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giovedì 29 giugno 2017

Immigrazione: parliamone seriamente



L’Italia è l’unico Paese occidentale che non pone limiti all’immigrazione, che viene considerata dalle Autorità, da varie forze politiche e dai media come un “fenomeno epocale ed ineluttabile”.
E’ un approccio ideologico molto pericoloso  perché si ammanta di valori quali la necessità di salvare vite umane a rischio, l’accoglienza e l’inclusione che sono in linea di principio condivisibili, ma che non lo sono più se diventano il pretesto per adottare un modello di apertura indiscriminata, necessariamente ingestibile.
L’unico altro  Paese occidentale che ha provato, in tempi recenti, ad applicare questo modello è stata la Germania che nel 2015 si era proposta di accogliere senza limiti i profughi siriani ma ha dovuto fare rapidamente marcia indietro perché travolta dalla marea di richiedenti asilo.
Tutti gli altri Paesi europei hanno sistemi di controllo dei flussi che sono più o meno efficienti ma che escludono comunque il concetto dell’apertura totale.
Ne consegue che l’Italia accoglie ormai oltre l’80% dei profughi che attraversano il Mediterraneo mentre altri Paesi che si trovano in condizioni teoricamente simili alle nostre, come la Spagna, assorbono una quota irrisoria degli arrivi.
Le cause di tutto ciò sono due: anzitutto  il buonismo, alimentato dalle posizioni della Chiesa Cattolica e di Papa Francesco, per cui è necessario trattare tutti come fratelli: principio valido a livello religioso e come valore personale ma che non può essere il principio guida di uno Stato. Il secondo è il lassismo, per cui si tollerano varie forme di collusione con le bande che organizzano il lucroso traffico e che speculano sul dramma dei migranti.
Le dodicimila persone recentemente  arrivate in  soli due giorni sulle nostre coste, trasportate da  25 delle 70 navi che fanno la spola dalle coste libiche ai nostri porti, segnalano che il problema non è affatto sotto controllo ma che dipende dalla volontà di bande criminali che possono regolare a loro piacimento la dimensione di flussi anche con la concreta minaccia di aumentarli drasticamente in tempi brevi, se ostacolate. Lo Stato italiano è quindi ostaggio di gruppi criminali e la consapevolezza di questa triste situazione è ben diffusa a livello internazionale ed è uno dei fattori che alimentano il flusso migratorio. E’ quindi un cane che si morde la coda.
Per affrontare seriamente il problema non servono gli anatemi lanciati da alcune forze politiche d’opposizione che vorrebbero semplicemente bloccare i flussi oppure, come si dice “aiutare i migranti a casa loro”, perché entrambe queste soluzioni sono impraticabili: la prima perché comporterebbe un vero e proprio blocco navale con respingimenti dei battelli usati dai migranti e il rischio assai concreto di pesanti tragedie del mare; la seconda perché “casa loro” è il mondo ed è impensabile che ci si possa fare carico dei problemi di sussistenza e sviluppo dell’intera umanità.
L’unica soluzione possibile è governare il problema senza subirlo passivamente, il che comporta anzitutto accettare e praticare il principio per cui uno Stato che non difende i propri confini di fatto non esiste.  In termini pratici ciò implica numerose azioni; ne indico solo alcune come esempio e stimolo per un dibattito:

1 – Affermare e farlo sapere ovunque che l’Italia, pur essendo aperta ai fenomeni migratori, intende stabilire dei limiti annuali al numero di persone accoglibili e che, al raggiungimento di tali limiti si provvederà a riportare ai Paesi o alle coste di provenienza i migranti in eccedenza in base a criteri legati all’esistenza o meno di certi requisiti. Ciò richiede la collaborazione degli Stati interessati, in particolare la Libia. Con tali Stati andrebbero concordate azioni di serio contrasto alle bande criminali
E’ certo che basterebbe un numero  limitato di rientri per creare un deterrente alle partenze indiscriminate e per affermare la necessaria autorità dello Stato. Si tratta di mandare, con atti concret,i un messaggio forte e chiaro: siamo accoglienti ma non siamo in grado di  accogliere tutti.

2 – Prevedere l’impiego sistematico degli immigrati accolti in lavori socialmente utili in cambio dei costi sostenuti per l’accoglienza, fino a che abbiano trovato un posto di lavoro in grado di renderli autonomi. Ciò ridurrebbe le resistenze all’immigrazione e trasformerebbe, almeno in parte, il problema in un’opportunità.

3 – Dare supporto ai migranti per l’apprendimento della nostra lingua , dei fondamenti della nostra cultura e delle regole vigenti, con verifiche periodiche sullo stato della loro integrazione nel nostro Paese.

Le predette iniziative non sono in sé risolutive ma segnerebbero un’inversione di tendenza rispetto all’attuale critica situazione che  fa dell’Italia il “ventre molle dell’Europa” e che è vissuta assai negativamente dai nostri connazionali, come dimostrano recenti sondaggi e gli stessi risultati delle elezioni amministrative.
E’ proprio ai risultati di queste elezioni che si deve la reazione del Governo che finalmente si è deciso a porre precise condizioni all’Europa per continuare ad accettare nei nostri porti navi cariche di immigrati, fra cui una distribuzione degli sbarchi anche nei Paesi da cui provengono le navi.
Bisogna dare atto al Governo di aver fatto una giusta mossa e all’opposizione di averlo riconosciuto, sia pure  a volte a denti stretti. Il tema dell’immigrazione è troppo serio per trattarlo come terreno di lotta e di speculazione politica: occorre un approccio “bipartisan” se non vogliamo che la situazione sfugga completamente di mano.
Ribadisco che, pur essendo importante chiedere agli altri Paesi europei di fare la loro parte, il pallino resta in mano all’Italia: solo se riafferma la propria autorità nel gestire i flussi e e nel coniugare l’accoglienza e il rispetto delle regole, il problema potrà essere risolto.



16 commenti:

Unknown ha detto...

Sono abbastanza d'accordo con quanto dice Roberto. I lavori socialmente utili sembrano comunque non funzionare bene in alcune situazioni in quanto vengono percepiti come una forma di assistenzialismo ( e lo sono in gran parte). Può essere che un disoccupato italiano abbia delle aspettative diverse da un profugo africano e che con quest'ultimo ci siano maggiori possibilità di successo ma ho dei dubbi.
Andrebbe anche considerata l'ipotesi di concedere dei visti a pagamento per i migranti economici.
Saluti
Alberto Catellani

Unknown ha detto...

Caro Roberto, col tuo articolo hai sviluppato proprio le considerazioni che stavo facendo tra me e me, perció le sottoscrivo integralmente. Infatti il fenomeno che si presenta adesso non è piú quello di qualche anno fa e il soso etto che sia fomentato ad arte è forte.

A quanto proponi, faccio un'aggiunta. Potremmo sviluppare un piano strategico per rendere il nostro paese piú turisticamente attrattivo ed impiegare in quello gli immigrati, con un percorso predefinito di lavoro, studio e formazione lavorativa. Penso ai rifiuti sparsi ovunque, ai boschi e agli alvei dei fiumi da ripulire, ai villaggi da recuperare,... Sono lavori per cui nessuno pagherebbe, e quindi non si sottrerrebbero opportunitá ai nostri.
Certo che per un programma del genere occorre rivedere il nostro impianto legislativo.
Un caro saluto.

roberto ha detto...


Rispondo a Alberto

Il punto centrale, a mio avviso, è quello di non lasciare inattive centinaia di migliaia di persone, che le fa apparire come "parassite" anche quando non lo sono e non vorrebbero sembrarlo. La soluzione di un'attività non retribuit su base volontaria, come contributo alla comunità ospitante, toglie il carattere assistenziale e, in base all'esperienza di vari comuni, sembra funzionare. Sulla possibilità di un'attività retribuita ci vuole un approfondimento perchè va valutata in relazione alla disponibilità degli autoctoni a svolgere certe mansioni. Comunque di lavori socialmente utili c'è abbondanza e grande necessità, soprattutto per la manutenzione del territorio
Ciao.
Roberto.

roberto ha detto...

Rispondo a Giorgio.

come avrai visto, nella risposta che ho dato ad Alberto ho accennato al tema della manutenzione del territorio, di cui gli esempi che tu fai sono emblematici.
Su La Stampa di oggi c'è un servizio di un'intera pagina sul boom del turismo, che sta portando l'Italia al secondo posto nel mondo per numero di presenze, e ciò avviene malgrado i tradizionali limiti del nostro sistema Paese. Impiegare gli immigrati per contribuire ad un miglior decoro delle nostre città e dei luoghi di villeggiatura sarebbe una grande opportunità per dare ulteriore impulso a questa voce così importante dell’economia nazionale. Condivido quindi la tua idea di un Piano strategico, di cui potrebbero farsi carico anzitutto le Regioni.
Ciao.
Roberto

Giuseppe Costarella ha detto...

Mi auguro che le ponderate e concludenti riflessioni di Roberto, che condivido integralmente, trovino, nell'interesse esclusivo della Nazione che non ha la possibilità di accogliere decorosamente il numero spropositato di emigranti che sbarca sulle nostre coste, effettivo ascolto e non restino vox clamantis in deserto.
G. Costarella

roberto ha detto...

Grazie.
Le recenti prese di poszione del Governo sembrano indicare un cambio di rotta, ma bisognerà vedere cosa si saprà fare sul piano concreto per governare il difficile problema.
Cao.
Roberto

Mario Taliani ha detto...

Caro Barabino, se ne vogliamo parlarne ma l’ultima "quasi " presa di posizione ufficiale dell’Italia sulla questione dell’immigrazione mi ha fatto tornare in mente la formula … “utile idiota”! Lungi da me il volerne dare un’interpretazione denigratoria ma, temo, sia questo ormai il modo di interpretare la presunzione con cui fino ad oggi si è inteso affrontare con l’offerta di una sicura accoglienza l’inarrestabile flusso di migranti economici dall’Africa. Storicamente, inserendola sui motori di ricerca del web, questa definizione sembra sia nata ai tempi della guerra fredda quando,”… nel gergo politico, veniva usata per stigmatizzare l'atteggiamento di chi, all'interno dei paesi occidentali, simpatizzava per il sistema politico sovietico e per definire l'atteggiamento del governo Sovietico nei loro confronti. L'espressione sottendeva l'implicazione secondo cui, nonostante le persone in questione pensassero ingenuamente di essere alleate dei Sovietici o di altri Comunisti, in realtà erano da questi ultimi tenuti in scarsa considerazione e sfruttati cinicamente.”(Wikipedia). Mentre giornalisticamente starebbe “… per indicare chi assume posizioni che fanno, anche indirettamente, il gioco degli avversarî (di partito o d’ideologia) favorendone le manovre!” (Treccani). Al di là delle buone intenzioni, insomma, la formula si sostanzia nell’affrontare, e nel rimandare, nel modo sbagliato una situazione che richiederebbe ben altre soluzioni. Credo che uno dei peggiori precedenti in tal senso lo si possa trovare nella Conferenza di Monaco del 1938 e nella politica di “appeasement” dell’allora governo inglese. Se si raffronta, infatti, proprio il tentativo di “accomodamento” di Inghilterra, Francia e Italia nei confronti delle pretese territoriali della Germania nazista (con un Benito Mussolini artefice non secondario dell’accordo!) con il continuo invito “all’accoglienza” verso un’immigrazione divenuta ormai ostaggio di chi ci guadagna sopra la conclusione è solo una … in entrambi i casi si è arrivati, o si arriverà, ad una soluzione opposta alle intenzioni. Perché se allora il trattato non fermò le bramosie di Adolf Hitler, che si prese gioco della buona fede di Neville Chamberlain con tutte le conseguenze che sappiamo, oggi il rischio è lo stesso perché non è ignorando quello che dovremmo ormai definire il “fallimento del de-colonialismo” che si fermerà questo esodo. E se “utile idiota” può apparire offensivo verso e per qualcuno, mi spiace, ma non trovo altra espressione idonea per definire chi con il proprio involontario ma irresponsabile e supponente comportamento rischia di condizionare il futuro tutti.

Cordiali saluti, Mario Taliani

roberto ha detto...

Caro Taliani,
le tue riflessioni sono molto interessanti perché mettono in luce un atteggiamento errato che, come dimostra la vicenda di Chamberlain da te citata, non è solo italiano ma in cui l'Italia è particolarmente versata, cioè il tentativo di barcamenarsi senza prendere posizioni nette verso chi appare forte e di eludere i problemi sperando che si risolvano da soli. Così facendo si rischia davvero di ottenere l'opposto di quanto auspicato e di mettersi alla mercè del "nemico": la presente situazione in cui il Goveno italiano, per non assumersi i rischi del contrasto, subisce il decisivo condizionamento delle organizzazioni criminali e di chi tiene loro bordone, è illuminante al riguardo. In questo contesto l'improvviso "alzare la voce" nei confronti dell'Europa appare non troppo credibile e tardivo. Comunque, se tale iniziativa fosse la base per un ripensamento della fallimentare politica sull'immigrazione, sarebbe comunque utile.
Ti ringrazio e ti saluto cordialmente.

Roberto

Giuseppe Nava ha detto...

Caro Barabino,
concordo pienamente sulla prima parte.
Però con i punti 2 e 3 si ricade forse in una spirale buonista.
Ricordiamoci sempre dei milioni di poveri e disoccupati italiani: se agli sbarcati vengono affidati lavori “socialmente utili” sottraiamo lavoro e risorse agli italiani poveri; inoltre forniamo a altri intenzionati a imbarcarsi un incentivo per approdare da noi. Anzi occorrerebbe abolire il sussidio di 35 euro ai centri di accoglienza. Chi arriva dovrebbe almeno mantenersi. Pagano cifre importanti ai trafficanti per farsi mantenere da noi?
Sperare che questi si integrino, si adeguino alla nostra cultura è irrealistico. I recenti attentati in Francia e Inghilterra sono stati compiuti proprio da gente in apparenza integrata, con lavoro e nazionalità.
Perchè nessuno sbarca in Francia in Corsica in Spagna a Gibilterra a Malta in Tunisia ecc?
Basterebbe adeguarsi agli altri Stati e dire: l’Italia accoglierà tanti sbarcati quanti ne hanno accolti gli altri Stati europei che si affacciano sul Mediterraneo.
Saluti
giuseppe nava

Le guerre nel medio oriente ora sono fomentate da dissidi tra islamici . Se il numero di islamici

roberto ha detto...

Caro Beppe,
rispondo al tuo articolato commento per punti:

1 – Spirale buonista: se facciamo entrare gli immigrati dobbiamo occuparcene, non possiamo lasciarli alla deriva. Propongo che i lavori socialmente utili fatti su base volontaria siano un requisito per accedere ad eventuali lavori retribuiti. Questo non mi pare buonismo ma realismo

2 – Concorrenza fra italiani e immigrati: se ci sono italiani disponibili a fare lavori socialmente utili retribuiti, devono avere certamente la precedenza rispetto ai richiedenti asilo ed agli irregolari (migranti economici). Chiederei però anche a loro un periodo di volontariato come requisito. E valuterei la prestazione degli uni e degli altri per eventuali rinnovi degli incarichi

3 – Attrazione di altri potenziali immigrati: il problema esiste e va gestito stabilendo un livello retributivo modesto, che non sia sfruttamento di chi lavora ma neppure un incentivo molto appetibile. La soluzione sta comunque nel “tetto” agli arrivi: se il Governo non è in condizione di farlo rispettare, la mia proposta decade.

4 – Integrazione: non condivido il tuo scetticismo su questo punto. l’Italia ha ormai una percentuale di immigrati simile ad altri Paesi europei ed un livello d’integrazione assai migliore del loro, malgrado la nostra immigrazione sia stata concentrata in un tempo assai più breve: Ciò è dovuto un po’ alla nostra indole, un po’ al fatto che non ci sono ghetti islamici come in Francia e Regno Unito.

5 – Perché non sbarcano altrove?:perché è stato commesso il grave errore di accettare, insieme alla guida delle operazioni in mare, anche l’obbligo di sbarcare tutti nei porti italiani. A questo bisogna porre rimedio

Ciao . Roberto

ps: Faide: i rischi ci sono, ma al momento li vedo lontani; comunque occorre vigilare

Dario Lodi ha detto...


Il testo seguente è una lettera inviata a "Il Fatto Quotidiano" e pubblicata il 30 giugno; non è un commento specifico al post di Roberto.
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Sugli immigrati sembra ci sia tanta irruenza e poca sostanza. Nel mezzo un mare di gente che annega e annaspa, sulla quale pochi hanno occhi fraterni. La faccia dura, le minacce, i muri, il filo spinato, la polizia, i gas lacrimogeni, i campi profughi come lager, sono le uniche vere risposte che l’Europa, culla della civiltà, sa dare. Ma c’è una novità: il respingimento, senza che nessuno sappia dire dove come e quando. Ridicolo se non fosse tragico. Dove esiste un’accoglienza all’incontrario? Funziona, in questi casi estremi, la parabola del figliol prodigo? Perché politici che dovrebbero essere preparati chiudono gli occhi e aprono la bocca ripetendo un tormentone senza senso? I paesi da dove provengono gli immigrati non esistono più, sono stati destabilizzati da noi, perseguendo dittatori, prima blanditi e anzi incoraggiati, sin nelle fogne. Che orrore Che magra figura! Che vergogna! Inutile fare i duri, avere le soluzioni in tasca. Prima bisogna avere le tasche fatte bene, non a parole. Nel fondo si agita un razzismo che ingarbuglia le idee e che umilia.

Dario Lodi

roberto ha detto...


Caro Dario,
che ci siano responsabilità storiche dei paesi occidentali per i problemi che oggi vivono i Paesi da cui provengono molti immigrati non c'è dubbio.
Non ci può quindi chiudere "nel proprio fortino" di fronte alle tragedie di molti popoli e di molti individui, come hanno fatto ad esempio alcuni Paesi dell'Est Europa; ma non ci si può neppure comportare come il nostro Paese che predica e pratica l'accoglienza indiscriminata, che è una politica suicida soprattutto se non si ha un'idea chiara di cosa fare della massa di immigrati e di come rendere possibile una civile convivenza con la popolazione autoctona.
Il fatto che siamo l'unico Paese ad adottare questo approccio ci distanzia dai nostri partner europei, che non intendono seguirci su questo terreno e per certi verso ci irridono.
E' giusto indignarsi per la mancanza di umanità mostrata dalla "civile Europa" ma non sarà il nostro approccio buonista e insieme lassista a far cambiare idea agli altri Governi e popoli. Ci vuole un approccio maturo, fatto di solidarietà ma anche di regole, di accoglienza ma anche di limiti che tengano conto sulle nostre modeste forze, di capacità di pianificazione delle soluzioni e non solo di gestione dell'emergenza.
Altrimenti i problemi marciscono e il razzismo diventa inevitabile.
Ciao.
Roberto




Dario ha detto...

Prima di affrontare concretamente un problema occorre vi siano delle solide basi morali. In possesso delle stesse si DEVE, come giustamente dici, provvedere in maniera civile. Per quanto riguarda gli immigrati, parlando in senso pratico, due sono le soluzioni: sistemare i loro paesi affinché vi rimangano o accoglierli. Il respingimento è impossibile. La prima soluzione sarebbe praticabile, ma occorrono mesi se non anni. La seconda è addirittura auspicabile: l'Europa invecchia, rassegnata, non pratica più valori primari. Gli immigrati (che al massimo, credo, saranno una decina di milioni) sono una risorsa preziosa ed è strano che il sistema marcio in cui viviamo (neoliberismo?)non se ne sia ancora accorto. Una politica avveduta si organizza, mette mano seriamente alle cose, programma, si preoccupa dell'integrazione sanando contemporaneamente i problemi di casa. Ma la nostra politica è fatta di pagliacci e incompetenti. Ci vogliono nuove norme democratiche d'ingaggio, bisogna abbattere le cricche, mandare a casa i boiardi. La Costituzione lo consentirebbe essendo provata l'incapacità e la malafede di chi ci governa. Se non giriamo pagina (Renzi, Bersani, D'Alema, Salvini, il ladro Berlusconi e via dicendo devono essere accompagnati alla porta) continueremo a dire "piove governo ladro" senza mai andare a comprare un ombrello. Ad maiora, Dario

roberto ha detto...



Gli immigrati sono già una risorsa per il nostro Paese perché largamente occupati nell'agricoltura, nell'industria e nel terziario, anche se in vari casi con forme inaccettabili di sfruttamento.
La quota di nuove imprese create da immigrati è di gran lunga superiore alla percentuale degli immigrati sulla popolazione italiana, il che è indice di partecipazione attiva alla vita economica nazionale.
Questo fatto indiscutibile viene però spesso presentato come motivo per giustificare un arrivo illimitato e incontrollato di migranti, che, per tutto quanto già detto, è irresponsabile.

Che ci debba essere un ricambio a livello politico è indubbio. Nei miei ultimi post ho posto il tema del "Macron italiano" che potrebbe
emergere dal disfascimento dei partiti tradizionali.
Le speranza che la palingenesi possa venire dai 5 Stelle è invece affievolita dalla scarsa coerenza dei loro comportamenti e dall'essersi ormai conformati a molti dei polverosi rituali della vecchia politica.
Ad maiora.
Roberto




Camillo Scala ha detto...

Caro Barabino,

condivido in tutto il tuo pensiero.

I nostri politici sono dei pecoroni e non vedono a una spanna dal naso .Sono solo autoreferenziali ed agiscono solo per interesse di bottega.Ho sempre votato ,ma non lo faro' piu' finchè qualcuno almeno non dirà:

1 -- si possono fare solo due legislature e poi si deve sparire per sempre dalla vita politica (sindaci inclusi)

2-- se sei eletto con una lista ci devi restare sino al termine legislatura se no ti dimetti

3-- che prospettive future ci sono per tutta questa gente che arriva e fino a quando lo stato metterà a disposizione 37,00 euro al giorno per mantenerli.

Grazie ,continuare a martellare,anche se servirà a poco.
Con viva cordialità

Dr.Scala Camillo

roberto ha detto...

Caro Camillo,
mi fa piacere che tu sia d'accordo e capisco bene i motivi che t'inducono ad astenerti. Effettivamente è difficile scegliere nell'offerta politica attuale in cui pure i nuovi sembrano già vecchi.
Io continuerò a martellare per indurre i politici a occuparsi anche del bene comune. Se vogliono sopravvivere dovrebbero ascoltare, altrimenti un cataclisma li affogherà.
Un cordiale saluto.
Roberto