Visualizzazioni totali

giovedì 1 giugno 2017

Occorre un Macron italiano ?



Fino a pochi giorni fa il nostro Paese sembrava inesorabilmente  vittima dell’inconcludenza della politica,  che metteva in atto reiterati “giochini” sulla legge elettorale  senza la capacità di concordare sulle basilari regole del gioco, e  dell’invadenza della magistratura che proseguiva imperterrita nel far trapelare  illecitamente notizie che non sono notizie ma solo strumenti per intromettersi indebitamente nella battaglia politica.
Ora sul primo dei due fronti sembra aprirsi uno squarcio di luce, con l’intenzione manifestata dalle tre principali forze politiche di adottare un modello elettorale simile a quello tedesco: un sistema proporzionale con correttivi atti a consentire la governabilità. Va detto però che lo sbarramento al 5% e il premio di maggioranza non sarebbero di per sé sufficienti, in quanto andrebbero integrati con due dei tratti salienti del sistema vigente in Germania e cioè il primato del Capo del Governo sui ministri e la cosiddetta “sfiducia costruttiva”, cioè l’impossibilità di sfiduciare un governo senza indicare un’altra compagine sostenuta da un’adeguata maggioranza. Staremo a vedere cosa verrà fuori dal confronto in atto in Parlamento.

Resta invece intatto il secondo nodo, essendo ormai accertato  che non solo i Partiti tradizionali ma anche il Movimento 5 Stelle, che si presentava come fortemente diverso dagli stessi, non sanno rinunciare a strumentalizzare ogni tema in discussione per bassi calcoli di convenienza          ( basta pensare all’uso che si fa di illecite intercettazioni).  Questo comportamento è autolesionista perché  mette il sistema politico alla mercé di alcuni magistrati che cercano visibilità, spesso ai fini di una carriera politica, e sono per questo disposti a infrangere clamorosamente la legge. Questa situazione è intollerabile e quindi le collusioni giudiziarie/ mediatiche/ politiche, devono essere impedite ad ogni costo.

Se l’attuale sistema politico non saprà superare i problemi presenti, sarà necessario valutare seriamente la possibilità di un’alternativa radicale che potrebbe ispirarsi alla realtà francese, dove un giovane, con esperienze istituzionali ma  senza alcuna forza organizzata alle spalle, ha saputo sfidare i partiti  con un movimento totalmente nuovo e, in meno di un anno, sconfiggerli. Ciò è la riprova che, nel Paesi occidentali, la fluidità  del voto elettorale è ormai altissima e può cambiare totalmente e in breve tempo  il quadro politico. Cercare di difendere lo status quo con alleanze “di  Palazzo” è di fatto impossibile.
Come Macron ha detto in campagna elettorale e scritto chiaramente nel suo recentissimo libro “Rivoluzione” occorre partire da un’ “operazione verità”, cioè dire con chiarezza cosa non va e quali sono i punti di forza su cui far leva per il cambiamento. Guardando alla realtà italiana e ai temi concreti, non c’è dubbio che il problema più grave sia quello di un debito pubblico mostruoso ( 2300 miliardi, il maggiore dei paesi occidentali in rapporto al PIL), frutto di una dissennata tendenza pluridecennale  a comprare il consenso elargendo benefici e privilegi a destra e a manca, a carico delle generazioni future. Se non si affronta realmente questo problema, la cui soluzione non può certo essere indolore, non c’è alcuna possibilità di  vero rilancio economico: non è vero  infatti che la ripresa è condizione per ridurre il peso del debito ma è vero esattamente il contrario: solo riducendo il debito e quindi acquisendo credibilità nei mercati, si riduce lo spread e dunque  i costi da sostenere per il pagamento dei  relativi interessi. Ciò è confermato dal fatto che i tre Paesi europei in cui, negli ultimi cinque anni, la spesa pubblica è stata maggiormente ridotta in percentuale sul PIL e cioè  Spagna, Gran Bretagna e Irlanda, sono quelli che hanno avuto nel 2016 la crescita più elevata (+ 3,2 in Spagna, + 1,8 in Gran Bretagna e + 5,2 in Irlanda).
Affrontare questo  spinoso argomento  è urgente perché le recenti parole di Draghi sul fatto che la ripresa europea è solida, se sono un segnale positivo per molti Paesi, non lo sono per l’Italia che potrebbe essere messa definitivamente in bancarotta dalla riduzione del piano della BCE di “quantitative easing” . Esso ha finora garantito un enorme risparmio sugli interessi che paghiamo per il nostro debito pubblico, malgrado l’aumento della spesa in deficit, ma Il suo graduale venir meno, accompagnando la crescita dell’ inflazione in Europa, produrrà inevitabilmente il rialzo dei tassi d’interesse, il cui onere potrebbe diventare insostenibile per l’Italia.

Ma esiste nel nostro Paese un personaggio capace di dire la verità? C’è da dubitarne  ma  è certo che,  in caso positivo,  l’Europa, che ora ci lesina i mezzi punti di flessibilità, ci darebbe certamente una mano. Ciò che la frena è il deficit di credibilità che il nostro Paese ha accumulato nel tempo e che rende le sue richieste a Bruxelles poco convincenti.
E non è assolutamente detto che i cittadini reagirebbero negativamente, se l’onere da sostenere venisse equamente distribuito e non andasse a carico dei “soliti noti” che non hanno possibilità di evasione o di elusione.. I punti d’attacco dovrebbero essere  il taglio degli sprechi tuttora assai diffusi e la riduzione dell’evasione che, in certe categorie economiche, grida vendetta. Ma non potrebbe limitarsi a questo.
Se un  Macron  italiano venisse fuori, il suo primo compito sarebbe, ancor prima della riduzione del debito,  quello di riequilibrare il rapporto con la magistratura, cioè impedire l’invasione di campo che vari magistrati fanno in territori che competono alla politica e che destabilizzano  le  Istituzioni con una grave perdita di efficacia delle stesse. Ribadisco fermamente che questo deplorevole andazzo deve finire. Altro punto da correggere è la lentezza/inefficienza della macchina giudiziaria  che è alla base della ridotta attrattività del nostro Paese per i capitali internazionali, di cui abbiamo assolutamente bisogno per una politica di rilancio.

8 commenti:

consulente ha detto...

Caro Roberto sono in Germania ove tutto funziona al contrario di quanto accade nel nostro paese.Vivere qui il quotidiano ti rendi effettivamente conto di quanto sia diverso il nostro modo di essere. Condivido nella totalità' quanto da te denunciato, ma dubito della presenza di un giovane Macron nel nostro sistema politico. Ne avremmo effettivamente bisogno, tanto da rieducare i nostri politici ad un comportamento consono alle loro funzioni sociali. Sono stanco di assistere ai giochini politici di cui siamo spettatori ogni giorno. I loro interessi prevalgono sulle reali necessità' della società' e tutto sembra peggiorare senza fine.Cosa altro dire ? Amo il mio paese, ma alla luce di quanto si intravede, nutro la convinzione che nulla cambiera' in positivo. Un caloroso abbraccio da Fausto

roberto ha detto...


Caro Fausto,

quello che pesa negativamente nel nostro Paese è la troppo diffusa "furbizia", per cui le situazioni vengono spesso usate per trarne un vantaggio personale o di parte, anziché per adempiere al ruolo che si ricopre.
E' esemplare di questa distorsione la tendenza, presente fra i magistrati, a proporsi per ruoli politici, spesso senza neppure dimettersi dal corpo giudicante, nel quale si propongono di rientrare, all'occorrenza.
E i politici, come dimostra il convegno tenuto ieri alla Camera e organizzato dal M5S, anziché pretendere una chiara distinzione dei ruoli, solleticano le velleità di protagonismo di alcuni magistrati, alimentando i rischi di un uso strumentale dei risultati delle indagini, come dimostrano le recenti, grottesche vicende delle intercettazioni.
L'unica via d'uscita è che gli elettori sanzionino, in sede elettorale, le forze che più sono disponibili ad un uso politico della giustizia. Purtroppo i grillini, che si presentavano come diversi, ripetono e amplificano gli errori che erano tipici di alcuni partiti tradizionali, senza rendersi conto che, facendo così, si votano al suicidio politico.
Il tuo scetticismo sulle prospettive è comprensibile ma, come dimostra la vicenda francese, di questi tempi sono possibili improvvisi e rapidissimi cambiamenti, in passato impensabili.
Ricambio l'abbraccio.

Roberto



Edvige Cambiaghi ha detto...

ciao Roberto, a quali magistrati in particolare ti riferisci, quando li accusi di interferenze in campo esclusivamente politico? A me non sempra, mi sembra invece che i politici facciano di tutto per tener coperti i loro privati interessi a discapito di quello che è l'interesse pubblico.

Conosci "Arcipelago" pubblicazione on-line diretta dall'arch. Gadola, potresti pubblicare anche lì.....

Ciao!

Eddi


roberto ha detto...


Mi riferisco a quei magistrati, come l'ex PM di Mani Pulite ed ex Presidente dell'ANM Piercamillo Davigo che ritengono di non doversi limitare ad applicare le leggi ma pretendono che venganno fatto come piacciono a loro o addirittura a farle con le loro sentenze; penso anche a quei procuratori che fanno o lasciano arrivare ia giornalisti notizie coperte da segreto istruttorio, spesso irrilevanti dal punto di vista penale ma utili a gettare fango su alcuni personaggi pubblici e magari a costruirsi una carriera politica.
A proposito del primo riproduco il bel pezzo di Mattia Feltri pubblicato oggi nella rubrica "Buongiorno" de La Stampa:
------------------
Il regno del bene

Pubblicato il 01/06/2017
Ultima modifica il 01/06/2017 alle ore 06:38
mattia feltri
È sempre con apprensione che ci si accosta alla figura inflessibile di Piercamillo Davigo. L’apprensione si acuisce se tocca farlo al termine di un convegno sulla giustizia, di cui Davigo è stato pietra angolare, organizzato a Montecitorio dal Movimento cinque stelle. Sarà che quell’urlo di quattro anni fa («siete circondati, arrendetevi») continua a rimbombare, e sembra avvicinarsi. E però, col dovuto rispetto e il giusto timore reverenziale, fra i tanti assiomi pronunciati ieri da Davigo, uno colpisce in particolare: «Io non mi occupo di politica, mi occupo di politici quando rubano». Che poi è una frase persino ovvia.

Un magistrato fa il magistrato, non fa il politico, e si occupa di chi ruba. Il problema è che ha richiamato alla memoria un passaggio di Massa e potere, possente saggio di Elias Canetti. Ora, è chiaro che citare Elias Canetti in una rubrica di prima pagina è contro ogni regola dell’intrattenimento, ma Massa e potere è un libro del 1960 che, come ogni capolavoro, parla di oggi. Ai cinque stelle farebbe bene conoscerlo, anche in una versione riassunta (magari si offre il professore Giovanni Orsina, canettiano ed editorialista della Stampa). In un passaggio, Canetti scrive: «Solo apparentemente il giudice sta sul confine che separa il bene dal male. In ogni caso egli si annovera fra i buoni. La legittimazione del suo ufficio si fonda sul fatto che egli appartiene inalterabilmente al regno del bene, come se vi fosse nato. Egli sentenzia in continuazione». Ma questo è Canetti, eh. In caso di querela, rivolgersi a lui.



Francesco Ciccarelli ha detto...


Ci sono alcune analogie fra quanto accade in Francia e quanto avvenuto in Italia: partiti tradizionali in crisi, declino economico e industriale ecc. Speriamo che le somiglianze si fermino qui e che la politica riesca a recuperare il suo ruolo per scongiurare la comparsa di un Macron anche da noi: tutte le politiche liberiste imposte dall'UE hanno portato solo tagli e austerità, ma non hanno favorito la ripresa. Smettiamo di credere che l'Europa sia immodificabile e sacrosanta: c'è un vuoto di potere, gli Stati hanno ceduto la propria sovranità a banchieri e burocrati irresponsabili che si preoccupano solo di bilanci e ignorano tutte le altre questioni, compresa la tratta degli schiavi.

Cordiali saluti,

Francesco Ciccarelli.

roberto ha detto...

Auspico anch'io che non ci sia bisogno di un Macron italiano e che la politica possa trovare una strada per dare al Paese un governo legittimato e autorevole.

L'accordo sulla legge elettorale, ammesso che regga, è un giusto passo in questa direzione, ma occorre pure che cessino le collusioni fra politica, media e magistratura che fanno strame della legalità e sono il brodo di cultura di altre deviazioni abnormi, come l'immigrazione non controllata ed anzi volutamente alimentata, che si ammanta di buonismo ma si nutre delle complicità fra scafisti e alcune ong, che favorisce un business criminale. E' sufficiente che i primi telefonino affinché le seconde arrivino fino alle coste libiche a "salvare" ( si fa per dire) i migranti . Li chiamano "corridoi umanitari" , io li chiamerei "autostrade dell'ipocrisia".

Quanto all'austerità, il problema dell'Italia è che, a parte il Governo Monti che vi è stato costretto per evitare il default del Paese, si è cercato di evitarla a tutti i costi, continuando a spendere in deficit e ad aumentare il debito. Fra poco i nodi verranno al pettine, se il futuro governo post elezioni non cambierà rotta.

Ciao.
Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Come potrei non essere d’accordo su tutto quanto hai scritto? Avevo detto le stesse cose più di un anno fa e allora mi eri sembrato piuttosto tiepido nel commentare la mia idea di riportare la magistratura ai suoi compiti di fare giustizia, e non politica. Credo comunque che con il passare del tempo e degli eventi la possibilità di un intervento risolutivo si allontani sempre più: la politica è ormai troppo debole per poter imporre qualunque cosa a chiunque.

Siamo nelle mani di personaggi di ogni colore e tendenza che nemmeno si danno più la pena di farci credere di averea cuore le sorti del Paese: dopo aver detto NO all’unico personaggio che aveva una parvenza di affidabilità (ora perduta con il suo pressing per il voto anticipato), il caos preannunciato si è verificato, l’abolizione del Senato è passata nel dimenticatoio, e il pericolo reale di una débacle finanziaria conseguente alla prospettiva di un governo instabile è preso come una battuta umoristica da una schiera di novelli economisti da osteria.

Intanto una nutrito elenco di provvedimenti legislativi importanti per il Paese giace negli scaffali delle Commissioni parlamentari e rischia di andare al macero se si terranno elezioni anticipate: una sciagurata proposta, della quale Renzi che ne è sostenitore finirà per essere vittima. L’unico rimedio potrebbe essere adottato dal Presidente della Repubblica: rifiutarsi di sciogliere il Parlamento fino a che TUTTE le leggi in sospeso non saranno state votate.

Il deficit di credibilità di cui soffriamo è arrivato ai livelli minimi: è bastato un accenno a qualche tenue segno di ripresa perché si parli subito di andare a Bruxelles a chiedere un “aiutino”, la riduzione delle misure necessarie per risalire la china. Questa non è “furbizia”, come dici tu, è semplice e perenne “furbastreria”.

Tu hai messo un punto interrogativo, io – e con me tantissimi altri – lo toglierei: occorre, sì, un Macron italiano, ma dove trovarlo? Tutto quello che possiamo permetterci è Grillo.

Grazie, se trovi che sia stato intemperante non pubblicare; prendilo come lo sfogo di un cittadino che non ne può più.

Ciao,

Umberto



roberto ha detto...

Caro Umberto,

può darsi che un anno fa io fossi piuttosto tiepido verso la tua proposta ma ora, alla luce di quanto accaduto recentemente, sono pienamente convinto che vada estirpato il cancro di spezzoni della magistratura che fanno politica anche "taroccando" le intercettazioni tramite un ufficiale dei carabinieri e inventando la presenza dei servizi segreti per depistare. Siamo ad un livello da criminalità organizzata, che un Paese civile non può più tollerare. E neppure è accettabile che gli organi ufficiali della categoria lascino passare tutto questo senza battere ciglio.

E' vero che la politica è debole, ma bisogna farla cambiare e lo possono fare solo gli elettori con le loro scelte. Come dimostra il caso francese, i partiti possono essere rapidamente annichiliti se gli elettori voltano loro le spalle. Quello che io suggerisco è di farlo capire anzitutto ai partiti giustizialisti, che alimentano la mostruosa collusione fra magistratura, media e politica, da me denunciata. In secondo luogo ai partiti che vogliono andare subito alle urne, per le ragioni che hai detto tu. Se non lo capiscono, bisognerà "fare il fuoco con la legna che si ha" scegliendo fra le forze che non condividono le due derive precedenti. Se le alternative che restano non piacciono, bisognerà cercare chi può "rompere il sistema".

Comunque non è vero che non ci sono candidati validi per tale ruolo: per fare un esempio, uno sarebbe Calenda che peraltro si è schermito. Il problema non sta nelle qualità personali, ma nell'avere il coraggio e la forza di sfidare l'establishment.

Grazie a te. Ciao.

Roberto