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venerdì 14 aprile 2017

Democrazia diretta: gli intellettuali sbagliano ancora ed anche Grillo


Riporto di seguito la lettera, non pubblicata, da me inviata recentemente al giornalista Aldo Cazzullo che tiene la rubrica “Lo dico al Corriere”:
 
“Caro Aldo,

nell' articolo "Democrazia diretta. il sogno impossibile" il Prof. Cassese  sostiene che il referendum senza quorum, proposto dai Cinque Stelle  a Roma "si presta a manipolazioni della volontà popolare perché così nessuno saprà mai quante persone sostengono una proposta e quanti vi si oppongono, dov'è la maggioranza e dove la minoranza" ma ciò non è corretto perché per sapere quanto richiesto basta vedere il numero dei voti a favore o contro la proposta. La mancanza di quorum permette di evitare che i referendum vengano affossati dalle forze politiche contrarie facendo venire meno il numero di voti necessario, come avviene spesso in Italia, e stimola gli elettori a presentarsi alle urne.

Cassese aggiunge che Norberto Bobbio "definiva impossibile che tutti decidano tutto in società complesse"ma è smentito dalla pluricentenaria esperienza della Svizzera,  in cui il popolo si esprime direttamente su tutte le questioni importanti. E ciò smonta anche le citate opinioni di Bobbio secondo il quale il referendum  "e' espediente straordinario per circostanze straordinarie" e  "nulla rischia di uccidere la democrazia più di un eccesso di democrazia". D'altronde, già nel settecento Rousseau aveva detto che la democrazia esiste solo quando la volontà popolare si esprime direttamente e che  essa "non può essere rappresentata". 

Ciò è stato pienamente confermato dal recente, bellissimo libro di David Van Reybrouck "Contro le elezioni" che dimostra senza ombra di dubbio, citando testualmente le fonti,  che le intenzioni dei Padri fondatori delle repubbliche moderne erano dichiaratamente antidemocratiche e che essi si avvalsero del sistema puramente elettivo per evitare di lasciare il potere al popolo, ritenuto incapace di decisioni ponderate.
Di questo vizio d'origine paghiamo oggi pesantemente le conseguenze perche le elite, che sono il prodotto inevitabile dei sistemi rappresentativi, sono diventate autoreferenziali e spesso pensano più ai propri interessi che a quelli dei rappresentati. Occorre quindi dare più spazio decisionale ai cittadini. La democrazia diretta crea appunto questa possibilità.. 

Cordialmente. 
Roberto Barabino”

Sia l’atteggiamento di Bobbio che parlava del referendum come di un “espediente” e assimilava il suo uso frequente ad un  “eccesso di democrazia”, sia quello di Cassese che definisce la democrazia diretta un “sogno impossibile”  sono assai simili a quello, citato in precedenti post, di Panebianco che, di fronte alla Brezit,  parlò addirittura di “ambiguo mito della sovranità popolare” giungendo a mettere in dubbio l’opportunità del suffragio universale.
Appare sorprendente che persone di tale levatura intellettuale abbiano un così scarso senso dei più elementari principi democratici, ma la cosa si spiega tenendo conto che chi, come loro, fa parte dell’elite si sente più vicino a quelli che , come i “rappresentanti eletti”, ne condividono lo status che alla gente comune.
Non è l’eccesso di democrazia il problema ma semmai il fatto che essa non venga rispettata proprio  da chi se ne propugna massimo fautore, come Beppe Grillo. Ne è prova eclatante  il recente caso della candidata sindaca di Genova, eletta online ma cancellata da Grillo in spregio alle norme statutarie del suo Movimento con una decisione unilaterale, poi dichiarata nulla dalla magistratura.
E’ chiaro che queste scivolate  riducono molto la credibilità dei Cinque Stelle come  forza democratica ma non giustificano i pregiudizi che molti intellettuali hanno contro la democrazia diretta, di cui il referendum senza quorum è un pilastro fondamentale, che rimarrebbe tale anche se venissse malamente utilizzato dal M5S.

7 commenti:

Franco Puglia ha detto...

Io sono un convinto democratico (premessa indispensabile) e sono favorevole a forme avanzate di democrazia diretta, che superi i limiti della sola democrazia rappresentativa.
Il mio essere a favore è tuttavia CONSAPEVOLE dei limiti insiti in questo approccio, per cui non ne faccio una bandiera, ma uno strumento di necessità, essendo convinto che le attuali FORME di delega di rappresentanza politica siano insufficienti e vadano integrate da altro.

Le ragioni per cui la delega di rappresentanza non funziona sono tuttavia le stesse per cui anche una democrazia direttta può NON funzionare : la non capacità di scegliere, la disinformazione, l'assenza di elementi idonei a formulare delle scelte consapevoli ed informate. Il cittadino elettore sceglie più spesso un partito, meno di frequente delle persone, su base ideologica e/o identitaria.
I contenuti passano sempre in secondo piano.
Chi mai legge i "programmi" (spesso illeggibili).
Chi conosce i candidati nelle occasioni elettoriali ?
Chi può dire di conoscerli "veramente" per poter scegliere consapevolmente.

Con la democrazia diretta può essere anche peggio, secondo come viene interpretata, perchè se è vero che mancano gli elementi per scegliere le persone ed i partiti in base ai contenuti, ancor meno la gente è in grado di scegliere delle "soluzioni" su temi complessi anche per gli "esperti" in materia.

Tuttavia i cittadini, in numero limitato, non in massa, hanno spesso competenze e capacità superiori agli eletti, specie in ambito locale.
Questi cittadini esprimono una BASE civile ed elettorale INFORMATA, CONSAPEVOLE, in grado di correggere errori ed insufficienze della classe politica eletta.
L'assenza di QUORUM è un MUST di questo tipo di partecipazione, perchè una partecipazione informata e consapevole NON può essere di massa, ma può essere comunque allargata, diffusa, non limitata ad un pugno di persone elette, spesso solo per rappresentare interessi propri o delle lobbies che li hanno sostenuti.

E' interessante sapere che il Vice-Presidente della Regione Lombardia Cecchetti (Lega) ha proposto un progetto di regolamento per la partecipazione attiva dei cittadini molto interessante, che è stato presentato in una occasione con il patrocinio dell'assessore Lipparini (Radicali) che a questo è preposto.
Se anche la Lega è sensibile al tema, vuol dire che i tempi stanno maturando.










roberto ha detto...

Convengo sulla tua diagnosi circa i limiti sia della democrazia rappresentativa che di quella diretta e sull'esigenza di aumentare la consapevolezza dei cittadini ad esempio con gli strumenti della c.d. "democrazia deliberativa", cioè aprendo spazi di autentico confronto, basato sull'ascolto reciproco, l'argomentazione e la valutazione non ideologica delle diverse posizioni in campo.

Convengo anche che la convergenza di esponenti politici di forze molto diverse sulla necessità di un'adeguata partecipazione sia un buon segnale; non conosco Cecchetti, ma conosco Lipparini avendolo incontrato sul tema del sorteggio ed avendo, come te, partecipato all'eccellente convegno sul tema predetto da lui organizzato e diretto.

Detto tutto questo vorrei aggiungere che la democrazia è non solo elaborazione e valutazione ma anche e soprattutto decisione del popolo, di cui il referendum senza quorum è lo strumento principe. Quello in cui il popolo esprime appunto la sua sovranità senza essere rappresentato.

roberto ha detto...


In merito al commento precedente preciso che il "tema predetto" è la partecipazione, non il sorteggio.

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Segnalo ai lettori del blog che dopo Pasqua, per alcuni giorni, non potrò rispondere ad eventuali commenti.

Unknown ha detto...

Condivido le considerazioni di Franco Puglia. Certamente l'asimmetria informativa tra cittadini ed élite offre facili pretesti contro la democrazia diretta ed andrebbe combattuta con battaglie per la trasparenza. Anche l'asimmetria nel possesso degli strumenti culturali per la comprensione delle informazioni alla base delle decisioni è un fattore ostativo alla democrazia diretta, da combattere con possenti azioni formative.
Nell'attesa di leggere la risposta di Roberto, auguri buona Pasqua a tutti i lettori.

roberto ha detto...


La più potente azione formativa dei cittadini è la loro paertecipazione a processi deliberativi, di cui abbiamo vari esempii in Italia. Quello maggiore è certamente costituito dagli oltre cento progetti approvati e finanziati dalla Regione Toscana che, prima al mondo, ha regolato per legge nel 2007 i diritti di partecipazione dei cittadini, vincolando anche i finanziamenti agli Enti locali al grado di attuazione dei progetti approvati.
Quindi, per migliorare la qualità democratica bisogna operare, a mio avviso, a tre livelli:

1 - Sviluppo della democrazia deliberativa: oltre a quanto detto prima della Toscana, va in questa direzione , ad esempio, il forte impegno del Conmune di Milano citato nella risposta a Franco..

2 - Integrazione della democrazia rappresentativa, con l'inserimento di una quota di cittadini sorteggiati e qualificati all'interno delle assemblee legislatice. E' il tema dell'International Sortition Project di cui si è parlato nel post precedente, che sta dando vita ad un interessante dibattito internazionale.

3 - Migliora,ento della democrazia diretta, in tre direzioni: introdurre l'iniziativa popolare per disegni di legge da approvare, come in Svizzera, tramite referendum, eliminare il quorum dalle consultazioni referendarie, istituire la possibilità di richiamo ("recall") dei titolari di ruoli istituzionali su richiesta di una signiuficatica percentuale di elettori.

Ricambio gli auguri e li faccio anche io a tutti i lettori.
Roberto

roberto ha detto...

Nella trasmissisone televisiva "di Martedì" di ieri Giovanni Floris ha intervistato Eugenio Scalfari che, come aveva già fatto in passato, ha detto che "l'unica forma di democrazia possibile è quella in cui pochi governano i molti", confermando il vizio elitsta dei nostri opinionisti che affermano l'impossibile, cioè che un'oligarchia corrisponda alla democrazia.
Non c'è niemte di male nell'essere a favore di un sistema oligarchico purchè lo si dica esplicitamenrte e non si cerchi di gabbare l'opinione pubblica con affermazioni prive di senso.
La democrazia è il governo dei molti, non dei pochi.

Roberto

roberto ha detto...


Ieri è stato pubblicato su "La Repubblica" un interessante articolo del politologo Michele Ainis che, allontanandosi dal conformismo elitista degli intellettuali, propone una serie d'innovazioni per salvare la democrazia molto in linea con le nostre proposrte: referendum senza quorum,recall, sorteggio di una parte di parlamentari, ecc.
Se troverò l'articolo in formato elettronico lo pubblicherò in un prossimo post.
Roberto