difficile e complessa che non si può governare né con il buonismo di chi non si preoccupa di valutare le conseguenze sociali , economiche e di sicurezza che ne conseguono, né solo in base al ritorno che essi possono dare in termini demografici e di nuova forza lavoro. Le reazioni estreme, anche da parte di Paesi come la Svezia e la Danimarca che si sono sempre distinti per la loro politica di accoglienza, sono la dimostrazione più lampante che la politica dell’”avanti, c’è posto per tutti” adottata dalla Merkel è totalmente fuori luogo e fuori tempo.
Ciao.
Roberto



Guido Costa ha detto...

Condivido in pieno.

Cari saluti

Guido Costa

roberto ha detto...


Grazie Guido.
Cari saluti.
Roberto

Dario Lodi ha detto...

Secondo me, la questione Europa ha grossi errori in partenza. L’unificazione continentale è solo di natura finanziaria ed è stata imposta da Berlino, ovvero dall’economia meno scassata. Ricordiamoci dei periodi inflazionistici degli anni ’80 e ’90 con rischio di deflazione: fu un’occasione che la Germania prese al volo per conquistare l’Europa. L’Italia vi si aggregò nella speranza di cancellare buona parte dei suoi debiti. Le radici delle crisi economiche dei vari paesi risalgono alla rivoluzione industriale. Inghilterra, Germania, Francia e Stati Uniti furono le prime a cogliere i vantaggi di questa rivoluzione soprattutto in termini egemonici. Due guerre mondiali non le hanno affatto indebolito, anzi le hanno irrobustite pur se, incalzate dalla preminenza finanziaria su quella produttiva, hanno favorito la nascita del denaro virtuale, portando a quasi 20 volte il PIL mondiale. Noi siamo seduti su una montagna di carta straccia che non diventa completamente tale per il gioco delle probabilità e per un principio individualistico che consente speculazioni folli, spericolate, con il placet politico. Brevemente, persino la Merkel non può fare politica autonoma, politica vera, ma deve sottostare a una politica limitata da chi – la finanza – tira le fila e pur con le sue immoralità tiene in piedi il sistema. C’è, insomma, il risvolto della medaglia. Una classe di politici avveduti e capaci potrebbe cercare di temperare gli appetiti degli investitori e degli speculatori per il bene del sistema e dunque per il bene di loro stessi. Non una contrapposizione fra le parti, perderebbe la più debole con facilità e con conseguenze alla Allende, ma dei compromessi ben studiati per il progresso dell’intera umanità. Invece siamo costretti a vivere alla giornata, schiavi dei negrieri finanziari e dei loro boiardi. Tornando con i piedi per terra, va detto che la Germania è il dobermann d’Europa con il beneplacito di Washington, ma che non c’è vera alternativa anche perché il mercato globale, concepito così male, vanifica qualsivoglia ripresa dell’economia europea. I paesi meno attrezzati della Germania, sino a ieri sopravvissuti grazie al basso prezzo della manodopera, non possono certo competere con le paghe da fame dei Cinesi. Una leggera inflazione in Europa (cosa che sta facendo, per me male, Draghi, ovvero con mille incertezze) potrebbe far bene ai consumi, in attesa della inevitabile implosione della Cina (l’export, pagato male, farà scattare i consumi interni – d’altro canto una buona economia deve contare su se stessa, non sulle esportazioni) e della ricostruzione delle banche, massacrate – e questo non lo dice nessuno – dalla furia dei titoli tossici americani. Grazie ad essi le banche europee hanno bruciato i soldi dei correntisti, cosa alla quale si sta cercando di far fronte stampando banconote (ma senza investimenti di rilievo e costruttivi – vale a dire non speculativi - il fenomeno rischia di rimanere fine a se stesso, con vantaggi per i banchieri non per il sistema). Infine, l’allentamento del rigore ha senso se prima si mettono in moto i correttivi atti a evitare il collasso.

Dario

roberto ha detto...

Hai sollevato il "problema dei problemi" che sta a monte di tutti gli squilibri in atto e cioè l'incredibile espansione della finanza globale che ormai sovrasta di gran lunga l'economia reale e che, dopo il disastro che ha combinato nel 2008 con la bolla dei "mutui subprime", è tornata in auge più forte di prima. Se qualcosa non cambia è troppo facile prevedere che ci si avvierà verso un'altra bolla la cui esplosione risulterà ancora più dannosa delle precedenti.
Come giustamente dici la Germania è il doberman dell'Europa ma il gioco dì fondo è più grande anche di lei.
La politica mondiale dovrebbe ceracare di riprendere il controllo della finanza per non esserne ancora schiava ma, al punto in cui siamo, non sarà facile.

Lorenzi Peter ha detto...

dico solo che se l'Italia fosse governata da una persona integerrima ( non per nulla è figlia di un pastore protestante), equilibrata, lungimirante e trasparente come Angela Merkel avremmo probabilmente un paese diverso, meno mafioso, meno criminale, piu' trasparente, benestante e con un minor debito pubblico. Avremmo qualche difetto o caratteristica, tipicamente made in Germany, certo.... ma nessuno è perfetto, nemmeno Frau Angela.
Una differenza eclatante tra i 2 paesi ? Come ha gestito Berlino la trasformazione dell'ex DDR ? E in quanto tempo ? Il Meridione italiano è li fermo, dal dopoguerra, con tutti i suoi (gravissimi) problemi irrisolti, in primis di criminalità e di disoccupazione. Questa è la realtà,caro Barabino,piaccia o non piaccia.
Stia bene e saluti.

pe lo

roberto ha detto...

Non posso che concordare sul giudizio dato delle qualità personali di Angela Merkel e sull'utilità che esse avrebbero per un Paese come il nostro dove esse sono certamente poco diffuse.
Quello che affermo, però, è che tali doti sono buone per gestire un Paese già equilibrato, ma non appaiono sufficienti a governare una realtà squilibrata, disomogenea, mutevole e complessa come l'Europa attuale, per di più attraversata da potenti flussi migratori.
La "ricetta tedesca" non è la soluzione e pertanto è opportuno che la Cancelliera, se vuuole assurgere a statista continentale, ascolti di più i suoi partners e tenga conto anche di opinioni disturbanti.
Saluti.

Roberto

Giuseppe Nava ha detto...

E’ vero, la Merkel è, a dir poco, ondivaga. La politica in generale, non solo in Italia è priva di Politici.
Ma il nostro Matteo li batte tutti. Almeno la Merkel ha approvato il bail-in (che non andava mai istituito) dopo aver sistemato i suoi panni sporchi. Renzi l’ha fatto votare dal suo parlamento sapendo che doveva ancora sistemare la posizione di alcune banche. I numeri di questi fallimenti erano relativamente esigui per cui a maggior ragione era interesse del Paese che venissero evitati. L’effetto sfiducia creato da una gestione della cosa pubblica così sciocca è stato devastante.
Quanto all’immigrazione certo la Merkel ha sbagliato cento volte a lanciare messaggi di totale apertura. E’ stata travolta in pochi giorni da ondate umane che solo una sprovveduta non poteva aspettarsi. Ma almeno in Germania sono arrivati, Renzi invece li manda a prendere nel porto di Tripoli e continua a strombazzare che in Italia c’è posto per tutti. Tanto non paga lui. Anzi pretende che l’Europa paghi per i clandestini che appunto lui stesso ordina di andare a prendere e poi ordina di mantenere.
Quanto a Papa Francesco (alias perito industriale Bergoglio) un’autorità dal potere di indirizzo così importante, può sì stimolare all’aiuto dei poveri, ma non può dire che vanno accolti tutti quelli che ritengono di venire sul territorio italiano. Pura demagogia che fa il male e non il bene di tutti.
gn

roberto ha detto...


Concordo sull'errore di aver fatto votare il bail in senza sistemare le posizioni pericolanti; a volte il governo sembra non rendersi completamente conto delle conseguenze di certi atti, soprattutto se di derivazione europea.
Non mi pare però che Renzi dica che in Italia c'è posto per tutti, ma che chi rischia di naufragare vada raccolto.
Il Papa predica l'accoglienza ma non compete a lui valutare i termini della stessa, che è compito della politica.
Ciao.
Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Il tuo scritto solleva una quantità di problemi difficili da riunire sotto un unico titolo e impossibili da giudicare in modo univoco. Il titolo “dove sbaglia Angela Merkel” mi sembra però fuori tema, se mi scusi la franchezza: non si tratta di sapere se Angela ha torto o ragione, ma di stabilire se Renzi ha buone ragioni per criticare la sua politica. E siccome per giudicare gli altri bisogna mettersi nei loro panni, io preferirei trattare il problema in modo speculare, e vedere cioè se Renzi ha buoni motivi per comportarsi come si comporta.

Sulla sostanza, e sempre dal nostro punto di vista, probabilmente Renzi ha ragione, ma occorrerebbe mantenere quel tanto di obiettività necessario per capire che se l’Italia ha interessi da difendere lo stesso vale per gli altri. In politica non si tratta di aver ragione o torto, il problema è vincere: “pietà l’è morta”. Il crudo realismo del motto creato degli alpini in guerra vale sempre e ovunque, particolarmente in politica estera. E Renzi ha un torto, fondamentale: non si sbatte in piazza un argomento controverso con quei toni e con quegli atteggiamenti; si lavora invece dietro le quinte, si cerca di guadagnarsi simpatie e consensi fra i potenziali alleati, si sta lontani dai giornalisti e dalle apparizioni in piazza.

Renzi ha molti meriti e si è rivelato un politico scaltro e consumato in politica interna, ma evidentemente non ha mai fatto l’alpino né ha alcuna familiarità con il “bon ton” nei rapporti con l’estero. E tremo pensando che gli è affidata la difesa delle ragioni dell’Italia in Europa: con il suo agitarsi scomposto, “non abbiamo lezioni da ricevere”, “l’Italia sarà il Paese guida in Europa” e simili sbruffonate non è riuscito a guadagnare un briciolo di simpatia all’Italia, non ha ricevuto una sola manifestazione di consenso, soprattutto non ha acquisito alleati. Si è anche guadagnato l’antipatia dei burocrati di Bruxelles (potentissimi e capaci, anche se lui non lo sa), dell’intera Commissione e del Consiglio con la sua ultima bravata, quella di sostituire un ambasciatore con una persona considerata un suo rappresentante personale, offendendo tutti.

Teniamocelo in Italia perché ha dato buone prove di saperci fare, ma per favore togliamogli il passaporto e mettiamogli un bavaglio quando tenta di parlare di politica internazionale ed europea in particolare: fa solo danni. Se non ci riusciamo, regaliamoci l’opera di un suo conterraneo, un certo Machiavelli, che evidentemente non ha mai letto, e cerchi di imparare a memoria la ricetta per vincere del Presidente Theodore Roosevelt: “Speak softly and carry a big stick, you will go far”.

Ci rendiamo conto, o no, che continuando da soli con i proclami, gli attacchi, le affermazioni pompose rischiamo di perdere?

Ciao,

Umberto

roberto ha detto...

Sui toni eccessivi di Renzi mi sono già espresso criticamente nella risposta al primo commento di Franco Puglia. Non ritengo, però che in politica estera si debbano tenere sempre toni bassi come tu proponi e come hanno suggerito molti opinionisti.
Se, come tu dici, si vuole vincere bisogna far sentire le proprie ragioni ma anche la propria forza e Renzi, rifiutandosi di pagare senza batter ciglio la quota pro Turchia ha fatto proprio questo . Ora che ha dato disposizione di pagare Juncker lo ha ringraziato segnalando una maggiore disponibilità.
Non sappiamo come andrà a finire con le flessibilità richieste da Renzi ma io mi sento di prevedere che otterrà più di ciò che inizialmente pensavano di concedere.
Circa la Merkel il torto o la ragione dipende dai risultati che ottiene: la vastissima opposizione che sta raccogliendo, all’interno del suo Paese e dai partner europei, dell’est, dell’ovest, del sud e del nord, mi pare dimostri che sono modesti o negativi.
Ciao.
Roberto

Franco Trotta ha detto...


Un sondaggio della tivù pubblica tedesca Zdf ha testimoniato il malcontento dei cittadini verso le scelte del governo: il 60% è convinto che la Germania non riuscirà a gestire l’ondata migratoria. Quattordici punti percentuali in più di contrari rispetto a dicembre. Il 56% dice poi che non voterà per la Merkel, perché «la sua gestione della crisi dei profughi non è positiva».
Ieri il Governo tedesco ha annunciato restrizioni, ad esempio sui ricongiungimenti familiari. Forse la Merkel si è resa conto di aver fatto il passo più lungo della gamba e che la politica dell’accoglienza indiscriminata non può funzionare.
Franco

roberto ha detto...


Mi aiguro che sia così. Siamo di fronte ad un fenomeno epocale e drammatico che si deve affrontare con spirito di accoglienza ma anche con realismo, misurando attentamente le possibilità e tenendo conto che l'immigrazione offre vantaggi nel lungo periodo ma ha costi rilevanti, anche in termini di conflittualità sociale, nel breve-medio.
Solo una politica europea, che oggi manca, può essere efficace; le azioni unilaterali, anche di Paesi forti, creano solo sconquasso.

Roberto

Unknown ha detto...

Caro Roberto,
il tema che hai posto è molto tosto, come i commenti fin qui arrivati dimostrano e come la crescita dei movimenti euroscettici conferma.

In merito a questo scacchiere multilaterale (Italia, Germania, Europa, finanza mondiale, ecc.), vorrei aggiungere o sottolineare alcune mie opinioni.

1 - Credo che la Germania abbia capito da tempo che per affrontare le crisi che ci minacciano (crisi del debito, bassa crescita del PIL, immigrazioni, ecc.) occorrono investimenti pubblici ed occorre che le finanze pubbliche non siano compromesse da ulteriori crisi finanziarie. Pertanto ha sviluppato delle strategie con cui ha messo a posto i suoi problemi; poi si è tutelata spingendo la UE a regole a difesa delle finanze pubbliche dei vari paesi e quindi, indirettamente, del sistema europa e quindi, indirettamente, delle sue.

2 - Noi boccaloni abbiamo dimostrato di non saper capire per tempo l'effetto delle regole che in EU vengono discusse ed approvate. Così dobbiamo sempre cercare correzioni a posteriori, a guai ormai scattati: ma questo è un nostro problema, di non prendere sul serio le Istituzioni Europee.

3 - Credo che Renzi (o chi per lui) abbia visto la tenaglia mortale in mezzo a cui l'Italia si trova:
- da un lato la bassa crescita non porta gli sperati aumenti di entrate con cui finanziare la manovra espansiva di cui abbiamo bisogno;
- dall'altro ogni spending review (leggasi riduzione della burocrazia ma soprattutto dei burocrati) si dimostra impossibile, perché creerebbe grandi tensioni sociali.
- Pertanto la manovra espansiva è possibile solo a debito.

Ecco perché Renzi strilla e cerca tutti gli appigli per avere flessibilità e perché sia l'EU ad innescare la crescita.
Ma è proprio l'enormità del nostro debito, che pur ci servirebbe aumentare ancora, a preoccupare l'EU (ed anche me): non vedo proprio profilarsi soluzioni in merito, resteremo stritolati.

4 - Secondo me, la crescita resterà esigua ancora a lungo: non vedo nessuno che stia tentando di focalizzare politiche per gestire le conseguenze di questo fatto.

5 - Gli immigrati ormai ci sono, altri ne arriveranno: il fatto è epocale davvero e bisogna gestirlo con questa consapevolezza per non esserene travolti: non vedo nessuno che, al di là di provvedimenti estemporanei e di grida populiste, stia tentanto di focalizzare politiche adeguate a questo fatto.

6 - E' l'EU, in questo panorama intricatissimo, che dovrebbe darsi una visione da proporre al mondo ed acquistare leadership. Con l'aiuto di tutti: anche della Germania (e della Merkel, nonostante quanto illustrato), anche dell'Italia (e di Renzi, nonostante quanto illustrato).

Perché le manovre di cortile oggi non portano da nessuna parte.

roberto ha detto...

Condivido in pieno la tua analisi, attenta ed equilibrata.
Vorrei sottolineare l'importanza dell'ultimo punto, cioè l'esigenza che le varie componenti del'Europa contribuiscano a mettere a punto una visione complessiva degli intricati problemi che dobbiamo affrontare, lasciando da parte i velleitarismi nazionali e le furbizie che non sono mancate da parte dei vari protagonisti.
Ci vuole un colpo d'ala. Vediamo se ci sarà qualcuno in grado di darlo.