Visualizzazioni totali

venerdì 16 giugno 2017

Se anticipi il voto, non ti voto



Nel precedente post ho scritto che si era aperto uno squarcio di luce con il tentativo di accordo sulla legge elettorale, ma si è trattato di una breve interruzione: ora i partiti sono tornati ai consueti giochini,  il cui aspetto più stupefacente  è che ciascuno ritiene di essere più furbo degli altri, con la conseguenza che tutti perdono credibilità: la crescente astensione degli elettori alle recenti amministrative ne è la riprova.  Emblematica ed anche paradossale  è la situazione di Genova, città natale di Grillo, dove l’astensione ha superato il 50% e  i Cinque Stelle non sono arrivati al ballottaggio, riducendosi ai minimi termini (Circa il 3%) e ridando fiato ai partiti tradizionali.
Il problema di fondo è che, se i Cinque Stelle si stanno rivelando dei veri e propri “dilettanti allo sbaraglio”, sballottati fra lotte fratricide e umoralità del  cosiddetto Garante, che riesce solo a garantire l’inc oerenza, il PD è preda di una affannosa sindrome di rivalsa che vorrebbe superare in fretta la sonora sconfitta referendaria, a costo di oscillare con estrema spregiudicatezza fra l’alleanza con Berlusconi e quella con Pisapia, quasi che le due scelte fossero intercambiabili.  A un giornalista che gli ha chiesto se ,come Renzi, sarebbe disponibile a un accordo con Berlusconi, Pisapia ha risposto: “No, sarebbe come chiedere a un vegano di mangiare carne”.
Eppure, nel grande calderone  della politica italiana, fra la confusione di Grillo e la spregiudicatezza di Renzi, sembra proprio che ad avvantaggiarsene sia l’asserita ” responsabilità” di  Berlusconi, visto che il Centrodestra è in vantaggio nella maggior parte dei comuni che andranno al ballottaggio. Si sa che alle amministrative, giocano molto i fattori locali, tuttavia  la predetta tendenza non può essere ignorata. Il vantaggio del Centrodestra è quindi frutto più delle debolezze altrui che dei propri meriti, essendo esso stesso scosso dalla perenne lotta per la leadership fra Berlusconi e Salvini.
E’ un quadro che, in vista delle future elezioni politiche, si  presterebbe bene al nascere di una candidatura esterna alle forze in campo, un “Macron italiano”, capace di sparigliare i giochi ormai consunti dei nostri attori politici, ai quali si sono ormai ampiamente adattati anche i grilini.   Io ritengo che non manchino i potenziali candidati a questo ruolo,  ma si tratta di vedere se, oltre alle competenze politiche e istituzionali, avranno il coraggio di sfidare l’establishment.
Anche se questa ipotesi non si realizzasse, ce n’è un’altra che deve assolutamente concretizzarsi :il rifiuto da parte dell’elettorato di accettare elezioni anticipate che oggi sembrano allontanarsi ma che potrebbero nuovamente saltar fuori nei prossimi mesi.
La legislatura ha una durata di cinque anni e si conclude nel ferraio 2018. Essa può essere interrotta solo per gravi ragioni che oggi non sussistono e che compete al Capo dello Stato, non ai partiti, valutare.
Su questo tema probabilmente verrà presentato un appello alle forze politiche affinché desistano da ulteriori tentativi d’interrompere la legislatura e ai cittadini affinché lo sottoscrivano. Il messaggio da inviare ai politici è espresso dallo slogan che è il titolo di questo post: “se anticipi il voto, non ti voto”.

11 commenti:

Unknown ha detto...

Condivido totalmente

roberto ha detto...


grazie, mi fa piacere data la tua notevole attenzione alle vicende sociopolitiche del nostro Paese.

consulente ha detto...

Caro Roberto, c'e' da aspettarsi di tutto da questa generazione di politici.
Fausto

roberto ha detto...


Purtroppo hai ragione. Per qualche tempo è sembrato che i Cinque Stelle potessero essere un'alternativa, sia pure scontando i limiti dell'inesperienza. Ora l'esperienza c'è ma con essa sono stati assimilati anche i vizi della vecchia politica.
Credo che la possibilità di cambiamento sia legata all'uso pienamente libero del voto,in funzione di campagne precise.
Se qualche partitò rinnoverà l'intenzione di far finire la legislatura prima del tempo, dovrà essere messo all'indice dagli elettori. Se ne rstasse uno solo, anche distante dalle nostre convinzioni, che sostiene di rispettare la scadenza naturale, bisognerà votare per quello. E comportarsi analogamente in futuro.
Ovviamente non èuna scelta ottimale, ma è quanto possibile.

Giuseppe Nava ha detto...

Sono perfettamente d’accordo.
Ci mancava solo lo ius soli.....
Stamattina ho ascoltato un TG RAI e mi sembrava quello del 2014.... Alitalia, banche...
In Spagna in pochi giorni hanno sistemato il Banco Popular , da noi nulla e ogni giorno che passa tutto si aggrava.
Ma l’importante è lo ius soli.
Roba da demagoghi fanatici.
Un Macron italiano ? Certo, sarebbe l’unica soluzione possibile. L’unica speranza sarebbe che berlusconi si accorgesse di essere vecchio e, per espiare quello che combinato, individuasse uno dei tanti italiani con la stessa cultura di Macron e lo sponsorizzasse.
Sogni....

giuseppe nava

roberto ha detto...


La legge sullo ius soli è la prova lampante dell'incapacità della maggioranza di governo di capire le priorità sentite dal popolo italiano e uno spregiudicato tentativo di ingraziarsi i dissidenti e le forze alla sinistra del PD, visto che non è andato in porto il tentativo dell'accordo con Berlusconi. E' una sorta di trasformismo buonista, che porterà guai a chi lo pratica.

Venendo al Macron italiano, ci sono buoni candidati sia nel centrosinistra che nel centrodestra,ma dovrebbero scrollarsi di dosso le tutele dei loro "padrini" politici e provare a navigare in mare aperto, e qui casca l'asino. Nel centrosinistra c'è chi si è ribellato al potere costituito ma non ha la cultura di un Macron. Nel Centrodestra l'unico che si oppone a Berlusconi è alavini, che ha posizioni incompatibili con una leadership ampiamente rionosciuta a livello nazionale.
Se Berlusconi sponsorizzasse un Macron, gli tarperebbe le ali.
Il candidato giusto deve correre da solo.

roberto ha detto...

Nel commento precedente c'è un refuso: chi si oppone a Berlusconi è ovviamente Salvini, non alavini.

Umberto ha detto...

Bravissimo Roberto, credo che tu abbia colto nel segno. Fra tanta confusione, fra alleanze richieste e respinte, indirizzi enunciati e negati, il panorama politico è diventato un’ameba che cambia in continuazione. A chi dare il voto è la domanda da un milione di dollari (di euro?).

Per decidere dovremmo individuare chi fra questi signori ha a cuore il bene del Paese. Bella domanda, si dirà, alla quale tu hai peraltro dato una risposta: chi vuole anticipare il voto se ne infischia della stabilità politica, ha calcolato le SUE convenienze e niente altro. Quindi NON lo voti, e nemmeno io.

Fra i “non votandi” includo Renzi, e mi dispiace perché in lui nutrivo fiducia; è vero che quando ha fiutato il vento ha abbandonato le linea del “voto subito”, ma ormai la frittata è fatta: anche lui è della stessa pasta degli altri, forse soltanto un po’ meno sgradevole.

Di qui al voto occorre c’è tempo per orientarsi, ma sin d’ora so per chi NON voterò: non avrà il mio voto chi è contro l’Europa o vuole uscire dall’euro, chi promette una miracolosa rinascita dell’economia senza lacrime e sangue, chi vuole una politica d’integrazione senza mettere paletti, chi frantuma l’unità del suo partito e fonda partitini, chi blocca le prese di decisioni democratiche con la scusa del “rispetto delle minoranze” e spacca, brucia o presenta cinquantamila emendamenti; e nemmeno voterò il grillismo in nessuna delle sue forme.

Faccia ognuno la propria lista, nero su bianco per non dimenticare niente. A furia di accumulare dei NO, nella lista degli eligendi potrebbe non rimanere nessuno. Dovremmo allora indirizzarci verso il “meno peggio”: come al solito, come sempre.

Ciao,

Umberto

P.S. Ma astenersi, mai.

roberto ha detto...


Condivido i fattori di esclusione da te rappresentati: ciò restringe molto le possibilità di scelta, ma non le annulla. Se ciò che resta non piace, bisognerà, come diceva Montanelli "turarsi il naso" e votarlo lo stesso.
Attualmente, se non vado errato, resta solo Alleanza Popolare e alcune formazioni minori, che non è il massimo, ma tant'è.....
Comunque mi propongo di lanciare una campagna tramite lettere aperte ai leader politici per indurli a desistere dal voto anticipato: se ciò avverrà, avremo altre opportunità.
Ciao.
Roberto

Dario Lodi ha detto...

Un cambiamento politico è indispensabile. Il realismo avverte, però, che non è per niente facile. Dare più potere a persone per bene, infilarle nel governo (non come fa il M5S), è un’operazione quasi disperata stanti le regole del gioco politico e di chi lo appoggia. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ufficiale è molto malata di clientelismo e di burocratismo, due cisti che si son incistate a fondo. Levare le cisti è un’impresa che il semplice perbenismo non può garantire. Se affronti un sistema più grandi di te devi preparare il terreno, altrimenti fai la fine di Masaniello. Prima di procedere, secondo me, devi cambiare le regole d’ingaggio, pensando a persone responsabili, a come valorizzarle per il bene del paese. Ma il vecchio va abbattuto. Si può risorgere solo dalle macerie, non credo attraverso ammonizioni (sacrosante) e rispolvero dell’idea dell’uomo giusto. L’uomo giusto siamo tutti se motivati e se orgogliosi di far parte di una società migliore di chi oggi la governa da vent’anni (per tacere di Craxi).

Ciao, Dario

roberto ha detto...

Sono d'accordo che bisogna preparare il terreno. Io faccio le mie proposte, che non sono "rivoluzionarie" ma gradualiste.
Se possiamo immaginarne altre pi radicali, ma comunque realistiche, parliamone.
Come ho scritto nel precedente commento, rispondendo ad Umberto, lancerò una campagna per indurre i leader favorevoli ad anticipare il voto a cambiare opinione. E' un obiettivo concreto e verificabile:; se si asterranno dal riproporre il voto anticipato, avremo avuto un piccolo, ma significativo successo, sul quale potremo basare più impegnative ipotesi di cambiamento.
Ciao.
Roberto